CAPITOLO 23

Odra Blake rinserrò le mani sulla sedia a rotelle, spingendola lungo la navata di casa Blake. Il marito fissava dritto avanti a se, con il volto segnato dall'età. Lo sguardo era truce e la bocca distorta in una linea sottile poco affabile. Stringeva spasmodicamente i braccioli amovibili, come se ne andasse della sua stessa vita. In realtà sapeva bene che una volta lasciati, il tremore insistente alle mani avrebbe ripreso a tormentarlo più che mai.

Come ogni mattina, i Blake si stavano spostando per la villa raggiungendo il patio dove avrebbero fatto la loro salutare colazione sotto i flebili raggi solari.

Odra era una donna di mezza età, di piacevole aspetto, ancora non troppo intaccata dai segni del tempo. Si era sposata giovane con Albert Blake, molto più grande di lei e ora si godeva la piacevole vita di donna ricca qual'era.

Il marito ormai costretto sulla sedia a rotelle, era diventato il suo unico passatempo e trascorreva le giornate in sua completa simbiosi.

I due, per quanto sembrassero una comune coppia marito e moglie, nascondevano una comune passione. Tanto illegale quanto insana. Infatti, anche Odra nel corso degli anni si era appassionata alla singolare collezione del marito, di cui spesso si prendeva cura in sua compagnia. Entrambi avevano sviluppato questo insano rapporto, che li aveva legati molto intimamente e aveva dettato gran parte delle loro giornate all'interno della villa. Soprattutto dopo il pensionamento di entrambi.

«Odra cara, sei taciturna oggi.» le disse l'uomo, mentre la donna continuava a camminare assorta nei propri pensieri.

Albert Blake, oltre che ricco era anche un uomo molto influente. Aveva contatti in ogni dove con ogni genere di persona e nulla sfuggiva alla sua attenzione, seppur l'età stesse incombendo pesantemente su di lui. Nonostante le sue condizioni fisiche versassero in stato altamente precario, Mister Blake Senior non voleva deporre la sua autorevolezza. Anzi, col tempo... aveva sviluppato un'insana tendenza alla dominazione, complice anche la sua ala segreta della villa.

La donna si riscosse dai propri pensieri e sorrise, nonostante fosse certa che l'uomo non la potesse vedere, dato che gli era alle spalle. «Scusami, caro. Stavo pensando ancora a ciò che è successo ieri notte.»

Albert sghignazzò divertito. Amava profondamente la moglie, soprattutto quando si mostrava così degna delle sue aspettative. «Ti sei divertita?»

Il volto di Odra si dipinse completamente di rosso. La notte scorsa non solo si era divertita ma aveva anche goduto di un piacere intenso e ultimamente poco presente nella sua vita di coppia. Le segrete spesso erano un ottimo rimedio alla noia, alla carenza di sesso, alla voglia di dominare e a tutto ciò che una mente perversa poteva concepire. Al ricordo di ciò che avevano fatto, si lasciò sfuggire una risata. «Sì, mio caro. E spero potremo ritornarci a breve.»

Albert non aveva mai visto donna così crudele e insaziabile come la sua Odra. Non aveva mai goduto di tale affinità con nessun'altra femmina come con lei. Entrambi si beavano del dolore altrui, prendendo ciò che più gli aggradava, ogni volta che lo volevano.

Il tavolo della colazione era imbandito. Il fedele maggiordomo dopo averlo accuratamente preparato si era defilato, lasciandoli soli.

I Blake non amavano molto lo scorazzare della servitù attorno a loro, durante la giornata. Chi lavorava per loro, lo aveva compreso ed accettato.

Odra spinse Albert contro il tavolo quanto bastava per farlo mangiare da solo e si mise a sedere al suo fianco, regalandogli uno sguardo carico di amore.

L'età non aveva intaccato il loro amore, vivo più che mai.

Mentre la donna si versava una generosa tazza di spremuta, Albert toglieva per la prima volta le mani dai braccioli. Subito presero a tremare e nello sguardo dell'uomo scintillò una feroce rabbia che la moglie notò immediatamente.

«Tesoro, lo sai che presto avremo il rimedio. Non ci pensare.» gli disse, spennellando su una fetta biscottata del burro, seguito da una densa marmellata color rosso vermiglio.

