Capitolo 37 - Doppio

Emily

Esco sul retro del locale con il telefono ancora in mano, mi stringo nel cappotto nero e indosso subito l'enorme sciarpa di lana color oro, leggo nuovamente il suo messaggio emozionata.

Messaggio da Amore:
"Ti aspetto nel giardino sul retro per una sorpresa, raggiungimi subito prima che muoia di freddo, da sola."

In genere durante il periodo estivo in questo bel giardino é solito esserci un piccolo palco in fondo per allietare le serate con musica, tanti tavoli per cenare all'aperto, ora invece è tutto buio.
" Alex dove ti sei cacciato, fa freddo. "
Mi lamento stringendo le gambe fra loro, sono avvolte solo da calze che pur essendo pesanti, non mi proteggono granché.
Sento dei passi provenire dalla mia sinistra, mi giro istintivamente verso quella direzione, una sagoma mascherata dal buio inizia a correre verso di me.
Succede tutto in fretta, non ho neanche la forza di urlare, perché appena intravedo quell'azzurro inquietante nei suoi occhi, mi si mozza il respiro.

Mi ha trovata.

Non avrei dovuto allontanarmi da sola, non avrei dovuto dire a Daniele e Federica di non accompagnarmi, ingenua ed incoscente.
E pensare che sono a pochi metri da tutti loro, da Alex.
Sento gli occhi riempirsi di lacrime, e nonostante la mia vista sia offuscata da queste, lo vedo benissimo il suo ghigno farsi sempre più vicino.
Nel giro di pochissimi attimi è accanto a me, inizio a tremare portando la mano sul ventre, come se questo potesse bastare a proteggere la parte più importante di me.
Posa con forza la mano con un fazzoletto di stoffa tappandomi la bocca e il naso, mi sembra di soffocare.
Inalo un odore dolciastro che mi fa venire la nausea, cerco di spingerlo via, afferro il suo polso per sottrarmi a tutto questo, ma è più forte di me.
Provo a divincolarmi dalla sua morsa, ma le forze iniziano ad abbandonarmi, le gambe tremano e tento contro ogni logica di aggrapparmi a lui per non cadere, la sensazione di soffocare è potente.
Dovrei cercare di reagire, dovrei urlare quanto meno, provare a combattere in qualche modo, non tanto per me, quanto per questo minuscolo esserino che sta crescendo dentro di me e che io e Alex amiamo già più delle nostre vite.

Se permetterò che mi prenda, sarà finita.

Chissà cosa si cela nella mente disturbata di persone come lui, mi sono chiesta più volte cosa si sia innescato nella sua testa e quando, quale mio gesto, quale mia parola.
Soprattutto, perché un uomo come lui, con i suoi disturbi, sia libero, a causa del sistema che non funziona assolutamente, ora sono alla sua mercé.
Sbaglio nel definirlo uomo, perché lui non ha niente di un vero uomo, non posso avere pietà per la sua psicosi, non dopo avermi rovinato la vita, non dopo questo.
Con un ultimo gesto disperato alzo la mano verso il suo viso e lo graffio in pieno volto, sento la sua carne sotto le mie unghie.
Subito si ritrae, ma non mostra nessuna reazione, come se i muscoli del suo viso fossero bloccati, è totalmente inespressivo in questo istante, vuoto, proprio come i suoi occhi.
Continua a premere questo maledetto fazzoletto sul mio viso, mi manca quasi l'aria, i miei gemiti sono sempre più piccoli, nessuno mi sentirà.
Con la sua stazza mi sovrasta mentre mi abbandono contro volontà nelle braccia del mio incubo peggiore, la figura davanti a me si offusca, fino a quando gli occhi non reagiscono chiudendosi.
L'unica immagine che catturo è la sua, Ernesto che mi prende in braccio e annusa i miei capelli con occhi chiusi, inalando a pieni polmoni, con un sorriso malato stampato in volto.
Poi, il buio.

******************
Alex

Cerco di respirare, all'improvviso un enorme peso sembra sfondarmi la gabbia toracica schiacciando i polmoni.
Mi piego con il busto in avanti e poso le mani sulle ginocchia per sorreggermi.

Cazzo, non c'è ossigeno, come è possibile?

