Epilogo


Epilogo

La ragazza dai lunghi boccoli rossi camminava assorta nel corridoio, da troppi giorni portava appresso un peso insostenibile, si sentiva meschina, sporca, ed essere l'unica a sapere quel segreto le pesava come un macigno. Il suo portamento risentiva del tradimento in atto: non era più la miglior cheerleader della scuola, la studentessa modello che vantava ottimi voti, non era certo l'icona della Beacon in quel momento.
Avrebbe dovuto essere lei a comunicare al fratello che la sua attesa era vana? Odiava sentirsi combattuta, questa informazione avrebbe dovuto essere di dominio pubblico. Invece...Tutti aspettavano il ritorno della piccola Davenport, ma lei era l'unica a sapere che questa si era ritirata dall'istituto. Lei sola sapeva non sarebbe tornata.
Avere accesso alla segreteria ed essere in confidenza con il comparto docenti non le era mai pesato così tanto in passato. Anzi era stato il suo vanto, il suo punto di forza. Ma ora?!
Suo fratello si era spogliato di ogni fragilità ed era disposto ad amare ed essere riamato da quella ragazzina, che non avrebbe fatto ritorno.
Aveva provato, nonostante la poca confidenza ad avvicinare la ragazza di suo fratello Adam, Molly, in un bagno: era sembrato un incontro fortuito, invece pianificato, aveva provato a dire a lei, e alla sua stravagante amica dai capelli rossi con ciocche cobalto, che magari la Davenport non sarebbe tornata. Ma era stata ignorata, non creduta; questa consapevolezza le era insostenibile. Amava il fratellastro in maniera morbosa, forse ora poteva capire i suo sentimenti, ora che anche lei si era concessa di lasciarlo libero, voleva provare a credere in quella nuova relazione: Nathan, un santo, la capiva davvero e tollerava i suoi capricci da diva viziata.
Erano trascorsi cinque giorni, giorni di attesa in cui vedeva la speranza spegnersi sui volti dei suoi amici quando all'ingresso della scuola quella ragazzina non faceva la sua  comparsa.
Giorni di assoluto silenzio.
Era svanita nel nulla. Irrintracciabile.

Arrivò in segreteria e consegnò i test di letteratura in vece del docente.
Il preside e la segretaria erano visibilmente scossi. Le nocche sbiancate stringevano tra le dita di lui un foglio; un uomo, l'addetto al servizio postale, stava lasciando il locale, ignaro del contenuto del comunicato consegnato.
Interpellò i presenti e una nuova notizia si abbattè con inaudita ferocia su di lei. Forse una minima parte, in passato, avrebbe esultato meschinamente, ma ora, sentire una sentenza di morte legata ad un ex studente non poteva lasciarla indifferente.
Come avrebbe reagito il suo fratellastro?

