💙Capitolo 10💙

Maldive, 20 Settembre 2022

«Aryetta mia. Ti sono mancata?» sento gridare dall'altra parte della cornetta.

Quando mi hanno comunicato dalla hall che c'era una chiamata urgente per me, ero convinta che si trattasse di Ferit o, nel peggiore dei casi, dei miei genitori. Ma sentire la voce trillante di Evelin è proprio quello di cui avevo bisogno in questo momento.

«Evelin!» rispondo con tono carico di emozione. Ieri sera non abbiamo avuto modo di salutarci e mi sento davvero in colpa per questo.

«Riguardo a ieri...» inizio a dirle, ma vengo interrotta.

«Ferit mi ha detto tutto. E a tale proposito, c'è qualcosa che devi sapere.» Il mio cuore accelera, una strana sensazione mi fa trattenere il respiro, ansiosa di sentire quello che sta per dirmi.

«Ti ho mentito.» Ammette, la voce è quasi un sussurro nell'eco della stanza.

Il telefono sembra pesare una tonnellata, la mia mano sudata stringe con forza il ricevitore, come se volessi intrappolare le mie emozioni nella plastica gelida dell'apparecchio.

«Non è stato Lukas a salvarti nel deserto, ma Ferit. Quel giorno mi ha contattata lui, comunicandomi delle tue condizioni. Ti ha portata in braccio in camera ed è rimasto al tuo fianco fino a quando non sono arrivata io.»

Prendo un profondo respiro, cercando di metabolizzare le sue parole, ma Evelin continua senza lasciare spazio al silenzio che si era creato.

«Mi ha chiesto di non dirti nulla perché credeva che fosse meglio per te non sapere, e per questo ho scelto di non rivelartelo. Ma dopo quanto accaduto l'altra sera, ho visto quanto tenga a te e non potevo più tacere,» conclude tutto d'un fiato.

La notizia mi colpisce come un'onda, lasciandomi senza parole. I ricordi, una volta sfumati, diventano ora sempre più vividi.

Ogni dettaglio, ogni gesto, ogni parola di Ferit risuona nella mia mente con una chiarezza sorprendente. Una sola domanda mi assale con forza: perché? Perché non ho visto prima la verità dietro le sue azioni?

Non ho fatto altro che sbraitargli contro.

«Non ho capito bene,» gli dico appena chiude la porta alle sue spalle, incrociando il suo sguardo rassegnato.

«Per tutto questo tempo, non hai fatto altro che spiarmi? Non ci posso credere. Perché? Cosa ti ho fatto?» La mia voce esplode in un grido carico di rabbia. La delusione mi avvolge, mescolata a una profonda tristezza. Lo vedo immobile, con lo sguardo fermo sul mio viso, eppure riesco a percepire una sorta di sgomento nei suoi occhi.

«Chiaro. L'hai fatto per soldi! Dimmi, quanto ti ha pagato? Quanto vale la mia insulsa vita?» Le parole si infrangono contro la sua immobilità, il cuore mi martella nel petto e la sua mancanza di reazione mi fa sentire ancora più arrabbiata.

«Hai dovuto fingere quando era palese che ti facevo schifo. Altrimenti, perché tutto quell'interesse per me? Ora ha tutto un senso. Il tuo capo è al corrente del bacio che è scattato tra noi? O di quella volta alla SPA? Se mi obbligherete a sposarlo, giuro sull'amore che provo per i miei fratelli che non te la farò passare liscia.» Il veleno che porto nel cuore sembra marcare ogni mia singola parola.

«Non lo farai. Perché non permetterò questo matrimonio. Guardami. Ti sembro uno che finge? La tua vicinanza, il tuo profumo mi fanno impazzire.»

I suoi occhi scuri come una notte senza luna mi scrutano con insistenza, la sua mano è ferma sul mio polso quasi a non volermi lasciare andare.

Nella stanza silenziosa, i nostri respiri risuonano leggeri, riempiendo l'aria intorno a noi con un sussurro appena udibile.

