7- Suite Mozart*
Le chiavi analogiche produssero un sonoro tintinnio sul tavolino d'ingresso della Suite Mozart.
Elisabetta Torre Boselli era in un competo stato di agitazione, il marito, Tullio, sentì il suo nervosismo invadere la stanza come un'esplosione.
«Tuo figlio è con qualcuno» il tono duro e cupo con cui avvisò il marito della sua scoperta non era inusuale. Si rivelava ogni qualvolta provava del disappunto.
«Come hai detto?» Tullio si stava già spogliando per preparasi alla notte. Era assorto nei suoi pensieri, dalla lunga giornata con i fratelli, dalla perdita di sua madre. Era avvezzo a difendersi dai flussi ansiogeni della moglie, li trovava spesso esagerati, talvolta privi di fondamento.
Ella gli si palesò in fronte, con le mani sui fianchi, appoggiate alla cintura in catena di Chanel. Un dettaglio che non sfuggì a Tullio. A ogni riunione di famiglia le signore contavano le camelie per capire chi potesse avere la meglio nella loro tacita competizione di stile. Furono spodestate tutte da Pedro, il marito di Taddeo, che in fatto di stile vinceva su tutti. Quella sera però Elisabetta aveva avuto la meglio, Taddeo si era presentato solo alla riunione di famiglia, lasciano Pedro e la loro prole alla tenuta fuori città. Tullio cercò di concentrarsi sull'ennesima lamentela dalla moglie.
«Chi ha fatto cosa?» Sapeva di dover misurare le parole, il tono e il timbro. Il suo tentativo di controllo a quanto pare fallì.
«Tuo figlio! Non è da solo in stanza!» Il timbro di voce era serio e deciso, il tailleur di Chanel nero che indossava donava alla dichiarazione una certa importanza.
«Ne sei sicura?» Tullio conosceva molto bene l'irruenza della moglie, doveva in qualche modo fare da paciere nella sua personale agitazione.
«Sì, altrimenti non starei qui a dirtelo, no?»
«Magari è con qualche cugino - come di consueto, egli cercava di farla ragionare. I movimenti lenti e misurati che usava nei suoi personali riti di preparazione alla notte, lo aiutavano a concentrarsi sulle giuste domande da porre - avrà bisogno anche lui di qualche conforto, visto che suo fratello non è ancora arrivato e qui è solo, non credi? Non è un bel momento nemmeno per lui, Betty.»
«Se fosse stato con qualche cugino non mi avrebbe impedito di entrare nella stanza, non credi, Tullio?» Il timbro della voce si stava inasprendo, egli capì la sua alterazione soprattutto quando modulò il suo nome con due ottave di troppo.
«Betty, please, chiunque fosse con lui, ricordati perché siamo qui. Non siamo in vacanza. Non è una passeggiata di salute per nessuno di noi.» Ella lo osservò, con i suoi occhi nocciola, volle dargli atto della correttezza della sua riflessione. Come per il marito, anche per Elisabetta iniziare la preparazione per la notte aiutava alla riflessione, forse anche perché poteva dismettere tutti gli orpelli che la definivano e costringevano.
Mentre riponeva la giacca nera nell'armadio e sfilava le sling-back del medesimo colore, osservava il marito in cerca di un'ispirazione. Il loro rapporto era saldo, il loro amore solido, tuttavia non armonioso, ma fatto di spigoli e incastri spesso ricavati da fine cesellatura. Quei momenti di osservazione erano la levigatura delle schegge, la smussatura degli angoli che permetteva loro di incastrarsi nuovamente.
«A te non importa, vero?» Aveva sfilato la camicetta bianca dalla gonna, slacciato i primi bottoni che le soffocavano il petto. Con un gesto solo, tolse il fermaglio che le tratteneva i capelli in una raffinata banana, lasciando la chioma bionda cadere sulle spalle. Sembrava si stesse arrendendo alla posizione del marito. Tullio era consapevole che in realtà si stava preparando alla battaglia.
«Cosa vorresti dire? Certo che mi importa di Temistocle. Mi interessa sapere come sta, come si sente, era distrutto sull'aereo, come puoi preoccuparti di chi è in stanza con lui?»
«Come può non interessare a te? Se si stesse drogando?» Elisabetta sapeva quali fossero i punti fragili del marito e quali tematiche gli stavano a cuore.
«Non esagerare, non si sta drogando!» Il tono di voce di Tullio era serio e deciso, più per motivazione interna che per per reale convinzione.