Oh lei...
L'aveva odiata quella ragazzina apparsa dal nulla.
L'aveva stimata quando aveva affrontato la Clary.
L'aveva derisa mentre viveva un falso amore tra le braccia di quell'insulso di Donovan.
Invidiata quando era stata eletta reginetta al ballo, spodestandola.
Accettata infine quando aveva fatto breccia nel cuore di Byron, senza remore o riserve.
Deglutì forte assicurando ai presenti di mantenere il riserbo affinché fossero loro, gli adulti, a gestire la cosa.
Lasciò la segreteria ascoltando assente le istruzioni del preside:
-lezioni sospese.
-convocazione in aula magna del corpo studentesco.
-annuncio...elogio funebre.
La campanella risultò un suono stridente, lontano, ostico.
Affrontò un'altra ora di lezione, fissando corrucciata il lento incedere delle lancette dell'orologio appeso alle spalle della cattedra: gli occhi saettavano indispettiti alla porta; quanto udito in segreteria, a breve, si sarebbe riversato in ogni angolo della scuola, schiacciandola, opprimendola: a macchia d'olio o come un domino avrebbe fatto crollare le pedine di un gioco malsano.
Nel corridoio incrociò la Clary, Marissa l'aveva sempre trovata una creatura insulsa, insignificante prima dell'arrivo di Kallie Davenport.
La vide, restò annichilita dal suo incedere, dalle sue movenze fiere;
Donovan, lui, aveva le mani nelle tasche nei pantaloni, un'espressione assente stampata sul volto da quando lei era partita; Molly teneva stretto il polsino della giacchetta della Clary, ragazza insipida; Byron sembrava solo confuso ma seguiva muto quello strano corteo, insieme ad Adam e Connor; Stephen e Charlie si tenevano per mano, uno la roccia dell'altro, a qualche passo di distanza dal gruppo. Anche lei li seguì suo malgrado.
Staziò davanti la porta dell'ufficio del professor Saltzman dove loro erano poc'anzi entrati, e si sentì invadere dal panico.
Byron, il suo amato fratellastro, il suo primo amore, doveva sapere da lei, non da loro, non così.
Poggiò la mano sul pomello della robusta porta in quercia e si fece forza.
Superò l'ingresso senza chiederne il permesso, ma rimase comunque muta, in attesa.
Il docente sedeva a una scrivania il cui disordine maniacale era forse un vezzo.
Temette di essere cacciata.
Scrutò la Donovan tesa, la Clary afflitta, per un istante visibilmente fragile, vulnerabile, ma poi le rivolse uno sguardo di brace. Non avrebbero mai legato loro due.
Lei sapeva qualcosa, tutto nella sua posa glielo gridava con forza con una evidenza che gli altri non percepivano.
Il labbro le tremò andando incontro a un ghigno di lei.
Byron placido e confuso in una logorante attesa, Jace Donovan sembrava semplicemente estraniato da quel lugubre contesto. Connor a braccia conserte stava appoggiato a una parete, scrutando gli astanti.

《Ragazzi...》
《Kallie era malata!》
La Clary interruppe la voce melodica del "gran bastardo", senza freni, sganciò la notizia come una bomba.
Tutti gli sguardi si puntarono su di lei.
《I suoi effetti personali sono stati spediti al Saint Jude memorial hospital di Memphis dove era ricoverata dalla scorsa primavera;  dove, lei era in cura, prima di venire qui... Dei bagagli l'ho saputo da Stephen e Charlie.》I due chiamati in causa annuirono; lo sguardo di Byron si puntò in quello del fratello adottivo sconvolto.
《Era per questo che a febbraio ritardava il ricovero in ospedale? Temeva noi lo scoprissimo?》Berciò Connor impallidendo, rievocando gli eventi, vissuti drammaticamente in prima persona.
《Temeva le sue cartelle cliniche fossero poi evidenti, rivelatorie. Mia madre stanotte mi ha parlato. Non poteva tacere oltre.》Aggiunse la piccoletta accesa.
《Quella clinica ha fama mondiale per la ricerca di metodi innovativi per la cura del cancro e della leucemia...》continuò imperterrita, anche se la voce tremò violentemente mentre fuoriesciva dalle labbra, piegate in una smorfia infelice.
Lo sguardo di Byron da confuso divenne atterrito.
Saltzman taque, si strinse la punta del naso afflitto, nervoso, impotente, i suoi occhi si alzarono duri, fissandosi in quelli della rossa dai lunghi boccoli.
《Marissa, tu cosa sai?》
Sentendosi chiamata in causa la voce  le uscì esile, incerta.
La rossa boccheggiò, arretrò colta in contropiede e si sentì esposta, oltremodo vulnerabile.
《Un'ora fa è giunto in segreteria un telegramma che annunciava la morte di una ex studentessa della Beacon.》 Il volto non ebbe il coraggio di fissarsi nei presenti e scrutò avido il pavimento.
Jace  Donovan caddé al suolo.
《Nooo ...non lei!》L'urlo di un animale ferito avrebbe fatto meno male.
A Byron si dilatarono le pupille e il suo corpo iniziò a tremare, scosse ostinatamente il capo, il respiro si spezzò lasciandogli l'affanno come dopo una lunga corsa.
Molly tolse gli occhiali appannati dal pianto provocato da quelle parole, Adam la sorresse, mentre la linea della bocca risultò tirata in maniera innaturale, grottesca, gli occhi vitrei.
《Nooo... 》Un urlo agghiacciante fuoriscì dalla ragazza dalle sembianze di un elfo.
Stephen fissò il vuoto nonostante la presa salda della sua amata Charlie.
Il baratro della disperazione era pronto ad inghiottirli tutti.
《Il giorno che Ofelia arrivò alla Beacon, nel mio corso per l'esattezza, Vi ha lasciato un messaggio, mi ha scritto così tanto di voi in questi mesi; su ciascuno di Voi.
...So di Amanda.》
Lo sguardo di Saltzam inchiodò Donovan i cui occhi brillarono colmi di lacrime. Tra loro una consapevolezza sconosciuta agli altri.
《Di Carter e Ayden!》
Guardò la piccola rossa.
《Dei tuoi genitori!》 Fissò intenerito  Stephen.
《Di te Marissa...》Lo sguardo dell'adulto bruciò su Marissa e Byron, il cui segreto non doveva essere svelato.
《Forse quanto ha lasciato o come ci siamo conosciuti era una missiva per voi.》