Sento in lontananza le ragazze stringersi una al fratello e l'altra al fidanzato piagnucolando, Claudio cerca di venirmi vicino, ma lo allontano con un cenno di mano.
I due agenti iniziano nervosamente a parlare fra di loro e guardarsi intorno in cerca di un qualunque indizio.
Alzo gli occhi e incontro quelli di Francesco, lui avrebbe dovuto proteggerla, mi scaglio come una furia senza pensarci su di lui afferrando il bavero della sua giacca, gli urlo contro.
"Dove cazzo eri? L'ha presa."

Christian mi afferra per staccarmi e in quel momento leggo miliardi di sensi di colpa negli occhi di quel ragazzone che  ha abbassato la guardia solo perché si è legato alla mia rossa, confondendo il dovere con l'amicizia.
Ma che cazzo dico, io avrei dovuto esserci, non lui, Emily e nostro figlio sono una mia responsabilità, ma non ero con loro.

Fallisco sempre, questa però, era l'unica battaglia che non avrei dovuto perdere.

Mi ritrovo ad occhi sbarrati a chiedere scusa.
"Fra, mi dispiace, non è colpa tua, ma mia. Non l'ho protetta."

"La troveremo."
Sentenzia con tono determinato lui.

" Se dovesse succedere qualcosa a lei o al bambino..."
Mi interrompe Claudio afferrando le mie spalle e costringendomi a guardarlo.
"Non accadrà, mi hai sentito? La salveremo."
Fisso i suoi occhi, più chiari dei miei, il mio fratellino, sempre presente e a risolvere i miei guai.
Lui è il minore, anche se di pochi anni, ma in realtà è sempre stato quello più pacato, più maturo.
La mia spalla.
Faccio solo cenno di si con la testa, non riesco a fare di più in questo momento.
Nove mesi fa la mia vita è cambiata, travolta da una rossa combattiva, è diventata tutto in cosi poco tempo e non posso immaginare la mia vita senza di lei.

Sento gli agenti bisbigliare fra loro e Federica guardarmi preoccupata, mi avvicino per capire cosa sta succedendo, mentre Francesco si allontana.
Inizialmente è restia ma poi cede le armi e sputa il rospo, devo dire molto duro ed enorme da digerire.
"Abbiamo trovato un telefono e una goccia di sangue a terra. "
Queste parole mi gelano, come se ogni cellula che compone il mio corpo si fosse bloccata, credo si sia fermato anche il cuore in quell'attimo.
Devo tenermi alla parete della villa accanto a me, per un momento la mia vista si appanna e devo sbattere più volte gli occhi per poterla riacquistare.
Federica chiama il suo capo e Francesco decide di chiudere la villa per interrogare tutti i presenti in sala.

Non posso restare qui, lei è chissà dove e io immobile, devo fare qualcosa oppure impazzirò, ma cosa?

Entro in questa enorme casa e recupero il mio cappotto, alcuni agenti sono arrivati, vedo Francesco iniziare a fare domande agli ospiti del ristorante mostrando loro una foto dal suo telefono.
Qui è il caos.

Mi avvicino a lui.
"È una sua foto? "
Fa cenno di sí con la testa.
"Voglio vedere il volto di quel maledetto."
Appena me la mostra, quella fotografia  prende vita davanti i miei occhi, nei miei ricordi, davanti a me quel maledetto caffè sulla maglia, quel dannato bar, quel disgraziato.
Il suo sguardo gelido, il suo modo di porsi infastidito, le mani stringere il vassoio, sono sicuro che non c'è nessun nuovo cameriere.

Ecco che fine ha fatto il mio telefono.

Racconto tutto e nel farlo ho una strana sensazione, infilo subito la mano nella tasca del cappotto, niente, vuota.
"Ha preso anche il doppione delle chiavi dell'appartamento di Emily."
Rivelo a gran voce a tutti.
Immediatamente corro verso la porta, esco e il freddo mi investe, non sento nulla, nelle mie vene c'è fuoco rovente.
Dietro di me corrono Claudio e Christian, saliamo in macchina e affondo il pedale dell'acceleratore fino in fondo.
Francesco e Federica ci seguono con la loro macchina e sinceramente dovranno proteggere lui da me, non il contrario.
Spero solo di non sbagliarmi perché altrimenti non saprei proprio dove cercarla, ma in ogni caso, non mi arrenderò mai.

Devo trovarla, fosse l'ultima cosa che faccio.

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