Aspettando il Prom...


Il fine settimana ha visto gli animi distesi; Byron e io abbiamo fatto la nostra prima uscita ufficiale.
Non sono mancate perplessità e stupore sul volto di alcuni, ma i più parevano sereni vedendoci insieme. Persino Marissa, ormai presa dalla sua missione "Rendiamo la vita impossibile a Nathan" ci ha vagamente sorriso quando sabato sera ci siamo presentati a una delle sue stravaganti feste insieme.

La domenica ho trascorso il pomeriggio al molo con le ragazze mentre Byron giocava con gli altri ai campetti; nonostante un velo di antagonismo guidi i gesti di Jace, Byron non si è mai sottratto. La presenza di entrambi, in qualche modo, mi ha rincuorata.
Ho bisogno di loro per motivi diversi.
Un'intera settimana di vacanza si prospetta alle porte.

~•~

Il lunedì mattina facciamo colazione con Stephen in attesa Adam arrivi per la partenza: destinazione college. So già che sentirò marcatamente la sua mancanza.
Contemplo la tazza vuota mentre mi pento di non aver accettato di andare a New York con Byron.
Quella è la mia città, vorrei disperatamente portalo a fare un giro per le vie principali, passeggiare con lui a Central Park, bere un caffè da Starbuck sulla 5th o entrare da May's, la mia libreria preferita tra la 8th e la Saint Paul Cathedral.
Sbuffo snervata.
Due dita sollevano il mio mento, concedendomi di perdermi in uno sguardo, profondo, di un verde bosco intenso, che mi divora l'anima e ne reclama l'appartenenza.
Il campanello suona, lascio sia Moussad a far entrare l'ospite atteso.
Resto quindi alquanto stupita di vedere Clarissa e Jace varcare l'ingresso della cucina: lei siede spavalda al bancone e pretende da Stephen una tazza, lui gliela tende repentino: gestisce ancora difficilmente la soggezione che prova nei confronti di questa ragazza,
Jace invece esita sull'uscio.
Stephen gli batte la spalla e lo invita al tavolo, Byron lo coinvolge nella conversazione.
Non passano che pochi minuti e Mousad accompagna anche Charlie e Adam in cucina.
Le chiacchiere si sovrappongono, si incrociamo, si mescolano in una babele di suoni e voci diverse.
Quello sciocco di Stephen ha dato appuntamento sia a Charlie, per accompagnarla al centro commerciale, che a Jace, per andare alle piste da skate.
Clarissa invece è venuta per me;
Anne Lee ci raggiungerà più tardi.
Clarissa si mordicchia il labbro mentre scorre, annoiata, sul laptop le notizie di cronaca; una foto del Ritz-Carlton di New York cattura la mia attenzione; senza molte cerimonie glielo strappo dalla mani, ma lei non vi bada e concentra tutta la sua attenzione sul vassoio dei dolci.

A distanza di un anno chiuse le indagini.
Lo scempio perpetrato negli appartamenti all'ultimo piano del famosissimo Ritz-Carlton di New York ha finalmente un nome e un volto. Nella Grande Mela il sindaco Lancetti esulta per l'ennesimo caso spinoso risolto, portando all'arresto di due pregiudicati di origine straniera.
La notte del dodici maggio scorso qualcuno è riuscito a evadere la sicurezza di uno degli hotel più lussuosi della City accedendo all'attico commettendo un'effrazione e un crimine nell'appartamento all'ultimo piano. Il riserbo sulle personalità, ivi risiedevano, resta un mistero per le testate giornalistiche ingorde di gossip locale, ma nessuno scorda come a seguito della chiamata della recluta M.S. in pattuglia sul luogo -e non più in forza nelle schiere poliziesche- svariate volanti sono comparse davanti una delle roccaforti della New York perbene.
Le forze dell'ordine costrette al silenzio dichiarano che il caso potrà definitivamente dirsi chiuso quando avverrà il processo che avrà inizio ai primi di maggio.
Il personale del lussuoso contesto non rilascia alcuna dichiarazioni circa l'accaduto.
Unica notizia certa: per tutelare la privacy dei coinvolti, tra cui un minorenne, il processo si svolgerà a porte chiuse.

