Brividi sottopelle
Mi sveglio sentendomi estremamente in colpa.
Come ho potuto avvicinarmi tanto a lei?
Eppure quegli occhi mi stanno fottendo il cervello.
Lascio la villa senza avvisare nessuno. Meglio mettere un po' di distanza fra noi. E non so come affrontare lo sguardo di Step, non dopo ieri sera.
Non ho davvero un cazzo da fare oggi; passo dal Glam per un caffè dove Jordan e Adam possano raggiungermi.
Nel locale Connor ci si affianca al bancone, ritira un sacchetto e dopo un cenno si volge all'uscita; lo guardo perplesso: tra gli amici di mio fratello è quello più strano devo ammettere.
《Covenaugh?》
Sussulto; è tornato sui suoi passi e me lo ritrovo davanti che mi fissa intensamente.
《Ciao Connor.》
《Hey. Hai problemi con l'autoradio?》 Mi chiede.
《Io, non credo, non mi pare, perché?》Resto interdetto.
《Dalla tua macchina, quanto esci dal parcheggio della scuola, dalle casse fuoriesce un sibilo. I bassi dell'autoradio non sono a posto.》Mi spiega paziente.
《Ehm... grazie la porterò al concessionario.》
《Non ce n'è bisogno; se vuoi te la guardo io.》
《Davvero?》Chiedo stupito.
《Certo. Quando vuoi. Alle piste fra un paio d'ore mi raggiungono degli amici, con i ferri del mestiere.》
《Beh, woow, sarebbe perfetto.》Confermo.
Nel pomeriggio dopo aver cazzeggiato in centro mi trovo nuovamente parcheggiato con Adam al Glam. Jordan porta la sua suzuki modificata appresso al mio SUV e scendiamo simultaneamente.
Le piste da skate si stagliano al nostro sguardo già discretamente affollate.
Il telefono mi vibra nel giubbotto; accetto la chiamata liquidando i miei amici che iniziano a scendere la ripida scalinata.
-Marissa?!-
-Ci vediamo un poco oggi?- Mi chiede lei con un tono petulante che non sopporto.
-Certo... passo a prenderti per le sei.-
-Fermati a cena da noi, anche Adam ne sarebbe contento.- Insiste lei.
Accetto riluttante.
Le piste vedono un via vai continuo di gente mentre gli amici di Connor e lui stesso si dedicano alla mia auto, io li osservo stranito. Anche Stephen ed Eric sono qui con le tavole.
L'ha lasciata sola?
In meno di un quarto d'ora l'auto riproduce un suono nettamente migliore rispetto a prima, da incompetente me ne rendo conto anche io.
Ci mettiamo quindi a fare evoluzioni sullo skate come dodicenni.
Ed era una vita che non mi sentivo così spensierato.
《Sono in debito Connor.》
《Offrimi una birra e stiamo a posto.》
《Non ora Marissa, mi aspetta. Ma ogni promessa è debito.》
Guardo nervoso l'orologio. Il tempo oggi è volato.
《Ci conto.》 Aggiunge salutandomi e sfrecciando via sulla sua tavola.
Scappo e raggiungo Marissa.
L'auto ci conduce al Faro.
《Parlami Byron. Dimmi che nulla è cambiato.》
Scendo dall'auto e mi chiedo cosa creda possiamo fare?
Voglio davvero questo?
《Noi non...》
《Io ti amo ancora.》 Ammette lei, gli occhi verdi le divorano il volto.
Ed io sento solo il peso di quelle due parole.
《No.》
Io non più. Dico a me stesso. E mi chiedo se l'ho mai amata.
《Non credo noi dovremmo stare ancora... passare così tanto tempo insieme!》
Cristo...
L'ho detto.
《Byron...
Mi hai fatto una promessa.》
《Certo.》 ammetto stringendo i pugni.
《Non ti lascerò Marissa, puoi contare su di me.》
Nessuno rivelerà il nostro scabroso segreto; a fine anno le nostre strade si divideranno naturalmente per il college ed entrambi potremo voltare pagina.
Guardo il mare placido e voglio solo andarmene.
Le emozioni che ho provato accanto a Kallie sono sbagliate.
Lei vuole Step e lui, lei.
Devo evitarla.
La mattina seguente nemmeno li trovo in cucina, ho volutamente tardato.
