capitolo 21

<<Oh mio dio..>> Alzo subito lo sguardo e attraverso lo specchio vedo la persona dietro di me.

<<James che ci fai qua>> Raccolgo l'asciugamano da per terra e mi copro.

Non mi piace che mio fratello mi veda in intimo, soprattutto per come mi sono ridotta in questo periodo.

<<Volevo salutarti prima di andare a dormire.>> Dice mentre mi guarda preoccupato ma allo stesso tempo incazzato.

<<Come cazzo ti sei ridotta Kiara?!>> Ma cosa si aspettava?

<<Di cosa stai parlando?>> Faccio la vaga.

<<Ti ho appena visto con i miei occhi, ti si vede solo la pelle e le ossa, non hai muscoli praticamente. Ma da quando non mangi? Cazzo>> Si passa una mano tra i capelli.

<<Non lo so, non ricordo. Non ti devi preoccupare James, io sto bene. Devi stare tranquillo>> Lo rassicuro ma neanche io sto credendo a quello che dico.

<<Tu stai andando fuori di testa, non puoi stare bene se sei conciata così. Sei già finita in ospedale due volte vuoi andare anche una terza volta.>> Sta alzando il tono di voce.

<<James, io..>> Mi interrompe

<<Se non inizierai a mangiare di tuo, giuro che ti farò ingoiare il cibo a forza.>> No, non può farlo.

<<No, tu non farai proprio niente. Non sono cazzi tuoi di quello che faccio del mio corpo.>> Alzo la voce anche io.

<<Ah bene, quindi vuoi morire. Cosa ti devo dire, muori! Lo capisci che in questa casa ci sono persone che ti vogliono bene, tu stai mandando a fanculo la tua vita.>>

Dice prima di uscire e chiudere la porta sbattendola violentemente, facendomi sussultare.

<<Va al diavolo James!!>> Urlo con tutto il fiato che ho nel corpo.

<<Cazzo>> Esclamo quasi sussurrando.

So benissimo che sono magra, non c'è bisogno che me lo dica lui.

Non riesco più a sopportare tutti i giudizi delle persone, so che devo mangiare, so che se continuerò così la mia vita andrà a farsi fottere.

Lo so benissimo.

Mi metto il pigiama e vado a letto, spero che riuscirò a dormire non ne posso più di tutti questi incubi.

Mi infilo sotto il lenzuolo nero con disegnati sopra dei puntini bianchi, a guardarlo sembra un cielo stellato.

Lentamente mi addormento.

La mattina seguente mi sveglio e per fortuna questa notte non ho fatto incubi.

Decido di andare in cucina a prendermi una tazza di caffè.

Appena entro in cucina trovo la domestica Tany, davanti ai fornelli sulla penisola bianca in mezzo alla stanza, che sta cucinando delle uova e del bacon.

<<Ciao bellissima>> Mi saluta e io ricambio dandogli un bacio sulla guancia.

<<Vuoi qualcosa da mangiare?>> Mi chiede gentilmente.

<<No grazie, prendo solo una tazza di caffè.>> Gli dico mentre mi verso il caffè appena pronto dalla moca.

<<Invece sì che mangi>> Esclama James entrando nella sala.

Tranquilla mi bevo il mio caffè.

<<Non ho fame, ma grazie del pensiero fratellone.>> Faccio per andare in palestra ma mi trattiene per un polso.

<<Se vai ad arrampicare senza mangiare niente, finirai per svenire mentre scali.>> Riesce sempre a trovare una giustificazione.

<<Prendo una mela>> l'afferro dal cesto sul ripiano di fianco al frigo.

<<Ora sei felice?>> Gli chiedo mentre do il primo morso.

<<Si, molto.>> Mi lascia un bacio sulla guancia e si siede di fronte a rosa per mangiare le sue uova con il bacon.

Mentre esco dalla cucina mi viene subito un crampo allo stomaco e dei conati.

Corro subito nel bagno su questo piano, non farò in tempo ad arrivare in camera mia.

Non mi preoccupo di chiudere la porta, alzo subito la tavoletta del water e rigetto fuori dal mio stomaco la mela che ho mangiato.

Appena il mio stomaco è di nuovo vuoto tiro lo sciacquone e mi siedo sul pavimento con la schiena appoggiata alla parete.

<<Tesoro tutto bene?>> Mio padre si appoggia allo stipite della porta e mi guarda.

<<Sì, tutto bene tranquillo>> Cerco di alzarmi in piedi ma dopo vari tentativi ci rinuncio.

<<Non sei molto convincente, lo sai?>> Si avvicina e mi aiuta ad alzarmi.

