Capitolo 14

HARRY's POV.

Oh merda.


Sgrano gli occhi appena mi accorgo di quello che sta fottutamente accadendo. Sono qui a casa di questa ragazza per aiutarla a dire alla madre una verità inconfessabile, e quest'ultima alla rivelazione, sviene sul pavimento. Osservo lei, e osservo la figlia che tiene il suo volto sulle gambe e tra le mani. La schiaffeggia dolcemente ma con decisione per cercare di svegliarla, ma ogni suo tentativo si dimostra vano.


La donna, distesa sul freddo pavimento è incolore. Inerme e fredda quando la tocco. Sembra quasi morta. Oh cazzo, e se è morta? Prendo rapidamente il polso della donna dalle mani di Liz, il battito c'è ma è irregolare, e questo non gioca a suo favore.


"Liz.." la richiamo mentre lei accarezza i capelli castani di sua madre tra i singhiozzi.


"Cos'ho fatto, Harry? Guarda cos'ho fatto." Dice tra le lacrime indicando la pallida donna dai capelli castano-rossicci che giace sulle sue gambe.


Mi avvicino a lei cingendole la spalla col mio braccio, facendo in modo che appoggi il suo viso sulla mia.


"Non è colpa tua." Le dico all'orecchio con un filo di voce, poi mi distacco. Guardo lei, poi Jocelyn, poi di nuovo lei.


"Ma ha il battito irregolare, niente di così grave suppongo. Ma sarà meglio che tu vada a chiamare l'ambulanza."


Spero che le mie parole l'abbiano tranquillizzata mentre la osservo asciugarsi le lacrime, rivolgermi un piccolo sorriso, e sparire nell'altra stanza alla ricerca del telefono. Ne approfitto dell'assenza di Liz per prendere Jocelyn ed adagiarla delicatamente nel piccolo divano del salotto. Mi siedo a terra, accanto a lei e la osservo per un po':


La sua espressione vuota, un po' come quella di Liz. A volte mi chiedo se quella ragazza abbia patito più di quanto voglia far credere. Scruto attentamente il volto della donna, è così simile a Liz. Le stesse labbra rosee e lo stesso taglio degli occhi. Ora capisco da chi ha preso tutta la sua bellezza.


"Ho chiamato, saranno qui a momenti." Dice Liz tornando da me.


Si siede per terra, accanto a me.


"Harry, scusami per tutto questo. Guarda cos'è successo. È tutta colpa mia, e mi dispiace che ora tu ci sia dentro fino al collo. Né tu, né Liam meritate questo."


Che cosa? Deve davvero smetterla di colpevolizzarsi per ogni cosa che succede a questo mondo. Come potrebbe essere colpa sua, se in tutta questa storia, lei non è altro che una semplice vittima?


"Il male è di questo mondo, Liz. Ma tu non sei il male, tu sei solo una sua vittima."

 

LIZ's POV.

 

"Il male è di questo mondo, Liz. Ma tu non sei il male, tu sei solo una sua vittima."  Mi dice alzandomi il mento, costringendomi a guardare lui invece del pavimento del salotto di mia madre.


"Forse hai ragione, Harry. Io non sono il male, io lo creo e basta. Porto scompiglio nella vita di chiunque io incontri. Prima Liam, poi te, e ora mia madre." Distolgo nuovamente lo sguardo da lui.


"Cosa vuoi dire?" mi chiede Harry poggiando una mano sul mio ginocchio. Il suo tocco gentile fa si che i miei nervi si distendano e io mi tranquillizzi leggermente.


"Quello che ho detto, Harry. E io questo davvero non posso permetterlo più."


Lo guardo, sembra quasi scrutare la mia espressione. Poche volte deve avermi vista così. La carnagione del mio viso si è scurita e la rabbia trasuda da tutti i miei pori.


"Devo andare in prigione."


"A fare cosa?" mi chiede, la voce più alta di quanto volesse.


"Devo affrontarlo."


"Assolutamente no. Non se ne parla."


"Sì, Harry. Devo farlo."


"No, fine della discussione." Dice


Non sente ragioni, e in una situazione come questa, con mia madre priva di sensi sul divano, non me la sento proprio di discutere. Tanto meno con Harry. Decido di lasciar perdere, e così facendo non faccio che aumentare lo spazio tra di noi in questo piccolo salotto.


Lui si alza, senza dire una parola.


"Dove vai?" chiedo, quasi allarmata. Anche se non dovrebbe minimamente importarmi di dove va o cosa fa.