《La smetta di chiamarla Ofelia!》
I tratti della ragazza che vesti i panni di un elfo sono distorti, contratti, tesi come quelli di tutti nella stanza mentre urla a pugni tesi, il busto sporto in avanti. La disperazione guida le movenza scattanti, isteriche.
Saltzman non si scompone minimamente.
《Donovan, venga qui, legga questo per cortesia.》
Molly avanza impettita verso la scrivania, il viso teso nello sforzo di non cedere alla disperazione.
Una cartellina voluminosa, una di quelle della famiglia Covenaugh, contenenti i loro stupidi planning settimanali è lì, sotto gli occhi di tutti, gonfia, ricolma di storie e segreti che legano con un filo a doppio giro le vite dei presenti in questa stanza, che attimo dopo attimo sta diventando claustrofobica.
Estrae un unico foglio, davvero poco rispetto al reale contenuto di quel fascicolo, e lo passa all'interpellata che lo afferra con mani tremanti.

"La mattina del mio sedicesimo compleanno mi sono svegliata nel padiglione nord del reparto psichiatrico della clinica Saint Jude di Memphis, Tennessee.
Mani e piedi legati, cinghie di cuoio mi immobilizzavano al letto.
Un agente, seppi poi il suo nome, Michael Sheppard, piantonava la stanza.
Mi chiamano Kallie Davenport...Ma io sono Callista Ofelia Astings Devereux e sono la figlia del defunto generale, sottosegretario alle Nazioni Unite, Shinoa Devereux e dell'attrice Mabel Astings.
La sera della mia festa di compleanno ho ucciso la mia migliore amica: Chanel Oberon."

Il silenzio prima della tempesta è  inquietante, oscuro, quello era lo stato d'animo dei ragazzi nell'ufficio del professore di lettere.
Il foglio cadde dalle mani della Donovan poi, oltre lo stupore, lo sconcerto, le voci si riversarono rabbiose sul docente che fissava i giovani volti acerbi.
La rossa fu l'unica a rimanere calma, la Davenport era pazza, era stata rinchiusa, e dopo un periodo di terapia riinserita nella società. Ecco la triste e sconvolgente verità legata a quella ragazzina.
Eppure...
《Kallie da Callista...》 ricorda Connor rievocando la gita sui monti.

