Capitolo 5
Jack
Mi perdo un attimo nei miei ricordi.
Io, Bea e Jason ci conosciamo praticamente dalla nascita, i nostri genitori sono sempre stati amici e dopo l'università hanno deciso di fondare una società di informatica insieme, da li non si sono più separati.
Quando la società ha cominciato ad andare bene, hanno deciso di trasferirsi in una città più grande e per dare un senso di famiglia ai loro figli hanno comprato tre villette vicine.
Non c'è stata festa, week-end che io non abbia passato con Bea, Jason e le loro famiglie. Considero i loro genitori come zii e Bea e Jason sono sempre stati come fratelli per me.
Jason è il più grande ci leviamo un anno così come me e Bea. Lui insegna ora in questa università, si è laureato un anno fa e viste le sue capacità brillanti gli è subito stata offerta una cattedra, che lui non ha rifiutato.
Voleva insegnare fin da piccolo, aiutava sempre me e Bea nei compiti e sono certo che sarà un insegnante fantastico.
Bea essendo la più piccola del gruppo è sempre stata il nostro tesoro. Frequenta il secondo anno in psicologia e penso che abbia fatto bene, sono convinto anche io che fosse quella la sua strada.
E poi ci sono io. Nella mia vita ho sempre voluto fare il medico, in particolare sono sempre stato attratto dalla pediatria e concluso questo ultimo anno, ho già delle proposte da valutare, anche se ho sempre pensato di fare un periodo nelle zone più povere per contribuire ad aiutare chi non ha nulla. Forse è anche per questo che non mi sono mai legato a nessuno.
Siamo sempre stati un trio molto invidiato, siamo sempre stati considerati i più belli della scuola.
Jason con i suoi capelli biondi, occhi azzurri e modi gentili è sempre stato considerato il principe azzurro da tutte le ragazze che incontravamo.
A differenza sua io rappresentavo il bello irraggiungibile, capelli neri e occhi verdi, sono sempre stato il suo opposto, lui solare io introverso, lui gentile io scostante.
Il mio essere casinista ha sempre attirato le brave ragazze che volevano avere un'avventura con il cattivo ragazzo.
E poi c'è Beatrice, lei è la meraviglia personificata. Nessuna ragazza che io abbia conosciuto si può paragonare alla sua bellezza, gentilezza, intelligenza e tutto quello che di apprezzabile c'è in una donna.
Lei è il mio di più.
Quando, io e Jason, abbiamo capito che noi eravamo maschi e lei una femmina, abbiamo fatto un patto: mai avremmo avuto una storia con lei e l'avremmo difesa a costo della vita, da tutti i mali intenzionati che avrebbero voluto entrarle nelle mutande.
Mi passo una mano sul viso sconsolato, perché oggi io ho infranto quel patto. Jason mi ucciderà, sospiro consapevole di non potermi salvare dalla sua ira.
Come attirato dai miei pensieri lo vedo avanzare verso di noi, il suo sguardo duro mi fa tremare, ma non impedirò a Jason di colpirmi ho fatto qualcosa di imperdonabile.
Lo vedo fermarsi davanti a me, il suo sguardo è duro. Sento gli altri trattenere il fiato impauriti e non hanno torto, lo sguardo di Jason fa davvero paura.
"Dobbiamo parlare!"
Il suo tono è strano, cerca di trattenere la rabbia, e il suo viso tirato stona con il suo abbigliamento formale da professore, un classico vestito blu con camicia bianca a righe, anch'esse blu e infine la cravatta grigia che al momento è un po' storta, il che fa capire che è davvero sconvolto. Con il viso mi fa segno di spostarci un po' più in disparte.
Lo seguo fino all'angolo del corridoio e mi appoggio alla parete mentre lui si gira a guardare fuori dalla finestra.
Rimaniamo un attimo in silenzio, io non so che dire e penso che lui non sappia da dove iniziare.
"Ora tu mi spieghi cosa è successo e poi io ti uccido." Mi precisa con finta calma, mentre si appoggia alla parete vicino a me.
Vorrei piangere, disperarmi davanti a lui, ma siamo all'università e fissando le mie scarpe mi accingo a raccontargli quello che ho già detto agli altri.
Alla fine del racconto lo sento sospirare
"quindi non ricordi nulla?"
Faccio cenno di no con la testa.
