Capodanno col botto ( pt 2)
Un brusio scomposto ed un chiacchiericcio festivo accompagnano il pasto.
Due occhi non hanno mai lasciato la sottoscritta, lasciandomi perplessa; sottopelle striscia e serpeggia un'ansia sottile.
Mentre la cena volge al termine, tutti si alzano per una pausa prima del dolce e del brindisi, mi trovo Brian ed il suo amico a fianco.
Il disagio di Brian è palese, credo tema, più che la mia reazione di stasera, il giudizio di Clarissa che non mancherà di essere duro e sferzante nei suoi confronti.
《 Kallie ti presento un mio amico: Andrew Kilkenny!》
Alzo il mio viso ed incontro due pozze d'acqua profonde e meravigliose, uno sguardo vagamemte turbato e malinconico mentre si posa sulla mia figura fino a fermarsi nei mie occhi, spalancati, fissi nei suoi.
Maschero la ridda di emozioni che mi pervade, facendomi violenza per non lasciar trapelare lo sconcerto emotivo che mi abita.
Trattiene la mia mano, ne osseva il palmo, le venature , le dita affusolate, le unghie corte e mangiucchiate dal nervoso.
Un sorriso si apre sul suo volto e lo illumina rendendolo ancora più bello.
《Kallie.》 mi presento, sfilando la mia mano dalla sua, trattenuta oltre misura, per un tempo imprecisato.
《Andrew.》dice il ragazzo davanti a me con un sorriso genuino.
Restiamo a fissarci un istante prima che Jace mi tiri verso il salone dove è stata approntata una pista da ballo e la musica inizia ad essere presente e pressante.
Un fiume di persone si riversa nella sala dove la musica si leva sublime e sale di tono, in crescendo.
Nonostante Jace sia il cavaliere perfetto sento il bisogno di avvicinarmi ad Andrew; tantissimi ricordi emergono in superficie e faticano a stare sepolti dove dovrebbero.
Sento il suo sguardo spesso puntato su di me ed io di conseguenza troppo conscia della sua presenza qui, mi muovo cauta.
Esco nel patio per prendere una boccata d'aria sapendo che a breve Andrew mi raggiungerà.
Ammiro una luna enorme rischiare la notte sopra Beacon: tuffarsi e proiettare immagini vaghe ed informi nel mare.
Cerco in me le risorse necessarie ad affrontare anche questa prova.
《 Disturbo?》
Eccolo!
Andrew.
Soffoco un sorriso, lo conosco talmente bene: sapevo mi avrebbe raggiunta. Prevedibile.
Giro lentamente verso di lui, inclino la testa e mi fingo sorpresa.
《 No, certo che no!》sussurro.
I suoi occhi scrutano ogni centimetro del mio volto, divorati dall' ansia, dal dubbio e dalla delusione.
Fa male vederlo così combattuto.
《 Perdonami, stasera non ti ho tolto gli occhi di dosso, le assomigli tantissimo, troppo, eppure non sei lei.》ammette con una vaga stanchezza nella voce.
Batto le palpebre perplessa, e faccio un sorriso compassionevole a suo beneficio.
《 Come scusa? Chi? 》chiedo ignara.
《 Quando ho visto il video, ed in seguito... Brian mi ha inviato una tua foto ho creduto, ho sperato di ritrovart...ritrovarla.》si corregge.
Taccio in attesa che prosegua.
Si gira e con uno sforzo immane smette di fissarmi, guarda nel cielo la luna, la trapunta stellata, serrando le mani fino a sbiancarne le nocche ad un tavolo del patio.
Vedo e sento quanto la situazione lo sconvolga.
《 Mentre venivo qui in aereo, ero arrabbiato, perché sparire nel nulla...Credevo fossimo più di così ...》Si zittisce.
Il mio volto esprime il disagio per una conversazione che lui sta portando avanti e che io non capisco, non dovrei capire.
《 La tua ragazza, l'ami molto?》indago incerta.
Scuote la testa.
《No. Lei non era solo la mia ragazza, principalmente era la mia migliore amica e molto di più: talvolta egocentrica, esibizionista e con un caratterino tutto pepe, ma lei ed il nostro gruppo, erano tutto per me, fino alla scorsa primavera.》
《Cosa vi è successo?》Sento la mia voce fargli questa domanda ed attendo con ansia la risposta.