Cercò di isolare le voci che tempestavano il docente, guardò il fratellastro spiazzato strattonarsi i capelli per poi passarsi una mano sul volto a voler scacciare le parole udite nell'ultimo quarto d'ora.
Un pigolio sommesso si insinuò fra la rabbia, le urla e l'isterismo latente.
《Professor Saltzman lei ha letto tutto il contenuto di quella cartelletta.
Ci dica la verità: ci spieghi chi era la nostra amica e che fine ha fatto.》Supplica Molly gentile.
《Signorina Donovan non crede alle parole vergate dalla sua amica? Non riconosce la calligrafia?》
Un guizzo malizioso sfigura i tratti di Saltzman e rende il suono della voce falsamente ostile.
Molly Donovan alza il mento sfidando lo sguardo pungente del docente.
《Credo sia una parte della verità.
Kallie non era pazza, né malata, men che meno un'assassina.》 Afferma categorica.
《Ci parli di lei. La prego!》
Un sorriso furbo abbellisce il viso del professore che annuisce grattandosi furtivo il mento.
《Premetto di non sapere assolutamente dove si trovi ora, ma posso immaginarlo e dopo quanto vi racconterò potrete comprenderlo anche voi.》
Un lungo sospiro precede il racconto.
《Ofelia doveva festeggiare il suo sedicesimo compleanno. La sera del ricevimento indetto in suo onore nella suite dove alloggiava, durante i preparativi con la sua migliore amica, furono interrotte dall'irruzione di due individui a volto coperto.
Tanto Ofelia quanto la sua amica non erano preparate, reagirono d'istinto a quel ...cosa? Tentativo di sequestro? Furto? Come avrete ben capito Ofelia non  è propriamente la figlia di nessuno.
Chanel Oberon morì sul colpo, la gola revcisa di netto.
Ofelia avrebbe fatto la stessa fine se una zelante recluta di polizia insospettita da movimenti loschi fuori dal noto contesto alberghiero non  avesse  seguito  i malviventi impedendo loro di porre fine alla sua giovane vita.
Ofelia venne ferita ma non in maniera grave, anche il suo collo venne inciso ma l'agente intervenuto ha permesso non ne andasse della sua vita.
L'agente Sheppard era solo una recluta che non avrebbe dovuto mettere piede sulla scena di un crimine, men che meno inquinarla.

