Capitolo 4 - Alex💚

Alex.

È lei. Sì, è proprio Emily.

Guardando davanti a me, in direzione dell'uscita secondaria di questa discoteca, ho subito notato quella ragazza, difficile non farlo con quel vestito bianco che mette in risalto le curve, nonostante non sia corto o scollato, non ho badato al colore dei capelli perché nella penombra il suo bel ramato non risalta, soprattutto visto che li ha legati tutti arrotolati sulla testa. Mi sono avvicinato e il rombo della mia piccola attrae subito le ragazze, infatti mi sta fissando.

Amo la mia moto, una Harley Davidson Cruiser Softail bordeaux e nera, ho sempre ammirato questo tipo di moto che vedevo al cinema, da Terminator, ad Indiana Jones, a Capitan America, l'ho pagata un po', ma ne è valsa la pena.

Vorrei farle fare un giro, sentire le sue braccia stringere il mio petto, le sue gambe lungo le mie.

Scuoto la testa, cazzo, perché ho certi pensieri, non è la prima volta che mi scopro ad incontrarla e fantasticare in modo assurdo.

"Ciao."

Mi saluta con il solito sorriso genuino e dolce, non mi piace assolutamente come mi fa sentire ogni volta che lo fa, non riesco a gestire alcune sensazioni con questa rossa, come se fossi un ragazzino, come se mi sentissi fragile e ho già provato emozioni simili, l'ultima volta non è andata a finire bene, non ho intenzione di ritrovarmi nella medesima situazione. Di certo non sarò coglione da ricascare nuovamente ai piedi di una donna qualsiasi, so che questa ragazza mi intriga, e l'attrazione fisica posso gestirla, non devo andare nel pallone per così poco.

"Ciao Emily, hai bisogno di un passaggio a casa?"

La vedo sgranare gli occhi leggendo quasi paura sul suo volto, non ne capisco il motivo, mi ringrazia ma dice che chiamerà un taxi, la trovo una cosa alquanto stupida abitando a due metri, continua a fissare il mio gioiellino come se fosse un mostro a due teste, credo abbia un po' timore nel salirci su.

"Emily, ho un altro casco agganciato dietro, non ho mai fatto incidenti, posso assicurarti che andrò piano rispettando i segnali e i limiti di velocità."

Sto cercando davvero di convincerla e di infonderle sicurezza, ma la sua testa improvvisamente inizia a muoversi a destra e sinistra, temo possa smontarsi.

"NO, no, no, no. Su quella cosa io non ci salgo e comunque con questo vestito non potrei, dovrei tirarlo su, mi vedrebbero tutti."

Mi sembra una bambina un po' impaurita e un po' capricciosa, in effetti riguardando il suo vestito, è abbastanza stretto, e non mi andrebbe giù se qualcuno la ammirasse, tranne il sottoscritto, ovvio, ed è assurdo perché non dovrebbe fregarmene niente, ma qualcosa mi dice che spaccherei il naso ad ognuno di quel gruppetto laggiù se la guardasse, e questo non va bene; scendo dalla moto mettendo il cavalletto, mi avvicino e fisso i miei occhi nei suoi, sono davvero particolari e grandi.

"Fidati di me."

Le infilo il casco che avevo in mano ignorando il suo sospiro e lo aggancio bene, poi sfilo il giubbotto di pelle e glielo metto in vita per coprirla. Capisco che sta sorridendo dal suo sguardo che riesco comunque a vedere e di rimando sorrido anche io, mentre si sistema mi intima con l'indice alzato, credendo di essere minacciosa, di non sbirciare, io ci provo, e per quanto sia in genere abbastanza rispettoso, non so che mi prenda con questa rossa e non è colpa mia se lo specchietto è proprio qui davanti.

Il viaggio dura più del previsto, sia perché decido di andare piano a causa del freddo che sento visto che non ho il giubbotto, e sia perché capisco che lei davvero ha paura, è stretta a me, e purtroppo non mi dispiace affatto.

Devo addirittura avvisarla richiamandola più volte quando arriviamo sotto casa, si stacca da me e sento già stranamente questa mancanza, si guarda intorno come se volesse constatare dove siamo, scende dalla moto dandomi, ahimè una mezza visuale delle sue mutandine, giuro di non averlo fatto di proposito ad aver guardato, subito il mio amichetto inizia a muoversi qua sotto.

Sta buono amico, non se ne fa niente con lei, devi startene al tuo posto.

