Decisions




-Come investita?- Annabeth era senza parole e non riusciva a mettere un pensiero in fila all'altro. Luna annuì, stamattina non si sentiva bene e ho deciso di non farla venire a scuola, ma oggi voleva raggiungere te e Thalia fuori scuola. Stava facendo la discesa che porta da casa nostra al viale principale, stava attraversando e non so... non so se lei non è stata abbastanza attenta, oppure se la macchina è arrivata così  velocemente... non so nulla- disse piangendo.

- I medici cosa dicono?- chiese Annabeth con un filo di voce. Luna singhiozzò - Dicono che ha un'emorragia interna non sanno ancora bene quanto grave - poi aggiunse -Ho provato a chiamare anche Thalia ma non mi risponde.- Annabeth socchiuse gli occhi, pensando al litigio che aveva appena avuto con la mora - Tranquilla Luna, ci parlo io.- La donna annuì -Grazie per essere venuta. Ma stai bene? Ti vedo un po' pallida.- disse accarezzandole il viso. -Sì, è solo stata una giornata molto lunga.- -Vai a casa a riposarti cara, ti farò sapere se ci sono notizie.- Annabeth sorrise fievolmente, per poi imboccare le scale e l'uscita, promettendosi nuovamente che in quel posto non sarebbe tornata più.


***


-Ragazzi sedetevi- disse Eleanor tesa come non mai. Non poteva crederci. Quei due bastardi le avevano teso una trappola. In qualche modo avevano saputo che Julian sarebbe andato a casa sua quel pomeriggio e non avrebbe potuto reagire come voleva, perchè lui non sapeva, il suo nuovo dolce innocente fidanzato non sapeva con che razza di gente lei aveva a che fare fin da giovane. Sentiva un tramestio abbastanza rumoroso in cucina e temette per il suo nuovo set di pentole nelle mani di Julius.

-Anche il fidanzatino che ti cucina ti sei trovata Elly- le disse l'ex marito sottovoce. -Fammi indovinare: non sa nulla di noi.- aggiunse Ermes sempre bisbigliando. Tutti e due avevano delle facce che la mamma di Eleanor, da sempre aveva definito da schiaffi. Erano entrambi bei uomini, così come un tempo erano stati dei bei ragazzi.

-No non sa nulla e se vi azzardate a dire qualcosa chiamo la polizia e poi sono cazzi vostri, sono stata chiara?- Poseidone fece un sorrisetto - Come non detto Elly - -Siamo qui solo per una visita amichevole, per vedere i ragazzi- aggiunse Ermes. -I ragazzi sono qui. Quindi siete pregati di tagliare corto e andarvene- disse Percy glaciale. -Molto bene- disse Poseidone, rivolgendo lo sguardo verso suo figlio. -Il ricorso al tribunale si sta avvicinando e vorremmo che voi due testimoniasse in nostro favore- Eleanor spalancò gli occhi e si alzò in piedi facendo stridere le gambe della sedia sul parquet - Loro non testimonieranno proprio per nessuno, voi non potete...-

-Se testimoniassimo, cosa succederebbe?- La interruppe Luke guardando il padre dritto negli occhi -Luke...- -Ha chiesto a me, Eleanor, lascia che sia io a rispondergli- intervenne brusco Ermes - Se ci scagionano, siamo liberi, tutto potrebbe tornare come prima, e potremmo anche tornare a vivere insieme io e te, come un tempo.- -Hai detto "se"- Ermes fece un sorriso amaro    -Se invece non ci scagionano, il ricorso fallisce, i domiciliari finiscono e noi andiamo in prigione.- Poi si alzò in piedi e si avvicinò al figlio -Ti prego Luke, dammi la possibilità di dimostrarti che sono cambiato, che non è come prima. Che le cose possono andare meglio. Ti prego.- Luke alzò gli occhi sul padre. Lesse nei suoi occhi il dolore e la speranza che lui, suo figlio, gli credesse. Annuì. - Va bene, testimonierò a favore.-

Eleanor si lasciò ricadere sulla sedia, senza forze. -Percy?- chiese Poseidone. Il ragazzo lo guardò a lungo, si soffermò sulle cose che avevano in comune: i capelli neri, gli occhi verde smeraldo, la pelle ambrata. Con dolore ricordò come quando la madre gli disse che il padre era stato arrestato, si guardava con disprezzo allo specchio, tutti quei tratti di cui andava fiero perchè lo facevano assomigliare a suo padre, l'uomo che ammirava di più al mondo, ora li odiava: odiava essere così uguale a lui, odiava il ricordo di quella scintilla di dolore negli occhi di sua madre ogni volta che lo guardava perchè le ricordava costantemente che razza di uomo aveva sposato. Tuttavia come poteva non stare dalla sua parte? Era vero, lo accusavano di cose indicibili, ma se Percy smetteva di credere nel fondo del suo animo che il padre era innocente, cosa gli sarebbe rimasto?