Non so nulla di quello che è accaduto dopo quella fatidica notte.
《Non lo so dannazione! Lei ed un'altra nostra amica sono sparite.
Se Allie fosse partita me lo avrebbe fatto sapere, mi avvertiva sempre dei suoi bizzarri viaggi.》 la sua voce vibrante, turbata.
Si passa una mano frustrato tra i capelli biondi, troppo lunghi.
《Ho fatto un viaggio inutile.
Le somigli tantissimo ma per certi versi non le assomigli per nulla.》ammette sconsolato.
《In che senso?》 non posso imperdimi di chiedergli.
"Che intendi Andrew? Sono io! " grida feroce il mio cuore.
《Allie portava sempre i capelli sciolti, le unghie perfettamente curate: aveva una sorta di tic, tamburellava spesso sul tavolo quando qualcosa l' annoiava o la indispettiva ed i tuoi occhi... 》
Si gira a guardarmi, a pochi centimetri dal mio viso; nei suoi leggo uno sconforto indicibile.
《... i suoi scuri e profondi erano sempre ridenti, fieri: era dannatanente sicura di sé; tu invece hai uno sguardo così ... triste.
Scusami!》balbetta .
《Mi spiace tu abbia fatto questo viaggio a vuoto.》lo conforto, e lo penso davvero.
Anche perché so quanto amavi festeggiare in seno alla famiglia, ogni singola ricorrenza...
Oh Andrew .
Caccia con forza le mani nelle tasche dei pantaloni.
《Sai cosa mi manca di più?》mi chiede
Scuoto la testa; non lo so, non posso saperlo.
Serro le labbra in attesa.
《 Tutti i mercoledì mattina, andavano da Starbucks sulla 5th avenue, era un'abitudine per noi quattro: Allie ed io e le nostre due disastrose migliori amiche.
L'ultimo ad arrivare, avrebbe pagato la colazione.
Allie era sempre in ritardo, eppure io attendevo il suo arrivo, nascosto dietro il chiosco dei giornali, per poi entrare di corsa alle sue spalle e vederla sorridere: vincente.
Non ho perso l'abitudine di andare sulla 5th tutti i mercoledì, ma non è più la stessa cosa. Aspetto ancora lei arrivi di corsa, in ritardo.
Del nostro gruppo non esiste più nulla, una ragazza si è trasferita, l'altra ha deciso di vestire i panni della stronza ed ora ci rivolgiamo a malapena la parola. Siamo solo estranei le cui vite si sono incrociate per un certo tratto di strada.
...
Sto parlando troppo.
Non voglio annoiarti.》
"Resterei ore ad ascoltarti" ammetto inconsciamente; quanto mi manchi anche tu!
Mi rendo conto di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo che lui ha parlato di noi, di quella routine ormai persa e dimenticata.
《Ma no figurati!
...
Forse non ha avuto modo di mettersi in contatto con te.》tento di lenire il suo vivo dolore con parole banali, di circostanza, inappropriate.
《Un modo se vuoi lo trovi, sempre.》
ammette lui duro.
Oh Andrew perdonami.
Io se un modo c'era, non l'ho trovato.
《Hei, ecco dov'eri.》
Jace mi circonda le spalle possessivo.
Alzo il viso incontrando il suo, lo vedo fissarci , stringe gli occhi a due fessure ed il suo sguardo si posa prima su di me poi su Andrew.
Metto una mano sul suo avambraccio, cauta, oltremodo turbata.
《Rientriamo?》 chiedo io, cercando di trattenere il tremito nella mia voce, cercando di tenere a bada le emozioni che la chiacchierata con Andrew hanno fatto riemergere.
《 È tanto che state insieme? 》 chiede Andrew alle nostre schiene.
Accanto a Jace mi irrigidisco,mi arresto sul posto inchiodata al suolo dalle sue innocue parole.
《 Due anni》risponde Jace.
Chiudo gli occhi e varco l'uscio rientrando nel tepore della villa, bramo calore: sento il gelo attanagliare le mie membra stanche.
Scocca la mezzanotte: il brindisi, gli auguri di rito, qualche telefonata avviene con chi non ha potuto essere presente: ci portiamo tutti sulla spiaggia a guardare lo spettacolo pirotecnico. Non riesco ad impedirmi di cercare Andrew fra la folla, lo intravedo guardare ammirato il cielo tingersi a festa.