Saliamo in ascensore in un silenzio imbarazzante che odio, ed io mi chiedo a cosa starà pensando visto che non ha alzato lo sguardo neanche per sbaglio, arrivati davanti le nostre porte, sussurra frettolosamente un semplice 'buonanotte' e va via. Entro in casa e con qualcosa che mi ronza in testa me ne vado dritto a letto, quella rossa sembra attrarmi come una calamita e non mi piace, devo starle lontano perché potrebbe rappresentare solo guai per me; questi pensieri mi accompagnano fino a quando non mi addormento.

Il suono fastidioso che continua incessante a trapanarmi il cervello non smette, chiunque ci sia dietro quella porta, se voleva svegliarmi, ci è riuscito, cerco a tastoni il telefono sul comodino chiaro color legno grezzo, rischio di far cadere la abat-jour bianca, ma niente, lo cerco nel letto fra le lenzuola grigio scuro, non lo trovo.

Ma dove diavolo è finito?

Il campanello di casa continua a suonare, mi alzo a piedi nudi e a passo spedito con poche falcate arrivo davanti la porta d'ingresso, borbottando, con fare irritato, apro quest'ultima senza vedere chi ci sia dall'altra parte, ma sono sicuro che la mia espressione sia cambiata, da infastidita a sorpresa.

Possibile che me la ritrovi sempre ovunque? Non so se mi faccia piacere o meno.

"Buongiorno, so che forse è presto, non conosco i tuoi orari,ma non ti ho restituito il giubbotto e il tuo telefono è la terza volta che squilla."

Davanti a me ho una Emily già vestita che tenta in tutti i modi di non guardarmi in viso, proprio come ieri sera, o mi sbaglio?

Prendo il giubbino di pelle e frugo nelle tasche, guardo l'ora sul display che segna le otto e mezza, la faccio accomodare in salotto mentre con il naso fisso sul telefono controllo i messaggi e chiamate.

"Ha provato a chiamarti più volte tette da urlo, o dovrei dire la tua ragazza."

Le sopracciglia ramate come i capelli si alzano e abbassano, gli occhi si sgranano per un attimo, posa lo sguardo a terra ed è quasi porpora sulle guance, non capisco se sia infastidita, se sia imbarazzata, ma di sicuro la sua espressione è comica, non posso non scoppiare a ridere, sul serio, non ci riesco. La ritrovo a fissarmi sorpresa, forse non avrei dovuto.

"Non è ovviamente la mia ragazza."

Non sono tenuto a precisarlo ma voglio farglielo sapere, palesemente sospira, non capisco cosa voglia dire, ne è sollevata?

"Bhè, meno male, io mi incazzerei se il mio ragazzo mi memorizzasse così."

Si siede sul divano accavallando le gambe e la gonna blu risale leggermente distraendomi per un attimo.

"Guarda che è un complimento."

Almeno lo è per noi uomini di sicuro, ma in fondo a quale donna non piace ricevere complimenti sul proprio corpo? Di certo alla mia amica sì, visto che ci tiene particolarmente ai suoi gioiellini, ed io li apprezzo parecchio. Le donne sono tutte uguali, fuori dal letto fanno troppo le pudiche, ma poi alcuni apprezzamenti in intimità le eccitano.

"Sì, ma questo tipo di complimenti, vanno bene in privato, in alcuni momenti."

Risponde un po' piccata alzandosi, eh sì, non è una mia impressione, è infastidita e devo assolutamente scoprire da cosa, e nel farlo, ho intenzione di divertirmi, mi avvicino leggermente guardandola in modo malizioso, mantenendo il contatto visivo, il mio tono di voce diventa di proposito basso.

"Quindi se ti dicessi che ho perso la testa per il tuo corpo, hai un culo favoloso, due tette che sono uno sballo, non apprezzeresti? Siamo in privato."

Inizialmente leggo stupore sul suo volto, i suoi occhi chiari sgranati dalla sorpresa e quella bocca carnosa leggermente aperta a formare una perfetta o, mi sembra quasi di intravedere nuovamente le guance colorarsi un tantino, ma poi, la sua espressione muta, le labbra disegnano un sorrisetto furbo e gli occhi mi inchiodano sul posto decisi. Ora è lei ad accorciare questa breve distanza che ci separa, non mi aspettavo un assalto simile, i ruoli si sono invertiti decisamente, a questa distanza posso ammirare i particolari del suo bel viso.

"Sei sicuro di voler una risposta?"

Il suo tono di sfida mi eccita, semplicemente annuisco, si avvicina al mio orecchio e siamo sempre più vicini, forse fin troppo vicini, ma lei sembra non accorgersene, o probabilmente non la disturba quanto me, i suoi capelli solleticano il mio viso e inspiro un dolce profumo di vaniglia, con voce suadente inizia a stuzzicarmi rimettendomi al mio posto.

