5. Confidenze

Arlina pensò che fosse una buona idea intingere con qualche goccia di profumo collo e polsi.
Una donna che emana una piacevole fragranza può diventare facile calamita per un uomo intento a lasciarsi andare in confidenze. Non che lei intendesse utilizzare trappole, niente affatto. È solo che, per la prima volta da quando era giunta a Newbridge House, sentiva di aver trovato il giusto incastro col signor McGartie.
La predisposizione di un uomo a raccontarsi è il fulcro da cui partiva il suo mestiere. Ed ecco che la vera occasione le si stava presentando proprio adesso o, più precisamente, fra pochi minuti.

Controllò la sveglia da tavolo posta sulla cassettiera della sua camera: dieci minuti alle cinque del pomeriggio. Chiuse, quindi, con attenzione la boccettina opaca di profumo e diede un'ultima veloce sistemata allo chignon basso che aveva composto abilmente con poche forcine.
Uscì dalla stanza, richiudendo a chiave, e percorse senza premura il corridoio fino all'imbocco delle scale, che discese con calma ed eleganza.
La casa era silenziosa, ma di un silenzio rassicurante. Trovava le cinque del pomeriggio uno degli orari migliori della giornata: il Sole basso, il pavimento ormai riscaldato da ore di luce, gli uccellini rincasati sugli alberi che cinguettano verso un venticello che prepara gli animi alla sera.
Affrontò la sala principale, attraversandola tra i rintocchi dei suoi stivaletti, e si fermò all'ingresso della piccola e accogliente biblioteca di famiglia. Le cinque in punto. Spalancò adagio la porta a doppia anta e, subito, la sagoma del signor McGartie, già seduto comodamente su una delle poltrone che costeggiavano la grande vetrata arcuata, le si concretizzò davanti.

"Mi avete anticipata, signor McGartie." commentò, richiudendo la porta alle sue spalle.
"Come è giusto che sia." ribatté, il giovane, predisponendo una seduta davanti a sé e facendole cenno di prendere posto.
Arlina avanzò verso l'uomo e sedette proprio di fronte costatando, con celata soddisfazione, come il giovane avesse improvvisamente attivato l'odorato, probabilmente stuzzicato dalle note agrumate che la ragazza aveva appena spruzzato su di sé.
"Vi siete data una rinfrescata dopo il giardinaggio di questa mattina?"
"Decisamente." rispose, "E, per quanto la campagna sia affascinante, credo non ci sia nulla di più appagante di un bel bagno in vasca, signor McGartie."
"Ne siete sicura?" indugiò, allora, servendo il tè dentro due tazze di fine porcellana.
"No, naturalmente. In verità, sono molte le attività che reputo essere estremamente appaganti."
Il giovane le porse la tazza, "Citatemene qualcuna, allora."
Arlina posò le labbra sul bordo della tazzina e assaporò un sorso della calda bevanda.

Tè nero di ottima qualità. Scelta azzeccata, signor McGartie.

"Stendere la frolla sul bancone e impolverare di farina tutte le braccia, ad esempio." rispose poi, "Oppure, godere di un raggio di Sole che ti taglia il viso, durante certe mattine in Gennaio. O, ancora, vagare per casa e canticchiare gli stornelli di quando si era bambini e... oh! La lettura, ovviamente. Leggere mi incanta."
Osservò l'imponente libreria che si ergeva in fondo alla sala e abbozzò uno sguardo sognante, mentre il giovane continuava ad ascoltarla, rapito e affascinato.
"Non avete idea di quanto io possa amare la lettura, signor McGartie. Voi siete avvezzo a leggere?"
"Meno di quanto voi possiate aspettarvi da un uomo che possiede una libreria in casa, signorina Campbell." bevve un bel sorso di tè, "Mi dedico principalmente alla lettura di riviste scientifiche. Sapete, il mio lavoro richiede un continuo aggiornamento."
"Lo comprendo benissimo, signor McGartie. Tuttavia, mi rammarica scoprire che vi stiate negando un piacere così grande per lo spirito."

