CAPITOLO 13

Nel pomeriggio Marlene aveva cercato un pensiero carino per Victoria. Era stato difficilissimo visto che l'amica aveva tutto, così si era buttata su un babydoll che avevano visto insieme ad una loro uscita di shopping. Era un articolo veramente indicato per una come lei. Completamente nero, con inserti in pizzo che si alternavano a tessuto trasparente. Ottimo per qualche serata intima.

Quando era entrata in negozio per richiedere proprio quel capo, la commessa l'aveva squadrata da testa a piedi e l'aveva sottoposta ad un interrogatorio particolarmente imbarazzante. Solo dopo aver ribadito più volte che non fosse per lei, la donna si era convinta che era il caso di smettere con i punzecchiamenti e le frecciatine velate.

Che poi anche se fosse stato per lei, Marlene non vedeva dove fosse il problema della commessa.

Quella sera si era truccata e aveva lasciato i capelli sciolti, caso strano. Aveva indossato un tubino nero e si era perfino messa i tacchi.

Sapeva che gli amici di Victoria erano per lo più ricchi figli di papà con la puzza sotto il naso e non voleva sembrare una stracciona. Non subito, per lo meno.

Si sistemò nuovamente la gonna cercando di tirarla un po' verso il basso, quel vestito era troppo corto per i suoi gusti. Glielo aveva regalato Victoria per lo scorso natale ma non lo aveva mai messo. Troppo provocante, inoltre usciva talmente poco che nemmeno avrebbe saputo in che occasione sfoggiarlo.

Non di certo con Nick.

Quando bussò alla porta della villa, fu costretta ad aspettare impalata nel portico per una buona decina di minuti. Aveva freddo e i tacchi le facevano male.

Dannazione, si sarebbe dovuta portar dietro un giacchetto.

Ad aprirle venne una giovane ragazza, la riconobbe solo oltrepassando la soglia. Era la cameriera della villa.

«Salve Signorina Powell.»

Marlene le prese le mani e sorrise gentilmente. «Esther, quante volte devo dirtelo di darmi del tu?»

La ragazza rise. «Ti chiedo scusa, deformazione professionale.»

«Victoria è qua in giro?» Doveva urlare per sentire la propria voce. La musica pompava così forte che entrambe le donne dovevano gridare per sentirsi a vicenda.

Esther richiuse la porta e le indicò un punto della sala. «È salita a cambiarsi. Era qua fino a poco fa.»

«Posso lasciarti questo? Magari avete un posto dove mettete tutti i regali.» La fata mise nelle mani della cameriera il pacchetto con il babydoll. Avrebbe preferito che Victoria lo aprisse senza troppi spettatori ma conoscendola, avrebbe sfoggiato i regali uno ad uno. Almeno era certa che fosse un articolo che le piaceva.

Esther non le rispose, limitandosi ad annuire e le portò via di mano il pacchetto scomparendo tra la folla.

Bene. Ora era sola. Non conosceva nessuno e si sentiva decisamente un pesce fuor d'acqua. Victoria doveva sentirsi fortunata ad aver un'amica come lei che pur di renderla felice stava rischiando grosso in quel covo di mannari.

Si spostò per la stanza, curiosando nel salone. C'era così tanta gente che non sarebbe nemmeno riuscita a passare per raggiungere la parte opposta. Voleva arrivare alla cucina ma la calca era concentrata soprattutto in quella zona. Desistette dai buoni propositi di prendersi un drink e svoltò verso destra andando sul retro della casa.

Victoria aveva una gigantesca piscina che per la serata era stata pulita e resa agibile. L'idea che qualcuno si tuffasse in acqua con quel freddo, fece rabbrividire Marlene.

Impiantate nel terreno c'erano enormi torce accese che rendevano l'atmosfera molto romantica. Ci fosse stato un uomo nella sua vita, quel posto sarebbe stato perfetto per una dichiarazione d'amore degna di un film.

La fata si stava guardando attorno affascinata. Non aveva mai desiderato una casa così grande, le bastava qualcosa di piccolo e confortevole... qualcosa che le desse il giusto tepore e la giusta sensazione di famiglia. Eppure non poteva non guardarsi attorno con crescente stupore. Oltre alla piscina si estendeva una sconfinata distesa di terreno, minuziosamente curata. Non certo dalla famiglia di Victoria, che a suo dire non era mai a casa.

Una voce lasciva la sorprese, facendole fare un balzo sul posto. «Ehi, bambolina... che dici di appartarci?»