"Fuori. Ho bisogno di un po' d'aria." Dice in tono brusco senza neanche guardarmi. È la prima volta che si comporta così freddamente con me, è questo il vero Harry? Capisco che voglia proteggermi, anzi no. In realtà non lo capisco affatto. Perché tutto questo interesse nei miei riguardi? Perché non mi ha lasciata lacerare nella mia disperata situazione e si è presentato qui, oggi?


Harry rientra: "Il 911 è qui, andiamo." Ancora una volta, freddo come un iceberg e ancora una volta senza incrociare il mio sguardo. So che non vuole che io vada da Austin, ma devo farlo. È ora di giocare a carte scoperte.


***


Siamo arrivati in ospedale, e i portantini stanno trasferendo mia madre in una stanza d'ospedale, dove, appena si sveglierà, verrà tenuta sotto osservazione per qualche giorno. Io ed Harry seguiamo i medici che ci scortano nella stanza 19, del primo piano. Per tutto il tragitto in ambulanza non ci siamo rivolti la parola, e direi che ora, non sta procedendo meglio.


Lui prende una delle piccole sedie che sono poste di fronte all'armadio, e si siede accanto a mia madre, osservandola. La guarda con dolcezza, quasi come se la madre attaccata a dei tubi di plastica, fosse la sua. Ad un tratto, lo vedo sobbalzare, e il colore dei suoi occhi si tinge di un verde più intenso, un'espressione stupefatta gli appare sul viso.


"Liz, vieni qui." Mi richiama con un filo di voce.


"Liz.. tua mamma.."


"Mia mamma, cosa?" dico. Sento il cuore in gola mentre chiudo il piccolo spazio tra di noi avvicinandomi al letto, e quindi inevitabilmente a lui.


"Credo che stia riprendendo conoscenza." Dice e finalmente mi guarda, il suo sguardo brillante è un misto di gioia e di speranza. Nei suoi occhi, per un momento posso vedere me stessa felice, quando da bambina andavo a giocare nel prato con mia madre, e proprio in quei momenti, avevo lo stesso sguardo che ha Harry ora.


Non posso credere a ciò che Harry ha appena detto, devo controllare, e quando noto che mia madre sta per aprire gli occhi, il cuore mi martella nel petto.


"Mamma, mamma." Grido prendendole frettolosamente la mano poggiata sul bianco lenzuolo.


"Harry, chiama il dottore, presto." Annuisce e esce dalla stanza, lasciando me e mia madre da sole.


So che questo non è il momento, né il luogo adatto per affrontare il discorso per il quale c'eravamo incontrate, perciò lascio correre, sperando che anche lei non ritorni sull'argomento.


"Come ti senti?"


"Sto.. bene, credo. È solo una botta." Dice forzando un sorriso, e tentando di alzarsi dal letto senza alcun risultato. I tubi a lei collegati le impediscono di muoversi come vorrebbe, ma da una parte sono contenta. Se c'è una cosa che ho imparato, è che Jocelyn Johnson, odia gli ospedali, e senza i tubicini di plastica a trattenerla, avrebbe già tentato la fuga.


Non so perché sia contro i medici. Insomma, i medici dovrebbero aiutarti a stare meglio no? Eppure lei, sin da piccolina mi diceva che se avesse mai avuto bisogno di un dottore, sarebbe ricorsa a rimedi naturali, perché secondo lei, non c'è miglior dottore di Madre Natura.


Harry torna con un uomo alto al suo seguito.


"Salve signora Johnson. Salve ragazzi." Ci dice l'uomo, con un amichevole sorriso.


"Salve dottore." Ricambio il gentile sorriso.


Il dottor Peters, è un uomo alto e snello, ha folti capelli neri, occhi verdi e labbra carnose. Credo non abbia più di quarantacinque anni, è un uomo molto affascinante per la sua età.


Mia madre non risponde. Immagino stia già cominciando a scrutarlo fino a fondo per trovargli anche un minimo difetto che le serva come pretesto per lamentarsi ed andare via.


"Signorina Johnson, lei e il suo ragazzo dovreste uscire adesso, devo visitare la paziente per constatare se il quadro clinico è complessivamente nella norma."


"Lui non è il mio.."


"Ce ne andiamo subito, dottore." Mi interrompe Harry prima che io possa finire la frase.


***


"Perché l'hai fatto?"


"Cosa?" mi chiede, come se cadesse dalle nuvole.


"Andiamo, Harry. Perché non hai detto al Dottor Peters che noi non stiamo insieme?"


