Bad Feeling
Lunedì a scuola c'era molto fermento. Era presente quel brusio sottile, c'era un senso di eccitazione nell'aria, di quelli che percepisci a pelle. Annabeth entrò nel corridoio, e le si rizzarono i peli sulle braccia. Percepiva in modo chiaro il senso di agitazione, e il non sapere cosa lo causasse le faceva stringere involontariamente lo stomaco. Entrò in classe e alla prima ora avevano il professor Irmes.
Annabeth aveva imparato ad amare quel professore; non era il solito che ripeteva la sua lezione preparata a pappagallo, ci teneva che i suoi studenti capissero e quindi iniziava le sue lezioni in modi sempre particolari. Nonostante la tranquillità che le infondeva il riprendere della vita quotidiana, non potè fare a meno di notare che mancavano sia i due ragazzi che Talia. Tuttavia a distrarla dai suoi pensieri ci pensò l'ingresso del professor Irmes e così si concentrò sulla lezione.
I tre ragazzi che erano stati dati per dispersi da Annabeth in realtà avevano semplicemente deciso di entrare in seconda ora, ma il nodo nello stomaco di Annabeth ancora persisteva. Sentiva che qualcosa quel giorno sarebbe andato storto.
La mora si sedette di fianco a lei e le fece un cenno di saluto con la testa. Annabeth ricambiò con le sopracciglia corrucciate e con un gesto nervoso si sistemò i capelli dietro l'orecchio. Quando si sedettero, in seguito alla venuta del professore dell'ora successiva, Annabeth si accostò all'orecchio dell'amica per dirle una cosa, quando sentì uno strano odore e seppe che quella era la cosa che oggi doveva andare male.
–Thalia, che ti sei fumata?- La ragazza si girò verso di lei. –Cosa dici Annie?- -Thalia, puzzi di fumo e non è quello normale delle sigarette, quindi te lo chiedo un'ultima volta: che ti sei fumata?- La mora roteò gli occhi – Mi sono fatta qualche canna e allora?-
Annabeth le strinse ancora più forte il braccio – Di per sé non me ne frega niente, lo sai che non mi fa né caldo né freddo se qualcuno fuma, ma tu... dopo tutto quello che hai passato, non mi sembra giusto nei tuoi stessi confronti.- Thalia si scrollò la sua mano dal braccio – Annabeth non ho intenzione di ripertelo: fatti gli affaracci tuoi. Chiaro?- e con questo si girò verso il professore che stava interrogando senza prestarle più attenzione.
Annabeth rimase a fissarla per un secondo, poi fece scorrere i suoi occhi per la classe fino a quando non individuò le figure che stava cercando.
I due ragazzi stavano giocando a qualche gioco sul telefono, facendo molta attenzione a non farsi beccare, e sembravano molto presi, ma osservandoli per un momento più a lungo, Annabeth si accorse del nervosismo di Luke: muoveva la gamba su e giù e spesso spostava lo sguardo dal cellulare per guardarsi intorno, fino a quando non incontrò lo sguardo di Annabeth. I due si guardarono a lungo, grigio nell'azzurro. Non era uno sguardo di sfida, Annabeth stava cercando solo di capirci qualcosa e gli occhi di Luke erano così profondi, era chiaro che nascondessero un grande dolore, lei lo leggeva chiaramente, e lui più di tanto non cercava di nasconderlo. Erano occhi che chiedevano aiuto, lo supplicavano, in quegli specchi così delicati era riflessa una grande sofferenza e Annabeth sentì come uno strattone dal profondo del cuore, verso il ragazzo. L'avrebbe aiutato. E magari aiutando lui avrebbe anche cercato di capire come aiutare Thalia.
***
All'uscita Annabeth inseguì Thalia che fuggiva nella folla, cercando di evitare il terzo grado dell'amica, ma non è così facile fuggire dalle grinfie di Annabeth Chase.
Si ritrovarono sulla solita via che percorrevano ogni giorno le tre ragazze, ma quel giorno ce ne era una in meno e le altre due stavano discutendo.
