Capitolo 3
Gabije serrò le labbra, guardando fuori dai vetri di una finestra: doveva consegnare i moduli delle verifiche eseguite sulle astronavi dell'Astrea alla Anderz, ma non aveva intenzione di disturbarla: sperava di trovarla per caso nell'ospedale, non in compagnia di Laera. Scosse appena la testa, stringendo la penna USB che conteneva i file nel palmo della mano: avrebbe aspettato. I sistemi di difesa di Grinda continuavano a non rivelare la presenza di astronavi nemiche all'interno del raggio che riuscivano a rilevare, cosa che, per un minimo, riusciva a rassicurarla.
Più che Grinda, era Xallao il luogo da proteggere: dopo aver sistemato il numero minimo di astronavi necessarie a comporre l'Astrea, avevano continuato a lavorare per avere almeno una linea di navi in grado di coprire le spalle e offrire un altro riparo ai pianeti.
Arricciò le labbra, grattandosi poi il naso: aveva visto un distributore di merendine in fondo al corridoio e mettere qualcosa sotto i denti le avrebbe fatto bene - anche se Rayven non era presente, ciò che le urlava ogni giorno - che doveva mangiare - continuavano a tornarle in testa.
Canticchiando tra sé l'ultima canzone scaricata quella stessa mattina e già imparata a memoria, invertì la direzione dei suoi passi, tornando indietro. Nell'afferrare il pad che aveva vibrato nella tasca, abbassò lo sguardo e, senza rendersene conto, si ritrovò a urtare la stampella di Julyen, che perse l'equilibrio e finì a terra con un altro lamento.
«Guarda dove vai» borbottò lui, cercando di rimettersi in piedi.
Gabije si morse un labbro, infilando velocemente il pad nella tasca - l'ennesimo messaggio inutile di Nav poteva aspettare - e si chinò, afferrando un braccio di Julyen per aiutarlo a rimettersi in piedi. «Scusami, mi sono distratta».
«Puoi passarmi quella stampella?» chiese lui, appoggiandosi al muro per non perdere di nuovo l'equilibrio.
«Che ti è successo per essere ridotto in questo stato?»
Julyen sospirò, stringendo le mani sugli appoggi. «Ho avuto la sfortuna di trovarmi nel punto in cui la Discordia è stata colpita e la fortuna di esser stato scaraventato all'indietro. Sono tutti effetti delle radiazioni».
«Quindi sei tu l'unico membro dell'equipaggio rimasto a terra».
Julyen annuì, trattenendo il fiato: sembrava che Briya non avesse intenzione di diramare la verità sulla sua identità. Sicuramente non voleva proteggere lui, ma l'equipaggio: far sapere che aveva permesso a uno degli Affiliati di imbarcarsi avrebbe fatto perdere la fiducia di molti nei suoi confronti. Stava proteggendo il suo posto al comando della Discordia.
«Ehi!» urlò Gabije sventolandogli una mano davanti agli occhi. «Mi stai ascoltando o ti sei rincretinito con le medicine?»
«Molto probabile la seconda» rispose lui abbozzando un sorriso.
«Ti ho chiesto come stai».
«Ancora non mi sono ripreso».
«È normale, credo che il tasso di radiazioni che hai assorbito sia davvero elevato per poter essere azzerato con semplici medicinali. Restare a terra è l'unica soluzione che hai per non peggiorare la situazione» disse Gabije, iniziando poi a elencare vari effetti, tutti corredati dall'indicazione del valore di radiazione assorbita; Julyen strabuzzò gli occhi, lasciandola parlare, ma perdendo il filo del discorso dopo pochi dati: di tutte le persone che aveva incontrato ci mancava soltanto una abbastanza pazza da ricordarsi i valori. In un primo momento avrebbe detto che era riuscita a fuggire da un'eventuale ala psichiatrica, ma la mancanza di infiermieri che le correvano dietro lasciava presagire che venisse dall'esterno.
«E questo è quanto, Julyen... vero?»
«Come fai a conoscere il mio nome?»
«Oh, so tutto quello che succede nell'Armonia, visto che buona parte dell'aspetto ingegneristico è sotto la mia responsabilità».
«Ma tu chi sei? Hai la febbre?»
Lei scoppiò a ridere, scuotendo la testa. «Scusami. Sono Gabije Benteleye, ormai responsabile delle squadre di ingegneri che lavorano all'Armonia. Stavo cercando la Anderz, ma è impegnata, quindi attualmente starei puntando a qualche merendina».