Mi sento un vigliacco.
Afferrò il planning e lo scaravento stizzito nell'immondizia sotto lo sguardo stupito e biasimevole di Moussad.
La miglior notizia della settimana è che gli allenamenti riprendono tre giorni su sette, così vedrò meno gli abitanti della villa, e lei, quella ragazzina che mi fa tremare l'anima.
E nonostante nel weekend l'abbia sentita vivermi dentro ora non la vedo che di rado, dannazione. Viviamo sotto lo stesso tetto porco cane; come cazzo fa a sparire così?!
So solo che quando a casa li vedo insieme darei di matto e allora me ne vado in fretta.
So per certo Step l'accompagna a scuola ma ora con gli impegni anche lui della squadra di Lacrosse come diavolo torna a casa lei. Nessuno dei due mi ha detto nulla ed io ammattisco al pensiero.
Sto davvero diventando ridicolo.
Mai quanto Step che aveva giurato, o forse non proprio, ma era stato categorico, non sarebbe andato in mensa e invece a metà settimana, senza dire un cazzo, è sparito.
Giovedì sera mio malgrado dopo cena li guardo bere insieme una tazza di caffè nel patio e nel silenzio sento chiaramente Stephen invitarla alla sua partita. Torno in camera mia prima di distruggere qualcosa.
Anche se non la vedo abita ogni recesso della mente.
Venerdì
La giornata scolastica procede fiacca e a pranzo Adam sembra sempre sul punto di dovermi dire qualcosa. Ma in presenza di Marissa tace.
Appena fuori lo afferro per il braccio e gli chiedo bruscamente che cavolo abbia.
《Sai che la Clary e la Ming hanno puntato Kallie?》
Stringo con forza il suo braccio invaso da una rabbia cieca.
《Che cosa le hanno fatto?》Sibilo serrandogli il gomito in una morsa.
Adam sobbalza alle mie parole e si stofina indolenzito l'arto che ho bistrattato, accecato dall'impotenza.
In breve mi racconta che a un cambio ora quelle due streghe l'hanno quasi gettata terra e le hanno rovesciato i libri. Se lui non fosse apparso forse...
Kallie lo ha pregato di tacere l'accaduto con Stephen in previsione della partita ed io, mentre Adam mi racconta l'accaduto, mi sento un coglione. Il suo primo pensiero è stato subito per Stephen, maledizione.
Cerco di sbollire e lo ascolto mentre mi riferisce che stasera ha il turno in biblioteca.
《Allora non verrà alla partita?》Chiedo a lui.
《Non lo so, forse dopo.》
Adam mi dice che assisterà dagli spalti che io odio, detesto la calca, ammiro il campo da un punto privilegiato senza la noia e il brusio festante a infettarmi le orecchie.
Scrollo le spalle fingendo una indifferenza che non provo e me ne vado.
In attesa della partita mi sento un leone in gabbia.
Stasera cambierà qualcosa fra loro.
Averla invitata significherà ...
La folla, presente alla prima partita di stagione, impazzisce ogni qualvolta il risultato pende per una o l'altra squadra.
Guardo l'ora, 21.45, Kallie avrà terminato il turno, ma se è qui è praticamente impossibile capirlo.
La squadra si mantiene in parità, ed è snervante.
Ad un certo punto si leva un urlo squisitamente selvaggio ad incitare Stephen dalla folla. È Kallie, la vedo subito; veste ancora la divisa scolastica, in piedi sulle gradinate, si sporge leggermente in avanti con le mani attorno alla bocca, lo sostiene con tutto il fiato che ha in corpo, anche lui la sente, la saluta col braccio; tutti l'hanno sentita, e lei non appare minimamente in imbarazzo. Sta in piedi tra Strotman e la Donovan, che chinano il volto a disagio.
La Beacon vince grazie alle tre reti consecutive di Stephen a meno di dieci minuti dal termine. Un boato accoglie la vittoria.
Ed ora festa dopo partita al Glam.
Kallie scende rapida dagli spalti, Stephen le corre incontro, l'abbraccia a bordo campo e la fa ruotare come una trottola, lei con le braccia appese al suo collo ride divertita.
E a me pare abbiano tirato una coltellata nel ventre.
Lui corre agli spogliatoi, mentre lei si dirige dalla parte opposta.
