Fantasmi

Il tempo ha perso la sua concezione. So di essere sveglia mentre, indosso una camiciola post-operatoria, attraverso il corridoio per raggiungere una stanzetta di degenza.
Porto le mani al volto, sfioro il laccio, tasto il viso impacciata sentendo il sapore metallico dell'anestesia ed un vago senso di nausea.

Tra le prime persone scorgo Mr Covenaugh al capezzale del mio letto.
《Bambina!》il viso stravolto dall'ansia.
《Sto bene. 》asserisco convinta.
Annuisce imbarazzato.
《Di la c'è una folle che vuole vederti; li faccio entrare?》
Sfilano davanti a me tutti, in divisa scolastica, un esercito: Megan, Charlie, Molly, Connor, Daniel, Adam Eric... etc.
Ho davvero annoverato un sacco di amicizie nel mio abecedario quest'anno: sono intontita e quindi bypasso la furia isterica di Clarissa che mi tiene la mano da un lato del letto. Dall'altro Jace. Dolcissimo Jace.
Il viso divorato dall'angoscia; la sua presenza annulla i tormenti e placa la mia anima.
《Come hai potuto? Non farmi mai più una cosa simile. 》Sorrido alle sue rimostranze, vuole sempre l'ultima parola, come Clarissa, le loro inquitudini così simili.
Gli occhi sono pesanti e nonostante vorrei rispondere e ringraziare, delle infermiere zelanti mandano via tutti.
Restano Jace inamovibile e Clarissa, con la scusa della madre primario, può restare indisturbata nella clinica.
Un Jace esausto e turbato se ne va verso le 21, lo prego di scusarmi con i suoi per l'inconveniente e l'effrazione alla sua punizione. Ride teso, davanti all'enormità dell'accaduto nulla ha importanza asserisce.
Sono quasi le 22 quando la madre di Clarissa entra in camera e trova la figlia al mio capezzale, la sveglia dolcemente e la esorta ad attenderla per andarsene insieme.
Clarissa esce e sua madre chiude la porta alle sue spalle.
《 Kallie, hai rischiato molto. Non dovresti sottovalutare le tue condizioni di salute. Mia figlia ti vuole molto bene, lo vedo.
Sono madre oltre che medico e per questo ti prego di parlarle!》Si passa una mano sul volto stanco.
Batto le palpebre e mi tiro a sedere meglio sui cuscini.

Che sta dicendo?

《 Abbiamo ricevuto la cartella clinica del Saint Jude. 》
Apro la bocca e la richiudo. Il panico mi attanaglia le viscere.

Non può essere.

La guardo negli occhi e parlo.
《 Lei è un medico. Non può parlare delle condizioni di salute di un suo assistito, violerebbe un giuramento.》
Serra la mascella contrariata.
《Lo so bambina.》 si sistema sul letto e mi accarezza una mano.
《Ma ti ho anche detto che sono una madre e vorrei che tu dicessi a mia figlia ...》
《Cosa? Non credo che nulla di quello potrei dirle la farebbe stare bene .》balbetto concitata.
《Voglio essere dimessa.》aggiungo.
《Questo è fuori questione.》
《Ma...》
《Nessun ma, sei minorenne ed il tuo tutore non è qua ad avallare il tuo volere.》
《Posso sempre andarmene.》 mentre lo dico strappo i tubicini che collegano la fiala di elettrolisi al mio avambraccio sinistro.
Lei molto più veloce di me suona il campanello delle emergenze.
Un infermiera accorre.
《 Mi porti una fiala di valium! 》ordina secca.
《Ma dottoressa?》
《Subito!》sentenzia categorica.
Tiene un palmo aperto sul mio petto e mi schiaccia al materasso, non ho la forza per oppormi e lottare.
Il liquido entra nella mia vena e le palpebre si fanno pesanti.

