Compromessi tra noi.
L'aria frizzante delle località balneari ha un potere curativo per malati o feriti ma il mio animo resta incagliato nell'incertezza da settimane: dal ritorno di Byron per l'esattezza.
Questa mattina decido di alzarmi presto dopo una nottata insolitamente quieta. La giornata di ieri al club ha un che di surreale, non riesco a definirla e forse nemmeno lo voglio, nonostante con prepotenza si imponga alla memoria.
Siamo poi tornati a casa e ognuno ha guadagnato la propria camera, stanchi certo, ma rilassati nonostante i silenzi fra noi. E Stephen ha clamorosamente perso come pensavamo, ma si è divertito come al solito.
Il mare si para davanti il mio sguardo: immenso e maestoso, scorgo una moltitudine variegata di gabbiani volteggiare sui flutti marini e la battigia, resto a fissarli affascinata.
《Sono uno spettacolo meraviglioso; non credi?》 Byron.
Alle mie spalle trovo lui e mi stupisco di non averlo sentito arrivare, persa nella contemplazione di questo raro e magnifico evento.
《Già!》Ammetto.
I rapporti tra noi non sono piu tesi o freddi; prima laddove uno entrava nella stanza l'altro ne usciva repentino, ma dopo ieri, forse qualcosa è cambiato. Oggi assistiamo muti insieme al miracolo della natura nella sua indiscussa prorompenza.
Mi giro per superarlo, sarò spesso ancora io a lasciare le stanze che abitano la nostra presenza perché trovarmelo accanto fa ancora terribilmente male.
La sua mano afferra delicata il mio polso mentre mi sto dando a una tacita fuga, l'ennesima.
《Aspetta c'è un posto che merita di essere visto, oggi più che mai.》 Mi fissa speranzoso.
Guardo inebetita la sua mano che avvolge il mio polso.
《Non credo sia il caso!》Sussurro.
《Kallie ti prego...è passato un po' di tempo e non sto facendo nulla per minare il tuo rapporto con Jace, anche se ora sai una parte delle verità che mi hanno indotto a lasciarti. Vieni con me solo per cinque minuti. È davvero qualcosa di unico.》Il tono della sua voce ipnotico e supplichevole mi intenerisce e riconosco esatte le sue parole; non sta cercando davvero di tornare a "un noi".
Alzo il viso e contemplo il suo che mi scruta incerto, quasi nervoso ma senza tracce di malizia.
Annuisco, stupendo anche me stessa; Byron lascia la presa e laddove prima la sua mano serrava il mio polso sento una mancanza, un piccolo vuoto, l'assenza del calore trasmessomi.
In due falcate è alla porta della villa ed io lo seguo; si gira un istante prima di sparire, quasi non creda io possa realmente aver accondisceso a questo folle proposito.
Entro in casa, nessun rumore ancora scuote la villa, non Gonzalo o Moussad, nulla, una quiete irreale e ovattata.
Byron scende rapido i gradini di casa, due caschi integrali: uno in ciascuna mano.
Usciamo silenziosi e quando me ne porge uno lo afferro con mani trepidanti.
Cosa diavolo sto facendo?
Fra poco il mio ragazzo verrà a prendermi!
Mi infilo il casco e armeggio con il laccio di chiusura; le mani di Byron scattano al mio volto e in un attimo assicurano il gancio sotto il mento.
Salta in sella alla moto e lo imito non sapendo bene dove ancorarmi: non sono mai andata in moto.
Accende e dà gas, ruotando con il polso la manopola.
Socchiudo gli occhi e afferro il suo giubbotto di pelle all'altezza delle maniche. Mentre esce dal vialetto gira il capo verso di me e credo di vedere un sorrisetto strafottente piegare gli angoli della sua bocca, ma nel momento in cui tiro via le mani, lui lesto le serra in vita in un abbraccio che mi mozza il fiato.
Abbassa la visiera del suo casco e parte deciso, ignaro del caos regni sulla seduta posteriore.
Trattengo il fiato per l'emozione che mi travolge e sovrasta: la velocità aumenta di pari passo con il mio battito cardiaco, stringo inconsapevole le braccia attorno alla sua vita e come se avesse ricevuto un muto segnale accelera, compattando i nostri corpi tra loro e io resto senza fiato.