<<Hai vomitato vero? Sento l'odore>> Mi regge per il fianco e raggiungiamo piano il salotto, un volta arrivati davanti al divano mi siedo e lui si accomoda sul tavolino di fronte.

<<Oggi hai la visita in ospedale, vuoi che ti accompagno io o preferisci chiedere a qualcun'altro?>> Sincera non mi interessa chi mi accompagna, preferirei non andarci proprio.

<<È indifferente.>> Dico mentre appoggio una mano sulla bocca dello stomaco, continuo ad avere dei crampi.

<<Poi fammi sapere cosa preferisci. Vado a prenderti un bicchiere d'acqua.>>

Solo in questo momento noto che è vestito con i suoi soliti pantaloni blu eleganti, una camicia bianca e una giacca dello stesso colore dei pantaloni.

Di solito si veste in questo modo per andare al lavoro.

George ritorna con un bicchiere d'acqua che appena me lo porge bevo tutto d'un sorso.

<<Papà perché sei vestito così?>> Gli chiedo, ma credo di sapere già la risposta.

<<Devo andare un salto al lavoro.>> Mi comunica. <<Tornerò tra poche ore.>>

<<Ok, va bene>> Dico solo.

Mi lascia un bacio in fronte e sparisce dietro la porta di ingresso.

Di sicuro non passerò tutto il tempo seduta sul divano fino all'ora in cui dovrò andare in ospedale.

Dopo qualche minuto, recupero alcune forze e decido di andare a farmi un giro.

Poi se avrò bisogno ho dietro il telefono, quindi basterà che chiami qualcuno.

Vado in camera, mi vesto e torno al piano inferiore.

Ho indossato una maglia larga nera e dei jeans anch'essi larghi e strappati.

Una volta aperta la porta i raggi del sole si scontrano contro la mia pelle chiara.

Chiudo a chiave la porta ed esco dal cancelletto.

Non voglio fare la solita strada, perché impone passare di fronte al negozio di Kyra e in quella via non voglio tornarci per un po'.

Credo che andrò verso la libreria.

Dove vivo è una zona abbastanza ricca. Ci sono altre ville molto belle, alcune moderne altre meno, ma comunque belle.

Per arrivare in libreria devo svoltare a sinistra, è una specie di scorciatoia. L'unica pecca è che è una via un po' isolata e non mi piace tanto.

Verso metà via sento delle voci dietro di me, giro di poco la testa e ci sono due ragazzi.

Continuo a camminare normalmente, ma qualcosa non mi convince quindi aumento di poco il passo e così fanno anche quei due tizi.

Dopo pochi secondi uno dei due urla

<<Hey biondina dove stai andando?>> Ma fatti gli affari tuoi.

Non mi volto e non mi fermo.

Dopo poco sento una mano che mi afferra per il polso.

<<Hey biondina, sto parlando con te>> Mi obbliga a voltarmi.

Ha il capelli neri e gli occhi del medesimo colore e alto ma non troppo muscoloso.

Il suo amico invece ha i capelli biondi, è ricoperto di tatuaggi e gli occhi anche lui li ha neri, pure quest'ultimo ha la stessa corporatura dell'amico.

<<Non sono affari tuoi dove sto andando>> Gli rispondo cercando di liberarmi dalla sua presa.

<<Allora se non è urgente puoi fermarti un attimo con noi>> Indica con il capo il suo amico.

<<No!>> Esclamo.

<<Non hai capito, non era una domanda.>> Dice mentre si avvicina.

Il suo amico l'ho perso di vista ma poco dopo sento che qualcuno mi cinge i fianchi da dietro e fa aderire completamente il suo corpo al mio.

Con la mano libera cerco di dare un pugno al moro ma mi blocca anche la seconda mano.

Intanto il suo amico sta strusciando la sua erezione contro il mio fondoschiena. Che schifo!

Cerco di dargli una testata e fortunatamente ci riesco, con la nuca gli colpisco il naso e distinto si allontana portando le mani sul viso.

<<Puttana!>> Urla mentre si tocca il naso.

<<Non sei stata molto gentile con il mio amico>> Afferma l'altro, subito ho paura di quello che potrà farmi.

Senza aggiungere altro mi tira uno schiaffo in faccia facendomi voltare la testa.

Il biondo dopo essersi ripreso dalla testata torna dietro di me e mi blocca i polsi tra le sue mani, intanto ha fatto aderire ancora una volta il suo corpo al mio.

Quello moro mi tira un pugno sullo stomaco e io istintivamente mi piego in avanti per il dolore.