Nella mia testa ormai confusa, non c'è ordine né chiarezza, solo un tumulto di pensieri che si accavallano e si sovrappongono. Le parole si mescolano e le immagini si confondono, come un puzzle senza cornice.

"Come posso crederti se non hai fatto altro che mentirmi?"

«Chi sei davvero? Perché vuoi aiutarmi? Aiutami a capire perché, giuro, mi stai confondendo.» Gli dico, sfilando la mia mano dalla sua presa per massaggiarmi le tempie.

«Vuoi davvero? Non ti piacerà sapere da che famiglia provengo o del mio passato.»

«Ormai non mi sorprende più nulla in questa vita. Non ho bisogno di conoscere i dettagli del tuo passato intricato, ma voglio capire se posso davvero fidarmi di te. Rispondi solo a questo; perché esattamente vuoi offrirmi il tuo aiuto?»

«Perché Yamir sta cercando in tutti i modi di incastrarmi. Mi ha chiesto di tenerti d'occhio, e l'ho fatto senza avere la minima idea del vero motivo dietro questo matrimonio.» Dice, prendendo la mia valigia azzurra, posta sopra il letto, mentre si avvicina alla porta.

Rimango lì, immobile e silenziosa, colpita dalla sua risposta.

La mia espressione è impassibile, ma dentro di me si agita una tempesta di emozioni. La delusione si mescola con una vena di rabbia repressa.

"Perché mi sento così?"

«Quindi, solo per vendetta.» La mia voce è un sussurro appena udibile.

Il silenzio che segue le mie parole è assordante. Avverto un nodo alla gola, desiderando di poter riavvolgere il tempo e trattenere quel pensiero inespresso.

Ferit ha già aperto la porta, ma noto che si blocca, come se avesse intuito il mio repentino cambio d'umore.

La sua figura si rivolge verso di me, avvolta dalla luce sfuggente proveniente dalla porta semiaperta che accentua i lineamenti tesi. I suoi passi sono lenti e deliberati, come se fosse consapevole dell'effetto che ha su di me.

Il suo sguardo si posa su di me con intensità, e per un istante smetto di respirare.

«Perché, cosa pensavi?» Mi afferra saldamente dalla schiena, facendo combaciare i nostri corpi, carichi di elettricità, e ogni sensazione è amplificata dalla sua vicinanza.

Chiudo gli occhi, in attesa di un contatto più profondo che però non arriva. Ferit non si è mosso di un solo millimetro dalla porta. Il mio cervello sta andando completamente in fumo.

"Sei solo una stupida illusa"

«Pronta?» Chiede Ferit, la sua voce è calma ma carica di significato. Alzo lo sguardo verso di lui, cercando di nascondere l'imbarazzo che ho appena provato.

Respiro profondamente, cercando di raccogliere i miei pensieri. «Sì, sono pronta,» rispondo con voce ferma, anche se la mia mente continua a vagare tra la realtà e i miei pensieri dispersi.

«Ora ti lascio. Tra mezz'ora devo incontrare un ragazzo italiano che ho conosciuto ieri, un bel bocconcino» mi dice Evelin con voce sognante.

«Ma non ti piacevano i coreani?» Chiedo.

«È un amore platonico.» Mi dice lei, ovviando la risposta.

«Va bene. Ma devi poi raccontarmi tutto» le dico prima di chiudere la chiamata.

Consegno il ricevitore alla receptionist con un sorriso cordiale e torno lentamente in camera, lasciando che l'atmosfera rilassante della spiaggia mi pervada. Chiudo la porta dietro di me con un lieve clic e mi volto verso la vista mozzafiato dell'oceano.

🌍

Decido di prepararmi per andare a cena, quindi apro la valigia e scelgo con cura un vestito blu, che ricorda il colore del mare. La stoffa leggera e fluente ondeggia mentre lo indosso, conferendomi un aspetto fresco e naturale. Completo il mio look con un paio di sandali color argento, che brillano delicatamente alla luce dell'ambiente serale.

Il ristorante offre una vista magnifica sull'oceano e l'aria è permeata dal profumo salato del mare e delle orchidee. I tavoli all'aperto sono posizionati su un patio spazioso, con luci soffuse a led. Le sedie comode invitano a rilassarsi, mentre dettagli marini blu nella decorazione aggiungono un tocco nautico.

