4- Alle nonne*
Affacciato sull'antica piazza dominata dalla basilica romanica di Santa Anastasia, l'antico hotel Baglioni Due Torri si apriva sulla via con elegante e sobria apparenza. L'ingresso mantenuto storico dalla gestione Pinault, manteneva la sua immagine di lusso esclusivo.
Il senso di inadeguatezza che Artemide provò facendo il suo ingresso in un tale ambiente era palpabile. Come avrebbe potuto un posto così elegante accogliere una conciata come lei, con addosso un paio di Converse logore e abiti comuni, poi pensò al coprifuoco, alle luci spente, e si convinse che nessuno l'avrebbe notata. Temistocle la teneva per mano mentre un valletto apriva loro la porta d'ingresso.
Il buio della hall era interrotto solo da piccole luci a raso terra, che ritmicamente scandivano il percorso da seguire. Davano un tono delicato e raffinato a tutto l'ambiente, nonostante si facesse fatica a catturare tutti i dettagli. Artemide soprattutto faticava, un po' la sbronza non le permetteva di soffermarsi troppo a lungo su alcuni particolari, un po' perché avrebbe preferito scomparire.
Un dettaglio però non sfuggì al suo sguardo annebbiato ed era la targa bronzea appoggiata al bancone della reception, recitava così "Il Baglioni Due Torri e tutto il gruppo Torre Pinault vi augurano un felice soggiorno", ripetuto in diverse lingue. Fece un enorme sforzo di memoria, per tornare a quando Temistocle le si era palesato quella sera, e non le parve si fosse presentato come Torre Pinault. I suoi pensieri furono distratti dalla voce dell'addetto alla reception.
«Buona sera e benvenuti al Due Torri – la voce del receptionist li accolse e notando Temistocle aggiunse – buona sera sig. Torre Boselli, le lascio le chiavi analogiche, questa è la torcia per le scale, ed una bottiglia di acqua, prego». Il receptionist allungò il materiale vario sul bancone e Temistocle domandò:
«Ieri non c'era il coprifuoco o sbaglio? Sono rientrato tardi e tutto era illuminato, come mai..?»
«Oh sig. Torre Boselli, forse non ha visto il video di benvenuto nella stanza, capita. Abbiamo il razionamento energetico, da qualche tempo ormai, dal venerdì alla domenica possiamo avere energia fino alle 24, ma oggi è lunedì, si spegne tutto alle 22. E alla sua domanda "non avete generatori", la risposta del Due Torri è che renderebbero lo sforzo per il miglioramento climatico inutile. Spero di aver soddisfatto la sua curiosità», chiosò mellifluo.
«Certo, sicuro, non avevo idea di questa cosa... sarebbe possibile avere qualcosa da mangiare? O anche le cucine sono chiuse?» chiese Temistocle nel tentativo di far mangiare qualcosa ad Artemide.
«Posso farle avere un tagliere, con la nostra selezione di formaggi ed insaccati, rigorosamente tagliati a mano, del vino?» Il receptionist era gentile ed educato nel tentativo di svolgere il suo dovere, ma Artemide era sempre meno stabile.
«No, grazie»
«Perché no?» il biascichio della ragazza richiamò l'attenzione del receptionist e Temistocle dovette pensare in fretta.
«Mi sembra che ne hai avuto abbastanza non credi?»
«La notte è lunga... E non c'è elettricità.»
«In dotazione nella stanza, troverete dei giochi da tavolo e delle carte. Posso fare altro?» Chiese di nuovo con un tono suadente.
«Va bene del vino, rosso, e acqua, e coca cola. E tanto pane... grazie»
«Mi scusi, sig. Torre Boselli, non voglio essere inopportuno, ma la signorina è sua ospite? Avrei bisogno di un documento.»
«È Mia cugina, Tecla Torre Marini.. dovreste avere la sua registrazione.» Rispose rapido per evitare ulteriori domande.
«Ah si eccola... ma la sign ...» Mentre il receptionist controllava i dati, su un pc in arresto, Temistocle prese Artemide per la mano, infilò la bottiglietta di acqua in tasca, le chiavi analogiche nei jeans e accese la torcia.
Il cono di luce della torcia era stretto e lungo, il suo colore giallastro riusciva a dare forma a quell'antro scuro che accoglieva la tromba delle scale. Il buio denso e intenso rendeva tutto cupo e austero, il corrimano elegante seppur essenziale, risultava poco accogliente agli occhi di Artemide, che continuava a sentirsi inadeguata anche in un contesto simile.
«Pronta? Siamo al terzo piano...ce la fai?» La premura con cui Temistocle volle accertarsi delle sue condizioni era ricca di affetto.
