Capitolo 63
Bea
Il cielo è limpido e tutta questa luce mi dà fastidio, troppo contrasto con il mio cuore. Guardo in giro e non c'è molta confusione, qualche famiglia e un po' più in là dei ragazzi che scherzano. Starò tranquilla.
Mi distendo sulla sdraio e chiamo dalla chat che abbiamo in comune con le mie amiche, fortunatamente mi rispondono entrambe al primo squillo. I loro volti sorridenti mi appaiono sul telefono e io mi pento di non aver preparato un discorso prima, perché subito scoppio a piangere.
"Che succede?" Chiede, subito, Sara preoccupata.
"Cazzo, Bea perché piangi?" Dice invece Lisa.
Con fatica mi sforzo a parlare.
"Ragazze, potreste venire a trovarmi?"
"E per Jack, vero?" Parla ancora Sara, mi guardano come se fossi un cucciolo indifeso.
Faccio di sì con la testa.
"Il tempo della strada e saremo da te." Interrompe la chiamata e la immagino già in auto. Adoro Lisa è sempre pronta, non si crea mai problemi.
"Arriviamo, ti voglio bene!" Sara cerca di darmi conforto, lei è la parte dolce del gruppo.
"Anche io" le sussurro con un groppo in gola.
Chiudiamo anche noi e mi stendo sul lettino ad ascoltare un po' di musica, mi sento molto meglio sapendo che tra poco saranno qui.
Mi lascio trasportare dalla musica, mentre guardo il mare davanti a me, lascio svuotare la mente, affronterò tutto più tardi quando le ragazze saranno qui.
Lentamente con la musica nelle orecchie mi addormento e sogno di noi senza dolore, senza distanza.
Un rumore fastidioso mi ridesta dal mio sogno, è il mio telefono che squilla. Sbadiglio e rispondo subito senza guardare chi è.
"Pronto Bea, ma dove cavolo è casa tua non facciamo altro che girare intorno questo tom-tom, del cavolo, è rotto."
"Lisa sei tu?"
"No tua sorella, certo che sono io."
"Scusa dormivo, allora dove siete?"
"Siamo al porto."
"Okay, prendi la strada vicino al bar, sali sempre dritto fino ad arrivare ad un incrocio e a quel punto gira a destra, infondo alla via c'è la casa."
"Vista la strada vicino al bar, tra cinque minuti siamo da te baby."
"Lisa..."
"Sì."
"Grazie."
"Arriviamo."
Per la prima volta nella giornata sono felice, potrò finalmente sfogarmi con qualcuno. Chiudendo la chiamata vedo un messaggio di mia madre e uno da parte di Jason, ovviamente nulla da parte sua. Rimetto il telefono in tasca e delusa rientro in casa.
Come aveva detto Lisa, non faccio in tempo ad affacciarmi alla porta principale che vedo la loro auto venire verso di me, non appena posteggiano e scendono dall'auto, mi precipito nelle loro braccia e comincio a singhiozzare finalmente libera di dare sfogo a quello che sento.
"Ehi ehi, tranquilla Bea." Dice Sara accarezzandomi la schiena.
"Dai andiamo dentro e raccontaci tutto." Dolcemente Lisa mi spinge dentro casa, mi asciugo le lacrime e faccio strada verso il divano.
"Vi va una cioccolata?"
"Sì", risponde subito Lisa.
"Sì, ci servirà, ma vado io a farla." SI propone Sara, mentre si incammina verso la cucina. Io e Lisa restiamo sedute sul divano, incrocio le gambe sotto di me e alzo gli occhi verso di lei.
Mi osserva preoccupata. "E' grave vero?"
Gli occhi mi si riempiono di lacrime ma questa volta riesco a resistere
"Sì." La guardo negli occhi come a chiedere aiuto, come vorrei che lei potesse far sparire il vuoto che sento, ma purtroppo non può. Mi accarezza i capelli per consolarmi.
"Ce la farai." Pronuncia quelle parole con convinzione, ma io scuoto la testa, non sono una tipa che si arrende, ma stavolta è troppo anche per me.
"Eccomi, ora abbiamo tutto."
Sara posa sul tavolino al centro dei divani, un vassoio stracolmo di cose, cioccolata calda, caramelle, patatine, sandwich al tonno, pizza.
"Ma hai svaligiato un bar?"
Le chiede Lisa sconvolta, anche io sono senza parole.
"Conoscendola non avrà mangiato tutto il giorno, e guardando la sua faccia penso che sarà una lunga confessione, quindi abbiamo bisogno di schifezze."
"Il tuo ragionamento non fa una piega" si arrende Lisa sorridendo e lo faccio anche io, sarà il primo del giorno.
"Allora siamo pronte. Comincia a raccontare."
Mi dice Sara sedendosi anche lei sul divano accanto a me, e così circondata dalle mie amiche racconto tutto.
Ogni tanto mi asciugo qualche lacrima, ma non smetto, racconto loro del bacio di ieri pomeriggio e poi della nottata ed infine della lettera. Mi sento distrutta a rivivere quelle emozioni.
Tiro fuori quel foglio bianco che tenevo in tasca e lascio che sia Sara a leggerla io non ho la forza.
"Come può dire di amarti, quello stronzo, se è andato via."
Lisa è furiosa, mentre Sara mi guarda addolorata.
"Mi dispiace tanto Bea, speravo non reagisse così, ma evidentemente non è ancora pronto a te."
Ecco potrei descrivere tutto così non è ancora pronto a me.
"E ora cosa faccio?"
"Ora ci mangiamo tutte queste schifezze fino ad avere il mal di pancia, e domani rientriamo al campus, così farai vedere a quel coglione cosa si è perso." La solita Lisa, lei prende sempre tutto di petto, non si arrende mai. Guardo Sara, per capire il suo punto di vista, perché fosse per me starei per sempre qui.
"Sono d'accordo sulla prima parte, sulla seconda io invece ti consiglio di andare avanti, so che lo ami, ma lascia che si prenda il suo tempo. Mentre tu devi vivere la tua vita."
Non sono sicura dei loro consigli, non sono ancora pronta né a far finta che non esista né ad andare avanti, quindi non mi rimane che mangiare fino a stare male.
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