Capitolo 28

«Signori» la voce di uno degli Oligarchi risuonò nel piazzale, gremito di soldati, tutti perfettamente immobili nelle loro divise grigie. 

«Il momento è giunto: la fine, ormai, è vicina. Per anni abbiamo combattuto contro gli estranei, contro quella che era la loro organizzazione, il Patto della Frontiera, e i suoi ideali utopici di integrazione, libertà e uguaglianza. Adesso, il momento che da anni aspettavamo è arrivato: gli ultimi tasselli che mancano al nostro controllo stanno per cadere nelle nostre mani. Kiaphus è sempre stata la roccaforte dei nostri nemici, Sester era il covo in cui tutto si erano rifiugiati con la coda fra le gambe quando ormai il Patto era già morto. Adesso non è altro che il nido degli Affiliati della Mano Scarlatta: si sono professati nostri alleati, hanno creduto che fosse un bene ingannarci fino a portare alla morte di uno di noi Oligarchi. Hanno osato troppo».

Un mormorio si alzò dalla folla, ma ben presto diventò un coro di insulti, accompagnati dal movimento delle braccia di tanti che, in modo frenetico, fendevano l'aria, tendendosi verso il palco da cui l'Oligarco cercava di ristabilire il silenzio. Gli altri restavano immobili, seduti sulle sedie, con le mani appoggiate sopra le cosce e gli occhi fissi sulle astronavi che si stavagliavano oltre i tetti della base di Quater, brillando sotto la luce della stellaboh.

Quando nella folla tornò il silenzio, riprese a parlare. «Hanno osato troppo senza sapere di quante risorse e di quanto consenso goda la Confederazione delle Venti Stelle all'interno della Proxima Hemitea. Se credevano che quella morte avrebbe distrutto la nostra unione, si sbagliavano di grosso. Abbiamo capito che tutti coloro che deviano dai canoni che la specie pure della galassia ha sempre seguito sono nostri nemici e non potranno mai e poi mai essere nostri alleati».

Un coro di assenso si sollevò dai soldati e l'Oligarco che stava parlando sorrise, portando le mani dietro la schiena e osservando coloro che prendevano come materialeprezioso colato quel che stava dicendo: poteva raccontare qualsiasi cosa e loro ci avrebbero abboccato. Puntare sulla grandezza che quasi tutti sognavano sembrava la cosa giusta da fare: non serviva molto a far infiammare gli animi di chi aveva contribuito a rendere la Proxima Hemitea un luogo di conflitti, ma che credeva che la responsabilità fosse tutta di chi aveva deciso di unirsi al Patto, degli estranei venuti lì per prendere il posto di chi ci era nato, di chi aveva sicuramente più diritto a stare lì.

Scaricare la colpa di ogni crisi che poteva nascere su qualsiasi pianeta era servito a creare i consensi di cui la Confederazione delle Venti Stelle sembrava non poter fare a meno: anche in quel momento, gli Oligarchi sapevano che non puntavano ad altro. Volevano che la folla fosse trascinata con loro, che arrivassero a toccare il fondo della pazzia con cui li stavano invasando.

«Quello che ci apprestiamo a compiere è un atto più che necessario nei confronti della galassia: togliere di mezzo gli Affiliati della Mano Scarlatta significa liberare la Proxima Hemitea dalla piaga del Chow. Sono diventati bestie, continuando nell'uso prolungato di quella droga che brucia loro ogni cellula cerebrale rimasta. Hanno perso di vista quel che doveva essere l'obbiettivo di tutti: una galassia in pace e pensano solo al loro tornaconto. Il Chow porta benessere solo a loro, noi vogliamo che tutti lo abbiano. Il Patto della Frontiera, invece, voleva toglierlo. Voleva far sì che pochi stravolgessero ciò che molti avevano costruito nel tempo ed è un bene che di quello, ormai, non sia rimasto nient'altro che la Discordia. Togliere di mezzo una sola astronave non sarà difficile. L'Armonia non ha l'esperienza necessaria a reggere un vero confronto: non servirà molto tempo per mettere la parola fine alla follia di Grinda, a far capire a tutti loro che ciòò che hanno fatto è stato invano, che la guerra non è solo ciò che loro studiano sui libri. Noi ci abbiamo messo la faccia, abbiamo dato anima e corpo a questo conflitto perché abbiamo a cuore la Proxima Hemitea e il suo benessere ed è per questo che continueremo fino alla fine a mostrare agli estranei e alle bestie quale sia il loro posto!»