Il giovane accennò un sorriso curioso, "Cosa c'è di così incredibile nei romanzi che leggete, per meritare un tale entusiasmo?"
"Tutto!" esclamò, frenetica, "Ogni racconto è un viaggio, signor McGartie. La lettura è la migliore via di fuga che possiate immaginare. Vi permette di vivere dentro a mille vite diverse... un giorno siete un sultano babilonese e, il giorno dopo, vi basta cambiare copertina per trasformarvi in... in un giovane orfanello del Tennessee!"
Il ragazzo esplose in una fragorosa risata.
"Non scherzo, signor McGartie!" incalzò Arlina, "È questa la magia della lettura. E vi svelo un'ulteriore cosa."
L'uomo trattenne i sorrisi e tornò a concentrarsi su quelle parole.
"Non esiste racconto che non parli di una storia d'amore. Ogni libro scritto si fonda su una storia d'amore, qualunque essa sia. Persino i racconti meno sospettabili trattano sempre e solo di questo." proseguì lei.
McGartie bagnò leggermente le labbra con la punta della lingua, sistemandosi meglio sulla poltrona come se, d'un tratto, avesse deciso di assumere un più adeguato atteggiamento di ascolto e ricezione.
"Fateci caso. Qualsiasi testo che mi sia capitato fra le mani narra di una storia d'amore. Che si tratti dell'amore tra un padre e un figlio, dell'amore verso Dio, dell'amore nei confronti della natura che ci circonda, o quello più semplice tra una donna e il suo amante, poco cambia." ribadì, con passione, Arlina.
"E la Costituzione inglese, dunque, di che storia d'amore narra?" la interrogò lui, ormai completamente catturato da quella curiosa osservazione.
"Oh, è facile. Chiaramente dell'amore per il nostro Paese!"
Il giovane uomo si schiuse, allora, in un sorriso e terminò la bevanda, mettendo via la tazza.
"Avete una mente brillante e illuminata, signorina Campbell." commentò, "Faccio francamente fatica a ricordare che abbiate solo diciassette anni e un percorso di studio non accademico."

Solo diciassette anni. Ammetto, signor McGartie, che questa vostra affermazione mi ha strappato un sorriso. Sono maggiorenne, vaccinata e grande abbastanza per intrattenere una conversazione piacevole e frizzante senza alcun indugio. Questo dovreste saperlo bene, ormai.

"Pensavate che le donne, alla mia età, trascorressero il tempo solo a ricamare margherite al telaio, signor McGartie? C'è chi, a diciassette anni, è già al terzo figlio." replicò Arlina, decisa e sprezzante.
"Lo so bene. È solo che mi disarma pensare a quanto voi siate indiscutibilmente più matura e sveglia della stragrande maggioranza di persone del gentil sesso con cui ho avuto modo di intrattenermi fin'ora."

È quantomeno curioso ciò che vi siete appena lasciato scappare, signor McGartie. Devo quindi apprendere, con una certa sorpresa, che avete avuto il piacere di scambiare spesso le vostre opinioni con altre donne, prima del mio arrivo.
Pensavo, forse superficialmente, che soffriste da molto tempo l'assenza di una figura femminile con la quale rapportarvi, aprirvi, condividere passioni. Forse, allora, è proprio l'ultima valutazione che avete fatto, il motivo della mia presenza qui? Le donne che avete conosciuto avevano smesso di stuzzicare il vostro intelletto? Le ritenevate poco interessanti, non abbastanza stimolanti?
Beh, se è così, allora ciò mi lusinga come poche altre cose al mondo. Sono stata abituata a diventare la compagnia preferita di signori che non ricordavano nemmeno più come fossero fatti i lineamenti di una donna. È molto più appagante diventarlo quando voi, in verità, mi state semplicemente preferendo a tutte le altre.
Sto peccando di presunzione, signor McGartie?