L'uomo strinse i pugni, ancora tremanti e annuì. «Questa malattia, mi sta portando alla deriva.»

«Ne verremo a capo. Il tuo uomo già lavora sul pezzo, no?» Addentò la fetta biscottata mugugnando di piacere. «E se non ci riesce lui, troveremo qualcun altro.»

Albert annuì, le labbra assottigliate in una linea ancor più severa. Afferrò la brocca della spremuta e tentò di versarla nel suo bicchiere, peccato che il tremore fece trasbordare il liquido macchiando la candida tovaglia bianca.

Odra sorrise. «Nulla che Francine non possa rimediare.» Prese così la brocca dalle mani del marito e versò al suo posto la spremuta. Certe volte questa dedizione le pesava, altre volte si ricordava quanto della sua vita doveva ad Albert. Non solo era sfuggita ad una vita di miserie ma aveva ottenuto molto più di ciò che avrebbe mai anche solo lontanamente immaginato.

Mentre facevano colazione tranquillamente, parlando del più e del meno, uno dei loro maggiordomi li raggiunse trafelato e dopo un convenevole inchino, parlò: «Signori, è arrivato un uomo che chiede di voi.»

La coppia si scambiò uno sguardo interessato. Odra scoppiò a ridere e sul viso di Albert finalmente si dipinse sano divertimento. «Di chi si tratta?»

«Nick Heets, Signore. Attende in salotto.»

Il sorriso di Albert si allargò maggiormente. «Come pensavo. Digli pure di venire.»

Il maggiordomo annuì ancora, congedandosi con l'ennesimo inchino. Si defilò velocemente lasciando i Blake nuovamente soli.

La prima a parlare fu Odra, altamente divertita dalla situazione. «Credi sia qui per riscuotere la sua dose o per portare buone notizie?»

Albert scosse le spalle. «Lo vedremo.»

Nel frattempo, Nick attendeva concitato in salotto.

Ogni volta che andava a Villa Blake, il suo cuore martellava come un tamburo ma quella volta, non era solo l'agitazione a scuoterlo.

Aveva la fronte imperlata di sudore, i capelli appiccicati alla testa, come se se li fosse appena lavati. Tremava freddo ed era scosso da forti tremiti. Si era guardato più volte allo specchio prima di uscire di casa e le pupille dilatate erano un chiaro segnale. Presto sarebbe capitolato.

Prima di arrivare alla tenuta dei Blake che distava svariate ore di viaggio, aveva vomitato parecchie volte e ora il senso di nausea faceva da padrone. Lo stomaco si contraeva in crampi agghiaccianti, come se fosse preda di una fortissima colica. Non era riuscito a dormire nemmeno un solo dannato minuto quella notte. Tutta colpa della dose. Aveva bisogno della sua dose.

Sentiva i muscoli di tutto il corpo andargli a fuoco, come se avesse fatto una maratona. Continuava a restare seduto su quella seggiola, scalciando di tanto in tanto, preda dei suoi stessi mostri. L'attesa sembrava mandarlo fuori di testa.

Quando il maggiordomo lo raggiunse, si lasciò sfuggire un sospiro sollevato e si alzò dalla poltroncina per affrettare le cose. «Allora?»

«I Signori Blake l'attendono.»

Un lungo brivido lo colse di sorpresa. Se Albert Blake lo inquietava, la moglie non era certo da meno.

Senza aggiungere altro, seguì il maggiordomo.

Si passò nervosamente le mani sui jeans, erano così imperlate di sudore che sentiva la costante sensazione di essersele come lavate e non asciugate di recente.

Quando raggiunse il patio e vide i Blake, la sua ansia si mescolò ad un forte senso d'umiliazione. Non solo non era riuscito ancora a portare a termine la sua missione ma ora li aveva raggiunti, per supplicarli.

Aveva bisogno di una dose. Solo una. Beh, forse meglio due.

Odra lo salutò gentilmente con la mano non appena i loro occhi si incrociarono e gli fece segno di sedersi tra lei e il marito. Nick non se lo fece ripetere e non appena si accomodò, la tensione schizzò alle stelle più di prima.

Il maggiordomo si defilò nuovamente dopo l'ennesima e snervante sequela di inchini.

«Allora, Heets... come mai sei qui?» la voce di Albert era improvvisamente diventata grave e tagliente.

