Capitolo 12

L'aria fresca della mattina fu, per Briya, un sollievo momentaneo: subito subentrò la paura di quel che doveva dirle Julyen. Lo trovò davanti all'ingresso dell'edificio dello spazioporto di Grinda che, da centro gestionale di una delle aziende di commercio del pianeta, era passato a centro di controllo militare.

«Che diavolo è successo, Fuscello?»

«Credo avresti fatto prima ad ammazzarmi» sibilò Julyen. «Se nessuno sa della mia vera identità, è bene parlare in un luogo in cui nessuno ci possa sentire».

«È così grave la faccenda? Non farmi scomodare divinità autoctone e non, perché sei sul filo del rasoio».

Julyen annuì piano con la testa, seguendo Briya all'interno. Stringeva al petto una cartellina che la mattina stessa gli era stata fatta cadere davanti con poca grazia da uno dei tanti assistenti di Gabije. Si maledisse per aver accettato quella sua scommessa che l'aveva messo in guai ancora più gravi di quelli in cui non fosse già grazie al padre.

«Allora, che è successo?» chiese Briya non appena si chiuse la porta alle spalle. Serrò le labbra, decidendo poi di far scattare la serratura.

«Non ho intenzione di ammazzarti» le disse Julyen alzando entrambi i sopraccigli. «Voglio solo parlare, davvero».

«Lo faccio anche per evitare che qualcuno entri senza bussare» rispose Briya. «Poi voglio vedere come potresti uccidermi, visto che la tua pistola di ordinanza è in un cassetto chiuso e la chiave è nella mia stanza» aggiunse con un sorriso per poi sedersi sulla sedia dallo schienale rosso.

«D'accordo. Parlando, ieri sera, è saltato fuori che il mio pianeta natale non è Kiaphus, ma Saphore - cosa non vera, ma... avevo bisogno di una copertura che non mi mettesse in relazione subito con la Mano Scarlatta. Per tutti sulla Discordia sono arrivato su Kiaphus... a quindici anni, credo. Quindi dieci anni fa, per loro».

«Quanti ne hai davvero?»

«Ventiquattro... se non mi sbaglio. Mio padre non è mai stato favorevole ai compleanni, solo da piccolo ogni tanto mi regalava qualcosa, ma poi... dopo che mia madre è stata stroncata da una malattia, è cambiato tutto».

Briya annuì piano con la testa. «Andando al sodo?»

«Vicino al nostro gruppetto c'era anche uno dei capi militari di Grinda, ha sentito i nostri discorsi e a un certo punto mi ha chiesto di fare una cosa: visto che ho rammentato i bassifondi e visto che la Mano Scarlatta sembra avere un potere che non immaginavo, mi hanno chiesto di tornare su Kiaphus e... infiltrarmi». Julyen lasciò cadere sul tavolo la cartellina, spingendola verso Briya. «Non hanno aspettato una mia risposta, stamattina mi è arrivato questo e... vogliono che vada».

Briya ingoiò a vuoto, afferrando il contenuto e sfogliando il contenuto: la firma di Damian nel basso dell'ultimo foglio lasciava pochi dubbi. Nessuno dei due avrebbe potuto tirarsi indietro da quella situazione.

«Visto che non devo... non posso partire con la Discordia, hanno ritenuto opportuno mandare me».

«Tu cos'hai intenzione di fare, Julyen? Per quanto ne so io, potresti sfruttare l'occasione per tornare dalla Mano Scarlatta e rivelare loro informazioni sensibili sull'Armonia».

«Che non so, ma va bene. Ho passato troppo tempo all'ospedale, quel che conosco è troppo poco e so che la Mano Scarlatta riterrebbe un mio eventuale rivelare molto superficiale» rispose Julyen agitando la mano. «Non so cosa fare, davvero» aggiunse abbassando lo sguardo. «Per tutta la vita ho avuto mio padre che mi diceva cosa fare, dove andare e chi ammazzare. Ora mi ritrovo in balia... di tutti. Se solo lo sapessero chi sono davvero, avreste perso meno tempo e mi avreste gettato in prigione».

Briya annuì, appoggiando i fogli sul tavolo e guardandolo negli occhi. «Qui la scelta è tua: puoi essere tu stesso a dire la verità a Damian, potrebbe sollevarsi un polverone, ma forse fino alla fine della guerra potrebbero non esserci conseguenze: la situazione è molto delicata anche per me, alla fine, chi ti ha messo nell'equipaggio della Discordia sono io e non posso prendermela - di nuovo - con il primo ufficiale».

