Capitolo 42 - Emily

Emily

Sentire la sua voce al di là di questa maledetta porta è stato come riuscire a vedere una luce in una notte buia, rivederlo e poterlo riabbracciare sono stati un sogno ad occhi aperti, tornare a respirare dopo averlo trattenuto a lungo.
Lui è un bisogno primordiale, come la necessità di ossigeno per vivere, il bisogno di riscaldarsi quando fa freddo, dormire dopo ore e ore svegli.

Sono esigenze che non puoi controllare, vitali.

Mi stringe forte a sé e mentre i miei occhi sono ancora appannati dalle lacrime, mi sembra di scorgerne una solitaria cadere sul suo viso, respira profondamente con la faccia affondata fra i miei capelli e la presa è sempre più salda.
Potrei soffocare, ma non importa, questo mi fa sentire che è tutto reale, non un sogno ad occhi aperti, sono davvero fra le sue braccia.
I suoi occhi, le sue labbra, le sue mani, continuo a toccarlo, continuo a tremare, continuo a ripetermi che è finita.

"Cosa ti ha fatto quel pazzo?"
Il tono rabbioso e gli occhi puntati sul mio collo.

"Nulla, tranquillo."
Ora non voglio parlarne, non voglio ricordare ma solo correre il più lontano possibile da quel mostro, da questo posto, da quel ricordo, dalla sensazione di soffocare, di dolore.

"Sul tuo collo c'è il segno violaceo di dita Emily."
I suoi occhi sbarrati incontrano i miei sofferenti, gli chiedo tacitamente di lasciar perdere, ho bisogno di tempo.
"Va bene, ora andiamo via di qui, sta tranquilla."
La sua voce rassicurante e dolce riesce a spezzare l'angoscia di sprofondare nuovamente nel buio, posa un bacio fra i miei capelli.

Usciamo finalmente da questa dannata stanza e vedo Claudio correre verso di me e abbracciarmi, mi beo del suo affetto e lo stringo a mia volta ad occhi chiusi.
Non appena li apro, davanti a me Paolo che tira un sospiro di sollievo, non mi aspettavo assolutamente di trovarlo qui, so che l'affetto tra noi resterà per sempre, entrambi incasinati ci siamo rifugiati l'uno nell'altra, siamo stati l'ancora che ci ha tenuto a galla in un periodo fragile delle nostre vite.
Un grido raccapricciante e rabbioso proviene dall'ingresso, ci voltiamo tutti in quella direzione, Alex mi sposta dietro la sua schiena per farmi da scudo, la voce di Francesco intima di non muoversi.

In risposta il caos.

Tutto alle mie orecchie sembra ovattato, come se il mio incoscio avesse deciso di preteggersi in qualche modo cercando di estranearmi dalla realtà, una forte pressione alla testa e tutto inizia a vorticare inducendomi a svenire.
Riesco ad aggrapparmi alla spalla di Claudio, questo gesto attira la sua attenzione che per fortuna mi prende fra le sue braccia evitandomi una rovinosa caduta sul pavimento.
Solo frammenti di realtà catturati dai miei occhi semichiusi che tentano di ritrovare la forza per essere coscente, riuscendoci solo ad intervalli.
Vedo Ernesto cercare di affrontare Paolo, riesco ad intravedere Alex colpire il mio aguzzino, scorgo le spalle di Christian e Gianluca sbarrare la strada al mio stalker in fuga, un'ultima volta apro gli occhi e noto Francesco mettere le manette a quel maledetto.
Poi il buio.

Questo odore di disinfettante mi fa venire la nausea, un irritante suono costante trapana i miei timpani, il mio corpo è intorpidito, come se non volesse rispondere ai comandi dettati dal cervello, provo a muovermi ma non ci riesco.
Un tocco leggero alla mano, una voce che continua a ripetere il mio nome, é come un richiamo al quale non posso e non voglio resistere.
Apro piano gli occhi e una luce accecante mi costringe a richiuderli, ci metto un po' ad adattarmi, sono confusa ma prima che possa agitarmi vedo Alex accanto a me che mi sorride.
"Mi hai fatto preoccupare piccola."
Posa subito un bacio sulla mia fronte.
Riconosco l'ambiente intorno a me, un lettino, alcuni macchinari, al mio dito un saturimetro.
Vedo ai piedi del letto i miei genitori molto provati, di sicuro sanno tutto per essere qui, volevo solo proteggerli, spero lo capiranno.
All'improvviso porto la mia mano al basso ventre e con occhi sbarrati e lucidi mi volto di scatto verso Alex.
"Il bambino?"