Ovviamente quello dietro di me sta godendo per la posizione in cui mi sono messa.

A fatica ritorno dritta.

Se non fossi stata in queste condizioni probabilmente sarei riuscita a ribellarmi.

<<Che ingenua che sei ragazzina.>> Mi sussurra all'orecchio il biondo.

Cerco di pestarli un piede con forza ma lui mi precede spostandolo.

<<Seconda mossa sbagliata.>> Afferma l'altro.

Mi colpisce ancora in volto. Una, due, tre...perdo il conto.

Cerco di urlare ma quello dietro mi tappa la bocca.

Sento il viso che mi brucia e fa male.

<<Potevi collaborare fin dall'inizio, ma non hai voluto...>> Non riconosco chi tra i due ha parlato.

Sento solo di nuovo dolore, ma questa volta al fianco. Mi ha colpito in quel punto, visto che la faccia è già martoriata.

Ormai evito di reagire, non posso più fare niente.

Le lacrime mi scendono ma lui continua a infliggermi dolori.

Sembra che godano vedermi così, sembra che gli faccia piacere vermi dolorante, che gli piaccia infliggermi dolore.

Solo dopo dei minuti sento che ha smesso.

Nessuno mi sta più tenendo, nessun corpo è aderito al mio.

Il mio corpo cade a terra.

Non capisco cosa sia successo sento solo delle voci, ma femminili.

<<Kiara alzati, è tutto finito.>> Non riconosco di chi sia questa voce, ma l'ho già sentita.

<<Maggie dobbiamo riportarla a casa sua.>> Questa è una seconda voce.

Sento solo questo e poi il vuoto, buio. Non capisco più niente.

Mi ricordo tutto, ogni singola cosa che quei ragazzi mi hanno detto e fatto.

Apro gli occhi e mi ritrovo a casa mia, sopra il divano di pelle nera ma prima di avermi posizionato li sopra hanno messo un lenzuolo bianco.

Sul divano di fronte al mio sono sedute Maggie con i suoi lunghi capelli viola e Chanel, la rossa.

<<Chanel si è svegliata>> Afferma Maggie.

<<Come ti senti?>> Mi chiede la rossa.

<<Mi avete salvata voi?>> Certo che sono state loro.

<<Sì, quei bastardi ti stavano picchiando. Adesso sei ridotta male>> Questa volta a parlare è Maggie.

Cerco di mettermi a sedere, ma appena provo a muovermi sento dei dolori lancinanti in tutto il corpo.

Soprattutto nella parte addominale, sulla schiena e il viso.

<<Stai ferma o sentirai più dolore. Michael è andato a prenderti del ghiaccio in cantina.>> Esclama Chaenel.

<<Lui è qui?!>>

<<Si ragazza è qui, appena ti abbiamo portata a casa lui era in salotto che ti cercava. Era venuto per salutarti ma non ti ha trovato.>> Afferma quella con il manto viola.

<<Mi dite come sono conciata?>> Chiedo.

<<Apparte che sei magra come non so cosa...Hai un livido sullo zigomo destro, l'occhio sinistro è rosso e nero, il labbro inferiore tagliato come il sopracciglio sinistro. Infine ti abbiamo alzato di poco la maglia e hai tanti lividi sul corpo.>> Mi spiega velocemente Maggie.

Ad ogni respiro sento continuamente dolori. Perché proprio io, perché la vita mi vuole così male?

Cosa ho fatto per meritarmi questo trattamento?

Con molta fatica mi metto seduta.

<<Bambola.o mio dio>> Michael si affretta a sedersi affianco a me<<Io li uccido!>>

<<Sto bene Michael, grazie per avermelo chiesto>> Dico ironica ma seria.

<<Scusa..Come ti senti?>> Mi domanda mentre mi passa il ghiaccio avvolto in un panno bianco.

Avvicino il ghiaccio all'occhio, all'inizio brucia ma poi mi abituo.

<<Come dovrei sentirmi? Due ragazzi hanno provato ad abusare di me e quando ho reagito hanno iniziato a menarmi. Sento ancora le mani di quello biondo addosso, sento ancora la sua eccitazione tra le natiche, sento le sue mani che mi tengono ferma mentre quell'altro mi picchiava.>> Esclamo mentre piango.

*POV MICHAEL*
solo a pensare questa scena mi viene il volta stomaco, quei bastardi devono morire per averla toccata, devono soffrire come sta soffrendo lei, anzi devono soffrire ancora di più.