«Come fai ad esserne così certo? Sta passando un momento tremendo, come tu stesso hai detto, potrebbe voler trovar conforto in qualcosa di un po' più forte di un bicchiere di vino, non credi? Tullio?» Egli sapeva che ogni volta che pronunciava il suo nome era un assalto, come nel fioretto, un affondo per stabilire la sua posizione. Come con le camelie di Chanel.
«Temistocle è un bravo ragazzo e se pensi che lui potrebbe fare una cosa simile, non conosci tuo figlio. Mia madre non era certo una persona easy peasy, ma lui aveva un suo modo di comunicare con lei che nessuno tra i ventiquattro nipoti è riuscito a stabilire. Tu non lo sai, non lo puoi sapere, Betty!» E questa era la sua contromossa. Accusarla di parlare senza sapere era la sua stilettata, rincarata da un rapporto esclusivo con la matrona di famiglia che nemmeno Elisabetta era riuscita a stabilire, nonostante i suoi innumerevoli sforzi. Toglierle il potere dai sotto i piedi era una mossa vincente, lo era sempre.
«E se fosse con una ragazza? O un ragazzo?»
«Cosa intendi?»
«Cosa vuoi che intenda?? Un po' di sesso aiuta ad allentare le tensioni lo sai benissimo» Tullio sapeva cosa lo aspettava. Elisabetta aveva già iniziato a slacciare tutta la camicetta e a sfilare la gonna. Li stava riponendo con cura nervosa, mentre restava in intimo e collant. Ella sapeva benissimo come distrarre il marito.
«Non credi di essere fuori luogo? Anche se fosse? Temy a novembre farà diciotto anni, mi sembra normale alla sua età, forse un po' sconveniente, ma se si comporta così anche grazie o per causa nostra, quindi al massimo fatti un esame di coscienza!»
«E tu? Niente esami di coscienza?»
«Mia madre è morta Elisabetta, come cazzo faccio a mettertelo in testa? Ho altro a cui pensare, Temistocle è istruito, sa come fare se vorrà farlo, ora ho solo bisogno di non pensare, per favore!»
«Solo perché gli hai spiegato come infilarsi un preservativo non vuol dire che sappia quello che fa. E sei lei si fa mettere incinta?»
«Allora spera che sia un ragazzo!» Tullio era al limite della sopportazione.
«Quando fai così sei proprio fastidioso. Ne basta uno in famiglia di quelli!»
«Di cosa? Guarda che è inutile che te la prendi con Taddeo, "e quelli come lui"! Santoddio! Betty è il 2049! Svegliati! Anche mia madre era d'accordo.»
«A tua madre piaceva Jasmine Hilton, lo sappiamo tutti! Smettila tu di dire cretinate!»
«Ma tu non c'eri nemmeno quando Tad e Jasmine si sono sposati, ma vedi che parli e non sai un tubo, fai sempre così! Lo sapevamo tutti in famiglia che Taddeo era gay, ma a quanto pare ho scelto una donna che esce da un portale temporale del 2020!»
«Fate tutti gli inclusivi e siete un branco di ipocriti!» Ella rincarò l'assalto.
«Hai parlato troppo con Tiberio, mi sembri lui» Tuttavia le mosse difensive di Tullio avevano un certo successo.
«Cosa diavolo c'entra Tiberio, adesso?»
«Dai che lo sai. Non ho voglia adesso di mettermi a discutere con te, ne abbiamo parlato talmente tanto che ne ho la nausea. Credo che questa discussione sia fuori luogo, più di qualsiasi cosa NOSTRO figlio stia facendo nella sua stanza!»
«Ecco, lo fai ancora. Tiri fuori una motivazione random per evitare il discorso!»
«Una motivazione random? Ma ti senti? È MORTA MIA MADRE! Ti sembra random come motivazione? Sei incorreggibile, non dovevi farlo, non oggi, non domani, mai! Vado nell'altra stanza, cercherò di dormire, perché domani sarà piuttosto impegnativo, non raggiungermi.» Tullio tremava. La mascella serrata, gli occhi lucidi, la guancia ruvida da una lunga giornata. L'amarezza gli appesantì la testa, il cuore batteva così forte che avrebbe voluto toglierlo dal petto. Sapeva che la moglie aveva un carattere difficile, ma che potesse arrivare a tanto lo sconcertava.
«Bene, visto che non so nulla, vediamo di fare luce sulla faccenda» A quelle parole l'uomo si bloccò sullo stipite, voltandosi verso la moglie con lo stupore nello sguardo.