"Ti direi che sei un porco maleducato, sai, io non sono una qualunque, non sono solo un corpo, quindi ti scontreresti violentemente con la mia mano, oppure dovremmo avere davvero molta intimità, non so se mi spiego."

Si allontana con un ghigno di soddisfazione e divertimento sul volto, io, resto immobile, come un fesso, anche eccitato e intrigato sempre più da questa strana ragazza.

Bhè, 1-0 per lei.

Si volta e prima di uscire da casa mia mi da un consiglio che ho tutte le intenzioni di seguire e anche subito.

"Chiama la tua amichetta, tette da urlo, visto che le piacciono tanto questi giochetti."

Osservo la porta dove è sparita, infastidito per le sensazioni che mi ha lasciato addosso, sospiro stropicciandomi la faccia con entrambe le mani, afferro il telefono che avevo posato sul tavolo e accetto la proposta della mia amica speciale,mi raggiungerà presto qui a casa, faremo colazione e poi smaltiremo i grassi dei cornetti che porterà. Non c'è niente di male nel divertirsi, l'importante è non illudere nessuno ed essere chiari fin dall'inizio sulle proprie intenzioni, su ciò che si cerca, ed è ciò che abbiamo fatto noi, siamo adulti e consenzienti, abbiamo instaurato un rapporto con benefici senza vincoli, senza sentimenti, senza ferire nessuno, sapendo che si tratta di una situazione momentanea, nata per caso che dura da un paio di mesi e per ora mi va bene.

Il campanello suona, vado ad aprire e stavolta è Jessica, bella e prorompente come sempre, forse un po' troppo con i suoi vestiti scollati che lasciano poco all'immaginazione, un bel mini abito rosso fuoco proprio come le sue labbra, abbastanza gonfie, ma per quanto a me non piacciano, è il suo corpo e può fare ciò che vuole.

"Ciao tesorino, ti sono mancata?"

Mi si butta addosso strusciandosi su di me con le sue tette da urlo, anche queste un regalo del chirurgo, ma deve essere contenta lei del suo corpo, non io, e comunque io sono solo di passaggio e di certo non sono così superficiale da cercare questo in una donna. Di certo sarà una bella mattinata, lei si diverte, io anche , nessuno si fa male, va bene così finchè dura, al momento non cerco altro, sono già stato fottuto, mi è bastata la batosta data dalla mia ex, Chiara, una ferita che forse ancora sanguina.

Bum, una bella pugnalata dritta al petto, guardandomi negli occhi, sorridendomi dolcemente, invece, mi stava uccidendo.

Mi sono fidato troppo,ho concesso troppo di me, sono stato debole, ho imparato a mie spese che le donne sono pronte a fotterti, pretendono di cambiarti, questa è la verità, e alla fine lo fanno, senza che tu te ne renda conto,alla fine perdi te stesso facendo diventare loro il centro del tuo universo, mentre tu non sei di sicuro il loro.

Io non ero di certo quello di Chiara.

È riuscita persino a convincermi a lasciare il nostro paesino natale per venire a vivere qui a Roma, forzando una convivenza dopo otto mesi di relazione, ed io non ero assolutamente convinto, ho comunque lasciato lavoro, venduto il mio piccolo bilocale, per ritrovarmi dopo quattro mesi di convivenza con il benservito. Lei si sentiva oppressa, voleva più libertà, credo che le parole esatte siano state 'forse abbiamo affrettato le cose', ho fatto le valigie in mezz'ora, sono uscito di lì e non l'ho più vista, né sentita, ormai sono passati più di sei mesi e va bene così.

Credevo di essere innamorato per la prima volta, e magari è stato davvero amore, di sicuro la cosa che più gli si avvicina, so solo che mi sono lasciato trasportare dai sentimenti per la prima volta e io in genere non sono così, mi sono ritrovato fottuto e ho ripromesso di non fare più questo errore. Tutto l'amore per Chiara mi ha portato ad avere il cuore a pezzi, restare senza un lavoro, senza una casa, in una nuova città , e con dei muri enormi eretti intorno al cuore che non saranno facili da abbattere.

Bisogna essere furbi e proteggersi dall'amore, vivere il momento e poi essere pronti, così quando l'altro si stancherà, non rimarrai ferito, perché c'è sempre chi ci tiene di meno, la penserò così finchè qualcuno non mi dimostrerà il contrario e dubito che incontrerò facilmente una donna che mi farà ricredere.

Perché l'amore ti fotte.

Abbiamo capito perché Alex è un po' scettico sull'amore, a causa di una grande delusione.
Fidarsi di qualcunaltro o semplicemente dell amore è complicato.

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