Capitolo 20

Sentire di nuovo gli ordini rimbalzare da una parte all’altra per Briya era strano: negli ultimi giorni le pareva di essere stata alienata dalla realtà che andava avanti sull’astronave. 

«Credevo foste tornati su Grinda».

Damian e Laera si voltarono all’unisono, lasciando cadere la conversazione che avevano iniziato guardando fuori, con gli occhi rivolti verso gli asteroidi che galleggiavano vicino alla prima linea delle astronavi dell’Armonia. 

«Il pericolo non è per Grinda» rispose Damian, portando entrambe le mani dietro la schiena e Briya aggrottò la fronte, sollevando la mano sinistra con il palmo verso l’altro e non curandosi della smorfia che le si era dipinta in volto.

«Mentre il pericolo non è affatto per la Discordia, certo, certo. Oltre all’ironia credo che vi manchi anche un po’ di cervello - senza offesa».

«Briya...»

«Siamo sul punto di una battaglia, stiamo aspettando che le astronavi della Confederazione ci piovano addosso, insomma, e voi preferite rimanere qui sopra, sulla Discordia, quando io ho l’intera galassia che vorrebbe la mia testa?»

«Non è una questione di pazzia, eveiw» rispose Laera avvicinandosi a Briya e accarezzandole una guancia. Cozzava, quell’abito rosso che le fasciava il corpo con tutto quello che c’era sulla Discordia in quel momento: sembrava l’unica cosa che mantenesse una propria armonia, mentre tutto il resto aveva ripreso a girare come se fosse un ingranaggio perfettamente sistemato. 

«Sarebbe stato pericoloso tornare con una qualsiasi navetta della Discordia: le navi della Confederazione potrebbero anche presidiare i confini di Grinda da una distanza che non è rilevabile dai radar. Avrebbero potuto farci saltare in aria».

«Come se qui il pericolo fosse azzerato».

«Ci sono possibilità maggiori di sopravvivenza, immagino» disse Damian.

Briya annuì piano con la testa, incrociando poi le braccia. «Non venitemi a cercare nell’aldilà, nel caso le cose vadano male come penso».

«Perché sei così pessimista, Briya? Un tempo avresti dato battaglia, qualunque fosse la situazione».

«Avevo solo la Discordia. Avevo la responsabilità di un gruppo di pazzi che hanno scelto di seguirmi. Condividevamo… gli stessi problemi. Kiaphus ci ha attirati come una calamita, volevamo cercare di cambiare le cose all’inizio, ma mi sono resa conto che… è non sarà mai possibile farlo. Le stesse idee, le stesse paure della Confederazione hanno portato a guerre anche sulla Terra».

«Perché parli di paure?» chiede Damian aggrottando appena la testa.

«Quando ti rimane davvero poco, inizi a temere qualsiasi cosa. Vivi nella certezza che ci sia qualcuno che vuole rubartelo, che tutti siano contro di te. Basta poco a far emergere uno - o un gruppo - che riesce a trascinare le folle mettendo in fila le parole giuste al momento. La loro visione non cambierà mai: anche quando le cose andranno… nel verso giusto, non bene, troveranno qualcosa a cui aggrapparsi per far leva sulle paure dei più deboli. Non so le effettive condizioni in cui versava la Confederazione prima del mio arrivo...»

Laera scosse la testa. «Non hai idea. Non puoi avercela. Quel pianeta dove abbiamo incontrato gli Oligarchi era fiorente, un tempo. Una guerra civile l’ha portato a diventare quell’ambiente pieno di ammoniaca. Non c’è mai stata troppa concordia, nonostante molti dei pianeti fossero abitati da una specie dal ceppo comune: quelli più poveri soccombevano a quelli più ricchi che hanno deciso di allearsi e hanno dato vita alla Confederazione, da lì hanno iniziato a spostare l’attenzione su quel problema che a loro sembrava tanto preoccupante».

«L’immigrazione da altre parti dello spazio?»

«Erano preoccupati che i movimenti su Kiaphus di aggregazione di coloro che fornivano loro i materiali per le astronavi e gli estranei portassero a qualcosa di grosso».