Julyen annuì. «Ma... pensi che i medici se la prenderanno se mangio qualche dolce? Sono... non so quanti mesi che mi nutrono con zuppe che sembrano fatte apposta per un condannato a morte».
«Sono peggio» gli disse Gabije riprendendo a camminare. «Ci fu uno studio tempo fa riguardo alla comparazione delle razioni servite nell'ospedale e in quelle della prigione di Luver: le seconde sono risultate, seppur di poco, migliori».
«Non ci sono prigioni su Grinda?»
«È... era un paradiso. Non pensavamo che ne fosse bisogno, ma è bastato poco a far marcire tutto il contorno e a far andare a rotoli quello che la nostra civiltà aveva costruito. Dovremmo pensarci, ma è dura far cambiare la mentalità di molti: secondo loro non c'era bisogno di una flotta, Grinda non era in pericolo e mai lo sarebbe stata. Ma con l'ampliarsi dei territori della Confederazione e il potere sempre maggiore della Mano Scarlatta su Kiaphus, non è che la situazione sia la migliore per noi: ci serviva una flotta, la Discordia ci ha solo dato un pretesto per togliere la polvere dai progetti e mettere in moto le macchine».
«Sembra che... »
«Cosa?»
«Non lo so... mi sembra tutto così strano. Non ho idea di quel che sia successo là fuori: da un giorno all'altro mi sono ritrovato da solo nella stanza, gli altri della Discordia erano tornati alle loro occupazioni regolari».
«Non è che sia successo molto: la Confederazione un po' teme ad attaccare Grinda, la Anderz e il nostro sovrano sono riusciti a portare via la Breckett da Quater. Avrei voluto vedere le loro facce quando la Discordia invece che atterrare ha fatto un bel cratere sulla superficie del pianeta».
Julyen annuì, guardando fuori per un istante: non poteva chiedere perdono a Briya, lei non gliel'avrebbe mai dato. Doveva riuscire a scappare da lì, a trovare un modo per tornare su Kiaphus. Non era sicuro di come Kaeler avrebbe reagito alla notizia, ma aveva raccolto abbastanza informazioni sulla Anderz e sulla Discordia per poter informare la Mano Scarlatta di come muoversi. Sapeva che il padre puntava anche a distruggere la Confederazione e sapeva che lui non avrebbe avuto remore a muovere contro Grinda: se ne fregava delle religioni, non gli interessava la vendetta degli dei che proteggevano il pianeta.
«Quindi cosa vuoi?» chiese Gabije dopo aver appoggiato il pollice su un piccolo schermo e aver scansionato l'impronta. «Pagherà tutto l'AIG, quindi prendi quel che vuoi. Si sono già abituati ai miei rimborsi sui dolciumi».
«Non... non conosco la lingua di Grinda. E cos'è l'AIG?»
«Scelgo io per te?»
«Nessun problema» rispose Julyen e subito Gabije digitò un codice, seguendo con gli occhi il dolcetto incartato che era sceso.
«AIG, associazione ingegneri di Grinda. Definita la banda di pazzi da Rayven». Si chinò, tastando con la mano il fondo dell'apertura della macchinetta. Scartò il dolcetto, passandolo a Julyen, ormai appoggiato a una stampella sola. "Poi dimmi com'è, sono i miei preferiti» aggiunse eseguendo gli stessi passaggi, ma, quando il prodotto rimase fermo a metà discesa, serrò le labbra. «Maledetta gravità, proprio ora non devi funzionare?» borbottò tra sé, tirando poi un pugno al vetro.
Julyen ingoiò un boccone, passandosi poi una mano sulla bocca per togliere i residui delle briciole, continuando a guardare Gabije tirare pugni alla macchinetta, borbottando fra sé e alternando parole nella lingua di Grinda e parole in quella comune.
«Finalmente» disse allargando le braccia. «Odio quando il cibo non collabora. Allora, com'è?»
«Non male... è tipo... fruttato?»
«Oh, sì! Il ripieno è una mistura di frutti rossi. Quando studiavo ne mangiavo almeno quindici al giorno, dopo un po' danno dipendenza».
«Posso capire il perché».
Gabije abbassò lo sguardo, continuando a mangiare mentre sentiva lo sguardo di Julyen su si sé. «Posso... posso chiederti una cosa strana?»
