Capitolo 44 - Emily

Emily

Sbatto lo sportello con tutta la forza che ho, non mi volto e proseguo la mia marcia verso il palazzo, chiudo con violenza anche il portone di casa facendo tremare il balcone del salotto.
É mezzogiorno e ho fame, vorrei sapere cosa cavolo è andato a fare a lavoro per un'ora, poteva pranzare almeno con me e rientrare dopo la pausa.
Apro il frigo e osservo la bella torta al cioccolato che ho preparato con cura ieri pomeriggio prima che lui rientrasse, ma i miei sforzi sono stati vani.
Questa mattina mi aspettavo almeno di trovarlo al mio fianco, invece era già in piedi a preparare il caffè, l'ho abbracciato e non ha neanche ricambiato.
Illusa credevo di ricevere una parola, un abbraccio, qualcosa per il nostro anniversario, bastava un gesto affettuoso per farmi capire che non se ne fosse dimenticato, non mi importa dei regali.
Tempo fa abbiamo concordato di festeggiare il giorno in cui ci siamo conosciuti come un anniversario perché infondo per entrambi è iniziato tutto in quel momento, e lui cosa fa?

Se ne dimentica.

Niente pranzo, ok, deve lavorare, ma almeno una cenetta, invece...
Le ragazze rientrano e mi trovano in procinto di svestirmi, subito capiscono il mio malumore, inutile che continui a dir loro che va tutto bene, non mi credono ma infondo è così.
La cosa importante è che il dottore ci abbia rassicurati dello stato di salute del bambino, non potevo desiderare di meglio, tornerò anche a lavoro, inoltre potremo...

No, non gliela do per un altro mese.
Ok, sono poco credibile, ma almeno gliela farò sudare per una serata intera...per  tre ore...basta un'oretta.

Dopo aver pranzato con le ragazze, decido di fregarmene di quel mascalzone e mangiare un pezzo di torta, lui non la merita, afferro il coltello e proprio in quel momento sento la porta di casa aprirsi.
Mi affaccio subito nel corridoio visto che le ragazze sono uscite, la faccia da schiaffi che mi ritrovo davanti mi fa imbestialire, stringo il manico del coltello che ho nelle mani.

Più che una fetta di torta, vorrei affettare lui.

"Fai paura con quell'espressione e quel coltello in mano."
Alza le mani in segno di resa.
Lo ignoro e torno in cucina, apro il frigo e osservo questa bella torta al cioccolato con al centro la scritta '1anno di noi' e la rabbia cresce a dismisura.
Afferro la prima cosa che mi ritrovo davanti, ovvero una mela e la lancio contro Alex che è ancora nel corridoio, poi prendo la banana e gliela tiro contro, ora tocca alla confezione di Philadelphia.
"Ma che diavolo stai facendo?"
Urla con le mani davanti il viso per difendersi.

"Prima non ti ricordi di che giorno sia oggi, poi mi lasci così, in fine esci con gli altri proprio stasera."
Prendo la cipolla e gliela tiro prendendolo allo stinco e facendolo inprecare.

"Sei inpazzita? Smettila, mi hai fatto male."
Sul suo viso vedo rabbia, non può essere paragonata alla mia.

"Hai dimenticato il nostro primo anniversario. Bastava un abbraccio e una parola."
Prendo lo yogurt e lo tiro, ma lo afferra al volo.

" Ti rendi conto che mi stai di nuovo tirando addosso del cibo?"
Il suo tono è esasperato.

"Evidentemente se ci troviamo nuovamente in questa situazione è colpa tua, ancora."
Sentenzio offesa, mi sono scaricata, devo dire che mi sento meglio adesso.

"Hai finito?"
Chiede nervoso mentre borbotta 'non ci posso credere' scuotendo la testa.

Mi è passata anche la voglia di mangiare la torta.

Lo vedo raccogliere tutto e posarlo sul tavolo, si massaggia le tempie ad occhi chiusi per un attimo e poi viene verso di me.
"Sono venuto per portarti via, forza prendi il cappotto prima che ci ripensi."

Dopo una buona mezz'ora, durante la quale mi ha rinfacciato più volte di averlo di nuovo aggredito senza motivo, proprio come la prima volta, e di essere prevenuta perché non potrebbe mai dimenticare il nostro incontro, siamo arrivati al mare.
Le giornate si sono allungate e iniziano ad essere miti, forse ha ragione, sono stata prevenuta, darò la colpa agli ormoni così mi perdonerà.
Mi trascina nel mio posto preferito, proprio dove lo portai io quella sera, la nostra prima volta.
Un piccolo angolo di questo paradiso è ritagliato per noi, enormi cuscini rossi e blu saranno il nostro giaciglio, piccole lanterne disposte agli angoli, dei petali che delimitano l'area formando un cerchio.

Cavolo come mi sento in colpa.

Guardo tutto questo estasiata con le lacrime agli occhi, Alex mi prende per mano e ci avviciniamo, poi afferra un bel bouquet di gerbere blu che non avevo assolutamente notato e me lo porge.
"So che questo è il tuo posto preferito, qui ci lega un dolce ricordo, la prima volta in cui abbiamo fatto l'amore, questi sono i tuoi fiori preferiti, blu, rari proprio come te."
Credo di aver stampato in faccia un enorme sorriso e gli occhi mi bruciano ma un colpo al cuore arriva quando lo vedo inginocchiarsi.

