Talking With Someone You Love

La ragazza mora era chiaramente sconvolta: il viso di solito pallido era acceso di rosso, che non era dovuto né al caldo né all'alcool, il suo passo, sempre rigido e composto, quasi da militare, era invece disorientato e anzi dondolava leggermente.

-Ho... ho rivisto mio fratello... Jason-

Sia Annabeth che Rachel spalancarono gli occhi, mentre un po' più distante Alexander chiedeva – Perché hai un fratello?-

-Si... voleva parlarmi... voleva chiarire con me. Io... io cosa gli dovevo dire? Di certo non la verità... e quindi...-

- Si molto interessante davvero, ma non è che possiamo parlarne da un'altra parte? Magari a casa nostra? Magari in camera di Annabeth? Anche perché questo non è proprio un ottimo posto dove chiacchierare.- interruppe Alexander, che già da prima aveva notato dei gruppi di ragazzi squadrarli attentamente.

- Alex aspetta! Thalia si deve ancora riprendere-

-No ha ragione, andiamo via di qui. Ora che la festa è finita non è molto sicuro stare qui.

- Oh finalmente qualcuno che parla la mia lingua! Forza in fila indiana davanti a me, su su- esclamò Alexander, tendendo il braccio sinistro come ad invitarle a precederlo.

Annabeth lo guardò con un'occhiata omicida e sibilò –Non siamo delle pecore e tanto meno galline-

Il fratello ricambiò l'occhiata e disse spiccio – Mai creduto che lo foste. È un modo di dire cara sorella, ora possiamo andare?-

E Annabeth, scuotendo la testa, dovette scendere a patti con il fatto di avere per fratello quell'emerito idiota.

***

Luke non riusciva a dormire. Si girava e rigirava nel letto. Continuava a pensare agli avvenimenti della serata. Infatti per la prima volta da sempre, i due ragazzi erano tornati a casa senza un graffio, poiché essendo andati via prima della fine, avevano evitato di incontrare quelle loro care e vecchie conoscenze.

Eleanor era stata a dir poco estasiata nel veder tornare i suoi ragazzi senza un occhio nero o graffi e segni di botte sul corpo, e Luke era stato contento di finalmente ripagare la fiducia della madre.

Quello a cui però non riusciva a smettere di pensare era di aver lasciato le tre ragazze da sole in quel posto. È vero, c'era Alexander, ma cosa avrebbe potuto fare solo lui contro... Bah, non ci voleva neanche pensare. Sperava solo che stessero tutti bene. "Non mentire" disse la sua vocina interiore, che assomigliava in modo spaventoso a quella di sua sorella. E va bene, ammise lui, spero che Thalia stia bene.

Thalia... Quella ragazza era un mistero contorto, uno di quelli neri e profondi, che se da una parte c'era la curiosità di conoscerlo, dall'altra aveva paura di farsi del male. Chissà chi era quel ragazzo, Jason. Chissà se era davvero suo fratello o se gli aveva mentito, e magari loro stavano ancora lì, in un vicolo fuori dal locale, e lui la stava baciando e toccando e... no! Non iniziare a immaginarti queste cose, neanche fossi una ragazza. Ecco questa sembrava invece la voce di Percy.

A proposito di quel cretino. Luke girò la testa verso destra, dove nell'altro letto dormiva il suo quasi fratello. Erano ormai quattro anni che vivevano sotto lo stesso tetto. Si erano sempre frequentati, perché i genitori erano amici fra di loro, ma un giorno qualcuno suonò alla porta e fu Luke ad andare ad aprire, vide quel ragazzino di dodici anni con i capelli come la pece, gli occhi color del mare ei vestiti strappati, non poté fare a meno di sentire di dover proteggere quel bambino. Avevano la stessa età, ma Luke era fisicamente (e anche mentalmente) più grande di Percy. Ed era ciò che aveva sempre fatto. Aveva protetto l'amico, sempre e comunque, dandogli corda, guardandogli sempre le spalle, perché se la vogliamo dire tutta, era Percy che si metteva nei guai e Luke prima lo seguiva, e poi li tirava entrambi fuori. Era sempre stato così, e a Luke andava bene. Ma la decisione che aveva preso stasera... col cavolo che gli andava bene.

-Amico che ti succede?- gli chiese proprio Percy, con voce impastata, sentendo Luke che si girava nel letto, creando quel fruscio di lenzuola e coperte molto fastidioso per uno che hai il sonno leggero come il ragazzo dagli occhi verdi.

