Il calore di Settembre
Mi sveglio riposatissima, cerco di muovermi ma un peso mi schiaccia, sbatto le palpebre e giro la testa: dalla finestra del balcone entra la luce del primo mattino, dall'altro lato vedo, a pochi centimetri dal mio viso, quello di Byron: ha ciglia lunghissime, le labbra dischiuse, il viso rilassato; è ancora sul fianco e con un braccio mi cinge la vita.
Apre gli occhi e porta una mano al mio viso dove ne accarezza la fronte, sorride e sistema una ciocca sfuggita alla treccia dietro l'orecchio.
《 Penso sia meglio tu oggi non venga a scuola!》
《Nooo! Sto bene, davvero!》 e per dimostrarlo mi alzo in piedi, faccio un giro su me stessa.
《Vedi? Sto in piedi!》
《Ah beh, allora.》commenta Byron e salta giù dal letto.
Afferra l'accappatoio appeso al gancio dietro la porta e se ne va .
Di soppiatto raggiungo la dependance dove faccio una doccia veloce e bollente, mi vesto e vado in cucina. Moussad ha già preparato i sacchetti del pranzo, ne agguanto uno e lo poso in grembo mentre bevo la seconda tazza di caffè.
Il primo a scendere è Stephen, pare sorpreso ma mi rivolge un sorriso radioso.
《 Buongiorno raggio di sole!》
Gli sorrido, non parliamo del mio malessere davanti a Moussad, meglio tenere gli adulti all'oscuro, si preoccuperebbero inutilmente.
Tengo d'occhio le scale ma Byron non arriva.
Stephen mi prende a braccetto e comunica che andrò a scuola con lui.
Saliamo sulla Doggy2 e ci dirigiamo a scuola; in macchina Stephen non fa che scusarsi per il mio malore e la sua incapacità nell'assistermi.
Lo rincuoro.
All'ingresso dobbiamo separarci: ognuno raggiunge la rispettiva classe.
Pur apprezzando il fatto che Adam prenda seriamente il suo ruolo di tutor, gli comunico che vorrei provare a cavarmela, quindi lo lascio libero di andare alle sue lezioni e non farsi carico della sottoscritta.
Alla pausa pranzo vengo convocata in segreteria, la mia richiesta di volontaria presso la biblioteca dell'istituto è stata accolta. Non vedendo l'ora di poterlo dire a qualcuno, corro per i corridoi ma quando giro l'angolo sbatto violentemente contro uno che se non avesse avuto la prontezza di sorreggermi per la spalle sarei caduta violentemente a terra.
Mi massaggio il naso che ho sbattuto contro il torace del tipo, alzo gli occhi e faccio un salto indietro, si tratta di Byron.
《 Per fortuna stavi in piedi?》 e ride.
Non ho il tempo di replicare che prosegue verso il suo armadietto dove trova Marissa ad attenderlo, le posa un braccio sulle spalle e se ne vanno insieme verso la caffetteria.
Mi dirigo in mensa, dove localizzo allo stesso tavolo dell'altro giorno Molly, mi sistemo di fronte a lei ed estraggo il mio pasto dal sacchetto.
Molly alza lo sguardo dal libro che sta leggendo, quasi in attesa, al che le comunico tutto d'un fiato che ho ottenuto il posto.
Scuote la testa.
《 Chi pensi abbia firmato la tua richiesta! ?》
La guardo e sorrido, mi passa un foglio con elencati i giorni di servizio e gli orari, lo prendo fra le mani grata.
Non parliamo più, lei torna alla sua lettura, mangio il mio pranzo e tiro fuori dallo zainetto un volume che speravo di leggere.
La pausa del pranzo vola in un battibaleno, incrocio nei corridoi Stephen che mi interroga sulla mia assenza in caffetteria, faccio spallucce, rischio di fare tardi alla prossima lezione.
In aula prendo posto accanto a Connor uno dei ragazzi amici di Stephen, essendo il professore in ritardo mi chiede come mi trovi e se mi stia ambientando. Poche frasi.
