14 - Commiato *
Nella penombra della grande sala, mentre la musica e il forte vociare riempivano ogni anfratto, la sua voce arrochita e decisa fendette l'aria come una lama calda taglia il burro.
«Eccovi!» La voce di Temistocle si fece sentire sopra le note forti dell'orchestra. Il suo braccio si allungò attorno alla vita di Artemide e fu come un raggio di sole che squarcia le nuvole del temporale. Le diede un tenero bacio sulla fronte, caldo e delicato.
«Ahn Temistocle! Tim Terrible! Cugino!» lo salutò Giulio «bellissimo discorso!»
«Grazie, me lo hai già detto» Temistocle sorrise nel constatare l'evidente alterazione da alcool del cugino.
«Ah sì? Si vede che era bello davvero se me lo ricordo da sbronzo. Alla nonna!» Alzò il suo tumbler basso che probabilmente aveva contenuto del whisky, ma ora aveva solo una grossa sfera di ghiaccio, brindarono ugualmente, il bancone del bar era sempre rifornito di ogni possibile drink che gli indaffarati e concentrati bar tender preparavano manualmente. Erano inconsueti agli occhi di Artemide, nei loro gilet dorati, i papillon scuri e la camicia candida.
Achille era impressionato da tutto lo sfarzo con cui era stata decorata la sala, tripudi di tulipani colorati, allegri e gioiosi si alternavano ad insegne vintage anni '50, poster a tema e cascate di colori.
«Ma tua nonna tutto questo l'avrebbe approvato?» Il suo sguardo indugiava su ogni piccolo dettaglio mentre pronunciava la domanda che gli frullava in testa da ore.
«Mia nonna l'ha organizzato, certo che approvava!» Spiegò brevemente Giulio «nonna non era la classica nonnina che ti raccontava le fiabe il sabato sera quando i tuoi ti parcheggiavano per andare a divertirsi, nonna era il divertimento. Il suo funerale doveva essere così, la tristezza ed il cordoglio alla cerimonia sarebbero stati sostituiti dall'allegria e dalle danze, perché voleva che poi tutti tornassero a casa divertiti e felici e soprattutto sbronzi. Ha imposto anche questo. Io sono terrorizzato, ho paura che se non mi sbronzo abbastanza stasera venga a trovarmi il suo fantasma a rimproverarmi! Non sono io il suo nipote preferito» i fumi dell'alcool ingerito lo facevano sproloquiare, senza avere cura di lanciare frecciatine.
«Non ti avrebbe mai rimproverato, Giulio, lo sai» lo consolò Temistocle «io sarò stato il nipote selezionato per il saluto finale, ma voi avevate un bel rapporto. Non puoi dire di no.» Ricordò Temistocle. Giulio che perse un po' del suo spirito allegro e rimuginò su un evento specifico:
«Forse se non avessi cambiato nome oggi sarei salito sul pulpito per l'estremo saluto, cosa ne pensi Tim Terrible?» Il tono di voce del ragazzo si fece aspro.
«Lo sapeva anche lei che Tazio non era un gran nome, che non ti è mai stato bene, potevi cambiarlo con un altro con la "T" lo sai quanto ci tenesse.»
«La mania dei nomi con "T" non la capisco proprio, Tazio è spigoloso e sembra un esperimento mal riuscito di un utensile domestico! Io non sono mal riuscito, rotto e aggiustato, né tanto meno un esperimento! Inoltre Giulio è un bellissimo nome, importante, corto, fluido come me.» Il suo biascicare alcolico e il ghigno che gli apparve sul volto tradì un senso di inadeguatezza che Artemide non colse. Ella seguiva con una certa attenzione il loro discorso, era conscia che in tutte le famiglie ci sono equilibri fragili che talvolta si spezzano, tuttavia non conosceva il disagio di Giulio e questo la faceva sentire fuori posto.
«Guarda che non mi devi convincere, per me sei Giulio, sempre e comunque» Artemide notò che Temistocle aveva un'indole diplomatica con il cugino, non voleva creare disappunto. Come padroneggiava il discorso le infondeva ancor maggiore fiducia.
Le loro chiacchiere vennero interrotte da un nuovo annuncio. L'uomo in frac si presentò sul palco.
«Buona sera a tutti» salutò «oggi siamo qui per celebrare la vita di una grande donna. Una mecenate di rara generosità» un applauso accolse l'introduzione del discorso di commiato.