"Ti hanno fatto un prelievo per i valori e ora faremo un'ecografia."
Ha paura quanto me, è evidente dal modo in cui prova a non guardarmi.

"Salve, sono il Dottor Vicanti, dobbiamo fare l'ecografia quindi può restare una sola persona."
Il medico un bell'uomo di mezza età guarda sia i miei genitori che Alex.
"É giusto che ovviamente sia presente tu Alex, noi aspettiamo fuori."
Mio padre mi sorride mentre mia madre si avvicina per darmi un bacio sulla guancia.
"Andrà tutto bene tesoro."

Lo spero.

Tiro su il vestito e abbasso le calze, sono molto in ansia, temo il peggio, nonostante nel profondo dentro di me la speranza persiste, non intende arrendersi.
Una donna in gravidanza dovrebbe trascorrere i primi mesi tranquilla, tutta la paura e la violenza di questi giorni...sarebbe un miracolo se il bambino stesse bene.
Il gel freddo a contatto con la pelle mi fa leggermente sobbalzare, il momento della verità è arrivato, mentre il dottore fissa lo schermo, Alex stringe la mia mano.
Passa qualche minuto e le parole del medico, che scruta con attenzione quello schermo in bianco e nero e poi studia i risultati degli analisi, ci incutono timore.
"Lei ha subito ovviamente un forte stress, di certo non è la condizione ideale per una gravidanza, a maggior ragione nei primi mesi, dove un aborto è davvero facile purtroppo."

Bene, questo è ciò che pensavo, avevo ragione, il mio piccolo non c'è più, non sono stata in grado di proteggerlo, è tutta colpa mia.
Le lacrime iniziano a pungere i miei occhi e la presa sulla mano di Alex si allenta, non ho il coraggio di guardarlo.
Poi nella stanza inizia ad espandersi un suono ritmico, guardo lo schermo, impossibile che sia ciò che credo date le parole del dottore.
"Ma è..."
Sussurro spaventata, non voglio illudermi.
"Si."
Sentenzia deciso il medico.
Inizio a piangere non riuscendo a controllare questa emozione che esplode al centro del mio petto.
Guardo Alex e questa volta stringo la sua mano talmente forte probabilmente da stritolarla, il suo sguardo è triste, non credo abbia capito.
" Tranquilla..."
La voce del dottore lo interrompe.

" Per fortuna seppur un po' bassi, dai volari riportati dalle analisi, e da ciò che vedo qui, sembra che il vostro bambino stia bene."

Il viso di Alex si alza per incontrare quella del dottore, la sua espressione è confusa, sbatte gli occhi più volte e il suo sguardo inizia a viaggiare tra il monitor e i miei occhi.
" Questo quindi è..."
Lascia la frase in sospeso, forse perché anche lui non vuole illudersi.
"Il suo cuoricino."
Concludo io la frase cofermando i suoi sospetti.
Ormai le lacrime di gioia hanno vinto la battaglia, scorrono senza tregua fra i sorrisi e la felicità che vedo nascere nel viso dell'uomo che amo.
Alex inizia a stringermi forte, afferra con entrmbe le mani il mio viso e fa combaciare le nostre labbra.
"Ti amo Piccola."
"Ti amo Alex."

Il dottore si schiarisce la voce cercando di attirare la nostra attenzione e cerchiamo di ricomporci.
"Ovviamente almeno per il prossimo mese esigo riposo assoluto, quindi niente sforzi, niente lavoro, forte emozioni, niente sesso."
Alex, che ad ogni ordine del dottore commentava con un categorico 'sí', all'ultima frase, spontaneamente il suo commento è stato 'ah'.

Ciao, il bimbo sta bene, contente?
La fine sta arrivando, tristi? Io un po' si. 😢

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