Capitolo 19 - Doppio

Emily

Continuo ad osservare questo schermo che stringo forte nelle mani, come se potessi trattenere lui per non farlo andare via da me.
Osservo la sua immagine nitida, talmente chiara da aver l'impressione di averlo qui con me, forse se ora fosse qui avrei il coraggio di reagire a tutto questo, dirgli cosa sta succedendo.

So che dovrò rinunciare a lui, ma non ne ho la forza.

Mi sono nascosta in questo posto, questo angolo è il mio piccolo rifugio fuori dal mondo, ma nemmeno il mare riesce a farmi stare meglio.
Osservo le onde che con violenza si scontrano con gli scogli, è così che mi sento anche io.
Dentro di me c'è una tempesta che si abbatte prepotente, travolge tutto ciò che trova, ogni difesa è inutile.
Una lacrima perde la battaglia e scivola sulla guancia, percorre con forza i lineamenti del mio volto sofferente, la sua corsa trova fine sul mento per poi cadere e disperdersi.

Il vento accarezza i miei capelli scompigliandoli un po', proprio come le parole lette stamattina hanno sconvolto la mia vita.
È bastato vedere quelle immagini e leggere quelle poche parole per sapere che avrei fatto di tutto per proteggerlo, anche rinunciare a lui.
Non ho il coraggio di farlo guardandolo negli occhi, non ho la forza di dirgli addio.
É impensabile raccontargli la verità, dovrò ferirlo e mai saprà quanto lo amo, quanto questo gesto spezzerà il mio cuore.

Il telefono continua a squillare, le ragazze mi stanno cercando, sicuramente preoccupate mi faranno una bella ramanzina. Sono sparita da due ore e hanno  ragione data la situazione, ma avevo bisogno di leccare le mie ferite sanguinanti.
Rifiuto l'ennesima telefonata e invio un messaggio dicendogli che sto bene e fra circa mezz'ora sarò da loro, ho bisogno del loro sostegno.
Nel frattempo mi hanno coperta con Alex, non potevo vederlo o sentirlo, non saprei fingere davanti a lui.
Salgo in macchina e metto in moto, poso le mani sul volante e stringo il più possibile, cerco di scaricare il dolore, affondo le unghie nella pelle e urlo.
Urlo talmente tanto che mi brucia la gola, fino a quando il suono della mia voce stridula si spezza, proprio come me.

Devo farcela.

Cerco di regolare il respiro e asciugo le lacrime che continuano a scendere sul viso, non riesco a fermarle, non sento più nulla, non ci riesco.
Abbraccio questo dolore e lascio che il vuoto dentro di me si espanda nel profondo della mia anima.
Arrivo davanti l'appartamento che abbiamo condiviso per due mesi, sarebbe dovuto essere uno, ma poi nessuno dei due voleva andar via.
Ogni giorno vissuto insieme rimarrà impresso nella mia memoria come un tesoro inestimabile, solo i ricordi mi terranno in vita.
Ogni tocco, ogni sguardo, ogni sorriso e ogni emozione, le custodirò nel mio cuore d'ora in poi sarà solo un arido muscolo che per inerzia pomperà nel mio petto.

Alex sarà fuori, tranquillo che io sia con le ragazze, in effetti diciamo che è così, ho chiesto loro di raggiungermi qui, avremo circa due ore per portare via tutte le mie cose da quella casa.
Entro e ovunque si posi il mio sguardo vedo noi due insieme, in cucina lui mi abbraccia cercando di assaggiare qualcosa che sto cucinando, sul divano mentre mi addormento stretta al suo petto. Seduti a tavola mentre mi imbocca un pezzo di pancake cucinato con le sue mani, sul letto mentre mi fa il solletico, nella doccia mentre facciamo l'amore.

"Emily, non credo tu stia facendo la cosa giusta."
Emma mi rimprovera mentre piega alla meglio i miei vestiti.
"Si, concordo, lui non lo merita. Tornare e non trovarti... "
Si ci mette anche Sara.

"Ragazze, sto lasciando qui il mio cuore, sono distrutta, ma devo proteggerlo."
L'ennesima lacrima sfugge.

"L' hai detto alla polizia?"
Chiede la biondina.

"Si, ma possono solo sorvegliarci e nel frattempo cercare di rintracciarlo.
Non posso rischiare."
Dico terrorizzata.

"Dovresti parlarne con lui."
Sentenzia Sara.

"Non posso."
Chiudo alle mie spalle la porta ed è come se una parte di me fosse rimasta al di là, perché è proprio come mi sento, a metà.
Quel maledetto mi ha uccisa, se voleva ferirmi ci è riuscito, rinunciare ad Alex significa annullarmi.

Non amerò più nessunaltro, perché nessuno sarà lui.

******************
Alex

Apro il portone di casa sbuffando, oggi è stata una giornata pesante a lavoro, per fortuna poi mi sono svagato giocando alla play da Gianluca, anche se mi ha battuto alla fine.
Getto le chiavi e il telefono sulla piccola mensola vicino la porta, a peso morto mi butto sul divano, la mia rossa dovrebbe rientrare a momenti.