Le mani iniziano a tremare vistosamente.
Non può essere vero.
Tutto sta per concludersi.
Il processo.
Un sudore malsano mi imperla la fronte, non riesco a scacciare i ricordi che premono con prepotenza; come un automa lascio la stanza.
Raggiungo la dependance e sprofondo nel divano, prendendo la testa fra le mani mentre un flusso di ricordi invade la mente.

Chanel in accappatoio che ride e brinda per il mio compleanno.
Io che accarezzo l'abito poggiato sul letto e poi le urla. Voci cattive ...
...due uomini incappucciati che entrano spavaldi...
Il coltello puntato alla sua gola.
Il mio grido acuto mentre mi avvento sull'individuo che immobilizza la mia migliore amica.
Il sangue che sporca la moquette.
La lama che incide la mia carne...
Il buio...

《Ecco dove ti eri nascosta. Sto per partire!》
La voce ridente di Byron mi ricatapulta al presente, sussulto spaesata.
《Kallie stai bene? Sei pallida.》
《I-io...》Balbetto.
Si china e mi abbraccia, mi aggrappo disperatamente alle sue spalle, attingendo conforto.
《Non lasciarmi!》Sussurro, il pianto nella voce; la paura che artiglia cuore e corde vocali.
L'espressione sorpresa di Byron mi risveglia dalla mia trance emotiva.
《Non starò via più di tre giorni piccola.》
Scaccio nervosa le lacrime e imposto un sorriso falsissimo.
《Lo so. Ma mi mancherai.》 Ammetto tirando su col naso.
Il suo corpo mi accoglie caldo ed il fremito che mi scuoteva dall'interno si placa. I pezzi dispersi della mia anima ritrovano la loro giusta collocazione.
《Torno presto. Non te la senti proprio di accompagnarmi?》
Nego con la testa. È più complesso di così, ma non lo sarà ancora per molto.
Un'espressione triste e quasi contrariata gli deforma i tratti del volto.
《Sei sicura che sia solo questo?》Una nota marcata di apprensione fende la sua bellissima voce roca.
Ispiro profondamente cercando di dominare demoni e ricordi.
《Quando torni ne parliamo.》Affermo.
《Devo preoccuparmi?》Mi chiede, sopracciglio arcuato, l'espressione velatamente tesa.
《No. Torna da me però.》 Ribadisco riluttante a lasciare le sue braccia, il suo tepore che sa di casa, che imprigiona l'essenza della mia vita.
《Sempre!》

Seguo con lo sguardo la figura slanciata di Byron. Una volta uscito cerco il cellulare; da Michael il solito asettico messaggio.
Inconsciamente premo il tasto chiamata.

-Cosa sta succedendo Michael?-
-Stai tranquilla ragazzina.-
-Ho letto l'articolo.-
-

Merda -

-Dimmi la verità Michael.
-È un pessimo momento ma tu devi fidarti di me. Ti chiamo fra qualche giorno e ti spiego tutto.-
-Michael?-
-Andrà tutto bene.-

Il suono che emette l'apparecchio a fine chiamata riecheggia fastidiosamente nelle mie orecchie; mentre riattacco Charlie e Clarissa fanno il loro ingresso nella casetta in piscina, belle, ridenti, ignare.

《Non penserai di mettere quel muso fino al ritorno del tuo ragazzo vero?》 Mi chiede la rossa.
《No. Certo che no.》Nego con scarsa convinzione.
《Allora andiamo. E guarda che stalkerare le notizie su New York non ti servirà certo a nulla, Molly è con sua madre e Itaca dista ore dalla city, il tuo bello è al sicuro, in uno dei campus migliori del paese.》
Annuisco a capo chino mentre ripone il laptop nella sua borsa.
Le seguo.