Troverò tutti al Glam, ma io non ho tutta questa voglia di festeggiare.
Vado al parcheggio dove aspetto paziente Marissa. Lei arriva felice per la vittoria e per le nuove coreografie esibite in campo, la ascolto distratto. Vedo ancora lei tra le braccia di lui ridere felice...e la morsa della gelosia mi sbrana.
Siamo al Glam, vado al nostro tavolo: quello degli atleti e delle cheerleader, anche qui godiamo di questo privilegio, molti staranno nel parcheggio, ma anche lì si fa festa, alcune auto sincronizzano la stazione radio e la musica esplode. Stephen è l'eroe induscusso della serata. Lo portano al locale in trionfo; siede tra Charlie e Cloe, sembra la quinta essenza della gioia. Tutti bevono, ridono e si scatenano, osservo Marissa, le sue pose studiate, la sua risata.
《Hei B. Hai più visto Kallie dopo la partita?》Mi chiede Stephen.
《No, Step. Dovrebbe essere qui?》 gli chiedo, sapendo benissimo che non è ancora arrivata.
《Beh io gliel'ho chiesto... ma con lei non so mai cosa aspettarmi! Magari è andata a casa.》Mi risponde con un'alzata di spalle.
Penso alle parole di Strotman, di oggi, l'episodio con la Clary e la Ming di cui lui è all'oscuro.
《Chiamala, così ti metti il cuore in pace!》 Gli suggerisco, finendo la seconda birra in troppo poco tempo.
Si apparta un attimo e poi torna.
《Non risponde.》Mi comunica corrucciato.
Provo a chiamarla anch'io, lei non sa che ho il suo numero, che ho preteso da Moussad di averlo, ma neanche a me risponde.
Prendo il suv e faccio un salto veloce a casa. Lei non c'è.
Torno al Glam, lo riferisco a Stephen sottovoce; nel frattempo anche Charlie e Cloe iniziano a tempestarla di chiamate.
《Sai dove possa essere? 》Mi chiede Stephen dopo un'altra mezz'ora.
Scuoto la testa. Inizio a preoccuparmi.
Marissa azzarda che potrebbe aver conosciuto qualcuno alla partita.
Tutte, ma non lei.
Nessuno prende questa ipotesi sul serio. Charlie propone di andare a casa sua.
Piccolo problema, non abbiamo mai detto che lei viva da noi, e non mi sembra il caso di dirlo ora.
《Ok. Stephen, vai da lei, io faccio un giro e vedo se la trovo. Chi la trova per primo avvisa gli altri.》 Dico al gruppo.
Connor mi posa una mano sul braccio. 《La troveremo.》 Afferma sicuro ed io mi chiedo perché abbia rassicurato me e non Stephen.
Comunque taccio, annuisco e lo guardo grato.
Giro a vuoto: la scuola è deserta, il Faro idem...
Chiamo Strotman, in fondo l'ultima volta che l'ho vista era con lui. È la mia ultima spiaggia.
Mi risponde seccato dal mio tono, mi spiega che Kallie è con lui e la Donovan, che hanno accompagnato a casa, a piedi, a breve tornano a scuola a recuperare la sua auto. Gli ordino di non muoversi.
Arrivo al molo e mollo l'auto di traverso in sosta vietata, lascio anche le chiavi nel quadro. L'urgenza di vederla stasera mi divora.
La vedo subito mentre sta ridendo con Adam, seduti su una panchina lungo il pontile. Vorrei correre da lei e scuoterla, mi impongo invece di raggiungerli camminando. A malapena vedo Strotman.
Dio.
Lei.
Mi guarda, con ingenuo stupore, l'abbraccio, cedendo al'limpulso di sentirla mia.
《Mi stai facendo male.》 Mi dice dopo un attimo e mi puntella il petto con le mani per staccarsi da me.
《Ero... eravamo tutti preoccupati per te... ma dove diavolo sei finita?》 La mia voce è più brusca di quanto vorrei.
《Covenaugh, era con me e...la Donovan, che abbiamo accompagnato a casa.》 Mi spiega Adam, di nuovo.
《Cristo Kallie... così mi uccidi.》 le sussurro.
Mi giro provando a ignorarla.
《Vi porto a casa... Strotman?!》 Mi rivolgo ad Adam, non mi volto, lei ci segue.