«Non lo chiamare, sono quasi le undici, perché devi fare così? Perché non fai come ogni madre del mondo e aspetti domattina per sapere cos'è successo in quella stanza.» Mentre enunciava la sua preghiera Elisabetta digitava sul cellulare ancora carico.
«Conosci il tuo nemico» Tullio rimase di stucco alla citazione della moglie e tra sé e sé completò la stessa citazione "Conosci te stesso..."
«Matteo? Ciao, scusa l'ora, ti disturbo?»
«Ciao Betty,» la voce maschile dall'altra parte dell'apparecchio era quella dell'amico di lunga data Matteo Schiavon, ispettore della polizia sezione scientifica. Elisabetta era molto legata all'amico, con cui frequentò l'università ed ebbe un breve flirt. A Tullio non era mai piaciuto. Non tanto per il flirt, ma per l'aura fumosa che lo circondava. Non gli era mai stato chiaro di cosa si occupasse realmente e non gli fu permesso di ascoltare la conversazione, visto che la moglie lo accompagnò sull'uscio e chiuse la stanza da letto.
«Teo devo chiederti un favore» La voce tesa e nervosa di pochi istanti prima sembrò subito abbandonare le corde vocali dalle donna, sapeva che avrebbe trovato un aiuto dal lato opposto del telefono e questo la rassicurava.
«Chi ti devo trovare?» Matteo non disattese le aspettative.
«Temistocle è con qualcuno nella sua stanza, vorrei sapere con chi. Il suo numero di telefono lo sai, ce la fai? Hai corrente tu?» La sua non era domanda di premura, le interessava solo sapere quanto tempo gli sarebbe servito per darle una risposta.
«Sì Betty, a me di questa cosa del risparmio energetico non frega proprio nulla, ho i miei generatori e il nulla osta di tuo cognato per tenerli, a proposito come sta?»
«Tiberio? Al solito, lui e il suo seggio in consiglio comunale sono una cosa sola. Non sai mai se stai parlando con l'uomo o con il politico, anzi forse l'uomo e il politico sono la stessa cosa, è sempre in campagna elettorale. Quanto tempo ti ci vuole?» Voleva sapere e non poteva aspettare oltre, era rimasta fin troppo tempo all'oscuro per i suoi standard.
«Allora... vediamo un po'» Il rumore dei tasti passava attraverso la comunicazione.
«Ma usi ancora la tastiera?» Passava nervosamente la sottile collana d'oro tra l'indice e il mento, un gesto nervoso che accompagnò il tono derisorio della domanda.
«Diciamo che quello che sto facendo non è proprio legalissimo, mia cara Betty, uso un pc vecchiotto ma funzionale. Vecchi metodi...» Sentiva il ticchettio dei tasti.
«Non mi hai detto quanto ci vuole» L'insistenza cresceva.
«Allora, è uscito nel pomeriggio... è stato in via...»
«Dalle nove in poi, non mi serve tutto il pomeriggio.» Tagliò corto Elisabetta.
«Dunque potrebbe essere con Tazio Torre Beretta»
«No, ora è Giulio, non è con lui»
«Qui ho Tosca Torre Poggi, Toulouse Torre Pinault, Timoteo Torre Pinault, Tyler Torre Vallet ma chi è? Ha un numero americano...»
«Il figlio di Taddeo e Pedro, lasciamo stare.» I Torre Vallet erano la spina nel fianco di Elisabetta. Nonostante tutta la numerosa famiglia Torre avesse intrecciato rapporti coniugali che sembravano alleanze commerciali, quella dei Torre Vallet era quella che più la infastidiva, pur non essendo la più prospera.
«La coppia dello scandalo!!!- Matteo si lasciò andare a un tono derisorio, sapendo l'astio che Elisabetta provava nei confronti del cognato, non solo per la sua tendenza sessuale, ma anche per la sua posizione di potere nel mondo dell'hotellerie e per dovergli essere grata per la suite in cui alloggiava, e se c'era un sentimento che la donna non era in grado di gestire era la gratitudine - che sfiga: nessun drone ha fatto controlli di sicurezza in quell'area... però... bene bene, qui abbiamo due ragazzuole che non fanno Torre di cognome, Vittoria Vinco Ferrari e Artemide Rossi Bolla... Aspetta, aspetta...Vittoria Vinco Ferrari è stata multata alle 22,05 in zona Santa Anastasia perché era in giro quando era scattato il coprifuoco. Quindi direi che è con questa Artemide Rossi Bolla.»
«Merda!»