***

Marwin continuava a fissare l'ologramma che segnava la posizione delle navi della Confederazione delle Venti Stelle: erano tutte segnate da puntini neri, tranne quelle che erano appartenute al Patto della Frontiera. Per quanto gli Oligarchi avessero ribattutto sul fatto di combattere gli estranei, interi equipaggi erano ai loro comandi, pronti a fare fuoco sulla Discordia se fosse stato ordinato e necessario - erano troppo legati alla vita per rischiare di mettersi contro la Confederazione delle Venti Stelle.

Kiaphus era la loro destinazione, ma non era sicuro che del pianeta sarebbe rimasto qualcosa: la potenza di fuoco della Confederazione non era tale da riuscire a far esplodere il pianeta in un colpo, ma oltre alle macerie sulla superficie non sarebbe rimasto molto.

Il Patto della Frontiera ormai non esisteva più, la Mano Scarlatta era sul punto di essere distrutta: nessuno sarebbe dovuto rimanere su quel pianeta.

***

«And so, it begins. The end is near» mormorò Briya fra sé, osservando l'ologramma di Marwin.

L'avere di nuovo tutta la flotta della Confederazione delle Venti Stelle davanti non le metteva paura come negli scontri precedenti: ormai la conosceva, sapeva quali fossero le loro mosse. Seguivano uno schema anche in battaglia, ma l'aveva capito troppo tardi - quando ormai la flotta del Patto della Frontiera era stata smembrata ed erano rimasti in troppo pochi per affrontare i nemici.

Eppure, l'idea che ci fossero alcune astronavi del Patto nelle ultime linee e nelle ali della flotta le lasciava l'amaro in bocca e un pizzicore alla base del collo: non erano troppo diversi dalla Mano Scarlatta, alla fine.

Si erano ritrovati in un guazzabuglio in cui le differenze erano così esigue che nessuno le notava. Era come se tutti fossero accomunati dalla stessa scia di sangue, separati solo in un primo impatto da ciò poteva sembrare un abisso e che invece non era altro che una costante.

L'ologramma scomparve dopo qualche istante di silenzio, segno che dalla navebohboh, la vera ammiraglia della Confederazione non c'era nient'altro da comunicare.

Briya scosse la testa, voltandosi poi verso Damian e gli altri che avevano insistito fin troppo per prendere parte alla battaglia.

«Dovevate rimanere su Grinda» sibilò loro passando accanto al gruppo che rimase immobile, a eccezione di Laera che le afferrò un braccio, bloccandola sul posto.

«Ho promesso che ti avrei aiutato».

«Sei un politico, Laera, non hai mai tenuto in mano una pistola e sulla Discordia non posso saperti al sicuro».

«Sì, ma...»

«Siamo tutti nella stessa identica merda, okay?» sbottò Gabije alzando lo sguardo dal computer. «Ma almeno non ho troppi problemi di ritardo del segnale rimanendo qui, anche se le ultime modifiche alle IA hanno fatto sì che non serva un controllo centrale. La flotta è molto più mobile della prima - e ultima - battaglia a cui l'Armonia ha preso parte. Basta solo che non ci siano cortocircuiti e poi è come se fosse... be', se ci fossero equipaggi».

«Come... come diavolo hai fatto?» sbottò Briya voltandosi di scatto contro di lei.

«Abbiamo soltanto aggiornato il sistema. Questa è la vera caratteristica dell'Armonia, ma... avevo bisogno di vedere se fosse operativo come da modello» rispose lei incrociando le braccia dietro alla testa e lasciandosi andare con il corpo all'indietro, contro lo schienale che si inclinò appena sotto il suo peso. «Be', non mi pare sia niente di che, l'automazione è ovunque di questi tempi ed era ora che qualcuno la usasse su una flotta».