«Ti pareva che per una volta che vengo qui non posso nemmeno usare l'ascensore? Uffa. Mi passerà la sbronza appena arriviamo, spero portino un magnum...»
«Non ti ricordavo così lamentosa».
«È stata una giornata lunga e pesante. Ho il cellulare quasi scarico... hai un power bank? L'ho lasciato nella borsa a casa di mia nonna...» Nemmeno lei stessa riconosceva quel suo tono polemico, eppure trovava liberatorio potersi esprimere senza freni.
«No, non mi aspettavo questo, magari c'è in stanza, torno alla reception a chiedere?»
«No no per carità, siamo solo al primo piano ed ho già il fiatone.»
I due ragazzi salirono le scale mano nella mano, come un gesto naturale, di supporto e aiuto. Ad Artemide quella mano piaceva molto. Nonostante fosse quella di un diciassettenne era molto definita, con le vene visibili, le ossa, i tendini, le unghie curate. Mantenne lo sguardo su quella mano che la sorreggeva ed aiutava fino alla porta del terzo piano.
L'acqua si rivelò utile una volta conquistata la vetta. La bevvero a grandi sorsi. Artemide che stava riacquistando lucidità lo osservò curiosa mentre lui portava il collo della bottiglia alla bocca. Fu un momento, un rapido lampo. Quelle labbra che si protendevano verso l'imboccatura della bottiglia. Lo osservò mentre deglutiva e per un momento desiderò essere quella bottiglia per sentire cosa significasse sentire quelle labbra carnose. Osservò il suo pomo d'Adamo salire e scendere e il suo sguardo indugiò ancora sulle clavicole ossute. Sentì un calore avvolgerle il collo, le guance infiammarsi. Distolse lo sguardo poco prima che lui staccasse la bocca dalla bottiglia e si accorgesse che Artemide aveva arricciato le labbra come se volesse bere. Diede la colpa alla sbronza e appena smise di bere la guardò interrogativo. Ma lasciò correre.
Entrarono nel corridoio buio, con la loro torcia che li faceva sembrare come due ladri, fino alla porta della stanza. Temistocle armeggiò con quelle chiavi obsolete senza riuscire bene a capirne il funzionamento.
«Sul serio? Non sei capace?» Lo derise Artemide.
«Mai usate chiavi di questo tipo.. quindi?» Rispose piccato.
«Dai qua – Artemide armeggiò con la serratura e sbloccò la porta – Messere la sua Magione... » Lo canzonò aprendo un braccio per invitarlo ad entrare.
«Ah ah...divertente»
La stanza era grande a accogliente, nonostante l'oscurità avvolgesse gran parte delle pareti e il soffitto, le piccole luci crepuscolari a batteria solare, le conferivano un'aria magica, sognante.
«Ho bisogno del bagno.» Disse Artemide.
«È quella porta lì, prendi la torcia.» Artemide si incamminò verso la stanza attigua, che probabilmente era elegante e raffinata, ma con quel buio non avrebbe potuto constatarlo. La sbronza era piuttosto passata. Si sentiva meglio, elettrizzata e triste nel contempo. Il fiume di lacrime le aveva alleggerito l'angoscia, ed ora voleva solo traghettarsi calma verso il cordoglio per sua nonna.
Aprì il rubinetto e l'acqua fresca la ristorò subito, tolse la giacca e la appoggiò alla meno peggio da qualche parte. Si rinfrescò il viso con l'acqua fredda, il vantaggio di uscire senza trucco. Trovò un piccolo elastico nella tasca dei jeans e si legò i capelli in una coda bassa. La luce della torcia riflessa nello specchio non le donava un bel aspetto, la giornata lasciava i suoi segni. Sentì bussare alla porta della stanza ed un leggero tramestio nel corridoio, un po' di vociare. La porta della stanza di chiuse e tornò il silenzio.
Quando uscì dal bagno, portando la giacca sul braccio, trovò Temistocle alla finestra, aveva dismesso gli abiti formali, aveva i pantaloni della tuta ed era scalzo. La serafino era stata sostituita da un t-shirt ampia, leggera, con il collo v largo che lasciava vedere il suo fisico atletico ed asciutto e quelle clavicole attraenti. Artemide si chiese cosa sarebbe mai potuto succedere se fosse uscita prima dal bagno e lo avesse sorpreso mentre si cambiava, ed il rossore tornò sulle sue guance. Vedendo i suoi piedi nudi decise di fare altrettanto e tolse le Converse ed i calzini, mettendoli da parte in un angolo del bagno.
«Tutto bene?» Chiese lei.