«La conosci? Allora direi che non hai problemi»
«Era una compagna delle medie di Temistocle. - Elisabetta lasciò la sua fantasia galoppare senza freni - e se lo avesse seguito? Magari lo ha sedotto, sa che stiamo bene, potrebbe voler andare via da questa situazione di merda, essere gestiti da uno come Tiberio deve fare schifo. Se si fa mettere incinta da Temistocle? Poi me la ritroverei a Santa Barbara a scodellare nipoti e io sono giovane per fare la nonna...E se invece volesse tenerselo qui in questo mondo buio e pericoloso?»
«Betty calmati, sta calma per carità- Schiavon aveva un accento piuttosto pacato d'abitudine, ma con lei non si trattenne, sapeva di doverla contenere, sembrava il ruolo che ogni persona dovesse tenere accanto a lei - la ragazza non ha precedenti, è in salute, farà diciotto anni a giugno, studia HORECA e lingue, in una scuola in provincia. Abita fuori città nell'insediamento sperimentale delle cupole. Ha buoni voti. La Vinco Ferrari è sua amica. Hanno pagato due bottiglie di vino al Bar-atro con un Apple watch. La Vinco Ferrari ha fatto l'alcool test quando è stata fermata e risultava sobria, quindi direi che la signorina Rossi Bolla era un po' sbronza.» Il digitare convulso sulla tastiera stava dando i suoi frutti.
«Stai insinuando che mio figlio si sta approfittando di una ragazza inerme? Non è il tipo, di sicuro c'è un altro motivo.»
«Magari è solo stato gentile. Tuo figlio comunque con il suo Apple Watch ha pagato un bel giro di aperitivi intorno alle 19, quanti nipoti hai? Ha speso quattrocento euro!»
«Non so quanti fossero, però questo vuol dire che ha bevuto anche lui.»
«Il locale ha messo in conto diciassette consumazioni, dunque... aspetta... sono quindici prosecchi e due coca cole. Un paio di taglieri, poi vedo anche un pagamento nello stesso locale da Pedro Torre Vallet, ops...»
«Che stronzo! Ha fatto dire a Taddeo che era distrutto che non ci avrebbe raggiunti e invece era a zonzo con i nipoti.»
«Vuoi i video della sorveglianza? UUUhhh... eccolo!»
«Cosa?»
«Temistocle e la signorina Rossi Bolla, ti mando i due video da Piazzetta Bra Molinari al Due Torri, aspetta...»
Le forti vibrazioni dell'apparecchio segnalarono l'arrivo dei messaggi. Elisabetta poté vedere il figlio attraverso la visione notturna delle videocamere di sorveglianza. Le immagini non erano nitide, il buio non permetteva di distinguere i volti, ma conosceva il figlio, il passo, la postura. Era decisamente lui.
«Avevano entrambi i cellulari scarichi, si sono spenti poco dopo. Betty, l'ha aiutata.» La voce dell'ispettore era calma, in cuor suo anche Elisabetta sapeva che stava dicendo la verità.
«Ciò non toglie che siano due ragazzini sbronzi in una camera d'albergo. Potrebbe succedere di tutto e lo sai bene anche tu.»
«Solo perché tu hai fatto un certo tipo di esperienza, non è detto che succeda anche a loro. I ragazzi di oggi hanno altri interessi!»
«Santo Cielo Teo, come sei vecchio, il sesso interessa a tutte le generazioni.»
«Se tuo figlio fosse interessato a sballarsi, fidati, lo saprei. Non lo è. Devo andare adesso, devo finire un lavoro, ti serve altro?»
«Lo sapevo che non era solo e Tullio adesso non potrà che darmi ragione. Dice sempre che esagero ma lui non...»
«Betty! Betty! Placati! Conosco i tuoi sproloqui e anche Tullio, fermati per carità, domani avrete il funerale, vai a riposarti»
«Ci sarai anche tu?»
«L'evento dell'anno? Certo che sì»
«In divisa?»
«Ti piace quando la indosso?»
«Sei affascinante, magari ti presento qualche nipote, ti vedrei bene con Tecla, Tiberio sarebbe felicisssimo» Elisabetta rise all'ipotesi di poter accoppiare l'amico alla primogenita del cognato.
«Sei sempre la solita, buona notte tesoro!»
«Grazie Matteo, ci vediamo domani, notte.»
Angolo Autrice
Aggiornamento del 5 novembre 2023
Aggiunta di questo capitolo che nella versione iniziale non c'era.
Renderà le cose un po' interessanti, mi auguro.
Ci leggiamo in giro
OD
Le immagini arrivano dal sito del Baglioni Due Torri, voleste passare una notte lì, o due...
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