Mi sdraio scalciando le scarpe in malo modo e inizio a pensare a cosa preparare per cena, a questo pensiero ho un'illuminazione.
Mi ricordo dell'ultima fetta di torta al cioccolato che ieri mi ha preparato la mia pasticcera personale, la sto già pregustando col pensiero.
Mi alzo e a piedi scalzi raggiungo la cucina, ho l'acquolina in bocca appena la vedo sull'alzatina in vetro.

Mentre la sto mangiando torno in salotto e solo ora noto un foglio ripiegato posto sul tavolo, mi avvicino e leggo "Scusami", è ovviamente di Emily.
Ancor prima di leggerne il contenuto, un senso di angoscia stringe il collo come in una morsa, bloccando il mio respiro.
Confuso con fronte aggrottata inizio a leggere la lettera che segnerà la mia vita.

"Scusami, sono solo una vigliacca, ma non ho avuto il coraggio di dirti in faccia ciò che leggerai.
Io vado via, sono sopraffatta da tutto e anche da questa convivenza affrettata.
Mi dispiace ma ho capito di non provare per te quello che credevo.
Spero mi perdonerai, ti auguro il meglio.
Buona vita. "

Istintivamente devo tenermi dal tavolo per non rischiare di cadere, faccio un passo indietro a causa delle gambe che cedono di colpo, raggiungo il divano e mi siedo.
Credo di non aver capito cosa cazzo stia succedendo e cosa cazzo significhi quello che ho appena letto.
Col respiro corto mi alzo per prendere il telefono, cerco frettolosamente il suo contatto e faccio partire la telefonata.

Non raggiungibile.

Chiamo nel panico le ragazze che non mi rispondono, poi provo con Claudio.
"Cla, sai dov'è Emily?"

"Credo con le ragazze, perché?"

Chiudo la telefonata e con mani tremanti infilo le scarpe, prendo le chiavi ed esco con il foglio che ancora stringo in mano.
Scendo di corsa la rampa di scale e chiamo l'ascensore, dopo pochissimi secondi mi precipito verso le scale senza perdere altro tempo.

Non riesco ad aspettare fermo con questo stato d'animo.

Non capisco, davvero non capisco cosa stia accadendo, non credo nemmeno ad una parola di quello che c'è scritto su questo maledetto foglio.

Lei mi ama, lo so.

Monto sulla moto infilando nervosamente il casco e parto, sono in uno stato confusionario, mi sembra di essere in una bolla sospesa, lontano dalla realtà.
Finalmente arrivo dalle ragazze e salgo le scale del palazzo due alla volta con il fiatone, più che per lo sforzo, per l'ansia.
Busso vigorosamente alla loro porta, una, due, tre volte, suonando altrettante volte il campanello, mi sembra passata un'eternità, quando Sara apre.

"Emily è qui?"
Chiedo subito senza darle modo di dire nulla.
Il suo sguardo triste mi gela ancor prima delle sue parole.

"Mi dispiace Alex, è andata via."

Un colpo sordo dentro il petto, riesco solo a percepire cio che accade all'interno del mio corpo.
.......

Poi mi risveglio.
"Che significa? Dove? Quando?"

Nel frattempo mio fratello, richiamato dalle mie urla, si affaccia alla porta.
"Ragazzi che succede?"

Lo ignoro e cerco di entrare in casa, Sara si scansa dicendomi che non la troverò e lei non sa di preciso dove si trova la mia ragazza.

"Non ti credo. Dimmi dov'è? Dimmi che significa questo?"
Mostro il foglio stropicciato.
Inizio a dare di matto urlandole contro tutta la frustrazione che al momento attraversa le mie vene, anche se lei non ha colpe.
Mio fratello afferra il mio braccio attirando la mia attenzione e riportandomi alla realtà, faccio un profondo respiro e cerco di calmarmi.
"Scusami Sara, non volevo urlare con te."
Mi vergogno di questa mia reazione.

"Tranquillo. Mi dispiace per questa situazione e non poter fare nulla."
Mi sorride timidamente, ma leggo pena nei suoi occhi, mi faccio pena da solo in effetti.

Entro in casa di mio fratello con lui a seguito, mi siedo, piu che altro perché non mi reggo in piedi.
Sto accusando il colpo, inizio a realizzare il tutto, lei è andata via, dice che non mi ama.
Anche lei come Chiara si è sentita sopraffatta da me, a questo punto il problema sono io.
Abbasso gli occhi sulle mie mani che continuano a stringere questo maledetto foglio che ha distrutto la mia vita.

"Alex, dimmi cosa succede."
Il suo tono è molto preoccupato.

"È andata via."
Sussurro mostrando il foglio che lui prende e legge, vedo sul suo viso la mia stessa espressione sgomenta.

"Già. Ma non ci credo."
Riesco a pronunciare solo questa verità.

"Che hai intenzione di fare?"
Si siede accanto a me.

Sospiro.
" Trovarla, deve spiegarmi cosa succede."
Sono determinato a capire cosa le passa per la testa.

"Alex, se dovesse dirti le stesse cose che ti ha scritto?"

  Non ho il coraggio di rispondere alla sua domanda, in quel caso sarà la mia fine e quello che provo ora sarà solo un assaggio.
So solo una cosa.

Non amerò più nessun'altra, perché nessuna sarà lei.

***********

Quanto mi odiate? 😭

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