Capitolo 68

Jason

Il sole è tramontato da un po' ed io continuo a camminare per il mio appartamento in attesa di Jack. E' tutto il giorno che sono nervoso, non so che aspettarmi da questa discussione. Non abbiamo mai avuto problemi tra di noi, ma soprattutto non è mai accaduto di rimanere tutto questo tempo senza parlarci, ho cercato di capire se i nostri genitori ne sapessero qualcosa ma ho capito che sono all'oscuro di tutto. Questa settimana è stata la più bella ma anche la più brutta di tutta la mia vita. Avere confessato i miei sentimenti a Carola mi ha reso immensamente felice, lei è la mia metà, semplicemente questo, ma non immaginavo che tutto sarebbe stato oscurato dai problemi di Jack e Bea.

Mentre sono perso nei miei pensieri sento bussare, apro senza neanche guardare, sono certo sia Jack. Cerco di calmarmi nell'attesa del suo arrivo al piano, tra poco sarà, finalmente, tutto chiaro, ma, purtroppo, non è così semplice e la mia ansia aumenta per quello che mi dirà. Non sono un idiota so che è successo qualcosa di molto grave fra lui e Bea e il fatto che non me ne vogliano parlare mi fa pensare il peggio, e per la prima volta, ho paura di non essere in grado di aiutarli.

In questi giorni li ho tormentati ma non ho avuto fortuna: Bea si è ostinata a dirmi che andava tutto bene e che non dovevo preoccuparmi, certo come no; Jack si è comportato anche peggio, lo stronzo, non mi ha neanche risposto al telefono, né mi ha permesso di vederlo ho dovuto praticamente costringerlo a parlare facendogli un agguato.

Carola ha ascoltato ogni mia lamentela e alla fine mi ha pregato di non farmi trasportare dalle emozioni e di permettere a Jack di parlare, con calma. Mi ha raccontato la sua teoria e mi sono messo a ridere. Lei pensa che i due si siano innamorati, il che è assurdo visto il legame che abbiamo, siamo come fratelli. Ho cercato di farle capire l'assurdità della sua teoria ma lei non ha voluto sentire ragioni, mi ha detto di fare l'amico e di piantarla con questa storia assurda, perché non siamo tutti uguali e poi Jack sa che Bea non si tocca.

Ah, le donne sono così romantiche, le ho raccontato lo stile di vita del mio amico, non è il tipo di innamorarsi, e lei mi ha risposto che non lo ero neanche io.

Ormai Jake dovrebbe essere arrivato al mio appartamento, apro la porta e la stringo forte non appena la sua figura esce dall'ascensore. In quel, preciso, momento capisco che Carola ha ragione, è il momento di fare l'amico, Jack è davvero a pezzi.

"Entra, forza." Mi scosto dalla porta.

Cerca di sorridermi mentre mi dice: "queste vanno in frigo..." indicando le birre. Lo precedo in cucina e dispongo le bottiglie nel frigo, tutte, tranne due, perché penso che ne abbiamo già bisogno entrambi. Le apro e gliene passo una.

"Forza andiamo è ora di parlare."

Lo vedo seguirmi a testa bassa e non è da lui, Jack e un tipo orgoglioso, ha l'atteggiamento di chi ha il mondo ai piedi, non l'ho mai visto in questo stato.

Arrivati in soggiorno mi siedo sulla poltrona e gli faccio cenno di accomodarsi sul divano di fronte a me. Lo vedo esitare. Si porta la bottiglia alle labbra, mandando giù una buona dose di contenuto della bottiglia, e poi inizia a camminare per la stanza come un animale in gabbia.

Sembra pronto ad esplodere e questa tensione mi arriva dritta allo stomaco, cerco di deglutire e mi viene difficile, non sono abituato a vedere il mio amico così... disperato. Perché è questo che vedo, un uomo pronto a crollare che si è tolto una maschera e che ora mi lascia vedere tutto il suo dolore.

Porto anche io la birra alla bocca, il sapore amaro riesce ad aiutarmi e a darmi il coraggio di parlare.

"Jack" lo chiamo, ma lui continua a muoversi portandosi una mano ai capelli e tirandoli un po'. "Jack... sono pronto, è ora di sfogarti."

Lo vedo fermarsi al centro del mio salotto "non appena lo farò tu... tu mi odierai" mi dice affranto. I suoi occhi verdi sono cerchiati di nero e così scuri che mi fanno paura.

"Forza amico, sono tuo fratello, nulla di quello che mi dirai potrà cambiare questa cosa."

Le sue labbra si allargano in un sorriso disperato. "No ne sarei così sicuro fossi in te."