Dopo aver esaminato le opzioni di menù, decido di ordinare il Raiymahu, una zuppa di dentice piccante e saporita, incuriosita dal suo sapore unico.

Finita la cena, decido di fare due passi sulla spiaggia. Mi ritrovo davanti a uno scenario immaginario, come se fossi entrata in un vero paradiso incontaminato.

Davanti a me si estendono distese di sabbia finissima, lambite dalle onde di un mare color smeraldo che si mescola con il blu intenso del cielo stellato. Le palme da cocco, con le loro foglie verde brillante, si stagliano contro il cielo notturno.

Mi sdraio, sentendo il morbido tepore del terreno sotto di me. Chiudo gli occhi e lascio che i suoni del mare mi cullino: il dolce fruscio delle onde che si infrangono sulla riva, il vento leggero che accarezza la mia pelle. Il cielo notturno è punteggiato di stelle scintillanti, come diamanti sparsi su un manto blu scuro.

Una voce dolce accompagna i miei sogni.

«Arya.» La sua voce, che sto immaginando in questo momento, sembra così reale che quasi posso percepire ogni intonazione e sfumatura. È come se fosse accanto a me, sussurrandomi dolcemente all'orecchio.

«Siamo arrivati.» dice Ferit aprendomi lo sportello della BMW.

Esco dall'autovettura accertandomi di aver preso lo zainetto con i documenti mentre l'autista prende la mia valigia dal bagagliaio.

È successo tutto troppo velocemente.

«Proverò a parlare con Yamir. Se non mi ascolterà, lo distrarrò dalla tua vera destinazione dicendo che sei andata in India. Senza telefono, non riusciranno più a localizzarti e avrai tutto il tempo necessario per prendere una decisione e tornare.»

«Ne sei proprio sicuro?» Chiedo incerta, voltando lo sguardo altrove. Il tabellone degli orari diventa una sorta di rifugio temporaneo mentre cerco di nascondere le emozioni contrastanti che mi travolgono nel profondo. Le cifre e le destinazioni si mescolano davanti ai miei occhi, rispecchiando la confusione che agita la mia mente.

Il desiderio di credere a Ferit si scontra violentemente con il timore di affrontare la realtà su ciò che è accaduto tra noi.

«Andrà tutto bene. Ho pensato a tutto. Ma nel raro caso che qualcosa vada storto, verrò personalmente a prenderti e insieme penseremo a un piano d'emergenza. Ma non ce ne sarà bisogno. Le nostre strade si dividono qui. Buona fortuna, Arya. Lotta per i tuoi sogni.» Il suo sguardo mi penetra nel profondo dell'anima, mentre il cuore batte veloce nel petto.

Con gentilezza, Ferit si avvicina e mi dona un bacio leggero sulla fronte, un gesto che mi lascia senza parole. La sua figura si allontana lentamente, sfumando nella distanza mentre lo osservo tra la folla.

Con un nodo alla gola, mi volto per guardarlo un'ultima volta.

Vorrei trattenere il tempo, fermare quel momento di separazione, ma so di dover lasciarlo andare perché è così che deve andare.

Addio Ferit.

«Arya?» apro immediatamente gli occhi, constatando con sorpresa che è reale. Mi volto verso la voce che proviene alle mie spalle ed è davvero Ferit.

«Sei davvero tu? Non dirmi che...» chiedo, dirigendomi verso di lui con un misto di ansia e sorpresa.

Ferit mi sorride leggermente, confermando con il suo sguardo intenso la sua identità. La luce lunare accarezza il suo viso, rendendolo ancora più affascinante.

«Sì Arya. Siamo stati scoperti.»

Cazzo.

💙- Angolo autrice -💙

Cari Lettori

Ecco pubblicato finalmente il capitolo 10 🎉 vi annuncio con gioia che non dovrete aspettare tanto per il prossimo capitolo che uscirà questo sabato ☺️

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Con affetto
Caliry 🦀

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