Eccolo, l'uomo spietato e d'affari qual'era. Anche su una sedia a rotelle, riusciva a far rabbrividire anche il più temerario dei suoi uomini.

Nick venne colto da un fremito. La fronte grondante di sudore. Si passò più volte le mani nei capelli e fissò di sottecchi entrambi i Blake. «Mister Blake... io – io» iniziò a farfugliare, strizzandosi le mani.

«Avanti, Nick... non ci girare intorno. Lo sai che con me puoi essere sincero.»

Allora il medico si voltò verso l'uomo e un senso di angoscia lo attanagliò allo stomaco. Ciò che stava per chiedere, era molto più di ciò che aveva da offrire. «Ecco, io avrei bisogno di... di» Deglutì. «Di una dose.»

«Una sola?» domandò Odra, con un sorrisetto compiaciuto.

Nick sembrò confuso da quella domanda. «Potreste darmene di più?»

Allora Albert fissò la moglie che si alzò dalla seggiola. Si assentò giusto un attimo, tornando con una scatoletta in legno di piccole dimensioni.

Nick osservava meccanicamente tutti i movimenti, come in trance. Quando aprì la scatola rivelandone il contenuto, mancò poco che il medico si gettasse a capofitto su quelle fiale ripiene di sangue. Sangue sovrannaturale.

Per tener a bada le proprie pulsioni, si morse il labbro fino a farlo sanguinare.

Mister Blake Senior si lasciò sfuggire una risata. Quanto erano ributtanti i tossici, pensò il vecchio. Avrebbero fatto di tutto pur di una dose. Di tutto.

Odra estrasse una delle dieci fiale e la dondolò divertita davanti al viso del medico. Nick era in preda all'astinenza da diverse ore. Aveva tentato di contattare alcuni spacciatori locali ma gli avevano risposto tutti picche. Nessuno in quel momento aveva in casa del sangue sovrannaturale. E lui ne aveva bisogno. Un bisogno fatale.

Si umettò le labbra secche, allungando la mano per prendere la fiala ma Mrs. Blake ritirò la mano scoppiando in una fragorosa risata che la costrinse a gettar il capo all'indietro. «Povero, Nick.» disse infine, quando si riscosse. «Sei veramente stremato.»

«Io – io ve le pagherò. Posso... posso pagarle. Posso - posso» Con le mani tremanti, afferrò il portafoglio dalla tasca e lo aprì.

Albert gli posò sopra la mano e quando i loro sguardi si incrociarono Nick si sentì infinitamente piccolo e inutile. Abbandonò le mani in grembo senza staccar gli occhi dal Blake. L'uomo aveva stretto la presa.

Nessuno avrebbe mai pensato che un uomo di quella età potesse stringere con tale forza. «Non c'è bisogno che metti mano al portafoglio, Nick.»

Forse i Blake erano in vena di un atto caritatevole? No, proprio no. Non era da loro.

La stretta di Albert si serrò sulle mani del medico che sussultò spaventato. «Ti ho contattato mesi fa per una questione alquanto urgente.»

«Io – io... lo so. Lo so, Signore. Lo so.»

«Uno dei miei informatori mi ha detto che mio figlio Matthias, ha recentemente fatto una scoperta interessante... e sai di cosa parlo.»

Gli occhi dilatati di Nick sembrarono se possibile allargarsi maggiormente. Il dolore alle mani era pulsante e vivo. Il Blake stringeva con ferocia e con un'energia al di fuori del normale. «Non – non lo sapevo, Signore.» Le dita del medico scricchiolarono sotto l'incessante presa. Nick si lasciò sfuggire un lamento doloroso. I Blake erano così spietati che solo una crisi d'astinenza poteva avergli dato tanto coraggio da portarlo al loro cospetto.

«Perché mi fai attendere così tanto, Nick?» Strinse ancora.

Se suo figlio era sulle tracce della sua stessa preda, sarebbe stata questione di giorni e avrebbe ottenuto ciò che voleva. Matthias otteneva sempre ciò che voleva e Albert questa volta non poteva giocare con il figlio, come facevano sempre. Non quando ne andava della sua stessa vita.

«Giuro che ci sto lavorando. Giuro.» frignò quest'ultimo, chiudendo gli occhi sia per il dolore che per l'estremo terrore.