"Io sì. Parla Jack, giuro che ti ascolterò e me ne starò zitto fino a quando non avrai finito." Lo osservo deciso, sperando che la mia sicurezza lo aiuti ad iniziare, e lui ricambia il mio sguardo. I suoi occhi mi scrutano, come ad accertarsi che io stia dicendo la verità. Non distolgo lo sguardo, voglio che sappia che è la verità.

"Ascolta, qualunque cosa sia successa la risolveremo insieme." Il mio tono è dolce e con soddisfazione lo vedo cedere.

La mano gli trema mentre manda giù tutta la birra rimasta nella bottiglia, la posa sul tavolo e finalmente si siede sul divano.

"Pronto? Sarà dura." Il suo tono sembra ironico, ma non ne sono sicuro la sua voce è talmente rauca, che prima di iniziare a parlare è costretto a schiarirsi la gola. Faccio cenno di sì con la testa e mi concentro totalmente su di lui. Si è seduto a gambe aperte e i suoi gomiti sono appoggiati sulle cosce fasciate dai jeans. La gamba destra si muove su e giù ritmicamente, mostrando tutta la sua tensione, bevo un sorso per cercare di placare il magone che ho in gola e finalmente ha inizio la confessione.

"Ti racconterò tutto. Ho deciso che non voglio segreti, anche a costo di farmi uccidere." Lo guardo e rido, ma lui non lo fa. Cavolo, qua le cose sono davvero serie, finisco anche io la mia birra e mi appoggio alla spalliera, pronto a veder svelato quello che è successo.

Jack, per l'ennesima volta, da quando è arrivato, si passa la mano fra i capelli, scompigliandoli sempre più. Il viso è tirato mentre le parole iniziano ad uscire a fatica.

"Ti ricordi, che dopo quella famosa notte, ti avevo raccontato di aver perso la memoria?" Ancora una volta faccio cenno di sì con la testa, anziché parlare, non vorrei interrompere il momento. "Quello che non ti ho detto e che prima di ritornare al campus ho ricordato tutto."

La paura mi stringe lo stomaco e se Carola avesse ragione.

"Da quel momento la mia vita non ha più senso. Quella sera è iniziato tutto, da quel bacio io non ho capito più niente."

Lo ascolto parlarmi di quella sera, del come abbia recuperato la memoria, di Bea, di quello che lei gli ha detto, fino alla lettera che le ha lasciato. Mi sento travolto da un treno. Lo guardo ma è come se non lo vedessi, non riesco a credere a quello che ho sentito.

"Vuoi picchiarmi vero?" la sua voce è sconsolata. Mi guarda in attesa della mia reazione. Noto le sue spalle abbattute, i suoi occhi affranti e come se il peso di tutto questo lo stesse schiacciando.

Ed io? Io sono sconvolto. Effettivamente in questo momento vorrei picchiarlo, come ha potuto fare quello che mi ha raccontato? Come è potuto andare a letto con Bea? La nostra Bea. Chiudo un attimo gli occhi, è troppo, quello che ho sentito è troppo. Cerco di metabolizzare quello che ho appena scoperto, mentre mi obbligo a regolarizzare il respiro che mi scuote il petto.

Stringo i braccioli quasi a stritolarli, mi trattengo e lotto contro quella violenza che mi sento dentro, perché ucciderlo non è una soluzione. Stiamo parlando di Jack, devo capire come aiutarlo. L'eco delle sue parole mi rimbomba in testa mentre il tono di sofferenza che ha accompagnato il suo discorso mi lacera il cuore.

Lui sta veramente soffrendo. Lui non è più il ragazzo spensierato di qualche settimana fa. No, lui è un uomo che non sa affrontare le emozioni che gli sono piombate addosso. Apro nuovamente gli occhi, in cerca della conferma che la mia intuizione è vera. Lo guardo, mentre si tiene la testa fra le mani davanti a me e ho ragione, ora mi è tutto chiaro.

"Tu sei innamorato..." gli dico semplicemente, sollevandomi nel pronunciare quelle parole. Sapevo che non avrebbe mai potuto abusare di Bea. Lui è completamente cotto.

Alza la testa di scatto e i suoi occhi si allargano, vedo la tristezza lasciare il posto alla rabbia.

"Grazie al cazzo, Jason! Questo lo sapevo già. Quello che non so è come aggiustare il mio mondo. Sta crollando amico e io non so come arrestare questa distruzione." Si butta indietro sul divano a fissare il tetto, mentre scuote la testa.

Restiamo in silenzio assorti nei nostri pensieri, le sue parole mi girano in testa mescolandosi con quelle di Carola e con i miei sentimenti per lei, e allora capisco, lui non è pronto. Lui non è pronto ad affrontare questo sentimento.

"Sei nei guai Jack."

Alle mie parole la sua testa si rialza per fissarmi disperato. "Speravo che almeno tu, riuscissi ad aiutarmi."

"Ci proverò. Però, abbiamo bisogno di un'altra birra." 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top