Il ragazzo si trovò davanti agli occhi una scena raccapricciante e nell'attimo del momento d'istinto risponse al telefono di una delle vittime  e prese una drastica decisione.
Raccontò alla madre di Ofelia quanto successo e si lasciò da lei istruire non pentendosene.
Portò la ragazza lontano dalla città, dal luogo del crimine e la nascose, bisognosa di cure presso il saint Jude.
Perché il Saint Jude? Ofelia non ne era a conoscenza ma pare, una delle ale fosse stata eretta dal padre benefattore.
Ofelia morì quella notte e dalla sue ceneri nacque Kallie Davenport.
Presso l'ospedale venne curata per cercare di superare l'orrore di quanto vissuto, medici e psicologi valenti le furono vicini. La dottoressa Jenkins più di tutte la seguì.
La madre grazie alle conoscenze politiche arginò lo scandalo, se tale possiamo chiamarlo.
A indagini in corso ed essendo testimone di un delitto Ofelia doveva sparire.
Ecco perché arrivò a Beacon.
Ora che i colpevoli sono stati arrestati presumo sia...》
《Tornata a casa.》 Conclude Molly per lui.
Un silenzioso stupore riempe la stanza.
《Una di voi indossa il bracciale di Chanel Oberon.》
Salvo Marissa le presenti si guardarono il polso ove il bracciale con i ciondoli risplendeva grazie alla luce naturale riversasi dalla grande vetrata.
Charlie alzò il polso delicato e fece tinttinare i charms.
Espressioni corrucciate, forse ancora più domande che risposte a seguire la dichiarazione del professor Saltzman.
《Quindi sua madre non l'ha abbandonata?!》 La domanda esce secca dallo voce arrocchita di Byron.
《In realtà, in parte lo ha fatto.
Dalla sera dell'incidente Ofelia non l'ha mai sentita. Probabilmente anche questo è una forma di abbandono signor Covenaugh. Ofelia ha sempre vissuto con la madre. Deve esserle mancata molto quest'anno.》
《Perché ha scritto di aver ucciso la sua migliore amica? Perché affermare una cosa così sbagliata... è stato un incidente.》Si interroga Clarissa al colmo dello stupore.
《Signorina Clary davvero non lo capisce? Il senso di colpa logorava Ofelia in maniera totalizzante, quella ragazza era nella sua casa a prepararsi per la sua festa, se non fosse stata lì, oggi sarebbe viva.》
《Ma è stato un incidente!》 Afferma testarda la rossa.
《Ribadisco che lucidamente lei ha ragione ma nella testa di Ofelia il senso di colpa ha avuto la meglio.
Le atrocità che ha vissuto quella notte l'hanno segnata. Incubi ricorrenti e non oso immaginare quanto altro.
Non ha fatto ritorno a casa o nel suo abituale contesto per riprendersi ma è stata esiliata perché coloro che le avevano fatto del male non tornassero a fargliene; e siccome la natura del crimine non era nota: la madre ha messo in piedi questa farsa per proteggerla e forse proteggere anche se stessa.》
《Perché si è svegliata legata a un letto?》 Sbraita la Clary furibonda.
《I dottori temevano potesse farsi del male...》Ammette Saltzam sottovoce.
《Professore, ma perché fare credere che fosse malata? La madre di Clarissa ...》Chiede con voce gentile Charlie.
《Vedete, questo Ofelia non lo sapeva, il suo esilio per lei era momentaneo in attesa i malviventi venissero catturati;  non aveva da principio capito che la sua esistenza come Kallie Davenport doveva finire e probabilmente è solo un ulteriore documento modificato perché la strategia atta a celarne l'identità fosse forte.
Un individuo può morire per molte cause, hanno tenuto anche l'opzione di una morte non violenta.》
《Ecco perché non poteva andare a New York... e lì vero?!》Chiede Stephen.
《Non lo so. Non lo so davvero.
Sua madre è un personaggio pubblico  ma...》
《Da mesi non ci sono sue notizie ne sulle riviste di gossip ne di moda.》 Conclude Marissa.
《Potrebbe essere ovunque.》Ammette Saltzman sconsolato.
《Ophelia...Callista...Callie...
Mio padre sapeva tutto questo?!》 Domanda Byron interdetto dalla portata del discorso.
《Non credo Covenaugh ma questo forse dovrebbe chiederlo a lui.》

《Ma ora è tutto finito.》 Chiarisce Stephen quasi sollevato.
《Certo la signorina Davenport è  morta.
Ophelia tornerà alla sua vita.》Afferma Saltzman una punta di cinismo nel tono.
《Come se non ci avesse mai conosciuto quindi...》 latra Jace sconvolto.
La furia guida i gesti del professore che salta in piedi, il viso congestionato dalla rabbia.
《 Stupidi ragazzi...Credete davvero che avesse scelta?
Consciamente o inconsciamente ha cercato in ogni modo di stare con voi, di lasciarvi indizi su chi fosse veramente, magari nella speranza che non la dimenticaste in fretta.
Pensate davvero che ciascuno di voi non fosse importante per lei?! Oserei dire vitale!
Io lo so; ne ho le prove.》Urla picchiando il pugno aperto sulla cartelletta.
《Questo è tutto.》