《Ora capisco perché hai disertato la palestra. Cristo, pensavo di trovarti più arzilla? Hey.》
La testa martella ma questa fastidiosa voce inconfondibile la riconosco:
Gabriel
《Come sei entrato? 》sento la mia flebile ed impastata.
《Scala antincendio. Primo piano.
L'orario di visita è passato da un pezzo. 》
《E per un marmocchio come te non è tardi essere in giro  a quest'ora di notte?》
《Mia madre qui ci lavora, l'ho accompagnata.》sorride sornione.
《I privilegi! 》
《Sono qui fuori da un po'. Ho visto il via vai di gente e la dottoressa parlarti. Perché ti ha fatto sedare dopo il vostro colloquio?》mi chiede Gabriel.
《Perché non sono una brava bambina, ma tu questo lo sai già.》
Aggrotta la fronte e sbadiglio.
《Puoi aiutarmi?》gli chiedo.
《Certo, sono qui per esaudire ogni tuo desiderio.》se ne esce enfatico.
《Scemo. Aiutami ad alzarmi.
Le gambe non mi reggono e devo fare pipì.》
Mi passa un braccio sotto l'ascella ed io butto le gambe giù dal letto.
Decisamente non mi sostengono, con un unico movimento mi solleva in braccio e mi porta al bagno.
《Resto?》mi chiede ammiccante.
《Esci! 》 gli replico divertita.
Faccio quello che devo e poi mi aggrappo al lavandino. L'immagine allo specchio riflette un cadaverino: le guance infossate, il respiro corto.
Scuoto la testa schifata.
《Gabry ci sei?》
Rientra e mi solleva, quasi avessi la consistenza di una piuma. Appoggio esausta la testa al suo petto,  mi deposita nelle lenzuola.
Nonostante sia lui ad avere fatto lo sforzo sono io ad avere il fiato serrato.
《Non lasciano molto all'immaginazione questi camici.》mi dice ridacchiando.
《Pervertito.》esalo in un soffio.
《Hey sono solo un ragazzino.》
Ridacchio ma il gesto mi causa una smorfia di dolore e comprimo il fianco operato.
《Mi racconti qualcosa?》
《Nah, meglio me ne vada , dovrebbe rientrare il tipo e non voglio farmi trovare qua, passerei guai o li passerebbe mia madre.》
《Grazie della visita allora; Gabriel, fammi un piacere, non ora, ma domani mattina manda un messaggio a Jace, ce lo hai tra gli ultimi messaggi...》
《E chi pensi che abbia contattato per sapere che eri qua?! 》ammette sbuffando.
《Perfetto. Digli che voglio essere dimessa. Che avvisi Stephen o Mr Covenaugh. Non voglio stare qua un minuto  più del necessario.》
Gli occhi pesanti si chiudono sulla sua risposta.

Mi sveglio sentendo freddo, terribilmente freddo al braccio, stanno introducendo liquidi nel mio corpo.
Incredibilmente ho dormito, un sacco e serenamente.
Avevo come l'impressione una mano amica tenesse la mia e sussurrasse amorevoli parole, non mi sono sentita sola e persa.
Forse dovrei davvero prendere in considerazione l'idea di qualche farmaco per dormire.
Dopo la sedazione ero nel regno di Morfeo, serena.

Sono quasi le dieci del mattino e devo andare in bagno.
Provo a mettermi seduta ma la stanza gira vorticosamente.
Sul comodino un mazzo di peonie; sorrido inconsciamente, Jace deve essere passato prima di lezione.
Il mio cellulare si trova sul comodino: mi allungo  per prenderlo e constato avvilita abbia poche tacche di batteria, svariati messaggi non letti.
Lo afferro, esito un istante e poi inoltro la chiamata. Non  devo dare al mio interlocutore facoltà di replica.

《Michael! Perché hanno la cartella clinica del Saint Jude?》
《Non è come pensi. Come stai?》
Non faccio in tempo a rispondere che il telefonino emette tre suoni consecutivi poi si spegne. Lo scaravento nel letto frustrata.

Voglio andarmene.

Odio gli ospedali; questa stanzetta singola, dalle asettiche pareti verdi, mi ricorda tanto quella di un altro istituto, sento il panico in agguato.
Cavolo.
A cosa è servito avvisare Michael se la mia cartella clinica è alla mercé della madre di una delle mie migliori amiche.
Abbatto i pugni frustrata lungo il corpo.
Sollevo un lembo di lenzuolo ed il bordo della camiciola: vedo una garza enorme ricoprire la zona sopra l'anca destra, un colore aranciato ed un odore di disinfettante colpiscono i miei sensi.
Provo a sollevare la garza ed una cicatrice orribile campeggia, un'altra con la quale convivere ammetto.
Verso le 15 arrivano Stephen e suo padre, Charlie è con loro; Clarissa, Molly e Jace sono con me da una ventina di minuti.
Guardo Mr Covenaugh.
《Può farmi dimettere?》chiedo fissando il mio tutore.
《Non puoi! Devi stare dentro tre giorni ... È la prassi. 》 mi dice Clarissa.
Guardo angosciata Mr Covenaugh.
《La prego.》 Lo supplico sull'orlo del pianto.
Annuisce ed esce .
《Mio padre sapeva cosa volevi ma a patto che tu stia alla villa e non ti muova, starai nella camera di ...
Di fronte alla mia.》è Stephen a parlare e tiene stretta la mano di Charlie che annuisce convinta.
Il mio sguardo perplesso si sposta dall'uno all'altra.
《Lo sa?》chiedo interdetta.
《Gliel'ho detto.》ammette Stephen.
Jace ridacchia e mi carezza il braccio.
《Sì, me lo ha detto e non capisco perché mantenerlo segreto, ti adoro Kallie e sapere che vivi sotto il suo stesso tetto mi fa sentire più tranquilla.  È  stato uno sciocco a nasconderlo finora.》
Esalo un sospiro.
Forse non era Stephen a voler mantenere la segretezza dopotutto.
Stephen incassa ed abbassa il capo.
《Qualcuno le ha portato un cambio?》chiede Clarissa.
Stephen e Jace si guardano imbarazzati.
《Non ci abbiamo pensato.》
《Tipico. Ragazzi!? Posso fare un salto e recuperati dei vestiti non dovrei metterci più di mezz'ora.》
Scuoto il capo.
《No. Me ne andrò così, meno resto qua meglio è .》