Marlene si voltò di scatto. Dietro di se un giovane ragazzo ubriaco, le si stava avvicinando con intenzioni tutt'altro che confortanti. Barcollava vistosamente ed emanava un fetido odore di alcool misto a fragranza mannara.

Nella mente della giovane scattò subito un campanello d'allarme. Fece alcuni passi indietro ma il mannaro l'afferrò per un polso e strinse. La forza sovraumana la bloccò sul posto. Come un getto di aria calda, il potere la investì in pieno petto rimbalzandole addosso e facendole formicolar la pelle con insistenza.

Cercò di staccarsi ma opporre resistenza con i mannari era come tentare di spostare un gigantesco masso. Avrebbe potuto usare i propri poteri ma in quel caso la schermatura sarebbe caduta e tutte le creature sovrannaturali di quel luogo si sarebbero accorte della sua presenza.

Non sapeva come comportarsi. Il panico prese il sopravvento e la paura la paralizzò totalmente. Si sentiva una piccola preda imprigionata in una fitta ragnatela.

«Avanti, non fare la smorfiosa. Ci possiamo divertire.»

«No, ti prego. Lasciami.» Ma era inutile supplicare, quel mannaro non era in se e non comprendeva ciò che stava facendo. I suoi sensi erano talmente alterati dall'alcool che a malapena riusciva a reggersi in piedi eppure aveva così tanta forza in corpo da riuscire a bloccarla.

Cercò di divincolarsi dalla stretta, tirandosi indietro con forza e usando il peso del proprio corpo per far leva sulla poca stabilità del giovane ubriaco. Purtroppo Marlene non aveva dalla sua parte quella potenza disumana e ogni sforzo sembrava un inutile tentativo di ribellione.

«Adesso tu verrai con me.»

Con un gesto troppo rapido per un semplice essere umano, l'afferrò per la vita e strinse con troppa veemenza. Alla fata sfuggì un grido di terrore, mentre veniva sollevata da terra e spostata. Una fitta lancinante le partì dallo sterno estendendosi in tutto il corpo. La stava stritolando.

«Lasciami.» Continuò a gridare colpendolo. Il terrore la assalì con prepotenza quando il ragazzo infilò la mano sotto la gonna striminzita accarezzandole le cosce. Senza pudore lasciò che le dita si insinuassero sotto le mutandine, sfiorandole rudemente la pelle troppo vicina al suo pube.

Se nessuno fosse intervenuto, era certa che quello schifoso l'avrebbe stuprata. Il cuore le martellava così freneticamente in petto che era quasi doloroso.

Fortunatamente però, qualcuno alle loro spalle rilasciò una bomba di energia che li paralizzò. Il potere mannaro scivolò su entrambi come una calda coperta. Subito si fece opprimente. La pelle iniziò a formicolarle con insistenza e rabbrividì più volte cercando di rafforzare la barriera. Si sentiva in balia tra due fuochi.

«Ora lasciala. Subito.» Il tono di voce imperioso fece sussultare il mannaro ubriaco che subito abbandonò immediatamente la presa e lei cadde indietro.

Delle forti braccia l'afferrarono prontamente e Marlene, nonostante sapesse di trovarsi in mezzo a due mannari si sentì enormemente grata per quell'intervento. Non era certa di aver scampato il pericolo ma per lo meno ora riusciva a respirare senza provar dolore. «È tutto okay?»

Quando il ragazzo la aiutò a rimettersi in piedi, la tensione di Marlene le scivolò via come un soffio di vento. Era viva, salva ed era riuscita a mantener attiva la schermatura. Nessuno si era accorto che cos'era. Le gambe le tremarono e il soccorritore la sorresse fin quando non decisero di sedersi bordo piscina su alcuni sdrai.

Istintivamente Marlene si portò le mani al petto cercando di calmarsi. Nonostante ora fosse seduta, sentiva ancora addosso quella mano lasciva che la toccava nelle parti più intime. Ebbe un brivido e coprendosi il viso con le mani scoppiò a piangere spaventata. C'era mancato così poco... non poteva crederci.

«Come ti senti?» domandò nuovamente il giovane mannaro, che la osservava con occhi ricolmi di preoccupazione.

Con la coda dell'occhio la fata cercò il suo assalitore. Di lui nemmeno l'ombra. Come era arrivato, si era dileguato in mezzo alla folla della festa. Se da una parte ne era felice, dall'altra questo volatilizzarsi la teneva costantemente in uno stato di allarme. Non era sicura che un tizio del genere, fosse bene lasciarlo andare tranquillamente a piede libero per casa della sua amica. Come aveva tentato di adescare lei, avrebbe potuto farlo con qualche altra ingenua ragazza. E purtroppo non c'è sempre per tutte un lieto fine.