Dopo quello che mi sembra un tempo davvero ridicolo decelera e spegne il mezzo.
Si slaccia il casco che appoggia allo specchietto, sistema il ciuffo spettinato e salta giù mentre io resto immobile per un attimo a osservarlo imbambolata.
Mi scuoto pronta ad imitarlo ma lui mi fa cenno di non muovermi.
《Non pesi niente resta su!》afferma spingendo la moto lungo un vialetto in ghiaia .
《Stiamo violando una proprietà privata?》Chiedo scioccata.
Mi fa cenno di tacere.
La sua spalla si poggia alla mia e sento le sue parole come un sussurro
《Ti piacerebbe?》 Mi chiede allusivo.
《Comunque no, siamo nella proprietà del vecchio Moe Jones.》
《Eh? Chi?》Chiedo confusa.
Ridacchia mentre levo il casco e scuoto i capelli che ora sciolti
sono un po imbrigliati a causa della corsa, li pettino con le dita.
Una spiaggia privata si para al mio guardo: resto incantata a fissare il mare e il numero spropositato di gabbiani che ne abita la riva.
Sento le braccia di Byron sollevarmi per le anche in una presa rapida e veloce per lasciare la moto che resta appoggiata al cavalletto. Lanciò un gridolino strozzato per la sorpresa.
Sistemo la gonna della divisa imbarazzata, come se potesse calmare il tumulto del cuore per quel breve e fugace contatto.
Lui ignaro mi volta le spalle ed espira a pieni polmoni.
L'aria si è fatta più intensa, pregna di salsedine e vita.
《Guarda!》 Mi indica un punto dove giace una transenna abbandonata con alcune assi ed una rete verdastra. Se Byron non me l'avesse fatta notare non vi avrei prestato particolare attenzione.
《Ci sono delle uova di testuggine marina sotto la sabbia!》
Rivela fissandomi e ridacchiando.
Mi avvicino in religioso silenzio e
contemplo muta.
《Hai presente "The last Song"?》 gli chiedo rapita fissando quella buca.
《Eh? Non dobbiamo campeggiare qua per proteggerle; tranquilla! La guardia marina ne è a conoscenza.》 Mi spiega estremamente divertito.
Mi sento stupida.
Ovvio che no.
《Stupidi ragazzini scappati di casa.》
Mi inchiodo al suolo paralizzata dalle urla di un vecchio curvo e minaccioso che ci fissa brandendo come arma una bottiglia di liquore piena a metà.
《Moes, vecchiaccio sono io!》
Replica Byron divertito.
E da quando è tornato non l'ho mai visto così sereno rilassato ed ilare come negli ultimi due giorni constato tra me e me.
《Oddio quello ci denuncia ora.》sussurro, nascondendomi dietro la schiena di Byron che se la ride mentre il vecchietto si avvicina con passo sconnesso e mi inquieta non poco.
《Brutto figlio di una Madonna di mal affare...》esclama il vecchio puntando due occhi grigi sormontati da folte soppracciglia argentate.
《Ciao zio Moe.》
Zio?
Questo pazzo con gli abiti sgualciti, barba e capelli incolti è suo zio?
《No, aspetta!》 sussurro costernata mentre lui gli si fa incontro.
Byron sorride.
Il vecchio arriva davanti a noi e si piega in due dal gran ridere.
《Che mi venga un accidente. Per le mille leghe dell'infausto Nettuno!
Piccolo B cosa fai qui?
Ti sei portato un'amica.
Cariiiina!!!》
Strascica sulla penultima vocale facendoni stringere di più la giacca di Byron.
Lo sento siamo in presenza di un pazzo. Forse un serial killer.
《Ti sei bevuto il cervello, vero?
Mi vuoi morta e mi porti da questo marinaio dei tempi che furono per occultare in mare il mio cadavere. Ammettilo!》 esalo facendomi piccina, stringendo ancora più forte il tessuto della sua giacca.
Ora Byron ride di gusto.
《Zio Moe ti presento un'amica di famiglia.
Kallie Davenport ... Zio Moe.》 Annuncia lui teatrale facendo una sorta di presentazione.