«È che non mi sembra che sia la scelta giusta».

«Su cosa ti basi?» chiese Briya aggrottando la fronte. «Voglio dire, perché non dovrebbe esserla per te? Torneresti da tuo padre, probabilmente saresti più al sicuro su Kiaphus che qui».

«È che conosco fin troppo bene i modi di mio padre: l'ho visto spesso assegnare missioni e, se i risultati non erano congeniali a ciò che si aspettava, e ammazzare senza farsi troppe domande gli Affiliati che l'avevano deluso. E non penso proprio che il legame famigliare lo fermerà dal far fuori anche me. Se ha messo quel messaggio alla fine dell'annuncio della Confederazione sono abbastanza sicuro che o nutre dei sospetti nei miei confronti e la lealtà che dovrei avere verso la Mano Scarlatta o è già sicuro del fatto che non farò quel che si aspetta».

Briya annuì di nuovo, mordendosi un labbro. «Cosa credi di fare, allora?»

«Non ne ho idea: essere stato lontano dal controllo di mio padre, mi ha fatto capire che il Patto, alla fine, non era come pensava lui. È stato facile manovrarmi nel corso degli anni».

«Cosa intendi dire?»

«Mi ha costretto ad arruolarmi non appena ho raggiunto l'età minima - diceva che era meglio avere un secondo stipendio, anche se a casa non c'era più nessuna famiglia. So che sperava che fossi assegnato all'Olavia, ma, alla fine, finii sull'altra Non la prese bene: sapeva che ero fuori dal suo raggio di influenza. Quando decise di tradire per il Chow, be', non passò molto tempo prima che iniziasse a dirmi di ciò che era venuto a sapere. Solo adesso mi rendo conto che potessero essere voci che aveva inventato». Julyen si passò una mano tra i capelli, facendo poi un respiro profondo. «E poi, nella mia ingenuità, alla fine, caddi nella sua trappola, disertando e finendo tra gli Affiliati ad appena diciotto anni. Non è proprio il miglior modo per costruirsi una reputazione».

«Be', alla fine hai sulle spalle una serie di denunce per furti di poco conto. Se adesso mi ritrovo a comandare l'Armonia dopo quella lunga lista di furti e raggiri che ho portato avanti su Itov, credo ci sia speranza anche per te. Però ti vedo molto indeciso, hai paura della reazione di tuo padre?»

Julyen annuì con un cenno del capo. «Vuole soltanto un esempio da condannare con gli altri Affiliati e mantenere quel controllo che ha assunto senza che nessuno lo nominasse capo. Non so quali siano le vere ragioni del suo odio, Edam mi pare un buon comandante...»

«Fin troppo, fuscello, fin troppo» mormorò Briya, afferrando una penna che portava stampato sul bordo il nome dell'azienda. «L'altra opzione cosa sarebbe?»

«Ho passato la notte in bianco. Non riuscivo a dormire, prima per Gabije che ha esagerato con l'alcol e che Roys ha preferito mollarmi piuttosto che portarla a casa, poi per questa faccenda... in sostanza, mi è venuto in mente di fare il doppio gioco. Potrei essere più utile alla Discordia da Kiaphus, piuttosto che su Grinda».

«Sicuro che riuscirai a cavartela?»

«No, ma è comunque un tentativo per sapere cosa macchina davvero mio padre».

«È rischioso».

«Partire devo partire comunque, tanto vale avere un motivo e una missione da svolgere» rispose Julyen grattandosi la testa, poi guardò Briya e aggiunse: «Magari in modo migliore rispetto a quella che mi ha dato mio padre».

«Perché lo vuoi fare? Potresti rimanere qui, farti una nota di congedo temporaneo per motivi medici non mi costa niente».

«Credo sia arrivato il momento di prendere in mano la mia vita: sono stanco dell'essere sempre soggetto a qualcuno, soprattutto a mio padre. L'ho visto parecchio tardi di cosa sia davvero avere un legame con altri. Non credo di aver riso mai così tanto come ieri sera» concluse passandosi il dorso della mano sugli occhi. «Io non ho mai chiesto di voler tradire il Patto, non ho mai desiderato finire nei bassifondi di Kiaphus. Ero felice, è stato mio padre a volermi tirare via. Non ho mai saputo dirgli di no».