«Io? Benissimo. Questa città è sempre meravigliosa, tornare è sempre bellissimo. Anche se fuori è buio pesto.»
«Non c'è nemmeno la luna. – precisò Artemide. – forse vedremo un po' di stelle.»
«Erano quelle che cercavi nel vicolo? Mentre guardavi in su?»
«Fuori dal Bar-atro? No, non si vedrebbero mai le stelle da lì, anche se non ho mai provato. Almeno la crisi energetica ci ha riportato il cielo notturno.» Fu un pensiero tiepido, nostalgico e triste.
«Baratro? Eri sbronza ma non proprio da "baratro"..»
«Ma no! È il nome del bar: BAR-atro, Sandro l'ha comprato così, non ha voluto cambiare il nome, ma da quanto mi hanno raccontato, era un bar che teneva aperto fino all'alba e lì si andava per gli ultimi bicchieri prima del vero baratro... Adesso non può tenere aperto nemmeno fino all'una.» Un discorso lucido che faceva intuire quanto l'effetto del vino stesse lasciando la sua mente.
«Da quanto tempo va avanti così?» chiese Temistocle
«Da quasi due anni. E qui va bene, perché essendoci turismo l'elettricità è disponibile fino a tardi, ma da me non è così. Io sto fuori città e da noi la luce va via alle nove. Noi siamo andati a stare lì dopo le medie, ed era già così, avevano iniziato da prima, voi non avete il risparmio energetico?» La sua voce riacquistava compostezza mentre le piccole luci di servizio le facevano vedere il risultato del tramestio di poco prima. Era arrivato il servizio in camera. Approfittò di quel momento per bere ancora acqua e tentare di recuperare ulteriore lucidità.
«No, niente di tutto ciò, non che io sappia, almeno. È tutto normale, scuola, sport. Poi noi non stiamo proprio a LA, siamo verso Santa Barbara, ma nell'entro terra.»
«Niente surf?» Chiese ironica.
«Qualche volta ma la spiaggia non è proprio vicina. Tu sai perché noi siamo andati là? Ma figurati non ti ricordi di me figuriamoci questo dettaglio» affermò senza distogliere lo sguardo dalla città.
«Non saprei, magari dipende dal lavoro dei tuoi?» Chiese incerta mentre indugiava sul suo viso. La mascella si contrasse, ed allora Artemide ebbe la sensazione di averlo offeso.
«Beh sì, mio padre. Ha impiantato un vigneto, con il nostro nome, per ampliare il mercato. È stata un'idea di mia nonna e di mio zio Taddeo e ci hanno mandati là. Ed ora lei non c'è più.»
«Significa qualcosa per te? Per voi? Tornerete qui?» Nel profondo sentì di aver chiesto una cosa privata, ma oramai l'aveva chiesto, non poteva rimangiarsi tutto.
«Non lo so, mio padre e i miei zii sono tutti molto cauti. Con i miei cugini abbiamo scambiato quattro parole ma non parliamo mai di queste faccende..."Tecla"... dovresti saperlo» Temistocle la stuzzicò.
«Tecla? Ma hai sul serio una cugina che si chiama Tecla?»
«Sì, ma se l'impiegato avesse trovato i suoi dati si sarebbe certo accorto che non eri tu, mia cugina Tecla ha più di trent'anni, portati bene, per carità, ma sarebbe da ultra make over se avesse il tuo aspetto.» Lo disse con un sorriso tiepido, ma divertito, guardandola in viso, nei suoi occhi di ghiaccio.
Ritornarono a guardare il panorama, quando il telefono di Artemide vibrò.
«Uh merda! - esclamò – pronto Achille? Sì, sì sto bene, scusa... ero distratta, non ho sentito il telefono, sono con un amico, non ti preoccupare. Ma non credo che avrò modo di caricare il cellulare, quindi per piacere non preoccupatevi, tornerò di una qualche ora...mercoledì? Dove? Ho capito. Ok, ok. Dì a mamma e a Vittoria che sto bene e va tutto bene. Non preocc...- ma il telefono morì. – almeno sono riuscita ad avvisarli».
«Perché non gli hai detto che sei qui in questo posto con me? Non sarebbero stati più tranquilli?»
«Non amo dare dettagli. Sto bene è sufficiente.»
«E a te non importa degli altri?» Chiese tranquillo.
«Certo che mi importa, ma mi è sufficiente sapere che stanno bene.»
«E come fai a saperlo se non lo chiedi?»
«Achille ha detto tutto da solo. Mia mamma riposa, mio padre è con lei, lui legge, stanno tutti bene. Il funerale sarà mercoledì nella chiesa parrocchiale di nonna. Il tuo invece?