《Piacere!》emetto in un soffio.
Manco sotto minaccia lascio il riparo che la schiena di Byron mi offre.
Byron si sposta regalandomi la scena.
Ecco appunto, infame traditore.
《Ohhh...
La piccola Ophelia.
L'amore del mio caro Matthew! Sa che sei qui con mio nipote bambina?
Sgrano gli occhi alle sue parole senza senso e avverto Byron irrigidirsi.
《Matthew? Pensavo si chiamasse Jace il tuo ragazzo.》 Mi dice puntando il suo sguardo fermo e fisso nel mio.
《Si riferisce a Saltzman, idiota.》controbatto piccata.
《Ah già perché il tuo professorino ora ti ama. Addirittura.》 Esala acido.
《Non sai nulla quindi, taci!》 Gli intimo seccata.
《Spiegami allora...》 lo chiede gentile e abbandona la postura rigida, in attesa.
Ignoriamo il vecchio che beve seduto sui gradini del portico e ci guarda con cipiglio furbo.
《Battibecchi fra innamorati...puah!》 Dice con un vocione che se non fosse ubriaco suonerebbe davvero intimidatorio.
《Per Saltazman sono come una figlia.》ammetto.
《E ...ti ama?》chiede Byron in un soffio.
《Non ameresti tua figlia?》Chiedo.
《Ma per età potresti esserne l'amante!》 afferma logico.
《Ha perso la moglie che era in attesa.
Madre e figlia perirono la stessa notte. Era giovane, innamorato, ne uscì devastato.》Faccio una breve sintesi dei fatti cercando di impedire alla mia voce di tremare.
《Cristo. Che merda!》
Lo guardo male per la scelta di parole ma concordo.
《Vede in te il surrogato della figlia che non ha potuto avere.》Mi guarda ora intenerito.
《Esatto.》Annuisco.
《Wooow.
In ventiquattro ore ho scoperto più cose su di te che in sette mesi. Notevole direi.》ammette divertito.
《Ohhh...
Dovremmo rientrare si sta facendo tardi!》 Gli faccio presente io.
《Certo. Sia mai che ti vedano con me.》 Afferma burbero.
Afferro il suo braccio d'istinto.
《No Byron. Non voglio ferire gratuitamente Jace. Tengo davvero a lui. E non abbiamo avuto modo di parlare ancora di tutto.》
《Certo capisco.
Potremmo? Potremmo provare a essere amici?》 Fisso quello sguardo cupo e sebbene vorrei, dovrei, rifiutare annuisco.
Il suo pollice mi carezza la guancia.
《Bene. Non posso saperti fuori dalla mia vita.》
Deglutisco sonoramente.
Queste parole fanno male. E bene.
Amici.
Amici.
Amici.
Oltre la spalla di Byron il vecchio buttato sul fondo del portico a pochi metri da noi russa sonoramente la mano arpionata ad una bottiglia ormai vuota.
《Andiamo a casa?》
《Andiamo a casa!》concedo.
Ed il calore del suo sorriso mi sorprende.
Mi faresti ancora del male se te lo permettessi. Siamo stati in grado di andare avanti e forse farsi umili e tornare a zero, magari davvero ci aiuterà a non perderci del tutto.
Torniamo in silenzio alla villa.
Salto velocemente dalla moto appena arresta la corsa e sfilo il casco.
Glielo tendo seria ma serena.
《È tuo! L'ho preso per te nel caso un giorno saresti salita su questa moto.》 Mi spiega quasi imbarazzato.
Stringo al petto il casco confusa.
《Forse dovresti tenerlo per Melodie?》 Insinuo senza malizia.
《Lei fa il tifo per te...per noi.
Non ha davvero capito che ho rovinato tutto.》
E mentre lo guardo serio pentirsi delle proprie parole serro il casco al petto e gli volto velocemente le spalle, aumentando la falcata per bruciare questi pochi metri che mi separano da quelle quattro mura, dove anelo riparo, affinché nessuno possa scorgere questa assurda lacrima che rotola sulla mia guancia.
Oh Byron mi farai decisamente ancora male. Perché siamo stati Tanto, Troppo ed abbiamo bruciato le tappe, polverizzato tutte le occasioni fra noi.
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