Briya sospirò, alzandosi dalla sedia e facendo il giro del tavolo. Gli appoggiò una mano sulla spalla, stringendola con forza. «Ascoltami, Julyen. Io non ho la minima idea di quel che tu abbia passato, non ho mai approfondito le dinamiche di quel che succedeva nei bassifondi. So solo quel che mi ha riferito Dax nei suoi rapporti e quel che diceva l'equipaggio nei tuoi confronti, le solite voci insomma. Chiacchierano volentieri sulla Discordia».

«E quindi?»

«Pensaci ancora un paio d'ore. Credo che la partenza di una navetta verso Kiaphus possa essere ritardata, non voglio che tu prenda una decisione così importante con leggerezza. Non ero a Sester quando disertasti, mi arrivò solo la solita comunicazione della condanna che archiviai con la stessa facilità con cui cancello le email di BIT ogni giorno. Non voglio forzarti, Fuscello, ma se davvero pensi che sia la scelta giusta da fare, non sarò io a fermarti».

«Partirò» mormorò Julyen stringendo i pugni.

«So che abbiamo una visione del tempo leggermente diversa, ma ti avrei dato un paio d'ore, non un paio di secondi».

«No, no» rispose Julyen. «Ci ho pensato già abbastanza. Ieri sera tutti parlavano di come si stavano impegnando con la guerra, io non so nemmeno quando partirà l'Armonia e dove andrà. Credo sia... giusto fare qualcosa. Dico sul serio: mandare altri su Kiaphus è inutile, li ammazzerebbero con facilità. Mi inventerò qualche scusa con mio padre: lui... » Scosse la testa, abbassando poi lo sguardo. «Lui probabilmente capirà che sto mentendo, l'ha sempre fatto».

«Se hai paura non devi andare. Nessuno ti obbliga».

«Ma non so fare niente! Rimanere qui mi farà sentire peggio... ed è bene che lo affronti».

«D'accordo. Ti lascerò pensarci per ancora un po' di tempo, facciamo fino a cena?»

Julyen annuì con un cenno della testa, ma sapeva che non avrebbe cambiato idea e che avere tutte quelle ore davanti l'avrebbero portato ad avere più dubbi che altro: avere una certezza - una qualunque, anche del destino peggiore - sarebbe stato preferibile al vivere nel dubbio.

«Non vergognarti delle tue scelte».

«L'unica vergogna che ho è segnata sul collo. Non posso fare molto per cancellarla, ma posso provare ad avere il mio nome associato a qualcosa di diverso».

«Non posso essere completamente sicura delle tue intenzioni, fuscello, ma... credo che darti fiducia un'altra volta sia l'opzione migliore: Dax raramente si sbagliava sul conto delle persone e su di te non ha mai detto una parola negativa. L'unico su cui ha sbagliato in pieno è BIT».

Un colpo sul muro fece sobbalzare Briya. «Guarda che ti sento!»

«Farò a meno delle sue relazioni» sibilò Briya che poi si diresse ad aprire la porta. «Che ci fai qui, dannazione? Tu non... è la relazione tecnica di cui mi sono scordata ieri, vero?» chiese poi passandosi una mano sul volto.

BIT annuì con un cenno della testa che costrinse tutto il corpo a muoversi in modo disordinato. «E volevo anche accertarmi che Laera non avesse il cuoricino spezzato».

«L'unica cosa che potrebbe rompersi è il tuo collo se non giri a largo».

«Che c'è, vuoi privacy?»

Briya si impose di rivolgergli un sorriso tirato prima di strappargli la penna USB dalle mani. «Vedi di tornare a breve sulla Discordia, altrimenti ti lancio su Quater» gli sibilò prima di chiudere con forza la porta.

«Perché è convinto che ci sia qualcosa di romantico?»

«È convinto abbia una relazione con qualsiasi essere presente sulla Discordia, se non con la Discordia stessa».

«Per quale motivo?» chiese Julyen allargando le braccia.

«Perché è scemo, presumo... o problemi sulle sue valvole» rispose Briya lanciando la chiavetta sul tavolo. «Ormai so come sopravvivergli... tu, invece, fa' attenzione su Sester. Ho già depennato troppi nomi dall'elenco della Discordia, non costringermi a farlo un'altra volta» gli disse puntandogli contro una penna.


L'angolino buio e misterioso

Bene, bene, le acque cominciano a smuoversi. Julyen si ficca nei guai, ma gli vogliamo bene comunque, Briya è nei guai e vbb per lei va bene così. Niente, a martedi!

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