~•~

Shopping, shopping e ancora shopping.
Charlie, delusa dall'incoerenza del suo smemorato fidanzato, ci ha guidato in una sessione estenuante di spese folli al centro commerciale.
Persino Anne Lee, che mangia per colazione riviste di moda, non riesce a stare dietro alla frenesia di Charlie.
Clarissa e io, dopo tre ore, abbiamo dato forfait decidendo di aspettarle al bar per concedere ai nostri piedi una pausa ristorante.

《Davenport, Clary!》
Volgiamo il capo alla voce conosciuta che ci richiama.
《Saphia!》Esclamo sorpresa.
《Ragazze sono qui con mia madre.》 Si gira col busto indicando una donna avvenente di mezza età che scruta annoiata l'area; 《...un giro veloce, stasera parto per Stanford e mercoledì andrò a vedere la Brown. Sono così emozionata. Molly?》Un'emozione sincera fa vibrare le parole, si guarda attorno sperando, forse, di vederla comparire.
《È partita!》Le dico 《Con sua madre, per vedere il campus della Columbia.》
Annuisce soddisfatta.
《Non mi spiego come una ragazza con quelle doti, così brillante, abbia preferito la Columbia a Yale o Harvard.》Esclama interdetta Saphia.
《Come scusa?》Chiedo.
《Non lo sapevi? È stata ammessa da entrambe le facoltà. Sono le più prestigiose del paese.》
Annuisco pensosa.
《Ora devo andare. A presto. E buona giornata ragazze.》
《Io quella non la sopporto.
Se penso che era coinvolta nelle faccenda ambigua con il professor Saltzman le staccherei la testa.》
Sbotta Clarissa dando piccoli pugni al tavolino di metallo.
《Non sapevo Molly avesse così tante opportunità...》Penso ad alta voce.
Lo sguardo di Clarissa si assottiglia mentre riflette e sceglie con cura le parole.
《Credo lo faccia anche per te sai? Insomma grazie al "gran bastardo" e a te ha ottenuto una borsa di studio completa; considera inoltre che Itaca, la sede della Cornell, dove andrà Adam, è nello stesso stato di New York, dista poco meno di quattro ore, riuscirebbero a vedersi nei fine settimana.》
《Certo non ci avevo pensato. Ma Yale e Harvard?》 Constato confusa.
《Perché tu dove andresti, piccola Davenport?》
Alzo gli occhi e fisso i suoi beffardi e ironici, come sempre.
《Vorrei solo tornare a casa, solo rivedere mamma.》 Esalo in un soffio.
Cambia espressione in un attimo, la sua mano stringe dolcemente la mia; tutta la presunzione che indossa come una maschera cade, e mi sorride incerta. E non chiede altro, non lo ha mai fatto.
Finiamo le consumazioni e lasciamo il locale.
Mentre usciamo dal centro commerciale incrociamo Gabriel e Aisha a braccetto.
《Hey.》Saluta lui.
Sorrido trovandoli estremamente teneri, giovani, belli, innamorati.
《Kallie hai un minuto?》
《Certo.》
Seguo Gabry che mi conduce a una vetrina d'angolo, poco distante, mentre le ragazze intrattengono Aisha.
《Qualcosa ti turba?》Mi chiede serio.
《Come fai a saperlo?》Chiedo sorpresa.
《Vi abbiamo visto anche prima ma sembravi altrove, non ci hai nemmeno salutati.》
《Gabry scusami io...mi sento...》
《Cosa?》Insiste lui incalzante.
《Come se tutto stesse per finire.》
《E?》
I suoi occhi grandi scuri e penetranti non lasciano i miei obbligandomi a dire la verità
《Ho paura.》Ammetto sconfitta.
Chiude gli occhi, li riapre e mi fissa sorridendo, le sue nocche carezzano gentili il mio polso.
《Se tutto stesse per finire come credi, godi appieno delle esperienze e vivi le persone fino in fondo da non aver rimpianti un domani.》
《Oh...
Non avevo preso in considerazione questo aspetto. Hai ragione.》Concedo.
Sorride furbo e torniamo dagli altri.