Albert lasciò la presa e sorrise gentilmente. «Non ne dubito... ma voglio metterti un margine di tempo.» Si lisciò la lunga barba. Stranamente il tremore aveva smesso di infastidirlo. «Avrai una settimana di tempo per darmi ciò che voglio. Dopo... ti farò ammazzare come un cane da uno dei miei.»

Pronunciò quelle parole così tanto tranquillamente che Nick si chiese come riuscisse a dirle tanto a cuor leggero. Era certo che il vecchio non mentiva. Troppe storie giravano sul suo conto ed erano una più terrificante dell'altra. Iniziò a tremare e questa volta, non solo per la crisi d'astinenza.

«Non la deluderò. Le giuro.»

A quel punto, l'uomo rimise mani ai braccioli e Odra estrasse dalla scatola una siringa che allungò a Nick. Quest'ultimo sapeva perfettamente cosa doveva fare.

Si arrotolò le maniche scosso dai tremori e fissò i vari buchi presenti nelle braccia con un pizzico di vergogna e rimorso.

Era troppo tardi ormai per ritornare sui suoi passi. Lui era quello che aveva scelto di essere. Non poteva più cambiare questa via. Nonostante tutto, a volte si pentiva delle sue scelte e spesso rimpiangeva gli anni in cui tutto sembrava peggio ma in realtà era migliore. Con mano insicura, riempì la siringa del sangue sovrannaturale che c'era nella fiala. «Di – di che si tratta?» domandò fissando prima l'uomo e poi la donna.

«È fresco di ieri notte. Iena mannara... un bell'esemplare maschio.»

I due Blake si scambiarono un'occhiata complice e scoppiarono a ridere divertiti. Nick venne scosso dall'ennesimo brivido. Quei due non stavano bene e per pensarlo uno come lui, ce ne voleva.

S'iniettò la siringa endovena e chiuse gli occhi, mandando giù il liquido un poco per volta. A metà dose già sentiva gli effetti della roba. Gli occhi gli diventarono gialli, come se fosse anche lui un mannaro. Solo che non era così. Farsi di sangue sovrannaturale, ti regalava solo per qualche ora alcuni benefici della creatura di cui assumevi il sangue poi i poteri andavano scemando e l'astinenza sembrava ritornar a galla con prepotenza. Esser fatti di questa roba era peggio del farsi d'eroina. Ne diventavi dipendente subito e le crisi di astinenza ti distruggevano.

Odra sorrise, fissando il procedimento quasi eccitata. Quella donna era un concentrato puro di perversione. Prima che Nick completasse l'operazione, gli afferrò il braccio con uno scatto repentino. Le unghie affondarono nella carne del medico, comprimendosi proprio sulla siringa e facendo zampillare il foro di sangue. Solo allora lui si accorse che la donna indossava dei ditali in argento a forma di artigli.

A Nick sfuggì un grido terrorizzato. Non stava affatto andando come si era aspettato.

Odra lo afferrò per il collo con la mano libera, gli artigli d'argento bucarono la tenera carne umana del povero medico. Strinse la presa, inveendo crudelmente con le unghie sulle ferite poi si avvicinò pericolosamente al suo orecchio. «Ricordati, Heets... una settimana.» Detto questo lo lasciò di scatto e alzandosi raggiunse il marito. Lo spostò da sotto il tavolo, verso l'uscita dal patio e sorrise. Un sorriso capace di far gelare il sangue nelle vene. «Una settimana.» ripeté, ancora.

Albert accarezzò la mano della moglie, fedelmente appoggiata su una delle sue spalle. «Lascia la tenuta, quando hai finito la tua dose. Prendi pure la scatola come dono... ma non dimenticare gli accordi.»

Nick si limitò ad annuire silenziosamente e li fissò rientrare nella villa. A quel punto si finì di sparare in vena l'altra metà di dose e socchiuse gli occhi compiaciuto. Un'abbondante erezione gli ricordò che finalmente ogni cosa dentro di se si stava risistemando. Quando si alzò dalla seggiola, i tagli che gli aveva procurato Mrs. Blake erano spariti. Il sangue mannaro, era un toccasana per i tossici come lui.

Si sentì forte, pieno di vigore e invincibile.

Afferrò la scatolina piena delle altre fiale e si defilò da quella dannata casa. Aveva un compito da portare a termine. Mister Blake Senior voleva Marlene. E lui, gliel'avrebbe portata.

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