Con Adam parliamo della partita e non so cos'altro, non vedo l'ora di lasciarlo alla sua auto, nel parcheggio della scuola.
Quando Adam scende Kallie prende posto davanti ma non mi parla.
Ed io vorrei solo sentire la sua voce.
Dopo un paio di chilometri in cui questo silenzio mi pesa come un macigno sterzo bruscamente.
《Ho bisogno di sapere che sei al sicuro, non farlo mai più! 》
Stringo convulsamente le mani attorno al volante.
Lei tace, per un attimo mi fissa lo sguardo tra il ferito e lo smarrito poi volta il capo ostinatamente verso il finestrino.
Arriviamo alla villa.
Stephen siede sui gradini davanti il garage, ci aspetta.
Kallie scende dall'auto, e gli si fa incontro sorridente.
《Bambolina, con te solo adrenalina. Stai bene?》 Ridacchia.
Lei annuisce, Stephen le da un bacio sulla fronte e la spinge verso la dependance augurandole una serena notte.
Non mi rivolge neanche uno sguardo prima di sparire oltre il vialetto.
Passo una notte di merda. All'alba prendo il suv e mi dirigo a nord est. Chiamo Adam e mi scuso per la sera prima; non ero in me. Vorrebbe approfondire la questione, ma la taglio lì. Troppe seghe mentali, non deve preoccuparsi, sto alla grande. Oggi Marissa starà via fino a sera con Melissa, hanno dello shopping da fare. Vado da solo sull'East coast a surfare: il vento è parecchio forte ma ho bisogno di essere allo stremo. Non devo concedermi di pensare.
Fanculo tutti.
Ieri ho risposto di merda a Marissa quando ha fatto un'allusione su Kallie, che potesse trascorrere la serata con un tizio appena conosciuto; stasera devo farmi perdonare.
Le prendo un regalo sulla banchina. La raggiungo per le 19. Sono sfinito. A casa sua ho sempre un cambio, mi preparo per la sua festa. Lei ha trascorso la giornata tra shopping, parrucchiere e manicure.
Step mi chiama per sapere se rientro alla villa per cenare con lui e Kallie. Lo liquido in fretta, pensare a loro mi urta: sto con gli Strotman stasera ammetto con una freddezza che non mi appartiene.
Verso le 21, c'è già un discreto numero di persone: arrivano Kallie e Stephen. Dio, lei è bellissima.
Indossa un abitino in pizzo bianco con dei dettagli sul bordo neri, tacchi alti e borsetta coordinata, una parure di gemme color champagne. I capelli sono raccolti, in una coda di cavallo alta che ha poi intrecciato. Il viso pulito, se è truccata io non me ne accorgo, il bianco dell'abito mette in risalto la sua abbronzatura.
Appena arrivano si lasciano la mano e io mi rendo conto di aver trattenuto il respiro sino a quel gesto, raggiungono i rispettivi amici, lui: Connor ed Eric; lei: Charlie e Cloe.
Sono seduto sul bracciolo della poltrona di Marissa che avvolta in un tubino fragola è disarmante. Kallie mi lancia una breve occhiata e mi fa un saluto con la testa che ricambio.
Nella sala fanno il loro ingresso anche Melissa e Jordan, da ieri fanno coppia, sorrido, non credevo lui avrebbe mai trovato il coraggio di chiederle di uscire, invece ieri, hanno fatto squadra nella ricerca di Kallie e complice l'alchimia, lui si è dichiarato. Sono felice per lui, Melissa è sempre stata l'ombra di Marissa, mi fa piacere viva il suo momento magico.
Kallie lascia la stanza ed esce nel patio con Charlie e Cloe. Non riesco a non seguire ogni suo dannato movimente.
Scendo nel seminterrato dove troverò alcool e qualcosa che non sia lei ad ossessionarmi. Giù c'è in corso un torneo di ping pong birra. Dopo una buona mezz'ora Marissa mi raggiunge, sembra soddisfatta, in effetti la festa è spettacolare.
Arrivano anche Charlie, Cloe e Kallie. Quando mi passa accanto sento un famigliare brivido serpeggiare sottopelle, sorseggio una birra a canna, fingendo di ignorarla.
Stephen le si fa incontro, non sento cosa si dicano, ma fanno un cenno di commiato e se ne vanno, nuovamente mano nella mano.