«Rimane il fatto che sareste dovuti rimanere tutti su Grinda» sibilò Briya togliendo il braccio con un movimento secco dalla presa di Laera. «Probabilmente toccherà anche combattere a terra. In quelli che ormai sono i territori della Mano Scarlatta, per quale motivo avete deciso di abbandonare così Grinda al suo destino? Non avete pensato a quanto siano elevate le probabilità di morte in questa battaglia? Ci sono due fronti. Non uno».

«Regolare i conti con la Mano Scarlatta ti sta tanto a cuore?» chiese Damian.

«Voglio dare ciò che si meritano per aver portato alla morte l'Olavia e le altre astronavi».

«Un minimo di addestramento militare l'abbiamo ricevuto tutti, potremmo aiutarti a terra» si intromise Roys, rimasto in silenzio fino a quel momento. «Non credo sia un bene privare la Discordia di uomini. Gabije mi ha accennato alla situazione di Julyen, nel caso potremmo cercarlo. Voglio dire, non mi sembra che la situazione per Sester si metta bene».

«D'accordo, d'accordo» tagliò corto Briya, voltandosi poi verso uno degli ufficiali che l'aveva chiamata. «Per adesso, cercate di trovare un posto al sicuro, perché la Confederazione non ha assolutamente intenzione di perdere tempo in chiacchiere».

Gabije abbassò lo sguardo sulla cintura, stringendo la fibbia finché non sentì stringerla contro lo stomaco. Percepì per un istante la mano di Roys appoggiarsi sulla sua spalla, a darle forza in un momento del genere. Ingoiò a vuoto, cercando di ignorare il rumore dei motori che andava sempre crescendo, segno che la Discordia era sul punto di accelerare. Sullo schermo pian piano andavano segnandosi le posizioni delle astronavi dell'Armonia, sistemate in posizioni non rigide come la prima volta, eppure non era quella la sua preoccupazione.

Abbassò lo sguardo sulla tastiera, fissando le mani abbandonate sui tasti. Non era la battaglia ciò che la preoccupava maggiormente: sapeva che le prime bombe erano state sganciate su Sester: la Confederazione delle Venti Stelle non aveva intenzione di perdere tempo con la Mano Scarlatta. Marwin l'aveva detto: per lui l'Armonia e la Discordia non erano altro che moscerini da schiacciare in un secondo momento. Non erano più un pericolo, erano soltanto un fastidio.

Temeva per Julyen, sicuramente ignaro di tutto ciò che stava per succedere, dell'inferno in cui si sarebbe trasformata Sester da un momento all'altro. L'Armonia era ormai scollegata dal comando centrale, ogni nave era autonoma, ma la scusa del ritardo nella trasmissione del segnale le aveva fornito la perfetta scusa per infilarsi a bordo della Discordia; Roys, senza forse immaginare quanto fosse grande la sua preoccupazione, le aveva fornito un motivo per scendere a terra - sempre se fosse stato possibile.

L'IA elencava messaggi con la solita voce metallica, a volte ripetuti ad alta voce dagli ufficiali, a volte lasciati cadere nell'accozzaglia di voci che si era alzata sul ponte da quando Briya aveva urlato un ordine secco. Quel prendete posizione continuava a risuonare in testa a Gabije.

Serrò le labbra, fissando lo schermo: nessun problema tecnico o meccanico era stato rilevato. Nessuna interferenza sembrava svilupparsi tra e dalle astronavi dell'Armonia - per il momento, insomma, tutto filava liscio.

Si constrinse a non guardare fuori, a cercare di ignorare il rumore dei colpi che già si infrangevano sugli scudi: era bastato un secondo a far scoccare la scintilla della battaglia, a far divamapare quell'inferno di colpi che la facevano sussultare di continuo, certa che sarebbe passato poco tempo prima che gli scudi avrebbero ceduto e la Discordia sarebbe esplosa sopra il cielo di Sester, sopra lo stesso luogo che l'aveva vista nascedere e diventare uno dei terrori della Proxima Hemitea.

Sentire gli insulti di Briya spezzare gli ordini, però, la feceva sorridere: era come se l'era sempre immaginata.