Briya annuì, poi si voltò verso un gruppo di ufficiali che si era radunato intorno a uno degli schermi del radar, iniziando a parlare a bassa voce, ma richiamando comunque la sua attenzione.

«Scusatemi» disse velocemente a Laera e Damian, avvicinandosi a loro.

«Stanno arrivando».

«Andate ai vostri posti: nessuna pietà».

Gli ufficiali fecero un cenno di assenso, per poi sparpagliarsi in varie direzioni, portando gli ordini di Briya. 

«Che succede?» chiese Laera. 

«Vi conviene trovare un posto dove poter stare al sicuro» rispose Briya alzando gli occhi dallo schermo. «Perché non manca molto all’iniziare a ballare. Dipende anche quanto volete vedere la battaglia: potete andare in cabina, ma sappiate che finché la situazione non torna regolare, le porte saranno bloccate».

Laera si voltò verso Damian. «Restiamo qui o...»

«Va bene, va bene. Ero anche curioso di vedere la Discordia in battaglia».

«Generalmente la gente spera di vedere la Discordia che se ne va».

«Torna al tuo posto, BIT. A meno che tu non sia qui per riferire di qualche guasto meccanico».

«Tutto regolare, donut worry».

«La prossima volta che vuoi parlare in inglese, ricordati che è don’t, non donut. Hai appena detto ciambella preoccupata».

«Non è quel che sei?» chiese BIT inclinando la testa.

 «Giuro ti cambio ogni valvola che hai. Ora, cosa c’è, se non hai da riferire un guasto meccanico?»

«C’è una chiamata da Grinda».

Laera aggrottò la fronte, guardando Briya correre via. «Spero non sia un diversivo».

«Non credo. Roys si lamentava di qualcosa ultimamente… riguardava sua sorella, ma non credo sia dovuto al fatto che ha baciato quel ragazzo... non lo so, non l’ho ascoltato dopo i primi due lamenti».

Laera annuì. «Potrebbe essere qualche controllo finale, voglio dire, buona parte dell’Armonia è comandata da Grinda».

«Vero».

Briya si morse un labbro, afferrando il microfono. «Ditemi che non è in corso un assedio».

La piccola risata di Gabije in sottofondo la rincuorò. «No, mi spiace aver messo in allarme» continuò lei. «Volevo solo avvertire del fatto che, mh, in caso di formazione di buchi neri a poca distanza dalle astronavi dell’Armonia è bene non andare in panico. È un sistema… simile a quello che hanno le astronavi della Confederazione, è un modo per deviare i loro colpi».

«Sicura che funzioni?»

«Il modellino funzionava, l’ho considerato una buona approssimazione della realtà e- Rayven, non tirarmi una sedia in capo!»

Briya si strine la parte alta del naso tra le dita, mugugnando insulti a bassa voce. «Controllate l’Armonia da Grinda, guardate di non fare troppe cazzate».

«Sì, sì. Soltanto le armi sono comandate localmente, quindi dirama gli ordini a tutte le astronavi, da qua pensiamo ai movimenti e alla difesa».

Briya si allontanò tirando un sospiro di sollievo, poi si fermò dietro ai piloti, che tenevano tutti gli occhi fissi sulle astronavi della Confederazione delle Venti Stelle che si iniziavano a disporre in fila davanti alla Discordia, oltre quella fascia di asteroidi che offriva loro protezione, ma che poteva diventare un pericolo in pochi istanti.

«Le altre astronavi sono comandate a distanza nei movimenti: se vi mantenete a questa distanza da loro, non avremmo problemi».

«Dobbiamo sfruttare il momento come sempre anche se non siamo in seconda linea?»

Briya annuì con un cenno del capo. «Ho fatto in tempo solo a studiare a malapena le caratteristiche tecniche delle navi, fate in modo che non mi penta della decisione presa».

I piloti annuirono e Briya tornò da Laera. 

«Dico sul serio, mettetevi le cinture. Non voglio avere sulla coscienza le spese mediche per le vostre contusioni».

«Che è successo su Grinda?»

«Niente, avvisi di Gabije. Deve aver installato qualche arma, ma non è il momento di parlarne, davvero».

Laera annuì, avvicinandosi a Briya per darle un bacio sulla guancia. «Fa’ attenzione. E guarda di non morire».