~•~

Il pomeriggio restiamo sul muretto alle piste a guardare i ragazzi rendersi ridicoli.
《Domani si va a alla baia?》Propone Step ai restanti.
Charlie annuisce.
《Cloe?》 Chiedo io rendendomi conto di non averla né vista né sentita negli ultimi due giorni.
《A Pasadena con Albert.》Chioccia Charlie.
《Uhh.. E voi perché siete rimasti a Beacon?》
Stephen arriva e origlia la nostra conversazione. 《Charlie e Clarissa non volevano stessi sola.》Ammette il biondino.
《Inutili le gomitate nello sterno al ragazzo. Ormai il cretino ha parlato.》Sbotta Clarissa rivolta a Charlie, guardando malamente uno Stephen paonazzo.
Jace ridacchia al siparietto e io mi sento amata, ma quasi di troppo, mentre torniamo tutti alle nostre rispettive abitazioni.

I tre giorni di assenza di Byron volano, nonostante le notti riviva il mio incubo peggiore.
Jace mi ha tenuto molto compagnia, permettendo quindi alle coppiette della compagnia di avere momenti solo loro. Jace è davvero un amico fidato, e ora lo capisco, ora che nel mio animo c'è chiarezza.
Vivo il ritorno di Byron con le parole di Gabriel cucite nel cuore, riesco a godere di ogni singolo istante, ogni genuino sorriso, anche se trascorriamo tutto il tempo con il gruppo che non ha lasciato Beacon.

Venerdì sera nonostante le vacanze primaverili è stata organizzata una partita del campionato di football;
causa un torneo regionale viene anticipato l'evento grazie ad accordi fra le scuole.
Resto contrariata da questa decisione ma mi sottometto mio malgrado.

~•~
Venerdì

《Vado al campo, Carter ci vuole presenti presto per un riscaldamento intensivo prepartita, piccola. Ti aspetto lì. Passa Jace a prenderti, con Molly.》 Annuncia Byron con il suo solito sorriso mozzafiato.
È tornato.
Mi lascia sul bancone della cucina la sua maglia.
《La indosseresti per me?》Si morde il labbro nervoso guardandomi intensamente, io acconsento emozionata.
Nonostante la scorsa notte fra le braccia di Byron sia stata inquieta lui non ha voluto interrogarmi a riguardo, aspetta sia io a parlargliene, ma forse non c'è molto da dire ora, penso guardandolo varcare la soglia.
Il tempo delle spiegazioni, dei chiarimenti sta per giungere...

21.00 pm.
Esco dall'abitacolo della vettura ridendo con Molly, Jace che ci ha condotto alla Beacon high.
La folla stasera sembra quella delle grandi occasioni, ma non ci tocca spintonare per raggiungere gli altri.
Come Mosè al suo passaggio la fiumana di gente si fende lasciandomi passare: alcuni si danno delle gomitate: delle ragazze del primo anno ridacchiano mentre saliamo i gradoni degli spalti per raggiungere: Cam, Eric, Anne Lee, Stephen e Brian. Sento alle mie spalle le cheerledear provare le coreografie.
Molly spalanca la bocca e mi afferra il braccio facendomi ruotare su me stessa, con l'indice della mano indica il campo ammutolita.
Un sorriso enorme si stampa sul mio volto.

KALLIE DAVENPORT VUOI ESSERE LA MIA DAMIGELLA AL PROM?
                          B. C.

Fisso la scritta che ricopre per esteso tutto il campo, visibile a occhio nudo e che l'intera scuola sta ammirando.
Porto le mani al petto e sfilo la felpa, sotto laquale indosso la maglia da quaterback di Byron.
Quel B.C. ora sarà chiaro a tutti: non Carter Baynes bensì Byron Covenaugh.
Guardo giù e vedo Byron a fianco di Carter dedicarmi un sorriso enorme e mimare un cuore con le dita, lo osservo correre verso gli spalti per raggiungermi e baciarmi poi davanti a tutti.
Il resto si annulla in un noi magico e speciale, unico.
Risatine e sospiri di apprezzamento mi circondano ma io ho occhi solo per lui.