Gli occhi esmeraldini e incredibilmente cupi, di Byron, in quel frangente si chiusero con forza davanti la natura delle rivelazioni.
Uscì dalla stanza senza clamore, mentre tre mani agghindate da altrettanti gioielli ai polsi si posarono in simultanea sulla cartelletta che aveva incuriosito tutti.
La mano del professore però la reclamò velocemente.
Mise il plico nella sua ventiquattr'ore e indossò la giacca di tweed sotto l'occhio vigile dei presenti.
《Forse dovreste raggiungere i vostri compagni di corso in aula magna.
Avete un funerale cui partecipare.》
《Sta scherzando vero?》Chiede Molly ancora sotto shock.
Salutò con la mano libera e uscì dalla stanza nonostante lo stupore comico.
《Guardi Donovan che Ofelia non le avrebbe mai fatto questo, non le avrebbe mai fatto rivivevere quanto avvenuto con Amanda!》Soffiò all'orecchio del giovane passandogli accanto il professorino.

《Byron!》
Solo in quel momento la rossa realizzò che il fratellastro aveva lasciato la stanza e lo cercò con lo sguardo. Invano.
Anche la fata dei boschi in versione bonsai realizzò lo stesso e iniziò a correre per il corridoio, nella direzione opposto al luogo in cui loro otto avrebbero dovuto trovarsi.
Tutti le corsero appresso, in parte costernato, in parte stupiti e bisognosi di altre risposte.
La Clary raggiunse Byron che stava per varcare la soglia dell'istituto.
《Dove diavolo te ne vai?》Gli chiese.
Il ragazzo le rivolse solo un'occhiata.
《A casa.》Rispose con un tono stanco.
《Ma noi dobbiamo trovarla.》
Proseguì impettito ignorando le parole della piccoletta. Mimò di spalle un saluto con la mano.

La rossa cacciò un urlo disumano che nel vuoto parcheggio della scuola rieccheggiò frustrante.
Lo raggiunse e strattonandolo lo indusse a voltarsi.
《Quindi non ti importa...non vuoi...
Dobbiamo...noi...Dobbiamo...》
Cadde al suolo come una foglia, con grazia ma anche prosciugata, depauperata da ogni singola forza, il viso sommerso dal pianto, la fisionomia stravolta.
Byron si piegò sulle ginocchia e le fece una carezza gentile.
《La troverò Clarissa. Ti giuro che dovessi spendere la mia vita anche solo nella vana ricerca, la troverò.
Ti prometto che Kallie tornerà a casa.》
《Ma questa non è la sua casa.》Affermò cocciuta la rossa, tirando su col naso.
《Io sono la sua casa. Noi siamo la sua famiglia. La troverò.》Affermò convinto.
Come uno stormo, il gruppo lasciò in formazione il giardino dell'istituto.
Nessuno avrebbe dimenticato e con la promessa di Byron avrebbero continuato ad essere ciò che lei aveva creato: uniti nonostante le diversità.
Lasciarono l'area certi che quel ragazzo, così follemente innamorato della sua piccola, avrebbe smosso mari e monti per trovarla e riportarla a casa.
Da loro.

Al picco degli amanti infelici
Faro di Beacon.
Un uomo si stagliava al tramonto ammirando sotto di sé quella pregevole distesa.
La giacca di tweed era un efficace conforto contro le raffiche di vento insolite per quella primavera così calda.
Apri la valigetta e soppesò tra le mani il plico di fogli...lo guardò un'ultima volta prima di lanciarlo al vento, oltre gli scogli.
Le memorie di Ofelia regalate agli abissi.
《Ofelia...avrei voluto davvero fossi mia figlia. Magda, credo saresti fiero di me, quel ragazzo la cercherà la piccola Ofelia e come noi, anche loro, cororeranno il loro sogno d'amore.》 Sussurrò al vento e poi rise di sé stesso, per quel guizzo di romanticismo mosso nella voce, prima di volgere le spalle al tramonto per andarsene in cerca di un nuovo luogo. Nuove ispirazioni.
Se avesse potuto la storia dei ragazzi di Beacon l'avrebbe resa un romanzo; uno, di quelli belli, ma non poteva appropriarsi dei ricordi di quella meravigliosa giovinetta che aveva davvero cambiato il corso di molte vite.

Fine

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