«Ti trascinerei con me nell'aldilà questa volta».

«È non so perché, ma preferirei quel destino al vederla morta davanti a me» mormorò Laera. 

Briya inghiottì la saliva, osservando per un attimo il proprio riflesso sulla fibbia della cintura che le stringeva la vita. Non avrebbe più potuto tirarsi indietro, ma, d’altra parte, era ciò che non aveva mai avuto intenzione di fare. 

Per anni aveva portato avanti quella linea, quell’intransigenza verso la Confederazione che non la faceva apparire così diversa da loro, e l’avrebbe fatto fino alla morte. 

Almeno per una volta, seguire gli ordini di Jareth le sembrava la cosa giusta da fare. 

Gli ordini che rimbalzavano da una parte all’altra della Discordia le facevano sembrare la situazione perfettamente normale, come l’aveva sempre conosciuta. Eppure, sapeva che non era come tutte le altre volte: la Discordia era a capo dell’Armonia, non era l’elemento imprevedibile della flotta del Patto della Frontiera; non c’era l’Olavia, non c’erano facce conosciute sulle altre astronavi, tutto era nuovo e anche l’odore lo sottolineava. Sulla Discordia ogni cosa si era impregnata dell’aria di ricircolo, ma su tutte le altre dell’Armonia, no. 

«Le astronavi sono tutte in posizione, comandante». La voce del primo ufficiale, distorta appena dall’auricolare, le fece alzare la testa. 

«Aspettate che le navi della Confederazione siano in posizione».

«Collegamento con Grinda: stabile. Segnale alla massima potenza» annunciò la voce dell’IA di bordo e Briya sorrise appena. Avevano dalla loro parte i gioielli dell’ultima tecnologia prodotta nella Proxima Hemitea, eppure ogni cosa sembrava essere troppo poco.

Oltre agli ordini nell’auricolare, in sottofondo, percepiva i discorsi della squadra addetta ai movimenti della flotta. Non era sicura che sotto sotto fosse una buona idea quella di avere le astronavi comandate a distanza - per quanto il segnale viaggiasse veloce, un secondo di ritardo poteva costare ben più di un’astronave -, ma non poteva fare altrimenti. Quella era l’unica opzione che aveva e non poteva lasciarsela scappare.

 Briya serrò le mani sui braccioli del sedile, fissando fuori dal vetro di prua: il ronzio dei motori si faceva sempre più intenso, segno che il momento in cui la Discordia avrebbe accelerato si avvicinava sempre di più.

«Quale schema seguite di solito?»

«Andavamo al momento. Le astronavi dell’Armonia non hanno alcuna esperienza di battaglia, cercheremo di fare il più possibile con la Discordia».

«Quindi dovremmo tenerle solo in posizione?»

«Ci serve la difesa, Gabije. Non ho intenzione di fare niente di diverso da quel che facevo quando era l’Olavia al comando».

«Quindi combinare disastri?» chiese BIT inserendosi nel discorso. Briya sospirò, dicendosi che fosse opportuno evitare di chiedersi perché il robot si fosse inserito, ma, d’altra parte, probabilmente tutto l’equipaggio della Discordia era in ascolto. 

«D’accordo, d’accordo. Cerchiamo di mantenerle il più possibile compatte».

La frase dopo che Gabije urlò allontanandosi dal proprio microfono, per Briya risultò incomprensibile, ma un attimo, l’allarme di vicinanza a un buco nero le fece intendere cosa avesse fatto.

«Mh, comandante?» chiese uno dei piloti. «Come dovremmo comportarci con tutti questi piccoli buchi neri intorno? I loro campi gravitazionali rischierebbero di...»

«Li dobbiamo evitare» rispose Briya. «È solo il nuovo sistema di difesa. Alzate gli scudi e preparatevi a virare. Puntiamo dove la Confederazione non se lo aspetta, l’Armonia ci coprirà le spalle».


L'angolino buio e misterioso

Mi ero scordata della battuta donut worry.

ANYWAY. Metà storia, battesimo di fuoco per l'Armonia.
Diciamo che mi sono divertita a... Fare qualcosa 😗

Danni, ovviamente.

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