" Io sono imperfetto Emily, te l'ho dimostrato molte volte, non credevo al colpo di fulmine, non credevo più nell'amore, non credevo si potesse amare incondizionatamente."

Porto una mano davanti la bocca tremante.

"Tu, mi hai fatto ricredere su ogni cosa, non so come ci sia riuscita con uno sguardo, un sorriso, una carezza, un bacio.
Mi ripetevo incredulo 'ma come può essere possibile?'.
Sei stata la fonte dei miei guai dal primo attimo, volevo solo scappare da te perché l'ho capito subito quanto potessi essere travolgente."

Sorrido per come mi ha definita, proprio come sta facendo lui.

"Sei tutto per me, lo sei sempre stata anche quando per paura lo rinnegavo, lo sarai per sempre. Sei ossigeno, sei vita, sei in ogni battito."
Estrae dalla tasca un cofanetto contenente un bellissimo solitario con piccole pietre ai lati, mentre le lacrime scorrono sul mio viso.
"Vuoi sposarmi?"

Non respiro, sto letteralmente trattenendo il fiato dal momento in cui si è inginocchiato, credo di non riuscire a muovere neanche un muscolo.
Il cervello si è bloccato e non risponde ai comandi, sono andata in tilt.
Il mio cuore galoppa a briglie sciolte.

"Rossa, mi hai trasformato in un uomo sdolcinato, ma sono qui in ginocchio, non nella tua stanza e non perché aspetti nostro figlio, ma perché voglio passare il resto della vita con te, ma dovresti dire qualcosa a questo punto."
Ridacchia ma mi sembra un po' agitato.

Cerco di trovare un briciolo di lucidità.
"Mi sono persa letteralmente nei tuoi occhi dal primo momento quando hanno incontrato i miei, esattamente un anno fa, nulla ha più avuto senso, tutto mi spingeva verso di te contro ogni logica.
Ho ascoltato il cuore che urlava il tuo nome, che batteva solo se mi guardavi o mi sfioravi, sei tutto Alex e lo sarai per sempre. "
Gli sorrido e stringo la sua mano.
" Era un si? "
Mi chiede guardingo alzandosi.
" Era un si! "
Urlo e gli salto addosso con enfasi.

Le nostre labbra si cercano, le nostre lingue si scontrano, i nostri corpi si attirano, le nostre mani si stringono.

" Non posso crederci, è stata una proposta perfetta."
Sorrido ancora stordita da tutta questa felicità osservando l'anello al mio dito.

"Doveva esserlo, la prima volta mi hai detto di no."
Finge di essere offeso.

Fruga fra i cuscini e mi mostra un foglio di carta, lo apro e non posso credere ai miei occhi.
"Ma questo cosa significa?"
Chiedo a bocca aperta per lo stupore.

"Se vorrai, la tua attuale casa, sarà nostra. Non fai altro che dire quanto ti dispiace lasciarla, quanto adori quella cucina, quanti ricordi ci sono fra quelle mura."

"Si, ma non è in vendita."
Sono sempre più confusa.

"Ho scoperto che l'anziana proprietaria invece ha chiesto informazioni ad una agenzia perché ci stava pensando.
Inoltre ha un debole per mio fratello, quindi sono andato a parlarci con lui."
Immagino la scena del povero Claudio intento a scansare i complimenti e gli occhi dolci che la signora Carla gli fa ogni volta che lo vede e scoppio a ridere.
Poi mi sento subito in colpa per le mie amiche.
" Ma Sara... "

Mi interrompe Alex.
" Non avrebbe comunque potuto permettersi l'affitto e le spese di quell'appartamento da sola per molto, ha detto che avrebbe cercato altro, ed Emma presto si sposerà."

Sarebbe perfetto, mobili nuovi, un tocco di colore alle pareti, la stanza di Sara per nostro figlio e quella di Emma per gli ospiti.
" Te l'ho detto che ti amo? "
Fingo di pensarci.

" Veramente mi hai di nuovo buttato addosso qualunque cosa avessi davanti."

Alzo gli occhi al cielo, è la quarta volta che me lo ripete.
"Daniele ha fatto un bel lavoro."
Mi guardo ancora intorno emozionata.

"Ehi, scusa ma il posto l'ho scelto io."
Si è offeso.

"È perfetto, come noi."
Lo bacio non potendone più fare a meno, non riuscendo più a stare senza toccarlo, senza sentire quel brivido che mi attraversa come una scintilla ogni volta che mi tocca.
Racchiusi nella nostra bolla, dove esistiamo solo noi.

Dopo aver passato qualche ora su quei bellissimi cuscini, siamo tornati a casa, immediatamente gli ho mostrato la torta che abbiamo divorato, per poi cenare con una pizza.
Soli in casa, finalmente possiamo amarci, la nostra casa, piena di ricordi con le ragazze, piena di noi, dove è iniziato tutto.
É stata testimone del primo incontro, dei nostri 'ti amo', della crisi inerente alla scoperta della gravidanza.

Sarà testimone di una vita intera, insieme.

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