"Posso asserire di aver ricevuto un'ottima educazione al Moray Institute." replicò, posando il tè, "Non è mio interesse sbandierare inutili vanti, signor McGartie, ma ritengo che la scuola dalla quale provengo sia, indubbiamente, la migliore del Paese riguardo la formazione delle sgàil. È stata la prima struttura ad essere stata fondata, questo lo sapevate? Quando arrivai al Moray, già molte sgàil erano state formate."
"A che età siete entrata?" domandò lui, più serio.
"A dieci anni, signor McGartie."
Il giovane assunse un'aria perplessa.
"Non vi rattristate, signore. Ho avuto un'infanzia felice e serena, tutto sommato. A quell'età, in fondo, dopo aver terminato la scuola dell'obbligo, per una fanciulla sono solo due le possibili strade da intraprendere: quella maggiormente solcata, ossia la vita domestica e la preparazione verso un'esistenza di moglie fedele e madre devota, oppure..."
"...la strada monacale." la interruppe lui, intrecciando le mani una dentro l'altra, "E voi non avete scelto nessuna delle due."
Arlina si lasciò andare ad un sarcastico sorriso, "Ormai dovreste saperlo che da una come me non ci si può di certo aspettare l'ordinario, signor McGartie." poi rifletté un attimo, "In effetti, furono i miei genitori a destinarmi verso questo percorso. Videro nella sgàil una nuova figura sociale che avrebbe potuto riscattarmi in età adulta."
"E lo ha fatto, signorina Campbell? Vi sentite riscattata ad oggi?"
La ragazza deglutì, trattenendo un lieve sospiro, "Immagino che sia ancora presto per trarre delle conclusioni. Del resto, ho iniziato questo mestiere a quindici anni."
L'uomo annuì, "E ditemi, presso chi avete lavorato prima di arrivare qui, a Newbridge House?"
"Oh!" esclamò sorridendo, "Dal signor Vareen, un vecchio contabile di Birmingham con la passione per gli scacchi e le poesie romanzate. Uomo delizioso e dal carattere gentile e amorevole." sembrò ricamare tra la trama di ricordi felici, "Era vedovo da tempo ma estremamente devoto alla sua sposa anche dopo la sua dipartita. Passavamo le giornate a parlare di poeti, prosa francese. Grazie a lui imparai la storia degli antichi imperatori romani, nonché i costrutti dei maggiori filosofi greci. Era un uomo di finissima cultura, sapete? Quando il Signore lo chiamò a sé piansi per giorni interi."
"E, in seguito, cosa avete fatto?"
"Beh... l'unica cosa che potevo fare, signor McGartie. Sono tornata a Banffshire, dalla mia famiglia, in attesa di una nuova destinazione."
"Fino a quando è arrivata la mia lettera." concluse lui.
Arlina accennò un sorriso, poi rifletté per qualche istante.

"Signor McGartie, fin'ora abbiamo solo discorso su di me. Mi permettete di porvi una domanda?"
Il giovane alzò leggermente il mento e accennò un piccolo segno di consenso.
"Mi chiedevo, se posso, cosa abbia portato un uomo come voi a pensare di servirsi di una sgàil. Del resto, mi sembra di aver inteso che siete avvezzo alla compagnia femminile e immagino che non vi manchi di certo l'occasione di costruirvi una famiglia."
L'uomo spostò le iridi in direzione della grande vetrata e pensò a come, in effetti, quella domanda si presentasse molto più audace di quanto potesse inizialmente supporre.
"Vedete, signorina Campbell, io provengo da un'antica discendenza di duchi e arciduchi piuttosto nota qui, in terra irlandese."

Avete sangue nobile, quindi, signor McGartie? Lo avevo già intuito dai vostri possedimenti, a dire il vero. Non impersonate affatto il tipico dottore medio-alto borghese che verrebbe in casa a controllarmi il petto.