"Non mi sembrava una cosa di particolare importanza, in quel momento."


"Hai ragione.. Scusami."


Annuisce sorridendomi leggermente.


Perché mi sono accanita tanto sul fatto che non mi abbia lasciato finire la frase?


Perché in fondo ti piace. Mi dice la mia coscienza. Anche lei osa deridermi. Ma decido che questa volta non avrà la meglio su di me, lasciando la battaglia con la me stessa interiore in un altro momento. Ora ho un nemico molto più importante con cui combattere.


Mi avvio verso l'uscita, ma qualcosa, o meglio qualcuno mi blocca: Harry.


"Dove diavolo stai andando?" gli occhi iniettati di sangue.


Sento la sua presa decisa premere sul mio braccio destro, mi volto a guardarlo.


"In prigione, Harry. Come ti avevo detto poco fa."


"Hai sentito cos'ho detto io, Liz? Tu non andrai da quel miserabile." Dice, la sua voce esce più forte di quanto volesse e in un momento, l'intera sala d'aspetto si volta a guardarci.


"Io andrò, Harry. Che ti piaccia o no."


"Ho detto di no. Non da sola almeno." Dice tra i denti, mentre avvicina ancora di più il suo viso al mio. Lo sguardo acceso, colmo di rabbia e rimprovero. Sta riemergendo lo stesso Harry che mi ha protetto da Austin qualche sera fa a casa di Liam. Ho la sensazione che Harry non sia solo il "professore di arte", dietro questo c'è molto di più. Ed anche se il suo sguardo nei miei confronti è duro adesso, so per certo che non mi farebbe mai del male, non volontariamente.

 

HARRY's POV.


"Ho detto di no. Non da sola almeno." Le dico tra i denti, e mi avvicino a lei. Sono così fottutamente incazzato con questa ragazza. È come se volesse costantemente sfidare quel pezzo di merda, e non deve.


"È una cosa che devo fare, Harry." No cazzo, non devi. Come diavolo devo dirtelo?!


"No." Dico seccamente.


"Sì, so che non riesci a capirlo. Ma devo. Mi ha davvero rovinato la vita e ho bisogno che mi senta urlargli contro tutto quanto." Strattona il suo braccio via da me.


"Verrò con te."


"D'accordo. Ma resta fuori dalla sua visuale, per favore."


Mi sta davvero fottutamente chiedendo di non entrare in cella e lasciarla con quel maniaco stupratore del cazzo? Assolutamente no.


"D'accordo." Dico semplicemente, ma non lo penso davvero. Se quello stronzo osa metterle le mani addosso, giuro che gli spacco la faccia contro le sbarre della lurida cella dove diavolo deve marcire.


***


Scendiamo dalla macchina e ci avviamo al penitenziario. Davanti alla porta c'è un uomo in divisa che ci blocca l'entrata.

"Siete qui per?"


"Un detenuto stupratore del cazzo. Facci passare."


Liz mi preme la sua mano contro il petto per spostarmi all'indietro, e parlare lei con l'agente. Non mi ha mai visto così, questa è l'altra faccia della mia fottuta medaglia. Ho un temperamento di merda, ma non lo posso tenere a bada, e non lo farò mai per nessuno.


"Stiamo cercando il detenuto Austin Miller, per favore." È sempre così dannatamente gentile, e ancora non capisco per quale motivo è voluta venire qui.


"Certo signorina, seguitemi." Le fa un sorriso. Cosa?! Amico, vedi di girare alla larga. Devo stare calmo, devo stare calmo. Harry, tranquillo.


L'agente ci conduce attraverso un lungo corridoio contornato su ambo i lati di celle con detenuti di ogni genere. Mi guardo intorno e sento i commenti di ogni singolo stronzo sulla ragazza che è accanto a me. La prendo dalla vita e la stringo più forte contro di me.


"Eccoci." Dice ed entra in cella.


"Miller, alzati." Dice in modo freddo. "Hai visite."


LIZ's POV.


L'agente entra nella cella di Austin e lo fa alzare: "Miller, alzati! Dice in tono duro, e non lo biasimo. "Hai visite." Esce dal piccolo spazio, ci fa segno di entrare e si mette di guardia di fianco la piccola cella.


"Liz, sei sicura che non vuoi che io entri?" Mi chiede Harry, il tono gentile ma lo sguardo duro. Sono quasi del tutto certa che stia tentando di tenere il suo temperamento, a me fino a poco fa sconosciuto, sotto controllo.