«Questa donna mi ha incaricato ancora una decina di anni fa di occuparmi di questo momento. Allora non c'era nessun sospetto, ricordo che era una serata tranquilla, eravamo usciti da poco dalla prima stagionale di Aida, nella sua rivisitazione moderna. Dama Torre era elegantissima nel suo abito da sera blu tempestato di cristalli. Eravamo inebriati dalle emozioni dell'opera e scherzando mi parlò di questa eventualità. Mi disse che le sarebbe piaciuto un "bel requiem", queste furono le sue parole» la platea sorrise «"di quelli che stritolano per bene le budella"» di nuovo il sussulto del pubblico che reagì alla citazione della donna accompagnata da eloquenti gesti «spero oggi di aver suscitato in voi quel bello stritolamento che tanto si augurava...» Artemide capì che si trattava del direttore d'orchestra che aveva visto in chiesa. Volse lo sguardo verso Temistocle che continuava a cingerla.
D'istinto appoggiò la testa alla sua spalla, sentì il suo cuore battere forte, il suo respiro farsi irregolare ogni volta che le parole del Maestro gli regalavano un ricordo. Lo sentì anche ridere. Quando alzò la testa dal suo comodo rifugio, colse una luce brillare sulla sua guancia, fu come osservare un piccolo diamante risplendere nel buio della notte. Erano lacrime preziose, pensò.
«Dev'essere stata proprio straordinaria.» Artemide sussurrò piano all'orecchio di quel ragazzo emozionato che le stava accanto.
«Non saprei nemmeno spiegarti quanto, era proprio speciale. Se poi chiedessi a ognuno dei presenti come fosse speciale per loro, ciascuno ti darebbe una versione diversa. Per qualcuno era persino la nonna che gli faceva fare merenda con pane, burro e marmellata. Non so quante parole la possano descrivere».
Artemide rifletté su questi ultimi pensieri. Soprattutto tentando di collegarli alla sua esperienza così diversa, così diametralmente opposta.
«...Ma la parte divertente fu dopo. Ammetto che stavamo bevendo un po' di prosecco e che forse non eravamo proprio lucidi, per questo me lo sono scritto. Allora mi disse» estrasse un biglietto dalla tasca interna del frac «"dopo che mi avranno sepolta, dovranno tutti sbronzarsi e brindare a me, vivere per me, vivere al posto mio. Vorrei fargli ripercorrere i miei anni ruggenti, quello che mi hanno fatta diventare quello che sono, attraverso la musica. Partire dallo swing, il rock and roll, il pop, il rock, la dance...si accidenti...la dance! L'hip hop, il funky... la techno, l'elettronica... che meraviglia! Un viaggio nelle mie esperienze. Mi piacerebbe avere tante band dal vivo che ripercorrono questi periodi musicali. Chissà quale diavoleria tecnologica si inventeranno per riprodurre la musica, magari poi sono solo chiacchiere e non morirò mai! E poi saranno tutti lì, vino buon cibo. Voglio..."» il direttore si interruppe tentando di coprire l'emozione «"Voglio abbracciarli tutti, i miei figli, le mie nuore, tutti i miei meravigliosi nipoti, di adesso e quelli che verranno. Me li sto immaginando con i loro vestiti eleganti, e forse, se sono stata brava, una parvenza di occhio lucido. Voglio che sappiano che sono stata fortunata, nella vita e nella famiglia. Il giorno del mio funerale dovranno essere felici, perché io lo sono, tanto, Renato, la felicità è una cosa così rara, e io disperatamente voglio che loro siano felici. E al tristo mietitore dirò di aspettare il più possibile, quello scocciatore!"...»
Il direttore d'orchestra, Renato Santarelli Roccabella, con gli occhi lucidi ripose il foglio nella giacca, nel tentativo di ricomporsi, mentre Artemide ricordava il racconto di Temistocle della notte precedente con un sorriso. Si guardò intorno e ebbe l'occasione di constatare che effettivamente la nonna di Temistocle era stata brava, c'erano molti occhi lucidi, molti "diamanti" che illuminavano le guance dei presenti, molti fazzoletti di tessuto che asciugavano la tristezza.