Prendo delicatamente il suo viso tra le mani, stando attento alle ferite <<Io gli uccido per quello che ti hanno fatto>>

Sento le sue lacrime che mi bagnano il palmo delle mani.

<<Michael io non voglio più vivere così, non voglio più soffrire.>> Dice tra le lacrime.

<<Rossa vai a chiamare Norah al piano di sopra.>> Ordino a Chanel.

<<Per te tutto amore.>> Mi risponde lei, odio quando mi chiama così.

Ancora non ha capito che tra noi non c'è niente, ancora non ha capito che noi non stavamo insieme, non ha capito che lei è solo un'amica con cui scopavo.

Kiara mi sta guardando male, in questo momento vuole delle spiegazioni per come mi ha chiamato quella.

Anzi vuole delle spiegazioni per tutto.

Vuole sapere perché continua a soffrire, vuole sapere chi ha ucciso Luna, vuole sapere il motivo per cui Luna è morta, vuole sapere perché la sua migliore amica non gli aveva detto niente.

Vuole una risposta a tutte le cose che gli succedono e quando finalmente avrà tutte le risposte soffrire ancora di più.

Mi allontanerà dalla sua vita e io non credo di essere pronto ad accettarlo.

Lei mi ha letteralmente mandato fuori di testa.

Mi sono innamorato di una ragazzina, cazzo, una ragazzina che ha sette anni in meno di me.

Mi sono innamorato di una ragazzina bellissima e spensierata che sogna una vita perfetta.

Lei merita molto di più di quello che io potrei dargli, lei non mi merita, almeno non soffrirà più come ha già fatto per colpa mia.

<<Tesoro.. >> Norah si fionda in salotto e appena vede in che stato è la figlia scoppia in lacrime. <<...Cosa ti è successo, chi ti ha fatto questo?>>

Kiara non parla, non riesce a parlare, è scossa e non vuole ricordare dell'accaduto, quindi faccio cenno con il capo a Maggie di parlare

<<Abbiamo difeso Kiara da due maniaci pervertiti, ma non siamo arrivate in tempo perché loro ormai avevano già iniziato a picchiarla.>> Dice.

<<Dovevi restare a casa! Dovevi aspettare a casa, perché tra un po' dovresti essere in ospedale per le visite. Invece tu ti annoiavi, scommetto, hai voluto uscire per non stare ad aspettare qua. Ma per una volta perché non ascolti quello che ti diciamo!>> La rimprovera sua madre.

Kiara non parla e Norah va in cucina.

Dalle scale vediamo che scende Keira e appena vede com'è ridotta Kiara viene verso di noi a passo svelto.

<<Cosa ti è successo?>> Chiede subito.

Maggie ripete le stesse cose che ha detto a Norah e appena finisce il mio telefono squilla.

So perfettamente chi è quindi mi alzo in fetta dal divano e mi precipito fuori casa, in modo che nessuno possa sentirmi.

<<Pronto, dimmi.>> Rispondo.

<<Ho provato a chiamare la tua ragazza per avere i miei soldi ma non mi risponde, cosa state tramando?>> Chiede arrabbiato.

<<Niente, è stata aggredita poco fa, sarà per quello che non ha risposto.>> Gli spiego.

<<Per questa volta chiudo un occhio. Se solo la tua ragazza prova a tramare qualcosa contro di me e non mi da i soldi che mi aveva promesso...Io la uccido, ti è chiaro?>> Cazzo!

<<Tutto chiaro. Arrivederci>> Dico prima di riattaccare.

No, lui non può ucciderla, lei è tutto per me, ho già evitato che morisse una volta, non so se riuscirò a difenderla anche una seconda.

Vedo Kiara e Keira uscire dalla porta d'ingresso, si stanno avviando ai garage.

<<Dove andate?>> Gli chiedo.

<<In ospedale, la accompagno a fare le visite>> Risponde la sorella di Kiara.

<<Ok, a dopo>> Speriamo che non li succeda nulla.

*POV KIARA*
Apro il garage e arriviamo davanti alla moto che mi hanno regalato ieri al compleanno.

Faccio per salire ma Keira mi blocca.

<<Cosa stai facendo?>> Mi chiede, non sembra ovvio?

<<Sto salendo sulla mia moto>> Dico alzando le spalle.

<<No sorellina, guido io, non puoi stare alla guida conciata come sei, già fai fatica a reggerti in piedi.>>Esclama prima di mettersi il casco salire sulla mia moto.

Metto il mio casco e salgo dietro di lei, gli cingo la vita con le mani e partiamo. Speriamo che sia brava a guidare.

Dopo un quarto d'ora arriviamo in ospedale, Keira parcheggia e ci dirigiamo all'interno della struttura.