L'ultima lezione della giornata ho il piacere della compagnia di Charlie e Cloe che puntualmente, mi tempestano di domande alle quali talvolta non trovo nemmeno il tempo di rispondere.
Loro oggi avranno le selezioni con i nuovi provini per le cheerleader, ne sono elettrizzate.
《 Non ti abbiamo visto alla festa di Stephen venerdì sera, sei poi venuta?》 Mi chiede Cloe.
《Certo che sì ... Ma sono stata un po' in disparte.》 Rispondo evasiva.
《Abbiamo il tempo di berci un caffè prima dei provini, vieni?》propone Charlie.
《 Oh grazie volentieri, intanto che aspetto il mio autista.
Stephen ci metterà un po', deve parlare con il coach. 》
Andiamo verso la caffetteria facendo il giro dal cortiletto esterno, la pioggia dei giorni scorsi ha leggermente abbassato le temperature ma il sole trionfa alto nel cielo.
Prendo un caffè macchiato doppio e chiacchero del più e del meno con le ragazze, ci scambiamo i numeri di telefono, si dichiarano entrambe dispiaciute di non avere avuto prima il mio, nel week end volevano propormi di andare con loro al cinema.
Sorrido grata.
《 Se hai bisogno di un passaggio non farti alcun problema a chiedere, sai a breve i Covenaugh avranno gli allenamenti a fine lezione.
Dove abiti a proposito? 》
La domanda di Cloe mi lascia perplessa, se i ragazzi non hanno ritenuto opportuno dire che vivo a casa loro, non sarò certo io a farlo.
Le ringrazio per la proposta, a cui evito di dare una risposta e mi accingo araggiungere Stephen nel parcheggio per rientrare alla villa.
La settimana si svolge più o meno uguale: tutti i giorni vengo a scuola con Stephen, a fine lezione o lui o Byron mi portano a casa, i pomeriggi li passo a studiare nella dependance, trascorro i miei pranzi a scuola con Molly, in realtà non parliamo, mangiamo leggendo, ora ogni volta che arrivo al tavolo in mensa alza la testa dal volume e mi fa un cenno di saluto.
Nelle ore mattutine buche, libere da impegni scolastici Molly mi istruisce pazientemente sulla gestione prestiti e tesseramento in biblioteca, passo sempre anche del tempo con il gruppo dei ragazzi, a volte anche solo per un caffè al volo.
Le giornate sono piene e il tempo mi scivola fra le dita, serenamente.
Le serate sono un copione un po' triste: se Mr Covenaugh è alla villa ceniamo insieme, si parla di fatti banali o di di cronaca, se lui non c'è mangiamo al bancone in cucina, qualche piatto freddo preparato da Moussad.
Unica novità di rilievo: ora a mensa mi raggiungono anche Charlie e Cloe.
È iniziato tutto martedì quando si sono presentate e mi si sono sedute accanto per parlarmi ed anche se Molly sembrava scocciata, ci ha tollerate.
Charlie mi ha confessato di avere grossi problemi con francese, ed ammesso che se non supererà il prossimo test rischia il posto in squadra.
La politica della scuola è molto severa a riguardo, si possono frequentare club o corsi extra scolastici a patto di mantenere una media dignitosa. Ovviamente le ho offerto il mio aiuto ma prendendo nota dei rispettivi impegni lei con le cheerleader ed io in biblioteca, l'unico momento possibile è la pausa a mensa.
Ovviamente era folle prendere in considerazione di studiare nei week end. Non le pesa lasciare la caffetteria se questo può aiutarla a mantenere il posto in squadra. Ed ovviamente, Cloe le da supporto e sostegno da brava migliore amica.
Venerdi sera andiamo tutti al Village: un cinema in centro; Byron si presenta con Marissa; io arrivo con Stephen, Jordan con Eric, gli altri li troviamo lì: Charlie, Cloe, Melissa, Adam e Connor.
Il film è un polpettone romantico e nonostante ogni tanto i ragazzi sparino a zero sulla trama ed i protagonisti, mi godo una splendida serata.
Nessuno ha voglia di chiuderla quindi saltano fuori le proposte più assurde: le uniche che valgano la pena di essere prese in considerazione sono quelle di Adam e Connor: il Glam o il Faro.