Il mannaro sembrò accorgersi delle sue preoccupazioni perché le afferrò le mani e sorrise gentilmente. «Ci sono io, sta tranquilla. Non verrà più a infastidirti.»

«Grazie.» Fu l'unica cosa che riuscì a dire. Si sentiva ancora profondamente scossa. Ad ogni movimento veniva assalita da un senso di panico e angoscia. «Grazie, veramente.»

«Io sono Logan Cox, piacere.»

Il ragazzo le tese la mano e lei non poté far altro che stringerla riconoscente. «Marlene Powell.» farfugliò confusa. Si ravviò nervosamente una ciocca di capelli dietro le orecchie. Era venuta alla festa nel tentativo di godersela appieno e ora stava immobile su uno sdraio a tremare come una foglia.

«Come ti senti ora?»

«Meglio. Merito tuo.» Ed era vero. Se non fosse arrivato quel ragazzo, lei se la sarebbe vista davvero brutta. Avrebbe dovuto far ricorso ai suoi poteri di fata e a quel punto, i guai sarebbero triplicati. Scrollò le spalle cercando di liberarsi da quella sensazione di sporco. Si sentiva sporca. Era come se quel mannaro con quel suo tocco lascivo le avesse lasciato addosso una scia di sudiciume.

Logan la fissava ammaliato. Era bellissima in quel vestito succinto e con quei fluenti capelli mossi che le ricadevano sulle spalle. Gli occhi poi... di quel blu intenso, lo mettevano in soggezione. L'aveva notata subito, appena entrata in villa e quando l'aveva vista dimenarsi tra le braccia di quella tigre mannara, era subito corso a soccorrerla. Le sembrava così posata e delicata che si era per un attimo sentito un vero stronzo a non essere intervenuto prima. Non pensava che la situazione sarebbe precipitata così bruscamente, credeva che i due fossero in intimità... almeno fin quando non l'aveva sentita gridare.

«Sei sicura di star bene?»

Lei annuì febbrilmente. La paura era scemata e ora ciò che restava era semplice disgusto. Per fortuna era sfuggita ad una situazione spaventosa e scomoda. Non voleva rovinarsi l'intera serata per quello che era appena successo, voleva provare a godersela ugualmente. «Sì, ora si. Ti ringrazio, davvero.»

«Ehi, tranquilla. Tutti al posto mio avrebbero fatto lo stesso.»

I due si scambiarono un sorriso e finalmente Marlene ritrovò un po' di serenità. Nonostante lo shock appena provato, quel Logan sembrava un ragazzo molto gentile e non se la sentiva di ammorbarlo per tutta la serata con i suoi malesseri. «Se vuoi andare, fa pure. Ora sto bene. Non è necessario che tu ti trattenga qui con me.»

«E chi ti dice che io non voglia?»

Marlene chinò il viso imbarazzata.

Logan allungò la mano verso il suo volto, la trattenne per un attimo a mezz'aria chiedendosi se era il caso di toccarla poi preso da un impeto di coraggio le afferrò il mento e le sollevò il viso per guardarla negli occhi. «Quale scemo si negherebbe qualche minuto della tua presenza?»

Il volto della giovane divenne paonazzo. Se la serata era iniziata male, il proseguo sembrava prendere un'ottima piega. Cercò di dire qualcosa ma si ritrovò a farfugliare cose prive di senso così scoppiò a ridere nel più profondo imbarazzo.

Non le capitava tutti i giorni di ricevere complimenti così velati e tremendamente carini.

Logan sentendola ridere sembrò rilassarsi. Forse non sarebbe stato costretto ad accompagnarla a casa ancora scossa. Forse sarebbe riuscito a trascorrere in sua compagnia qualche piacevole ora e magari avrebbe avuto la fortuna di poterla veder una seconda volta. Se lo augurava per davvero. «Allora, dimmi... ti sei imbucata alla festa o sei amica di Victoria?»

Marlene sorrise. Quella risata che gli aveva strappato le era sembrata liberatoria. Aveva liberato attraverso di essa tutta la tensione e la paura. Ora si sentiva meglio, veramente. «Sono in incognito, un agente segreto.» Gli confidò fingendosi estremamente seria. Calandosi nella parte finse di guardarsi attorno con sospetto e infine gli regalò uno dei suoi smaglianti sorrisi.

«È difficile che una bella ragazza come te, passi inosservata. Dovresti usare un travestimento migliore.»