Nell'arco delle quattro ore successive ci si scatena e rilassa complice l' alcool che Mr Covenaugh ha concesso .
Sono le cinque del mattino quando anche l'ultimo ospite lascia la villa.
Andrew se n'è andato ore fa con Brian, sentivo sulla pelle il suo desiderio di continuare a parlarmi ma non rendersi sgradito, allora ha evitato. Risparmiando ad entrambi molto.
Jace ed io stiamo incerti nel salone con Stephen e Charlie, lei saltella euforica.
Guarda Stephen adorante, lui le ha proposto di fermarsi a dormire alla villa.
《 Kallie sarebbe meraviglioso vi fermaste ? Tu e Jace intendo.
Potremmo svegliarci insieme e fare colazione. Restate...》 La sua voce supplicante accarezza Stephen.
Lui annuisce imbarazzato; non solo non ho un cambio, vorrei davvero rinchiudermi nella casetta in piscina ma con qui Charlie è infattibile, e lo sa.
《 Certo.》conferma Jace per entrambi.
Charlie mi prende per mano e saliamo le scale, seguite a breve distanza dai ragazzi.
《 Potete dormire qui, tanto Byron non c'è! 》dice Charlie entrando nella camera dirimpetto quella di Stephen.
Deglutisco a vuoto.
Apre con nonchalance un cassetto a caso e mi lancia la maglietta da quarterback di Byron, mi strizza l'occhio soddisfatta.
《Ecco il pigiama.》
Stephen inghiotte aria, a disagio sull'uscio.
Jace accoglie un pantalone ed una maglietta fra le braccia poi Charlie con disinvoltura ci volta le spalle ed esce, chiudendo la porta.
Con il fagotto d'abiti serrato al petto Jace raggiunge la porta per andare a cambiarsi, la sua mano si posa sulla maniglia.
《 Potresti togliere quelle ridicole lenti a contatto celesti? Non sembri nemmemo tu!》il tono della sua voce è secco, imperativo, quasi disgustato.
Alzo il viso di scatto ma lui non si volta esce dalla stanza non concedendomi alcuna replica.
La consapevezza di Jace mi destabilizza, non ha detto nulla e mi ha guardata recitare con Andrew, ora capisco la sua risposta circa la durata della nostra relazione.
Nonostante la stanchezza non riuscirei a dormire, Jace rientra nella stanza e mi ordina di andare sotto le coperte, il suo atteggiamento è oltremodo freddo, misurato, non chiede spiegazioni, pare cerchi di dominare una battaglia interiore, e fallisca miseramente perché schegge di rabbia e paura cadono a terra fra noi.
Obbedisco.
Sento il materasso cedere sotto il suo peso, si sdraia sopra la trapunta al mio fianco.
Mi estraneo, persa in ricordi agrodolci di un'altra vita, una vita che credevo perfetta, una vita fa.
《 Farai questo anche a me?》
La sua voce è un sussurro roco pregno di dolore ed impotenza.
Chiudo gli occhi.
Rotola su di me e si tiene con gli avambracci puntellati oltre le mie spalle a pochi centimetri dal mio viso.
《Rispondimi; te ne andrai e fingerai di non avermi mai conosciuto?》un dolore antico, vecchio come il mondo carico di amore e rabbia trapela dalle sue parole.
Mi ostino a non parlare a non guardarlo.
《 Cristo Kallie, guardami.》supplica disperato.
Un pugno si abbatte con inaudita violenza sul cuscino ad una spanna dalla mia guancia.
Inizio a tremare, apro gli occhi e lo guardo, non riesco a dire nulla.
Cosa veda nei miei occhi freddi, vacui fissi nei suoi, non lo so, mi bacia con la disperata urgenza di placare il suo dolore.
Ed io?
I demoni che mi abitano lottano per emergere ed io mi sento dilaniata, in preda al terrore, il corpo algido, scosso da tremori incessanti.
Come posso confessare a questo meraviglioso ragazzo che morirei piuttosto che farlo soffrire, piuttosto che qualcun altro soffra a causa mia.
Giaccio tra le sue braccia come un fantoccio privo di emozioni.
Come posso giustificare i fatti?
Come confessare che io, la notte del mio sedicesimo compleanno ho perso l' anima?
Ed ho ucciso la mia migliore amica: Chanel Oberon!
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