《Cos 'è il Faro? 》 chiedo alle ragazze.
《 Beh, dipende... Da chi ti propone di andarci e dalla serata!》la risposta maliziosa è di Marissa, ma io non la capisco.
Charlie alza gli occhi al cielo e me lo spiega.
《Vedi Kallie, il Faro è una gelateria su uno strapiombo, molto caratteristica, ma è aperta solo il lunedì, il mercoledì ed il venerdì; le altre serate...Ecco ci vanno i ragazzi che vogliono dichiararsi...Stare appartati, diciamo.》
《Mi piacerebbe vederlo...
Lo strapiombo intendo.》ammetto. Dal momento che per me sarebbe la prima volta, i ragazzi decidono che si vada lì.
Arrivati al locale che si rivela essere perlopiù una splendida gelateria arredata stile rococò ci accomodiamo ad un enorme tavolo.
Il locale ha la forma di un pentagono e giace in prossimità del Faro di Beacon: i tavoli sono tutti circolari, all'interno, quattro delle cinque pareti sono enormi finestre di vetro, la carta da parati gialla a righine rosse fa molto vintage. Buffi camerieri in costume girano tra i tavoli; fatte le ordinazioni mi alzo per andare ad ammirare il panorama, Stephen sta sfidando a braccio di ferro Connor e mi chiede se voglio mi accompagni ma rifiuto, voglio andare da sola.
Esco dal locale, tira un forte vento ma non mi dà fastidio, ho i capelli raccolti in una coda ed indosso una camicetta su pantaloni tre quarti.
Mentre mi avvicino allo strapiombo scalzo le ballerine, le dita dei miei piedi sono nel vuoto. La vista da qui è spettacolare, la luna e le stelle si specchiano nell'oceano creando giochi di luce.
Guardo giù.
《Non soffri di vertigini allora!?》Byron.
《Già, ma tu questo lo sapevi.》Rispondo mentre continuo a guardare sotto di me dove onde rabbiose si infrangono contro gli scogli.
《 La chiamano anche " la punta degli amanti suicidi"... Alcuni anni fa due ragazzi si sono buttati da dove stai tu ora, vieni indietro. 》
Resto sorda al suo invito e continuo a guardare giù.
《 Basterebbe un passo, solo un passo per mettere la parola fine.》 mormoro piano.
Byron mette le mani sulle mie spalle: la mia schiena aderisce perfettamente al suo petto, mi cinge delicatamente le spalle.
《 Sarebbe da vigliacchi, non credi?》mi sussurra.
Prendendomi la mano, mi porta a qualche passo dallo strapiombo.
《 Guarda, da qui si vede casa.》 Seguo la direzione che indica il suo volto ed in effetti distinguo chiaramente casa Covenaugh, il patio, la piscina.
《 Saranno un paio di chilometri o poco più. Qui a destra, c'è una scala piuttosto ripida scavata nella roccia che porta alla spiaggia.
Rientriamo?》
《Solo un minuto ancora.》
Byron raggiunge gli altri all'interno del locale, mi porto ancora sullo strapiombo e mi chiedo se io sia o meno una vigliacca.
Rientrando scorgo un velato accenno di imbarazzo, l'atmosfera è vagamente cambiata.
《Quindi non vado. Voi fate quello che volete!》Stephen sta chiudendo un discorso che devo essermi persa, mentre ero fuori.
Byron beve un sorso di birra direttamente dalla bottiglia poi la posa sul tavolo.
《Neanche fossi solo come un cane andrei alla festa di Clarissa, Step.》
Inarco un sopracciglio a beneficio di Charlie e Cloe che sono la mia fonte di risposte e gossip locali. Mentre il discorso sembra chiuso Cloe con fare cospiratorio mi spiega a bassa voce che l'indomani si sarebbe svolta la festa di compleanno di Clarissa Clary. L'anno precedente lei e Stephen erano usciti un paio di volte a dire tanto, ma lei si considerava già la sua fidanzata, parlava a tutti del loro futuro, del college che avrebbero frequentato, aveva una vera ossessione per Stephen, regali, biglietti, lo seguiva fuori dalla scuola. Una fuori di testa, e lui aveva chiuso, a nulla erano valsi i piagnistei di lei, la rabbia, le urla, le minacce; comunque nessuno sarebbe andato a quella festa .