Il viso della giovane tornò nuovamente bordeaux. Quel ragazzo non solo l'aveva salvata da una situazione complicata ma ora stava amabilmente conversando con lei e le sembrava addirittura simpatico. «La prossima volta metterò dei baffi finti.»

Logan rise di gusto e il sorriso smagliante che si dipinse sul suo giovane volto lo rese se possibile ancor più bello. I ricci castani gli ricadevano incorniciandogli il viso ed evidenziando la mandibola squadrata. Aveva gli occhi di un intenso bruno, tendente al nero. «Minigonna e baffi? Sarà uno spettacolo imperdibile.»

«E tu invece? Sei un imbucato?»

Il mannaro si distese sullo sdraio e si perse per un attimo con lo sguardo nel cielo tanto buio quanto disseminato di stelle. «Conosco Victoria.»

«Ah si? Sei stato uno dei suoi ex?»

Logan tentò di soffocare una risata in un colpo di tosse. «Anni e anni fa... quando eravamo piccoli. In realtà siamo solo amici ora.»

Non le sembrava così strano, in fondo Victoria aveva buon gusto in fatto di ragazzi e Logan era veramente un bel tipo. A guardare il lato positivo di tutta quella questione, da un certo verso quell'aggressione non era stata del tutto vana. Ora in fondo stava chiacchierando con un interessante ragazzo e al momento gli sembrava un tipo a posto. «Io conosco Victoria da diversi anni. Siamo diventate amiche per caso, frequentando la stessa palestra.»

«Allora non sei un agente segreto, mi hai mentito.» Logan si portò una mano al petto e dissimulò indignazione.

Era un tipo divertente. La faceva ridere ed era proprio quello di cui aveva bisogno, soprattutto ora, dopo quello che era successo. Di certo era mille volte meglio di Nick.

Continuarono a chiacchierare per diverso tempo. Logan era un tipo simpatico e dolce. Era un mannaro e questo la faceva comunque restare un po' sulla difensiva ma ciò nonostante, la sua compagnia era piacevole. Era riuscito a farle dimenticare il brutto episodio di poco prima e le stava rendendo la serata più interessante di quanto avrebbe mai immaginato.

Il tempo passò in fretta e improvvisamente si rese conto di non aver nemmeno cercato l'amica. Era così bello restare distesa su quei sdrai a parlare di stelle e di quanto fossimo piccoli in questo mondo che si era completamente dimenticata di lei.

Forse era merito anche di Logan e del suo modo di raccontare le cose, così affascinato dall'universo da sembrarne un amante innamorato.

«Non è facile trovare persone come te.» Le disse d'un tratto lui.

«Perché?»

«Perché sei brillante, intelligente e mi sembri una ragazza seria.» Si girò sullo sdraio in sua direzione e sostenendosi la testa con la mano, la fissò intensamente.

Un'altra ondata di calore incendiò le gote della fata. I complimenti le facevano sempre questo effetto. Era una ragazza che si imbarazzava con poco. «Grazie. Non è facile essere così perfette... lo riconosco.»

I due scoppiarono in una fragorosa risata, sembravano essersi presi. Erano entrambi sulla stessa linea d'onda e inoltre, era parecchio che Marlene non rideva così di gusto. Logan sapeva essere uno spasso.

«Che dici, vado a prendere qualcosa da bere?»

«Oh sì, mi piacerebbe molto... ho una sete assurda.»

«Ti arrischi a restare qui da sola?»

A dire il vero Marlene non era molto convinta di sentirsi al sicuro senza qualcuno come Logan affianco, però tentò di sorridere scacciando l'idea di ciò che sarebbe potuto capitare se lui non fosse arrivato in tempo. Un lungo brivido la percorse nuovamente al ricordo. «Sì, credo di si... ma visto che devo andare al bagno, forse ci conviene separarci per un attimo.»

Il mannaro si alzò dallo sdraio e allungò le braccia sulla testa, sgranchendosi. Aveva un gran bel fisico, la fata non poteva negarlo. «Allora ci rivediamo qui.» Allungò la mano a Marlene che la strinse con delicatezza. In un attimo la giovane si ritrovò in piedi tra le braccia del mannaro. Logan non approfittò di quella vicinanza ma la lasciò subito libera di spostarsi.

I due si promisero di ritrovarsi lì, così lei si spostò per raggiungere il bagno. Non poté far a meno di guardarsi più volte indietro, osservando con la coda dell'occhio Logan sparire tra la folla.

Sorrise felice, forse andare a quella festa non era stato così sbagliato.

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