«...Quindi» riprese Santarelli Roccabella «Signore e Signori questa notte è per lei. Stasera si alterneranno diverse band su questo palco, ma anche tante, tantissime, oloproiezioni. Vi sarà consegnato un tesserino di lasciapassare per ritornare a casa fuori dal coprifuoco, per chi vorrà le celebrazioni andranno avanti fino all'alba, quando un chiosco di bomboloni alla crema ci offrirà la colazione, ricordando la vecchia "Bottega del Krapfen". Dama Torre la citava sempre come tappa conclusiva delle sue scorribande di gioventù» il direttore d'orchestra era visibilmente emozionato «non mi dilungo oltre. Vi invito solo» allungando la mano verso un cameriere che gli porse un flûte «ad alzare i calici ed unirvi a me per il nostro saluto e ringraziamento per aver fatto parte della nostra vita. A Dama Torre!»
«A Dama Torre!» La platea rispose a pieni polmoni alzando i calici.
Artemide indugiava ancora tutt'intorno. Pensò a sua nonna, a quanto lei non fosse mai stata quello che Artemide avrebbe voluto o di cui sentiva il bisogno, ma forse non si era mai neppure sforzata di sapere chi fosse in realtà. Era sempre intimorita da quella nuvola nervosa che la circondava, non sapeva come raggiungerla. La torta di mele fu la sola breccia che ricordasse di aver compiuto. Un certo rammarico, un pentimento sordo, un nodo alla bocca dello stomaco e le lacrime salirono veloci negli occhi. Ancora quell'istinto: fuggire!
Appoggiò il calice al bancone e si diresse all'uscita. Sentì il braccio di Temistocle cadere molle dalla sua vita.
Nel trambusto di applausi e musica, mentre una cover band suonava "Satisfaction" dei Rolling Stones, Artemide scendeva veloce le scale del palazzo antico per fermarsi sotto l'ampio porticato e ricominciare a respirare.
«Artemide!» una voce familiare la raggiunse «evviva ti ho trovata!» Vittoria l'aveva raggiunta. Artemide la guardò con uno sguardo smarrito, non capendo da dove potesse arrivare. Rumore di passi concitati si radunarono alle sue spalle, facendo apparire Temistocle e Achille e il cugino Giulio con un equilibrio precario.
«Perché piangi? Cos'è successo?» Vittoria era spaesata, non l'aveva più sentita direttamente, solo tramite il fratello e ora la ritrovava così, in lacrime.
«Va tutto bene, avevo solo bisogno di aria» La sua voce spezzata dal pianto era poco convincente.
Si ritrovarono lì, su un tappeto rosso circondato da cordoni e balaustre mobili, alternati a vasi di piante decorative. I flash che avevano illuminato il suo ingresso erano spariti. Le forti braccia del servizio d'ordine che li avevano permesso di entrare, ora erano rilassate e distanti. L'aria aveva un altro profumo, un peso più leggero e le riempì i polmoni regalandole una sensazione di rinnovamento.
Temistocle si avvicinò ad Artemide mettendole un braccio in vita e le chiese se tutto andasse bene, lei annuì soltanto.
La sensazione di essere fuori luogo la stava sopraffacendo. Il senso di smarrimento provocato da un labirinto di emozioni nuove era così profondo che avrebbe voluto fermarsi e capire. Sentiva che tenere tutte quelle sensazioni chiuse nel suo cuore fosse come chiudere una valigia troppo piena e ci siedi sopra. Ma era troppo, tutto.
Ancora una volta l'istinto di allontanarsi bussava alla sua porta, la invitava con il suo sguardo malizioso ad infilarsi in un vicolo buio da sola. Ma lo conosceva bene quell'istinto disgraziato, tanto carino e seducente, ma anche tanto egoista. Le tornarono in mente le parole del fratello di poco prima, come quelle di Temistocle "sei una che fugge", ricordò "...ma non ti interessi degli altri", come una lama nel cuore. Quei due ragazzi le avevano aperto gli occhi e riempito la sua valigia di emozioni che non era più in grado di gestire. Lo smarrimento era evidente a tutti.
«Ma ha bevuto?» chiese Vittoria con aria di rimprovero nei confronti di Temistocle «le hai dato qualcosa?» Gli chiese mentre cercava di capire lo sguardo dell'amica.
«Non ha bevuto e non ha preso nulla. Rispose Temistocle piccato «hey piccola tutto bene?» Le chiese accarezzandole la testa, ma Artemide era persa nei suoi pensieri.
