Capitolo 9
"Perché la realtà non è mai quello che sembra, mentre una mano ti accarezza, un'altra ti smembra."
Sento il suo respiro su di me e so che non posso fare molto per evitare ciò che accadrà tra poco. Sono spaventata, e mi chiedo come faccio a reggere tutto questo senza scoppiare a piangere proprio davanti a lui.
Sarà che devo mostrarmi forte, o magari lo sono.
"Austin lasciami. Lasciami, Austin. Ti ho detto di lasciarmi." Il tono agitato e la voce rotta.
Mi guarda con ovvia soddisfazione. È questo che vuole dunque? Avermi in trappola con la paura? È così meschino da parte sua ridurmi in questo stato, per quella che sembra la centesima volta da quando tutto ha avuto inizio.
Sorride ancora ma poi mi lascia. Adesso sono in piedi davanti a lui, potrei scappare, ma è molto più possente di me e mi bloccherebbe all'istante. Sono davvero stanca di "giocare" al gatto e al topo con lui. Ogni volta che scelgo di andare avanti, di essere forte e buttarmi tutto questo alle spalle, ecco che ritorna. Che ripresenta il mio passato e mi costringe nuovamente ad affogarci dentro.
Mi ha uccisa troppe volte, ed oggi lo farà nuovamente. Mi considero immortale oramai, anche se questa, io non riesco proprio a chiamarla vita. Respiro, ma non sono viva. Non lo sono più da tanto tempo, ma quasi nessuno se n'è accorto.
Austin respira violentemente vicino al mio collo costringendomi ad indietreggiare.
"Dove vai, Liz? Non ho ancora finito con te." Mi scruta.
"Beh, a dire la verità; non ho neanche ancora cominciato." Si passa la lingua sul labbro inferiore e poi lo morde.
Rabbrividisco ripensando a quella mattina in mezzo la strada. Lui stava per.. per.. scrollo la testa per cacciare via quel ricordo.
"Ora siamo soli.. e posso finire quello che ho tentato di iniziare."
Sento la sua presa stringersi intorno alla mia vita.
Non può succedere davvero.
Metto le mani avanti, sul suo petto per spingerlo via. Non si muove, e questo mi porta ad indietreggiare nuovamente, fino a quando non sento la mia schiena sbattere contro la parete. Sono spalle al muro, è finita per me.
Si avvicina, e stavolta sa che mi ha in pugno. La sua figura possente mi toglie ogni possibilità di fuga. Mi blocca le gambe con le sue, per poi prendere le mie braccia ed inchiodarle al muro perse nella sua mano sinistra, la presa stretta e decisa. Se non allenta un po', tra poco sentirò le lacrime scendere dal troppo dolore.
"Austin.."
"Ssh."
Mette la mano libera sulla mia bocca e poi la porta ad una ciocca dei miei capelli, spostandola dietro l'orecchio ed accarezzandomi la guancia subito dopo.
Si avvicina ancora, il respiro è caldo.
"Finalmente posso fare di te quello che voglio. Sei mia, adesso." Mi scruta.
Sono inerme ed immobile mentre aspetto la sua prossima mossa.
Mi bacia in modo lento ma violento, spingendo con la lingua in modo che possa insediarsi a rincorrere la mia, ma non glielo permetto. Gli mordo il labbro; si allontana all'istante.
Sta sanguinando, un po' del suo sangue mi è finito in bocca, sa di metallo.
Continua a tenersi la parte ferita del labbro, guardandomi con innascondibile disprezzo.
Si asciuga la ferita, le mani piene di sangue; cammina verso di me, io sono ancora attaccata al muro. Austin mi blocca di nuovo.
"A-Austin.. che cosa, cosa vuoi fare?"
"Zitta!" urla dandomi uno schiaffo tanto forte da farmi finire a terra.
Non lo riconosco più. Questo non è Austin, non è il mio Austin, quello che era il mio Austin. Sono a terra inerme e la sua figura incombe su di me.
Come ci si sveglia da un incubo se non si sta dormendo? Perché è questo che la mia vita è diventata: un incubo. E io ne sto perdendo progressivamente il controllo.
Austin mi solleva da terra bloccandomi saldamente al muro con una mano, mentre con l'altra si slaccia i jeans ed abbassa i boxer.
"Non avere paura piccola Liz, ci vorrà solo qualche minuto.." dice nel mio orecchio risucchiando un respiro.
Il cuore inizia a martellarmi di nuovo nel petto quando abbassando lo sguardo, vedo la sua lunghezza nuda e capisco cosa sta per accadere.
Porto il mio sguardo terrorizzato di nuovo su i suoi occhi.
"Austin, ti prego.." la voce rotta e disperata.
Il petto mi si alza ed abbassa a ritmo irregolare quando sento la sua mano sulla mia gamba.
Risale lentamente fino ad arrivare all'interno coscia. Qui, si sofferma un po'.
"A.. Austin.. te ne pentiresti, per favore, smettila ora che sei in tempo."
Scuote la testa sorridendo. Il sorriso beffardo, lo sguardo malato e desideroso.
"Ti supplico.."
"Mi dispiace Liz, è troppo tardi."
Sento la sua mano salire nuovamente e sbottonare i miei jeans.
Chiudo gli occhi. Perché tutto questo sta capitando a me?
Si sofferma a giocherellare con l'elastico dei miei slip prima di abbassare anche questi ultimi.
"Smettila, ti prego. Austin, ragiona. Questo non sei tu."
Non dice nulla. Mi accarezza la guancia prima di scendere verso il collo e succhiare con forza fino a farmi sentire dolore. Non posso toccare la parte interessata, ma so che si formerà un livido viola su di essa.
"Questo è la prova che sei mia."
Non dico nulla e distolgo lo sguardo da lui, quando sento che mi sta accarezzando nuovamente l'interno coscia.
Si ferma per un secondo.
Spinge violentemente contro la mia parte sensibile, affondando in me con violenza e soddisfazione.
È successo. Quello che tanto temevo, è successo. Infierisce nuovamente in me fino a quando non perdo la forza nella gambe e cedo.
Soddisfatto e fiero della sua brutalità, mi guarda inerme sul pavimento, mentre annego nelle mie lacrime e realizzo con razionalità quanto appena accaduto.
Si abbassa sulle ginocchia e tenta di accarezzarmi nuovamente, ma indietreggio.
"Non fare così Liz, doveva succedere prima o poi." Dice rialzandosi e abbottonandosi i jeans.
Gli sputo.
"Sono il tuo fidanzato, e ne avevo tutto il diritto." Dice chiudendosi la porta a chiave alle spalle e lasciandomi sola con il mio dolore.
Mi tremano ancora le gambe e sono tutta dolorante, ho gli occhi gonfi e il cuore a pezzi, ma in fin dei conti, è colpa mia. L'ho voluto io. Se solo avessi dato ascolto a Liam ed Harry, adesso non mi troverei a casa del mio ex fidanzato dopo il suo riuscito stupro. Non posso evitare le lacrime che continuano a scendere mentre guardo dall'angolo il pezzo di cielo che si scorge dalla finestra socchiusa.
Sta piovendo fuori, sento l'odore della pioggia anche da qui e, il cielo sembra triste, e io anche lo sono. Ma lui si rimetterà, io invece, non sarò mai più la stessa.
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