«Domani. Qui vicino a San Niccolò» Il suo viso si rattristò.
«Eri legato a tua nonna?» Sapeva che se l'avessero chiesto a lei sarebbe stata una domanda scomoda ma non si pose il problema con Temistocle, cercò solo di essere delicata guardandolo negli occhi. Ma lui distolse lo sguardo.
«Non molto, non in modo convenzionale almeno. Lei era la matrona della famiglia, non era tanto "nonnesca", in senso classico. I miei non mi lasciavano mai da lei, piuttosto da qualche zio. A loro sì sono molto legato. A miei cugini anche. Ma lei era un personaggio ingombrante, nella sua figura esile e nella sua energia nervosa. Non riesco ad immaginarla mentre esala l'ultimo respiro. La penso più come lei seduta con il tristo mietitore che la guarda e le dice che deve andare e lei lo fa aspettare, poi dice "adesso arrivo" prende un ultimo boccone di aria e lascia questa terra guardando il mietitore di sguincio con aria di rimprovero. – Un sorriso triste e rammaricato apparve sul suo viso mentre raccontava questo siparietto della sua fantasia. Con la timidezza ed il rispetto che richiedeva la situazione. – E tu? Ho un vago ricordo di tua nonna. Non riesco a mettere a fuoco.»
«Non lo so. – Artemide si adombrò. Sua nonna aveva esalato l'ultimo respiro poche ore prima e lei era fuggita, era un legame? Non sapeva dirlo – mia nonna era particolare, nemmeno lei era "nonnesca", sempre agitata, sempre con qualcosa da fare, sempre con un giudizio per tutti. Ma quando è spirata, ho sentito un brivido, l'ho sentita andare via, ho percepito il vuoto della sua assenza. E non ho retto.» Artemide sentì un peso alleggerirsi, come se raccontare della sensazione che aveva provato l'avesse liberata. Non l'aveva raccontato nemmeno a Vittoria durante lo sproloquio alcolico.
«Scappi spesso?» Non le staccava gli occhi dosso, lui con quelle iridi nocciola appena percettibili nella languida luce della torcia, che non guardavano più il panorama, ma che la accarezzavano con lo sguardo, come se volesse spostare quella cortina di mistero che ne copriva l'essenza. Artemide si sentì quasi spogliata da quello sguardo e rivolse la sua attenzione al panorama.
«Io non scappo.» Rispose in imbarazzo.
«Sicura?» Allungò la mano con l'anello argentato e le scostò una ciocca di capelli, rigirandola dietro l'orecchio. L'aria fresca li accarezzò ed Artemide ebbe un brivido che non poté proprio controllare. Anche il suo stomaco si fece sentire emettendo un sonoro brontolio.
Temistocle socchiuse la finestra, bloccandola con vecchio chiavistello argentato appositamente studiato per lasciar circolare l'aria.
«Un po' di cibo?» La invitò verso il tavolo da caffè ai piedi del letto, dove il cameriere aveva appoggiato il vassoio ed il cestello con il vino, l'acqua e al coca cola.
Il vassoio era un tripudio di sapori, prosciutto crudo, culatello, strolghino, formaggi teneri e stagionati e piccole ciotole con marmellate e mostarde. Un grande cestino con pane, focaccia e grissini artigianali completava il pasto.
«Scommetto che non avevi mangiato»
«Per niente.. ho una fame. E ho anche sete... lo apriamo?» Lo invitò agitando la bottiglia con sguardo birichino.
«Ma ancora?» Chiese perplesso.
«Io ho bevuto ma tu non mi hai ancora risposto... »
«Non ho l'abitudine di bere fuori pasto.»
«Ma qui abbiamo un buon pasto e poi non mi puoi lasciare a bere da sola... » Artemide aveva assunto un atteggiamento irriverente, voleva vedere quel ragazzo uscire dalla sua zona di comfort e il vino aiutava sempre a trovarne di nuove.
Temistocle prese la bottiglia e la aprì con movimenti decisi ed esperti, servendolo in due bei calici a tulipano in dotazione nella stanza. Artemide seduta per terra aveva già la bocca piena quando lui le porse il calice.
«Alle nonne, allora» Propose lui.
Artemide si alzò in piedi, deglutì il grosso boccone e con aria solenne alzò il calice e si unì al suo brindisi.
«Alle nonne!»
Angolo Autrice
Inizia così una lunga notte, fatta di parole, confidenze e chissà...
Lo scoprirete solo leggendo
A presto
O.D.
Aggiornamento del 5 novembre 2023
Qualche aggiustamento qua e là.
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