Povero Stephen!
Sbadiglio e copro con la mano il mio involontario ed inopportuno accenno di stanchezza, Byron però lo scorge, si alza e dichiara conclusa la serata, nonostante alcune proteste.
Il sabato mattina decido di poltrire. Faccio capolino alla villa solo verso mezzogiorno: i ragazzi sono nel salotto grande a giocare alla play station. Mi affaccio alla stanza incerta, ridono e si insultano per l'esito della competizione in atto.
Mr Covenaugh è nel suo studio, quando mi vede passare mi interroga gentilmente: mi chiede come vada la scuola e come io stia davvero, questa sua domanda mi coglie di sorpresa ed è solo cercando di rispondergli e guardandolo negli occhi, che capisco lui sappia tutto, davvero tutto.
È comunque molto gentile con me, lo è sempre.
Il mio umore è improvvisamente cambiato, questa nuova consapevolezza mi annienta; vado alla dependance prima una corsa che mi distrugga per bene, poi mi buttero' a letto.
°°°
《Raggio di sole?!》 Stephen mi chiama dall'esterno della dependance.
Me li trovo davanti entrambi, mentre sto per rispondere, il mio stomaco emette un lamento significativo, abbasso il capo imbarazzata e faccio una linguaccia.
《 Vado a recuperare la cena: pizza o indiano?》 Ci chiede Byron, Stephen ed io rispondiamo contemporaneamente
《Pizzaaaaaa.》 lui.
《Indiano》 io.
Byron si batte la fronte con il palmo della mano aperta, ci guarda e scuote la testa divertito.
《Ok. Ci penso io!》 Dice rigirandosi le chiavi fra le mani e se ne va .
Stephen entra e dopo essersi dato un occhiata attorno si dirige al mobile dirimpetto al divano. Apre un cassetto ed estrae un telecomando; preme un paio di tasti e dal mobile esce in verticale un quaranta pollici schermo piatto.
《Ohhh, ma dai!》 esclamo.
《 Alta tecnologia bambolina.》 e shignazza.
《Quindi che si fa? Non uscite con gli altri?》 Gli chiedo.
《 Nahhh, magari qualcuno andrà comunque alla festa di Clarissa, ti teniamo compagnia: ceniamo e ci guardiamo un film, che te ne pare come programma?》
《Mmm sta bene...Ok.》
Stephen decide dopo una breve perlustrazione del cucinino di andare alla villa a prendere snack e beveraggi, ne approfitto per farmi una doccia.
Indosso un paio di calzoncini bianchi e canotta che a volte uso per andare a correre, faccio due codini arrotolati e rassetto in attesa del ritorno dei ragazzi, al collo un nastro con il solito cammeo.
Byron porta da mangiare per almeno dieci persone: alette di pollo, riso, costolette, tranci di pizza; Stephen birra, diet coke, pop Corn, marshmallow, cioccolata, biscotti e gelato.
Byron ed io siamo accoccolati sul divano alle estremità opposte, Stephen siede a terra, a gambe incrociate.
La televisione proietta la trilogia di hunger games, verso la fine del terzo episodio salto in piedi come una molla e mi precipito in camera: mi sdraio sotto il letto alla ricerca di qualcosa.
Caccio un urlo.
Arrivano entrambi e ridono come matti perché spuntano solo i piedi che batto furiosamente ed io non so come abbia fatto, mi sono incastrata sotto il letto .
Mentre Stephen solleva il letto con le braccia tese, Byron mi districa gentilmente i capelli che si erano agganciati alla rete metallica; non smettono di prendermi in giro ma faccio spallucce e porgo tutta entusiasta a Stephen una scatolina.