L'incontro vede la prestanza e l'adrenalina di un ragazzo fuori dal comune: il mio. La squadra sconfigge con largo margine gli avversari e dopo una brevissima presenza al Glam, passo la notte a guardare dormire quello che sta diventando a tutti gli effetti il ragazzo perfetto per il mio cuore, la mia mente, la mia anima disturbata.
~•~
La mattina seguente il tepore delle lenzuola e il profumo di Byron mi colpiscono con prepotenza i sensi, schiudo gli occhi e corruccio la fronte dinnanzi la sua assenza.

~Dopo il pomeriggio trascorso: il giorno che cadrà vorrei essere lì a sostenere te.
Il giorno che deciderai che tutto questo è troppo vorrei solo esserti accanto. ~
Leggo il biglietto che giace sul cuscino poi lo sguardo di Byron si schianta e si inchioda nel mio mentre la sua figura si staglia sull'uscio, il vassoio della colazione serrato al petto.
Trascorriamo una giornata collettiva, mentre alla villa non risiede il padrone di casa: passano quasi tutti per parlare, condividere tempo e vivere la giornata, l'ultima di queste vacanze di primavera, volate in un soffio.
La sera andiamo in un edificio fuori Beacon attrezzato per paint fight.
Sebbene inizialmente credessi fosse un'idea di Jace, che già in passato ha manifestato idee strabilianti per serate alternative, resto piacevolmente sorpresa nello scoprire sia Byron ad aver organizzato e promosso la serata.
Rientriamo a casa ricoperti di vernice sporchi ma ilari.
Quando mi accompagna alla casetta in piscina è quasi mezzanotte, so benissimo domani si rientri a scuola e gli impegni ci aspettino ma questo ragazzo mi sta fottendo cuore e cervello.
Lo bacio con ardore mentre le chiavi che un tempo erano un regalo per Jace sono strette nella sua mano.
Mi accompagna al bagno dove accendo il doccino cogliendo entrambi stupiti.
Gli impedisco la fuga baciando con ardore dapprima le sue labbra, poi il collo, la mascella e la vena giugulare che pulsa sotto le mie labbra, arde crepita.
Mi afferra sotto le natiche sollevandomi a sé in uno scontro di corpi, un mescolarsi di macchie informi, profumi.
Il getto dell'acqua lava e scioglie i colori delle cartucce sparate al poligono.
Nonostante i vestiti aderiscano, bagnati al corpo, creando una sottile barriera, una strana frenesia ci muove, guida i nostri gesti, non riusciamo a staccarci.
Byron ringhia frustrato sulle mie labbra inchiodato a una morale che si è, rigidamente, imposto e io voglio violi.
Lo voglio disperatamente.
Le mani di Byron mi sorreggono per le anche mentre io passo i pollici sul suo volto rimuovendo tracce di vernice.
La sua maglia diventa un fagotto fradicio ai nostri piedi nudi, tremo sul suo collo, scossa da brividi di piacere che incalzano sotto pelle.
Anche la mia maglia in un attimo raggiunge il pavimento e il mio petto si scontra contro quello di Byron.
Le bocche fameliche si cercano e lui divora ogni centimetro di carne esposta, accendendo in me un desiderio incontrollato.
Mi perdo in uno sguardo ardente bramoso.
Byron reclina il mio collo e inizia a scendere lungo la clavicola tempestandomi di baci e morsi che innescano il desiderio di lui a dismisura.
Byron.
Il mio desiderio si consuma sotto lo scroscio della doccia e lui mi spoglia gentile. Fremo e sorrido viva al suo tocco come mai prima.
《Non posso.》Geme sulle mie labbra.
Sbatto e palpebre stupita e interdetta.
Ma lui si ritrae.
《Voglio sia più che speciale.》Afferma cercando di recuperare il respiro mozzato.
Mordo il labbro con forza e lui fissandone il gesto perde la ragione.
《Fanculo.》Ruggisce sulla mia guancia, le iridi dilatate e perse.
《Aspetterò ma ti darò un valido motivo per farlo.》Afferma ed io lo guardo confusa troppo sopraffatta da questi battiti selvaggi.
Mi avvolge in un asciugamano enorme e come una sposa mi porta nel letto che condividiamo da tempo.
Le sue mani sfiorano il mio corpo nudo che vibra sotto il suo audace tocco.
La sua bocca lascia la mia e segue un sentiero unico fino al centro della mia intimità dove bacia e venera la mia carne portandomi a gridare travolta dal piacere.
Lui si mostra appagato nel vedermi esausta e soddisfatta ed io che vorrei dargli di più, cedo a un sonno traditore tra le sue braccia ascoltando le sue parole colme d'amore e devozione.
《Ti amerò per sempre piccola.》