-Perché li hai voluti lasciare lì?- a questa domanda Percy roteò gli occhi –Ancora Luke?-  -Sì, ancora. Voglio dire ce li abbiamo portati noi lì e poi... non lo so mi fa strano mentire a mia madre.-

Percy si sollevò dalla sua amata posizione orizzontale per guardare in faccia l'amico –Mentiamo a Eleanor in continuazione! Non è una novità- -Si ma non credi che sarebbe stato giusto perlomeno accompagnarli a casa?- disse Luke, sedendosi anche lui sul letto. –Seriamente Luke? Vuoi parlare di questo ora? Sono le due e mezza di notte, ti prego datti tregua. Li vedremo tutti lunedì e se la cosa ti rincuora puoi dare tutta la colpa del mondo a me, così nulla graverà sulla tua candida coscienza.-

Luke sospirò. –Va bene Pierce, buonanotte.- -Notte amico- e con questo i nostri due cavalieri dalla scintillante armatura crollarono in un sonno profondo.

***

Il giorno seguente era domenica. Giorno molto amato dagli studenti di tutte le scuole, perché al contrario di sabato, domenica sicuramente non si va a scuola.

Per questa ragione quando la sveglia di Annabeth suonò alle sei e mezza, Thalia avrebbe voluto ucciderla, sia la sua amica sia la sveglia, a scanso di equivoci. A fatica era riuscita a dormire quella notte e il trillo acuto di quell'aggeggio le stava facendo saltare i nervi di prima mattina, cosa che non era molto salutare per qualunque persona o cosa nel raggio di un kilometro.

–Mm.. chi è?- chiese Annabeth assonnata pensando che fosse il telefono e senza rendersene conto allungò una mano e prese il telefono inesistente. Se lo portò all'orecchio e quando sentì solo la sua mano senza il dispositivo elettronico sopra, si svegliò di colpo, facendo dei salti mortali per spegnere quella dannata sveglia e rimettersi a letto nel giro di due secondi totali.

–Annabeth- questa era la voce di Thalia, che a) era sveglia b) conseguenza di a, era sveglia per colpa della sua dimenticanza. –Thals, dimmi tutto- disse la bionda con voce angelica. –Mi spieghi come fai a svegliarti di buon umore con quell'affare che ti rintrona la mattina? E soprattutto come è possibile che con tutto questo casino Rachel sta ancora dormendo?- Annabeth ridacchiò nel sentire il tono sorpreso dell'amica mora, infatti Rachel al contrario di Thalia aveva un sonno così profondo che si sarebbe potuta scatenare la terza guerra mondiale e lei non se ne sarebbe accorta. E questa era un'altra ragione per la quale arrivava sempre in ritardo a scuola.

Thalia allora, indispettita dal fatto che lei si era svegliata e l'amica no, si avvicinò di soppiatto alla rossa, gattonando sul pavimento, attraversando quella breve distanza tra il suo materasso e quello dell'amica ignara. Quando si fu avvicinata abbastanza, si abbassò sul suo viso e le soffiò forte dentro l'orecchio. –Ahhh- si alzò di scatto la rossa, ignorando, mentre si grattava l'orecchio, le risate delle amiche. – Ma che problemi hai?!- chiese a Thalia lanciandole un cuscino addosso, ma un po' perché appena sveglia, un po' per la sua pessima mira, Thalia lo schivò facilmente.

Quando finirono poi di ridere Annabeth chiese –Thals... che è successo l'altra sera? Hai detto che c'era Jason ma come è possibile?-

Thalia si rabbuiò di colpo. Ma preso un bel respirò iniziò a raccontare alle sue amiche come era andata.

-Thalia non ci credo che sei tu- disse il giovane ragazzo appena furono usciti fuori dal locale, dopo aver incontrato Luke. Il ragazzo stava urlando, ma solo perché non si era ancora abituato al silenzio della notte, rispetto al grande frastuono del locale che si sentiva anche attraverso i muri.

-Jason...- disse Thalia, accarezzando il viso del fratello, riconoscendo quanto era cresciuto dall'ultima volta che si erano visti, quando lui aveva solo otto anni ed era ancora uno splendido bambino che correva dalla sorella maggiore quando si faceva male, come quella volta con la spillatrice. Ma la ragazza sapeva che la domanda fatale doveva ancora essere posta, e sentiva che era vicina.

-Perché sei andata via?-

Eccola. Semplice e chiara. Pronunciata senza tono di accusa o rimpianto. Con la sua voce ancora limpida di bambino che si andava a trasformare in quella di un uomo. Non c'erano insinuazioni , né intonazioni particolari, solo la flessione della voce per esprimere la domanda.