Non le dico che non voglio incontrare sua madre.

《Rischi l'asepsi. Dovresti stare qui per farti medicare e tenere sotto controllo una eventuale infezione.》mi spiega Clarissa.
《No! 》quasi urlo stringendo le lenzuola fra i pugni delle mani.
《D'accordo.》concede.
Non ho neanche una giacca con me ma il problema lo risolve velocemente Jace depositando la sua sulle mie spalle Clarissa mi sistema la camiciola pulita che mi hanno fatto indossare  stamani, allacciando i laccetti sulla schiena.
《Se non ti prendi una polmonite è  un miracolo.》sbotta Clarissa nervosa.
《No dai, Jace  la porta in braccio alla macchina  ed io terrò una temperatura adeguata,  non fare la brontolona.》dice Stephen a Clarissa.
Lei lo fulmina con lo sguardo e gli fa una boccaccia contrariata.

Vengo portata letteralmente di peso alla villa e sistemata in camera di Byron. Porto le mani al viso per scuotermi questo senso di nausea e cercare di mettere a fuoco la situazione, l'anello che ero certa avere sfilato e lasciato in questa stanza si trova nuovamente sulla mia mano lo fisso allibita e spaventata.
Jace, Molly, Clarissa, Charlie e Stephen attorno solleciti ma io sono stanca e voglio solo riposare.
《Ci vediamo domattina presto. Cerca di dormire, sembri esausta.》
Jace deposita un bacio leggero sulla mia fronte e lascia seguito dagli altri la stanza.

Stanotte mi sono alzata ed ho tolto quell'orribile  orpello  ospedaliero; sulle gambe tremolanti ho afferrato la maglia da quarterback di Byron, la prima cosa a portata di mano.
A tratti nella notte ho fissato penosa la mia mano e l'anello...La mente mi sta giocando brutti scherzi.

Mi sveglio rigenerata e con una fame pazzesca , sento i primi movimenti nella villa. Una luce filtra accecante.
Il campanello d'ingresso mi strappa un sorriso: Jace sarà passato per salutarmi prima di andare a lezione.
Mi pettino i capelli con le dita e faccio uno chignon disordinato.
Entra in camera:  bello come il sole si avvicina al letto e mi abbraccia cauto, timoroso di farmi del male.
《 Ho fame!》mi lamento.
《Era ora, sono quasi tre giorni che non mangi !》mi solleva fra le braccia ed io mi lascio trasportare al piano di sotto cullata nel suo amorevole abbraccio. Mi avvinghio stretta a lui strofinando il naso nell'incavo del suo collo, aspiro il suo profumo. Ridacchia divertito.

In cucina troviamo Stephen, pronto per la scuola, davanti una colazione da favola; sul bancone ogni ben di Dio.
《La metti su uno sgabello o la tieni così per tutta mattina?》chiede Stephen a Jace.
Jace accentua la stretta ed io
alzo il viso per dargli un bacio sul mento;  sul viso un'espressione beata. Sorrido di rimando.

Un rumore distrae Stephen.
Lo  guardo e lo vedo sbiancare.
Il suo viso punta la scala interna della torretta.
Sentiamo dei passi ed una risata quasi infantile, ed ecco apparire sotto l'arco, come un fantasma: Byron.
Fisso la scena muta: al rallentatore vedo due braccia saltargli al collo e stringerlo ridenti.
Sento Jace irrigidirsi, deglutisco a vuoto e mi agito scomposta
《Ragazzi lei è Melodie!》

Byron...
Byron...
Byron...

La sua voce .
Una ragazzina piuttosto minuta ritira le braccia del suo collo e ci fissa imbarazzata.
Mi agito tra le braccia di Jace  e cerco di saltare a terra.
Il dolore al fianco mi piega in due .
Vedo le facce dei tre ragazzi guardarmi spaventati. Byron accenna un passo nella mia direzione. Lo fisso paralizzata.
Sento gli occhi di Byron addosso e nonostante la presenza di Jace e Stephen non riesco a  distogliere lo sguardo dal suo.

《Mi chiami Elodie, ciao! 》

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