«Da uno a... "devo chiederti una cosa strana, persona appena conosciuta dopo uno scontro?" quanto è strana?»
«Con una buona approssimazione, può essere senza problemi la seconda. No, è che... Rayen... lei è la mia migliore amica da anni e... mi ha costretto a scommettere. Ho avuto l'idea di accettare e ora... devo presentarmi alla festa di Hafeu con qualcuno. Mi sembra un'idiozia pensare a una cosa del genere durante le fasi iniziali della guerra. È tra tre giorni».
«Potrebbe essere l'ultima occasione per non pensarci, lo sai? Al conflitto, intendo».
«Lo so. Ma sono anche sempre stata una persona molto pragmatica e... non lo so».
«Cosa avete scommesso?»
«Una scemenza, ma è questione di principio».
«Mi stai chiedendo di fingere?»
«So che sembra strano, ma sì».
«E come credi che possa uscire da qui? Sono ancora bloccato all'ospedale».
«Giusto... anche se dovrai restare a terra per un altro po', non mi sembra che tu stia davvero male. Potrebbero dimetterti».
«Non saprei dove stare, in quel caso» mormorò Julyen: fuori dall'ospedale, Briya avrebbe potuto ucciderlo senza problemi. Poteva trovare il modo per metterlo fuori gioco e far passare la sua morte come dovuta alle radiazioni, non del tutto cancellate dai medicinali.
«Non credo ci siano problemi, di ostelli ce ne sono a benedire intorno allo spazioporto. Era un polo commerciale, anche se adesso ci siamo tirati indietro dai trattati per non dare modo di essere accusati di opportunismo visto il conflitto. Posso passare a trovarti nei prossimi giorni... se l'idea ti va bene».
«È molto stupida, ma posso ricambiare il favore del dolcetto».
Gabije annuì, facendo un piccolo cenno con la testa. «Grazie davvero, finalmente le farò bere un bicchiere di siwe...» disse lei prima di lanciare un'occhiata nel corridoio. «Ora scusami, ma devo assolutamente beccare la Anderz».
Julyen la guardò correre via, stringendo poi i pugni sui sostegni: era riuscito a infilarsi in un guaio da cui non si sarebbe tirato via facilmente: nessuno sospettava di lui, per tutti non era altro che uno dei pochi miracolati della Discordia, uno dei tanti sfortunati che si erano beccati una dose massiccia di radiazioni. Tranne che per Briya: lei sapeva quale fosse il suo segreto, quello che aveva cercato di nascondere a tutti. Era andata a scavare, mettendo insieme i pezzi e presentandosi solo quando era certa. Non aveva idea se avesse sospettato qualcosa già da quando l'aveva incontrato per la prima volta nel Vicolo degli Ulivi: sarebbe stato facile due più due in tempi non sospetti. Non ricordava quale fosse, ma il pianeta di origine che aveva segnato sul documento falso non era certo Kiaphus: non le era venuto il dubbio di cosa ci facesse lui nei bassifondi?
Scosse la testa, dirigendosi poi verso la propria stanza.
«Oh, Tann». Alzò lo sguardo, osservando il dottore che lo stava raggiungendo. «Cercavo proprio lei. Dalle ultime analisi i valori delle radiazioni sono tali da poterti permettere di poter cercare di iniziare il percorso di riabilitazione fuori dall'ospedale. Ho già provveduto a informare personalmente la Anderz: presto potrete anche tornare a bordo» aggiunse il medico con un sorriso. Nessuno immaginava, nessuno sospettava. Si sarebbe potuto definire al sicuro, se solo Briya non l'avesse scoperto.
«Vi... vi ringrazio».
«Sarete sistemato in uno dei centri riabilitativi nella zona dello spazioporto, a partire già da domani mattina. Se avete bisogno di una mano per sistemare il bagaglio, usate pure il campanello. Il personale infermieristico di turno sarà in grado di aiutarvi».
Julyen annuì con un cenno del capo, cercando di non lasciar trasparire la sua agitazione, ma, mentre si avviava per tornare nella stanza e il medico si dirigeva nella direzione contraria, aveva una sola domanda in testa: e ora?
L'angolino buio e misterioso
Adoro Gabije quando parte e... Non si ferma.
Also, perché smettere di mettere nei guai Julyen? È così divertente farlo cadere seeempre più in basso.
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