Devo dire che guida bene.

Andiamo al secondo piano dal dottor Amberg, ormai lui e il mio dottore fisso.

In ascensore sono stata tutto il tempo attaccata a Keira, ho paura degli ascensori.

Appena le porte si aprono mi fiondo fuori e trovo di fronte a me il dottor Amberg.

<<Chi si rivede, sei un po' in ritardo>> Dice mentre osserva l'orologio che ha al polso, ma appena alza il viso rimane scioccato.

<<Cos'hai combinato?>> Mi chiede indicandomi il volto.

<<Glielo racconto durante la visita.>> Esclamo.

<<Va bene..Allora seguitemi>> Dice sia a me che a Keira.

Entriamo nel suo ufficio, è la prima volta che metto piede in questa stanza.

È molto spaziosa e confortevole, c'è il tipico odore da ospedale, di fronte alla porta c'è una grande finestra da cui entra la luce del sole.

La poltrona con le rotelle in pelle nera è posizionata di spalle alla finestra e la scrivania subito davanti.

Oltre la scirvania si trovano due semplici sedie con uno schienale all'apparenza molto comodo.

Il lettino è posizionato contro il muro alla sinistra della porta e a destra c'è la bilancia e altre cose.

<<Lei è?>> Si riferisce a Keira.

<<Piacere Keira Adams, sono sua sorella>> Il dottore rimane stupito da questa sua affermazione ma non fa domande.

<<Signorina Adams..>>

Keira lo interrompe<<Mi dia del tu>>

<<Keira ti chiedo di aspettare fuori, appena finisco ti chiamo e ti comunico tutto quello che c'è da sapere.>> Mia sorella annuisce ed esce chiudendo la porta alle sue spalle.

Sono rimasta da sola con il dottor Amberg.

Solo adesso noto che lui è molto giovane, i capelli neri sono pettinati all'indietro, i suoi occhi sono marrone chiaro, con delle sfumature più scure, la carnagione è molto chiara, dal camicie bianco posso vedere i suoi bicipiti allenati.

<<Quanti anni ha?>> Gli chiedo.

Mi guarda curioso, come se si stesse domandando il motivo del mio quesito <<Ne ho trentacinque, ora vorrei sapere il motivo del tuo quesito.>>

<<Mi sembra molto giovane tutto qui.>> Esclamo vaga.

<<Dimmi come hai fatto a ridurti così. Le ferite sembrano fresche>> Intanto mi indica il lettino e io vado verso esso e mi siedo sopra.

<<Prima di venire qua sono uscita per andare in libreria e due ragazzi mi stavano seguendo, ero in una via un po' deserta. Questi ragazzi mi hanno fermata e volevano..>> Faccio fatica a continuare, lui lo nota e mi interrompe.

<<Ho capito, tranquilla.>> Dice calmo.

<<Ritornando a noi, sei tornata a mangiare?>> Mi chiede e io scuoto la testa.

<<Togliti la maglia, i pantaloni e le scarpe>> Mi dice svelto.

<<No! Perché?>> Non voglio farmi vedere in intimo da nessuno specialmente da lui.

<<Ti devo pesare>> Esclama.

Dopo aver sbuffato faccio come dice, intanto resta ad osservarmi per tutto il tempo.

Mi tolgo per prima cosa le scarpe, poi passo ai jeans che lascio cadere per terra.

Resto con solo la maglia addosso, che mi sta larga e mi arriva a metà coscia.

<<Devi togliere anche quella>> Indica la mia maglietta.

<<Io..senta deve per forza pesarmi?>> Dico spazientita.

Lui sempre restando calmo annuisce.

<<Cazzo!>> Sussurro.

Provo ad alzare le braccia per togliermi la maglia ma un dolore alle costole e agli addominali mi fa piegare in due.

Il dottore appena vede la mia reazione si avvicina a me e mi regge per un braccio.

<<Posso?>> Indica il bordo della maglia, vuole alzarla per vedere sotto.

Io acconsento e lentamente mi alza la maglia.

Appena vede i lividi sgrana gli occhi <<Ci sono andati giù pesante con te>>

<<Oggi posso non pesarti ma la prossima volta dovrò farlo per forza.>> Dice mentre mi riabbassa la maglia.

Mi fa accomodare ancora sul lettino.

Mi prova la pressione e ascolta i battiti del mio cuore con lo stetoscopio.

Poi inizia a farmi delle domande a cui rispondo facilmente, passa alla prossima domanda.

<<Che mi dici delle mestruazioni?>>

Mi blocco.

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