Mi sveglio e trovo due splendidi occhi intenti a fissarmi con ardore.
《Byron...sia Itaca, Philadelphia, Boston, Pamplona o Timbuctu io ti seguirò. La mia vita ha senso solo se sono con te...》Biascico assonnata, stropicciando gli occhi.
Non mi lascia finire di parlare, mi bacia divorando e reclamando ogni fibra del mio essere.
Sospira forte sulla mia bocca.
《Ti amo più della mia vita.》
Mi perdo nel suo sguardo ricco di promesse, e lo so, lo sento che siamo perfetti.
《Sposami piccola!》
《Byron...sì!》 Sussurro ma vorrei urlarlo.
Deglutisco forte e i suoi occhi si sgranano sorpresi.
Cerco di ridare un ritmo normale al mio respiro.
《Andiamo a scuola?》chiedo ingenua.
Sorride.
《Dobbiamo.》 Ammette con un sorriso che gli illumina il volto rendendolo meraviglioso.

~•~

A scuola ci arriviamo straniti. Nel pomeriggio avremo modo di progettare il futuro. Quel domani che ha senso di esistere solo se lui ne vive il mio presente.

Sono in corridoio con Clarissa ascolto il suo cicaleccio assurdo, vivo nella mia bolla di amore e perfezione. 
Vorrei dirle tutto, subito, di getto fermare i suoi sproloqui su Ayden e il pessimo ristorante in cui l'ha portata.
Sorrido ebete. Fuori luogo alla portata delle sue confidenze.
Mi fulmina frustrata, consapevole io sia altrove.
Guardo il corridoio lungo e maestoso e poi mi ghiaccio sul posto.
Due iridi esmeraldine mi fissano.
Sento il tocco di Clarissa sul braccio ma il mio corpo se ne libera stizzito e prende vita: corro, conscia sia vietato; ma lui è qui.
Mi abbatto contro un fisico statuario, un viso regolare, pulito, un sorriso genuino mi accoglie e due braccia forti mi cullano ritmicamente, in una morsa serrata, ferrea ma gentile.
Michael.
I nostri occhi non si lasciano, mille parole inespresse aleggiano fra noi.
Lui qui... a Beacon...oddio mamma.
Il cuore ingaggia una corsa furiosa, selvaggia.
《È finita.》 Esala tra i miei capelli.
Lo stupore misto a consapevolezza, mi deforma i tratti del volto e lascio scendere una lacrima, una stupida lacrima.
Mi lascio portare fuori dall'edificio, incurante dei presenti, senza mai voltarmi, saliamo su un'auto blu anonima e sconosciuta.
Lo seguo fiduciosa, -il mio eroe, colui che mi ha salvato la vita- presso la dimora dei Covenaugh e tutto avviene in uno stato di trance, uno schock paralizzante, un piccolo bagaglio viene arrangiato: i lacci nella scatola,il diario, un cambio.
Non riesco a non fissare questa dimora con occhio perso mentre Michael chiude la portiera.
Tornerò. Lo so...
Perche Byron é questo posto, la mia casa..
Lo so...
...lo spero.

Nel mio cervello quelle due parole si riversano in un loop costante.
È finita.
È finita!
È finita!!
È finita!!!

Lascio Beacon senza voltarmi, me ne sto andando senza aver avvisato nessuno; carezzo il laccio al collo dove quella piccola cicatrice deturpa il mio collo, ricordo di una notte di orrori, di un passato a cui potrò dare la parola fine, voltare pagina e tornare a vivere. Faccio ritorno dove tutto ha avuto inizio.

Sto tornando a casa.

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