Casa Covenaugh
《Arriverà tra poco...Sei pregato di essere gentile!》Intima l'adulto nella stanza, sfuggendo con lo sguardo l'adolescente.
《Ma Stephen ed io non abbiamo voce in capitolo, giusto?》il ragazzo non risulta rabbioso per natura, ma la questione dell'arrivo di un ospite, non gli va proprio a genio, non con tutti i sospeso nella sua vita.
Si appoggia pigramente alla libreria: fermo, in attesa.
Arrivano tenui rumori dall'esterno e si avvicinano man mano; per suo padre la faccenda è chiusa.
Riprende posto alla scrivania, dimentico del figlio e del suo palese disaccordo.
Stew, l'autista della società di suo padre fa il suo ingresso, taciturno, come sempre, scorta l'ospite alla mercè del vecchio.
Mi concedo tutto il tempo per osservarla: è piccola, non di età, ho saputo che è dello stesso anno di Stephen, mio fratello minore, ma di statura; porta una ridicola acconciatura alla Leila Skywalker di Star War.
Pur sapendo delle origini orientali della ragazza non ne scorgo traccia; indossa una gonnella a pieghe, una camicetta e un giacchetto dai toni anonimi: molto simili alla divisa della scuola.
Oddio un vero disastro... Il viso non è spiacevole, anzi, labbra piccole e carnose, nasino all'insù, se non si fosse conciata come una bibliotecaria, sarebbe quasi carina.
《Ca-Kally Davenport?》 Mio padre la chiama.
La piccola sembra persa in un mondo suo.
A quel punto lo sguardo di mio padre passa oltre, e dispiaciuto forse, che sia ancora presente, si sente in dovere di fare le presentazioni; lei si gira verso di me, reclina piano il viso, dopo un attimo di smarrimento pare scuotersi, mi ignora, gira per tre quarti e si presenta a mio padre .
La sua voce è dolcissima, lei lo corregge con garbo, ha sbagliato la pronuncia del suo nome: Kallie.
Moussad ha avuto precise istruzioni di scortarla a fare il giro della villa e poi condurla nella sua camera.
Mi passano accanto, li ignoro, mi ignorano.
《Dove starà?》Faccio questa domanda a mio padre ma pure lui mi oltrepassa, urtando il mio umore già oltremodo provato.
《Mi aspetto che tu e tuo fratello vi comportiate in maniera esemplare con lei, sua madre é ...una cara amica, non vorrei davvero deluderla!》
Mio padre non risponde, si alza mi passa accanto e boffonchiando qualcosa va verso la cucina.
Estraggo il cellulare giusto per visualizzare l'ora: quasi sera.
In cucina non c'è fermento, lo seguo, in fondo aspetto ancora una risposta, essendo Moussad in giro con miss topolino, guardo mio padre servirsi una generosa tazza di caffè.
Stephen è rientrato: a terra è buttata, con noncuranza, la sacca di Lacrosse.
Arriva anche lui, deve essersi appena fatto una doccia, porta una salvietta appesa al collo umida, i capelli gli gocciolano in fronte.
Mi saluta dandomi la solita spallata.
《Ragazzi ho fatto preparare lo studio di vostra madre come alloggio per la Signorina Davenport.》
La voce di mio padre esce esile incerta...
Scherza?
Ha fatto una cazzata!
Un'enorme cazzata!!!
《QUELLA, LÀ NON CI DEVE STARE! 》sto scandendo una parola alla volta con rabbia cercando di dominarmi.
Stephen mi si è fatto accanto, so che non lo vuole neanche lui, lo vedo dal guizzo della sua mascella.
Moussad ci raggiunge al centro della stanza ma tutti guardiamo lei, mio padre è fortemente in imbarazzo ma non mi importa.
Moussad intuitivo come sempre smorza i toni.
Stephen propone di sistemarla nella dependance.
Neanche lì ce la voglio.
Mio padre non concede alternative.
Mi rassegno e me ne vado in camera mia...Vadano tutti al diavolo!
Sparo una hit a palla, chiudo gli occhi e resto stravaccato sul letto.
Stephen mi raggiunge.
Lo ignoro, lui non sa ancora tutto; come reagirebbe se solo sapesse?
Mi chiede di dare una possibilità alla nuova venuta, lo scaccio come una mosca fastidiosa e se ne va.
Decido di starmene in camera stasera non ho voglia di vedere più nessuno.
Il telefonino vibra: è un messaggio di Marissa, non ho voglia di ascoltarla; spengo e mi abbandono alla musica che sale. Ripenso a quando Stephen ha fatto il suo ingresso nella mia vita, ne più ne meno come lei ora.
Lui non è propriamente mio fratello, siamo fratellastri.
Mia madre lo ha cresciuto, anche se non era suo figlio, lo ha amato e mai giudicato diverso da me, quindi so che capisce al volo il mio stato d' animo.
Forse mi addormento, steso sul letto ancora vestito la musica si è interrotta. Salto giù e spalanco la finestra mi affaccio al terrazzino .
Guardo il mare, la spiaggia, le prime luci del mattino.
Un'ombra si dirige dalla spiaggia verso casa: è lei, la ragazza della dependance, mi incupisco e la osservo: Kallie Davenport; stringo con forza la balaustra.
Deve essere andata a fare una passeggiata. Per un istante la vedo bloccarsi come certa di essere osservata, accelera il passo e si dirige alla casetta.
Torno a letto a combattere contro i miei demoni.
Lei...
Scendo a fare colazione, sono scannato di fame; ieri ho ignorato la cena che Moussad ha lasciato fuori dalla porta e che diligentemente stamani era scomparsa.
In cucina c'è un piacevole aroma di caffè, sono già tutti e tre lì .
La ragazza è abbarbiccata su uno sgabello, vestita di tutto punto, sfoglia distrattamente il Post.
Mio padre critica il mio abbigliamento.
Vorrei fargli il medio, ma non ho voglia di sentire la sua voce quindi lo ignoro e mi prendo del caffè.
Le nostre mani si posano quasi contemporaneamente sulla maniglia del bricco: la sua è piccola e morbida, ha la pelle liscia, non la ritrae.
Mi fissa con ingenuo stupore, lascia la presa quando Moussad le fa cadere davanti i planning della settimana.
Ne viene dato uno anche a me e Stephen che di solito ignoriamo bellamente.
A lei vengono consegnati anche i moduli di iscrizione alla scuola; Moussad accenna al fatto che sia io a scorrazzare tutti, mi ci rassegno.
Salgo a cambiarmi.
Devo andare in centro per beccarmi con Marissa che sarà incazzatissima perché ieri sera l'ho ignorata; propongo a Stephen un passaggio al Glam.
Ieri ha accennato si sarebbe ritrovato là con la sua crew. Ovviamente Stephen, cuore d'oro, ha già deciso di farsi carico di Kallie, beh almeno me la leva di torno il più a lungo possibile.
Intimo loro di non farmi aspettare.
Lei mi scocca un'occhiata stizzita.
Quando sono sceso ho trovato Stephen e Kallie girarsi attorno fingendo una lotta per impadronirsi del cellulare di lei.
È talmente piccola.
Nel loro gioco la chiamata è andata persa ma lei sembra sorpresa, nonostante ciò non accenna a richiamare il tipo che l'ha cercata.
Alle domande di Stephen sulla identità di costui non ha risposto, è stata evasiva.
La stuzzico a riguardo, poi però decido che non me ne frega niente e vado a prendere l'auto per uscire.
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