"E neanche lei?"
"No, di lei non lo so, so solo che oggi era tranquilla come se non fosse successo nulla".
"Da questo pensi che anche lei abbia scordato?"
"Già, come potrebbe essere così tranquilla quando io invece sono distrutto."
"Sei certo di non aver fatto sesso con lei?" La sua voce è titubante, rimango in silenzio per un attimo. Mi pietrifico al solo ricordo e poi decido di confessare tutto.
"Jason io non lo so, posso dirti che non eravamo nudi, che non c'erano preservativi in giro, ma niente altro. Quello che mi preoccupa..." mi fermo un attimo perdendo il coraggio di continuare.
"Quello che ti preoccupa?" Mi invita a continuare. Prendo aria mentre gli rispondo tutto d'un fiato.
"Quello che mi preoccupa era la sensazione di appagamento che avevo oggi al risveglio".
"Appagamento?" ripete lui, non riuscendo a capire cosa io voglia dire.
"Sì, quasi come quando hai passato una piacevole notte con una donna."
"Quasi?"
"Sì, quasi, perché non era solo quello, mi sentivo bene." Mormoro confuso.
Rimaniamo in silenzio appoggiati alla parete a riflettere entrambi su quello che ho appena detto.
Il suono della campanella ci avverte che la lezione è finita, e così pure l'esame di Bea, guardo preoccupato Jason.
"Ascolta Jack, ora tu raggiungi gli altri e cercate di portare via Bea da qui, non voglio che ne parliate all'università con tante orecchie indiscrete."
Gli faccio cenno di sì con la testa.
"Va da loro e spiega di far finta di nulla. Se non sbaglio oggi abbiamo una cena in famiglia?"
Ancora una volta acconsento con la testa.
"Bene, vi aspetto fuori, e andremo via insieme. Mi raccomando non deve capire nulla. Ne parlerete dopo a casa. Nel frattempo se capite che sa qualcosa fatemi sapere."
Mi da un colpo sulla schiena e si allontana.
Corro subito dai ragazzi e comunico loro quello che abbiamo deciso di fare con Jason.
"Per favore ragazze" supplico Sara e Lisa "non le dite nulla, cercate di essere le solite, devo parlare io con lei per primo, è troppo importante per me, giuro che vi dirò tutto non appena avremo chiarito."
Le guardo speranzoso.
"Okay, Jack." La prima a rispondere e Lisa.
"Faremo come dici tu, sono d'accordo sul fatto che non è il posto giusto questo" anche Sara acconsente.
"Ora andiamo per capire se in giro si dice qualcos'altro" dice Lisa alzandosi, seguita subito da Sara, "non voglio ci veda tutti qui."
"Mi raccomando Jack non fare altre cazzate" mi minaccia Lisa puntandomi il dito contro.
"Lisa non ho bisogno dei tuoi avvertimenti, mi basto già io con i miei sensi di colpa."
La vedo cedere. "Okay, ciao, a dopo". Così dicendo si avviano per il corridoio.
Rimaniamo solo io e Tom, non voglio che vada via mi serve supporto.
"Tom, resta ti prego."
"Certo Jack, farò in modo che arriviate in auto di Jason senza interferenze."
La porta dell'aula si apre e poco dopo esce Bea, subito i miei occhi catturano i suoi e vedo che cambia espressione
"Sei ancora qui?" Perfetto, penso ironico, è già scontrosa.
"Bea, ti prego..." cerco di sorriderle.
"Okay ti perdono, ma oggi sei davvero strano."
Le metto il braccio sulle spalle mentre comincio a trascinarla fuori dall'università.
"Ehi, dove andiamo?"
"Via!" Le rispondo, tranquillamente, non facendo caso ai brividi che sento sul mio braccio al contatto con il suo corpo.
"Andiamo a prendere un caffè da Harry's" suggerisce Tom e Bea si illumina, è sempre stato il suo bar preferito.
"Oh si, andiamo ne ho proprio bisogno", dice allegra.
Io e Tom ci posizioniamo al suo fianco e mentre lei parla ci guardiamo attorno, in cerca di eventuali pericoli.
Siamo quasi fuori dall'università, vicini al posteggio della mia auto, quando sento la voce stridula di Amanda, la pettegola per eccellenza, chiamare
"Bea...".
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