Il giovane proseguì, tornando a osservare Arlina, "Avrei potuto indubbiamente gestire la mia vita in modo diverso. Del resto la mia famiglia mi ha lasciato un patrimonio più che cospicuo. Ad essere franco, avrei potuto vivere di rendita, signorina Campbell. Svegliarmi alle undici del mattino, dare una strigliata ai miei cavalli e scorazzare per le vallate di Waterford fino al tramontare del Sole, per poi rincasare qui, a Newbridge House, gustare il miglior branzino di tutta l'Irlanda e andare a letto, pronto a ripetere lo stesso il giorno dopo." si arrestò, deglutendo, "È vero, le donne sono poche ormai, ancor meno quelle interessanti. Eppure credete che, nella mia posizione, con la mia fortuna, avrei fatto fatica a trovare moglie? Magari la figlia di un ricco conte di Cork, chi può dirlo."
"Tuttavia non è quello che stavate cercando." aggiunse lei, velatamente sollevata.
McGartie gonfiò lentamente il petto di un profondo respiro, "Volevo una mia identità, signorina Campbell. Diventare qualcuno o qualcosa per qualcuno. Così ho scelto la medicina, le neuroscienze. Spingermi oltre l'apparenza, oltre un titolo nobiliare, oltre un mero contratto matrimoniale d'interesse. E, adesso che ho venticinque anni, posso dirvi senza vergogna che non me ne pento." abbassò, poi, il capo "Tuttavia la solitudine non risparmia nemmeno gli audaci, signorina Campbell. Così, quando lessi sul giornale il vostro annuncio, decisi di sperimentare ancora una volta la mia vita e contattai subito la vostra direttrice."

Ed io non posso che essere lieta del vostro coraggio, signor McGartie.
Siete stato finalmente onesto con me, senza indugi e titubanze. Sono riuscita a percepire la vostra essenza, mentre vi raccontavate.
In fondo, siamo simili in questo, signor McGartie. Entrambi abbiamo scelto strade alternative, ci siamo opposti alle etichette e ci siamo fatti coraggio durante le notti tempestose che la vita ci presenta di tanto in tanto. Posso percepirvi, posso vedervi chiaramente adesso.

Le lancette degli orologi scattarono sulle sei e il pendolo della sala accanto risuonò in un'eco che raggiunse la biblioteca. Era già trascorsa un'ora e, sui volti dei due giovani, si manifestò la sorpresa di averla sentita volare via in un battito di ciglia.
"Ora che ci penso..." disse poi, il ragazzo, "...non vi ho ancora detto il mio nome, signorina Campbell. Questo è assai scortese." raddrizzò allora la schiena, stirando gli avambracci lungo i braccioli, "Il mio nome è Trevor Wallace McGartie..." esitò un attimo, per poi schiudersi in un sorriso rilassato, "...piacere di conoscervi, signorina Campbell."

Piacere mio, Trevor.
Le confidenze che mi avete donato, questo pomeriggio, voglio prenderle come una benedizione. Vi siete aperti, forse per la prima volta davanti ad una donna. Ed io voglio davvero pensare di essere stata la prima. Non chiedetemi perché desidero accaparrarmi con così tanta arroganza un tale primato, Trevor. Non riesco a spiegarmelo nemmeno io stessa. So solo che, quando mi avete detto il vostro nome, ho pensato che, se avessi dovuto dipingervi su una tela, leggendo solo su un'etichetta Trevor Wallace McGartie, allora probabilmente vi avrei disegnato proprio per come vi vedo adesso, qui, seduto di fronte a me.
Un nome può emozionare tanto, signor McGartie? Credo di aver sviluppato un'eccessiva sensibilità negli ultimi tempi. Tuttavia, non riesco a non pensare a quanto io mi senta bene in questo istante, in vostra compagnia.
Possa anche la notte più buia non impedire al Sole di sorgere.

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