《 Me ne ero scordata: il tuo regalo di compleanno.》
Stephen sembra senza parole, non se lo aspettava, gli allaccio al polso il bracciale di cuoio intrecciato con la chiusura a forma di ancora in ottone. Lo guarda rigirandosi più volte il polso, ammettendo che gli piace.
Byron ci osserva e sorride alla scena.
Torniamo alla visione del film, Byron riceve una chiamata da Marissa, sbuffa e spegne l'apparecchio, io una da Michael, la rifiuto e torno alla proiezione.
Queste due interruzioni hanno creato un lieve imbarazzo, a cui Stephen pone rimedio in modo estremo: battaglia di cibo.
Ci riduciamo a schifezze umane, solo verso le tre nonostante lo scempio ci salutiamo per farci una doccia ed andare a dormire.
Sono quasi le quattro del mattino di una domenica che si annuncia serena, esco dalla dependance, dopo aver spalancato tutte le finestre, nella casetta aleggia odore di fritto.
Una camiciola da notte infantile mi da scarso riparo, accarezzo il cammeo al collo, non ho per niente sonno, mi siedo a bordo piscina, l'acqua è fresca ma non spiacevole.
《Potrei buttarti in acqua!》
Byron.
Giro la testa di scatto, guardo in su, mi sovrasta.
《 Devi solo provarci! 》 gli intimo.
Mi solleva dopo avermi afferrato per le ascelle e fatta girare, come fossi una piuma, mi tiene sospesa sopra la piscina; basterebbe un istante e sarei fradicia.
Metto le mani sul suo petto per opporre un'improbabile resistenza e scivolo fra le sue braccia, l'impatto dei nostri corpi ci lascia senza fiato, i nostri visi sono vicinissimi, mi fissa le labbra, sono paralizzata, lui china lentamente il viso, i suoi occhi non lasciano i miei.
Credo stia per baciarmi.
Mi agito leggermente, quel tanto che basta perché lui sia sbilanciato e cadiamo abbracciati in piscina, mi avvinghio al suo torace come una scimmietta ed inizio a battere i denti per il freddo; lui scoppia a ridere.
Portandomi in braccio fuori dall 'acqua mi deposita su una sdraio, prende un telo e me lo avvolge attorno al corpo infreddolito.
Lui è in jeans, vedo alcune gocce d 'acqua scivolare sul suo petto nudo; ne seguo una timidamente con le dita, dall'incavo del suo collo al costato. Byron blocca la mia mano e ne bacia il palmo, china il suo viso, chiude gli occhi, poggia la sua fronte alla mia.
Incertezza ed eccitazione si mescolano lasciandomi interdetta.
Scuote la testa e si stacca da me, mi prende il viso tra le mani e depone un leggero bacio sulla mia fronte.
《Vai a cambiarti, non voglio ti ammali di nuovo.》
Non sono in grado di parlare, mi alzo, stringo l'asciugamano al petto e rientro di corsa nella casetta.
Brividi mi scuotono da capo a piede, non credo per il freddo però.
Passo buona parte della domenica a risistemare il soggiorno, cercando alla meno peggio di rimuovere macchie di gelato dal sofà e cioccolata dai tappeti.
Non vedo nessuno dei Covenaugh. Verso sera decido di andare a fare una corsa, i piedi mi portano al Faro, noto che si può salire la scaletta in pietra solo in presenza di bassa marea, la roccia ricoperta di salsedine e alghe è scivolosa.
Raggiungo comunque la vetta e ossigeno i polmoni, ammiro le luci del crepuscolo lasciare posto all' insorgere della prima stella.
Decido di fare rientro e ripercorrere a ritroso il sentiero quando sento delle voci avvicinarsi.
Ci manca essere testimone di effusioni imbarazzanti.
Scendo con molta cautela; ma le voci mi giungono nitide portate dal vento: sono Marissa e Byron, mi blocco sul posto .
《...Byron》
《Marissa...No! Ci sarò sempre!
Non ti lascerò mai,te lo prometto.》silenzio.
Sento una morsa gelida alla bocca dello stomaco, vorrei mettere le ali ai piedi ma non posso.
Torno mesta alla casetta in piscina camminando, con un nuovo peso sulle spalle.
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