«Temy mi preoccupi» sottolineò Vittoria «vuoi fare due passi?» Artemide vide nella proposta di Vittoria ancora la tentazione della fuga, scosse la testa, come per scrollare via le cattive abitudini. Nel tentativo di riprendersi riuscì a dire:
«Sto bene, abbastanza bene» sembrava un calcolatore che in fase di riavvio, controllando che tutte le app e programmi si caricassero propriamente «Ok, ci sono. Scusate, ma non è semplice gestire tante emozioni e direi che ne ho avute parecchie. Il discorso del direttore d'orchestra mi ha un po' ... emozionata, tutto qui».
«Davvero?» Vittoria che sentiva un certo senso di colpa sulle spalle dalla notte precedente, si rivelò più apprensiva del solito nel porre la domanda, come se questo genere di turbamenti fossero una novità per la sua amica.
«Sì, davvero» Ricambiando il suo sguardo preoccupato con uno più dolce e tenero. «tu che ci fai qui?» le chiese «non che mi dispiaccia, ma come ci hai raggiunti?»
«Se usassi il telefono ogni tanto lo sapresti... Achille mi ha dato la posizione e poi siete su tutte le news... » Vittoria mostrò loro la pagina di "Verona News On Line" detto anche semplicemente NOL. «Siete stati fotografati mano nella mano mentre scendevate dalla macchina. Non ci sono didascalie particolari se non il nome di Temistocle e il tuo!» Artemide trasalì e divenne rossa in volto, mentre Temistocle parve fin troppo serio.
«Uh beh ma siete anche su WhatsHot!» Vittoria digitava veloce sullo schermo del telefono e mostrò loro la pagina «c'è anche un articolo piccantissimo... certo che se ne inventano di stupidaggini...» la pagina della app di gossip riportava diverse foto che erano state scattate sia all'esterno della chiesa, sia quando al loro arrivo alla Gran Guardia «C'è anche un mini video dove da lontano si vede Temistocle buttare qualcosa in un cestino, non vi dico le supposizioni che ci sono nell'articolo!» Vittoria aveva un tono divertito, in quanto amante di certi romance, tuttavia sapere che questo riguardava la sua amica, le toglieva entusiasmo.
Artemide impallidì, arrossì e rise tutto contemporaneamente. Il titolo citava "Lo scapolo d'oro torna a casa", per poi continuare "chi è Artemide Rossi Bolla"?
«Mia madre e le sue maledette cartelle stampa,» disse Temistocle a mascella stretta «mi dispiace... avrai un po' di trambusto sui tuoi social, sappilo».
«Finché mi stanno lontani nella realtà va tutto bene – lo rassicurò. – io direi che adesso è ora di celebrare tua nonna».
«GIUSTO!» un biascicante Giulio che si era defilato fino a quel momento si riscosse «andiamo! C'è l'oloproiezione di Madonna, sarà come vederla dal vivo...»
«Chi?» Chiese Vittoria sconcertata.
«Boh... ma lascialo fare... vieni su anche tu?» Ad Artemide avrebbe fatto tanto bene passare del tempo con l'amica.
«Non sono invitata» sottolineò «e poi guardami, non sono certo pronta ad un evento simile» Vittoria indicò il suo aspetto, i jeans chiari e la felpa di un zuccheroso azzurro baby si sarebbero di certo notati nel mezzo dei partecipanti tutti vestiti in nero.
«Non ha nessuna importanza, non ora che hanno iniziato tutti a bere, sarai mia ospite, mia madre si deve far perdonare la cartella stampa, vedrai che non farà storie.» Chiosò Temistocle usando quello stesso tono di voce formale e sicuro che gli aveva sentito alla cerimonia e che suscitava in lei un certo fermento.
«Ma il coprifuoco?» Vittoria rinnovò le sue preoccupazioni.
«Nessun problema, sali.» La esortò porgendole la mano. In quel momento un sempre più incerto Giulio si allungò e prese la mano di Vittoria.
«Ma prego signorina, le faccio strada» Con un sorriso malizioso, si pose la mano di Vittoria sul braccio e la condusse per le grandi scale di marmo.
Angolo Autrice
In questa revisione ho smembrato e riassemblato un capitolo lunghissimo che tralasciava alcuni lati del carattere di Temistocle che credo sia importante sottolineare.
La revisione procede lenta, purtroppo, spero di poter recuperare in futuro.
Ci leggiamo in giro
O.D.
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