I puntini dell'Armonia si muovevano intorno alla Discordia, accompagnati da bip regolari che Gabije aveva iniziato a odiare - per quanto fosse basso il volume, continuava a sentirli. Non poteva ignorarli del tutto: un'anomalia in quelli era il primo segnale che qualcosa fosse andato storto e che i provvedimenti sarebbero dovuti esser presi il prima possibile.

«Gabije».

«Che c'è?»

«Riesci a metterti in contatto con Julyen?»

«Ci posso provare. Ci sono messaggi da comunicare?»

«Non so in che parte dei bassifondi possa trovarsi, ma... cerca di capire dove sia la sua posizione. Potrebbe salvargli la vita».

Gabije annuì, ingoiando a vuoto.

Tamburellò con le dita sul tavolo nero, aspettando la risposta di Julyen. «Avanti...» mormorò tra sé. «Se sei morto adesso non te la perdono davvero» aggiunse mordendosi un labbro. Sentì Briya trattenere a stento una risata.

«Non preoccuparti, Bacca di Goji. È più probabile che stia dormendo».

«Poi dovrai spiegarmi che roba è un goji. Non ho trovato ancora alcuna notizia... e sono giorni che cerco» borbottò Gabije, facendo partire una seconda chiamata.

Ma fu solo alla quinta che Julyen rispose.

«Immagino che ci siate anche voi dietro questo... casino».

«Per adesso, stiamo solo combattendo nello spazio. Ciò che colpisce Sester sono le bombe della Confederazione delle Venti Stelle».

«Va bene, va bene. Tanto quelle non fanno differenza...»

«Fuscello, ascoltami bene» si intromise Briya. «Io ho un leggero conto in sospeso con la Mano Scarlatta - soprattutto con tuo padre».

«Non è degno di essere chiamato in quel modo, ma siamo in due. Forse anche tre, contando un solo elemento della Confederazione».

«Sai dove si trova?»

«Ho cercato di evitare il più possibile i contatti con gli Affiliati, quindi significa che attualmente, da un giorno e mezzo, mi trovo nella zona R6 dei bassifondi di Sester».

«Come fai a esserne così sicuro?»

«Gabije mi ha passato una mappa» ammise Julyen e lei nascose la faccia tra le mani, benché consapevole che nessuno facesse caso a lei e il suo imbarazzo. «Non ho modo di localizzare Kaeler, ma immagino sia nella zona centrale. Gli Affiliati l'hanno occupata da quando il Patto è stato distrutto».

«Come immaginavo».

«Devo fare qualcosa?»

«Sester cadrà nel caos, se non è già successo, quindi, cerca di restare in vita».

Julyen fece per rispondere, ma riuscì soltanto a tossire.

«So che sono un completo idiota, ma sono quasi certo che la Confederazione non usasse bombe che spandono gas irritante».

«Le navi del Patto...» mormorò Briya prima di voltarsi verso gli ufficiali e ordinare loro, urlando, di controllare la posizione di quelle.

«La Confederazione ha ben pensato di inviare le navi del Patto della Frontiera a distruggere Sester, mentre loro sono qui a rovinarci la giornata. Cerca di coprirti la bocca, ma vattene da lì. È parecchio irritante come composto chimico e serviva principalmente a fare azione di disturbo negli equipaggi visto che attraversava gli scudi, arrivando fino ai sistemi di ricircolo dell'aria.

«D'accordo, d'accordo».

«Tieni l'apparecchio acceso» disse Gabije. «Posso rilevare la posizione in tempo reale e al bisogno posso chiamarti».

«Va bene, va bene». Il suono di lamiere spostate accompagnò le parole di Julyen.

«Fa' attenzione» mormorò Gabije, ma senza la sicurezza che lui l'avesse ascoltata. 



L'angolino buio e misterioso

Ebbene sì, l'inizio della fine è qui. È strano tornare a pubblicare questa e pensare che a breve inizierò a scrivere Concordia perché... sì. Ho voglia di un po' di casini spaziali, ma sappiate che da qui in poi i casini ci saranno davvero. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top