"No Harry, questa è una cosa che devo fare da sola." Gli dico e lo lascio ad aspettarmi a qualche metro di distanza. Faccio un respiro profondo, e poi entro.


"Ciao Austin." dico in modo più controllato possibile.


"Ma guarda guarda, sei venuta per permettermi di sbatterti ancora, e ancora, e ancora?" Fottuto bastardo.


"Stai lontano, Austin. Sono venuta perché non ne posso più di questa situazione. Mi stai davvero incasinando e demolendo la vita, so che è quello che volevi, perciò congratulazioni." Dico mettendo le mani avanti.


"Lo hai voluto tu, piccola." Si avvicina leggermente ed io indietreggio. "Mi hai costretto a prendere quello che legittimamente era mio."


"Il mio corpo non è tuo, non è mai stato tuo, e non sarà mai tuo. Mi hai presa con la forza e questa è una cosa che proprio non posso perdonarti." Rilascio un sospiro che non sapevo di star trattenendo. "Sai cosa? Forse quel giorno sarebbe stato giusto spaccare un bicchiere per terra e dirti che ero diventata quel vetro, che mi ci avevi fatto diventare tu così, e dirti che se saresti tornato a riprendermi fra le tue mani, anche con dolcezza, io ti avrei ferito comunque."


Austin non ci vede più dalla rabbia, posso dirlo dal modo in cui mi guarda e poco dopo si avventa su di me, facendomi sbattere la schiena contro il muro duro. Non posso lasciare che accada di nuovo. Chiudo gli occhi aspettandomi il peggio quando poi sento alleggerirmi il peso addosso, li riapro e vedo che Harry è entrato nella cella, e ora è su Austin.


"Harry.." urlo. "Stanne fuori, Harry, ti prego!"


"Sta' zitta Liz, questo fottuto bastardo mi ha davvero rotto il cazzo." Respira pesantemente, il petto gli si alza e abbassa in modo irregolare. Austin non sembra neanche lontanamente spaventato, anzi..


"Oh, hai portato anche il tuo cane da guardia.." Dalla bocca di Austin esce un sorriso beffardo.


"Sta' zitto cazzo, devi fottutamente tapparti quella bocca del cazzo." Il temperamento di Harry è davvero messo a dura prova, e anche se non l'ho mai visto in questo modo posso dire che tra poco esploderà.


"Harry, lascialo." Dico mettendomi tra i due.


"No Liz, cazzo. Se continua a sparare merdate da quella cosa che lui chiama bocca, posso giurarti che io finirò qui dentro, e lui sottoterra." Stringe ancora di più la presa. So che è sbagliato, ma in qualche modo vorrei che lo facesse, in tutta onestà, Austin se lo merita, ma devo avere giudizio e non farmi sopraffare dalla rabbia in questo momento, sia per me che per Harry, perché a quanto vedo, lui l'ha persa.


 "Basta adesso!" il mio sguardo supplicante, e Harry vedendomi, sembra tranquillizzarsi leggermente, non abbastanza, ma si tranquillizza.


"E Austin," mi volto verso di lui avvicinandomi quanto il più possibile, non mi importa di ciò che potrà farmi, Harry è con me, e mi sento al sicuro con lui.


"Io non ho bisogno di nessun cane da guardia, altrimenti sarei rimasta con te." Sputo.


"Avevo solo bisogno di buttarti addosso tutto questo peso che ho nel petto, e farti sapere che non ti perdonerò mai per quello che mi hai fatto. Non ne vali la pena, non ne sei mai valso la pena. E, ora che l'ho fatto, posso anche andarmene." Dico e mi volto prendendo la mano di Harry e dirigendomi verso l'uscita.


Quando siamo quasi fuori, sento la voce di Austin richiamarmi da dietro.


"Forse non hai capito Elizabeth," Elizabeth?! Non ha diritto con il mio nome per esteso, non più.


Mi volto verso di lui aspettando che continui.


"Non voglio il tuo perdono. Volevo toglierti tutto ciò che faceva di te quella che eri, e demolirti lentamente, e ce l'ho fatta."


In quel preciso istante, Harry si divincola dalla mia mano, mi volto ed è di nuovo addosso ad Austin.


"Fottuto bastardo, farai meglio a chiamare l'ambulanza, o direttamente il servizio funebre, perché non so come sarai ridotto una volta che avrò finito con te."


"Non ne hai il coraggio." Lo sfida Austin, io non lo farei se fossi in lui.


Harry in risposta all'affronto di Austin gli sferra un pugno sul viso colpendolo violentemente al naso..


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