Lascio passare un'ora buona prima di andarmene, prima che la mia assenza venga considerata uno sgarbo da parte di Marissa.
Torno alla villa bruciando i chilometri e l'asfalto.
La Doggy 2 è nel parcheggio, fronte villa e tiro un sospiro di sollievo.
《 ...da quando ti conosco mi sento una persona migliore》 sento Stephen dire a Kallie.
Sono in soggiorno, lui gioca alla play.
Un secondo joy stick giace ai piedi di lei, che accovacciata sul divano sta cedendo al sonno.
《Io credo in te, sei migliore di quello che pensi.》 Replica lei mascherando uno sbadiglio gli occhi socchiusi, pesanti di sonno.
Reclina il capo sul bracciolo del divano.
Stephen intercetta il mio sguardo e sorridendo mi raggiunge.
《Che dici: la lasciamo dormire lì?》Mi chiede.
Annuisco.
《Vado a letto anch'io fratello.》Mi comunica, passandomi accanto.
Kallie riposa su un fianco, un braccio reclinato sotto la testa, l'altro abbandonato sull'addome; indossa un pigiamino di tela grezza bianco, la camicina ha maniche a sbuffo e pantaloncini coordinati. È di una freschezza disarmante. Ha sciolto la treccia, ma non la coda, la copro con un plaid affinché non prenda freddo. Vado in cucina a prendermi un bicchiere d'acqua.
Come possa Stephen lasciarla lì per me è un mistero, ma se lo ha fatto lui...posso farlo anche io. Salgo i primi gradini diretto alla mia stanza ma un gemito mi inchioda sul posto.
Torno sui miei passi e la guardo. Adatto la mia vista al buio, ho spento tutte le luci ma dalle vetrate entra indiscreto il bagliore della luna.
Segue un lamento, quasi un singhiozzo.
Alla fine cedo: mi accomodo sulla poltrona a vegliare il suo sonno disturbato.
Ad un certo punto salta in piedi: indietreggia e si porta entrambe le mani alla gola, in un istante le sono di fronte, lei è persa nel suo incubo.
《Kallie? Kallie? Kallie! Ti prego guardami; hai fatto un brutto sogno, soltanto un brutto sogno piccola!》 L'afferro per le spalle, mi siedo sul divano e la porto con me. Si tira le ginocchia al mento e le abbraccia, e piange.
《Oh Gesù, Kallie ma che ti succede?》. Reclino la sua testa sulla mia spalla, mi afferra il bavaro della camicia, il suo sguardo è vitreo, altrove, spezzato; la cullo dolcemente, finché non cede, adagiata in grembo. Mi sdraio sul fianco, sul divano, Kallie non molla la presa, ho le sue ginocchia puntate nello sterno, mi stringe forte.
Ed io ci annega in questo abbraccio scomposto e rubato.
Mi sveglio indolenzito. Tengo entrambe le mani sulla schiena di lei, avvinta a me, ha dormito come in un bozzolo, rannicchiata nel mio abbraccio, non ha mai allentato la presa dal colletto della mia camicia.
Il suo viso è a qualche centimetro dal mio, perfetto. Allunga le gambe, ed io la stringo a me azzerando la distanza fra noi. Le sue mani sono ancora strette al colletto della mia camicia. Chiudo gli occhi e sospiro. Con una mano scendo ad accarezzare la sua schiena, con l'altra la base del collo, l'attaccatura dei capelli, il collo. Anche il suo respiro si è fatto più corto. Sono perso nei suoi occhi.
Non dovrei essere qui eppure sono esattamente dove dovrei essere.
Salta indietro, come scottata, sul viso trapela lo shock, si porta in equilibrio davanti a me, ha l'affanno. Mi metto seduto sul divano. Mi prendo il viso tra le mani.
《 Perdonami Kallie...io non, tu...
Non posso!》 Mi alzo e mentre mi avvicino a lei.
Alza un braccio nella mia direzione, a palmo aperto, reclina il viso a terra. Evita addirittura di guardarmi.
《STAI LONTANO DA ME! 》
Lo dice con un tono fermo, gelido.
Scuoto la testa, ma lei se n'è già andata. Lasciandomi confuso.
Vado in camera mia dove mi butto sul letto vestito. Mi odio per quello che provo, mi odia, la ragazza di mio fratello.
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