-Jason...- ripeté la ragazza, guardando a lungo nei suoi occhi così diversi dai suoi. Perché se gli occhi di Thalia erano il cielo durante un temporale, quelli del suo fratellino erano le specchio delle più belle giornate di primavera. Chiari, limpidi, pieni della giusta innocenza per un ragazzo di quattordici anni. Thalia gli invidiava quegli occhi, lo aveva sempre fatto.

-Io... non ti posso spiegare tutto, non è questo né il momento né il luogo. Facciamo una cosa, dammi il tuo numero di telefono e ci mettimao d'accordo una volta per vederci e ti prometto che ti spiegherò tutto. Te lo giuro.-

Il ragazzo annuì. Dopo essersi scambiati i numeri di telefono, si guardarono per lunghi instanti. Nessuno dei due voleva andare via. Poi Jason le prese la mano destra e la strinse tra le sue. –Mi sei mancata tanto Thals.- Lei aveva le lacrime agli occhi, ma non poteva piangere davanti a suo fratello. –Anche tu Jason, anche tu, molto.-

Di colpo il telefono di Jason vibrò. Lui lo tirò fuori con una mano, mentre l'altra stringeva ancora quella della sorella. -È mamma- disse il ragazzo. Thalia subito lasciò la mano del fratello e fece un passo indietro. Sentiva il suo sangue raffreddarsi e ribollire in un ciclo continuo e troppo rapido per un essere umano. Stava iniziando a tremare tutta. Stava di nuovo lasciando che quella donna le rovinasse la vita. Così si impose calma. Aveva imparato col tempo a smettere di tremare a comando e a calmare il suo battito cardiaco.

Quando si fu ripresa, Jason la stava ancora guardando e il telefono stava ancora squillando. –Qualsiasi cosa ti chieda, non dirle che ci siamo incontrati. Capito Jason? Tu non mi hai vista.- e come se fosse stato vero sparì nell'ombra, lasciando suo fratello ancora più confuso e incuriosito di prima.

-Quindi non sa niente?- chiese Rachel dopo un lungo silenzio. Thalia scosse la testa –Nulla.- -Hai davvero intenzione di raccontargli tutto?- chiese Annabeth. La ragazza annuì – Ha il diritto di sapere perché sono scappata di casa.-

***

Due uomini seduti intorno a un tavolo stavano parlando. Erano in un vecchio pub. Le sedie e il bancone di legno erano tutti scheggiati. La televisione, che in quel momento mandava una partita di calcio, risaliva ai tempi in cui fu inventata la TV, e nonostante fossero le sette e mezzo di mattina, quei due uomini avevano appena ordinato due birre.

-Quella donna è piuttosto testarda.- disse uno. L'altro rise –Certo. Secondo te perché l'avrei sposata se no?- -Non credo che la mia ultima apparizione le sia piaciuta particolarmente.- l'altro sbuffò –Come se non sapessi come è fatta! Sei stato uno stupido a presentarti a casa sua così- quello alzò il sopracciglio –Beh non mi sembra che la tua chiamata abbia funzionato.- l'altro fece un sorriso sprezzante –Si, me ne sono accorto anche io.-

-Signori le vostre birre- disse il padrone del locale, portando ai due uomini ciò che avevano ordinato. –Grazie-

-Beh caro amico alla salute- disse uno stappando le bottiglie –Sperando di riuscire a vedere i nostri figli molto presto- l'altro annuì e prese la sua.

-Alla salute Ermes-

-Alla salute Poseidone-



Spazio Autrice:

LEGGETELO O VI CRUCIO

Ta daaaa!! Vi sono mancata vero?

...

Si beh ignoriamo il silenzio imbarazzante e torniamo a noi. Ho aggiornato! Wow! Festa nazionale signori e signore.

Comunque tralasciando i miei deliri... Che ve ne pare? Sono piuttosto soddisfatta, mi piace come è venuto questo capitolo.

Quello che non capisco, perdonate me e la mia poca capacità intellettiva, ma, vi piace la storia?

(Tralasciando i tempi di aggiornamento che so che sono vergognosi, a quelli sto cercando di porre rimedio :))

Sto notando che molte persone leggono i primi due capitoli, poi si fermano. Forse quei due sono così brutti che non ne vale la pena? Tutto può essere non escludo niente.

Comunque ringrazio chi fedelmente legge, legge e vota, legge e commenta, legge, commenta e vota, grazie ancora ;)

Con questo vi saluto

Alla prossima, sperando sia presto

-Midnight-


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top