–Thalia, lo dico per te! Perchè non lo capisci?- Annabeth gridò alla mora, mentre la rincorreva lungo il viale. - Dio mio Annabeth, perché non capisci tu? È la mia vita. Biglietto di sola andata e non ho bisogno di un controllore.- -Sono tua amica Thalia, cavolo sono di più di questo, sono praticamente tua sorella. Ci conosciamo da una vita ed è mio dovere aiutarti! Sono qui apposta e lo sai. E per l'amor del cielo, fermati e guardami mentre ti parlo!-
La mora si fermò di colpo e tornò un poco indietro quel tanto che bastava per raggiungere l'altra ragazza. – Dimmi, esattamente cosa vuoi sentirti dire? Scusa se non ho resistito? Mi dispiace per essere tornata alle cattive abitudini? Non ti devo nessuna spiegazione. Ce ne ho già una di madre che mi basta e mi avanza, fa cagare ma è pur sempre mia madre ed è a lei che devo rendere conto, non a te. - -Oh ma per piacere Thalia! Tua madre non c'è mai! Hai attraversato l'inferno andata e ritorno e lei se ne è sempre fregata! Quindi non sparare cazzate per favore! Siamo io e Rachel che ti abbiamo portato fuori dal baratro e non ho la minima intenzione di fartici ricadere dentro!-
-Ah quindi è un grazie quello che stai cercando? Grazie per avermi salvato la vita, la prossima volta ti mando un cesto di frutta a casa! Nessuno ti ha mai chiesto niente, sei tu che ti sei intromessa, come fai sempre in tutto e con tutti!- la mora prese fiato – Da quando è morta tua madre vai alla ricerca di casi umani nel tentativo di salvare gli altri perché non sei riuscita a salvare lei! Beh ti do una notizia, il mondo non è tutto arcobaleni e fiori, qui la gente si fa male, soffre e muore. Fattene una ragione.-
Lo schiaffo risuonò forte nell'aria.
Annabeth non si rese neanche conto di quello che aveva fatto, fino a quando non vide la sua mano in aria e il volto della sua migliore amica voltato dalla parte opposta. Thalia voltò il viso verso di lei. Era una maschera di ghiaccio, calore e amore erano tratti che non appartenevano più a quel volto. La guardò fissa un'ultima volta, facendola sentire uno schifo come sempre quando si atteggiava a regina di ghiaccio, poi girò i tacchi e proseguì sulla sua strada.
Annabeth rimase ferma lì, senza avere la forza di fare nulla e la guardò andare via, rimanendo presto sola. Stava per muovere un passo quando il telefono squillò.
Di nuovo una brutta sensazione le prese lo stomaco, anche se ora non sapeva se era influenzata da ciò che era appena avvenuto o era veritiero.
Appena rispose al telefono, capì che la giornata non poteva andare peggio di così.
***
Fece una corsa. Non aveva mangiato ma non le importava, doveva solo arrivare il prima possibile. Quando vide l'edificio in lontananza si precipitò dentro, schivò chiunque le si parasse sul cammino e come un fulmine raggiunse le scale. Purtroppo, sapeva fin troppo bene dove andare. Quando arrivò al piano desiderato, rallentò. Era strano trovarsi di nuovo lì, dopo tutto quel tempo. Erano nove anni che non ci metteva più piede, ma il ricordo di quelle mura bianche e spoglie era rimasto indelebile nella sua memoria. Attraversò la corsia, fino a quando non intravide un capannello di persone, dall'aria più o meno familiare. Luna Gerard Dare, madre di Rachel le venne incontro con le lacrime agli occhi.
L'abbracciò forte e le sussurrò –L'hanno investita-.
***
Percy e Luke tornarono a casa, stanchi dopo una giornata di scuola. Entrarono ridendo, ma le loro risa si estinsero subito non appena arrivarono in soggiorno. Seduti intorno al tavolo c'erano Eleanor, Sadie e i loro padri. Niente strilla, niente urla, niente chiamate d'emergenza alla polizia, solo loro quattro intorno a un tavolo che parlavano civilmente a bassa voce. Appena i due ragazzi entrarono posarono i loro sguardi su di loro. –Vi va bene un po' di vino?- una voce arrivò dalla cucina, presto seguita da una figura. Julius Chase si affacciò dalla cucina, notando l'improvviso silenzio e salutò i ragazzi. –Meglio di no Julius... - rispose Eleanor all'uomo. Ermes si chiarì la voce –Bene direi che è giunto il momento di parlare non credete?-
I due ragazzi si guardarono: era giunta la resa dei conti.
Spazio Autrice:
Ehilà! Come va la vita? Vi prego non odiatemi se è quasi un anno che non aggiorno vi prego vi prego.
Tuttavia sono tornata con un capitolo forte, dovete ammettere che va tutto a rotoli a sto giro. E cosa succederà? Boh chi lo sa, lo scopriremo vivendo ;)
Anyway volevo ringraziare tanto tanto tanto le persone che nonostante la mia assenza (non voluta, credetemi) hanno continuato a leggere, a commentare, a votare e ad aggiungere questa storia ai loro Elenchi di lettura o alle loro collezioni. è un piacere per me ritrovarmi sui vostri "scaffali virtuali".
E nulla, spero che questo capitolo vi piaccia
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A presto
-Midnight-
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