Nulla. Assolutamente nulla. Il mondo intero sarebbe potuto crollargli sulle spalle, ma con quel briciolo di certezza avrebbe potuto sostenerlo e combatterlo. Se non aveva quella minima certezza, cos'era lui? Abbassando la testa si arrese a quella sua debolezza. -Testimonierò-.


***


Thalia fissava il telefono ormai da un bel po'. -Basta o la va o la spacca- con un gesto veloce prese il telefono e prima che potesse ripensarci digitò il numero rapidamente. Dopo un paio di squilli a vuoto una voce rispose -Pronto?- Thalia deglutì e si fece coraggio. Doveva farlo. -Mamma? Mamma sono io, Thalia.-


***


Eleanor avrebbe voluto gridare. Urlare, rompere tutto fino a quando le forze le permettevano. I ragazzi avevano accettato. Non poteva crederlo. Ma lei non biasimava loro, erano solo ragazzi, cosa potevano sapere del viscidume che impregnava quei due uomini davanti a loro. Oh, lei la conosceva molto bene questa tecnica, da giovane quante volte ci era caduta. Erano come i serpenti, ti seducevano e persuadevano nelle loro spire, fino a quando non soffocavi. Ma era colpa sua, tutto quello era colpa sua, aveva lei la responsabilità di quei ragazzi, lei avrebbe dovuto proteggerli, avrebbe dovuto avvertirli. Questa Sally non gliel'avrebbe perdonata. Socchiuse gli occhi, stanca di tutto. Un altro forte rumore in cucina ricordò a tutti loro che un'altra persona era con loro in quella casa: Julius stava ancora cercando di cucinare qualcosa.

Fece per alzarsi, ma il campanello la distrasse dalla sua traiettoria originale. Si avvicinò alla porta e l'aprì. -Annabeth- la ragazza fece un sorriso debole -Scusa per il disturbo Eleanor, solo che mio fratello è fuori e io non ho le chiavi. Per caso mio padre è qui?- -Si, è qui. Entra pure- -Ti ringrazio- Annabeth appena si accorse dei due uomini al tavolo non ci fece molto caso, ma sentì di aver interrotto qualcosa di importante, così si fermò -Oh, scusatemi, ho disturbato?- -Tranquilla Annie, non hai interrotto nulla, qui avevamo finito comunque- intervenne Percy lanciando un'occhiata di avvertimento al padre. -Annabeth- -Papà , finalmente- -Tutto bene?- le chiese Julius, uscito finalmente dalla cucina -Insomma... ti dispiace darmi le chiavi di casa? Alex non c'è e non sono riuscita ad entrare e tu come al solito il telefono non lo usi.- -Scusami, comunque non ti preoccupare vengo con te- Si rivolse verso Eleanor. -Ci sentiamo dopo- e le diede un bacio sulla guancia, mentre lei annuiva mesta. -Arrivederci- disse rivolto ai due uomini, che si alzarono e strinsero la mano a Julius.

Annabeth ebbe dunque modo di osservarli meglio e un brivido le percorse la schiena. Perchè sembrava conoscerli? - Ciao Annabeth, a domani - le disse Luke con un sorriso gentile, uno dei pochi che aveva ricevuto quel giorno. -Ciao Luke- fece un cenno con la mano anche a Percy che rispose con un cenno del capo, e poi seguì il padre fuori dalla porta.  L' impressione di aver già visto quegli uomini le rimase addosso per parecchio tempo.





Spazio Autrice

Ehi gente... si lo so sono una persona disdicevole che non aggiorna, non odiatemi please :) Mi sono rifatta però, o almeno mi auguro che anche voi la pensiate così. A proposito GRAZIE MILLE PER I COMMENTI!!!! sono superextramega bellissimi e ultra soddisfacenti, sono davvero contenta che la storia vi piaccia così tanto.

Alla prossima miei fedeli lettori

-MidnightM-

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