Quindici
Non posso credere che stia succedendo davvero. Mi ritrovo su questo maledetto letto, con la sola possibilità di comunicare con gli occhi. Due battiti di ciglia per dire sì, tre per dire no. Che vita di merda. Tanto valeva che morissi.
«Non dire sciocchezze, Aria. Starai bene, dai tempo al tuo corpo di guarire.» Volto la testa, unica parte del mio corpo che posso controllare, e mi ritrovo il viso di Alexandros a pochi centimetri dal mio. Questo tizio inizia a darmi sui nervi. La cosa peggiore è che non posso nemmeno dirglielo, non riesco ad articolare alcun suono. Vorrei gridargli in faccia quanto lo detesto. Trovo il suo sguardo da bel tenebroso davvero irritante. Se non lo considerassi un idiota totale potrei bermi la storia del belloccio dal cuore trafitto dipinta sulla sua faccia. Le fossette compaiono lentamente, mentre un sorrisetto divertito incurva piano le sue labbra, arrivando ad illuminargli gli occhi. Un lampo malizioso gli attraversa lo sguardo. Trova divertente poter approfittare del fatto che non posso rispondergli a tono, forse? Se solo potessi gli infilerei una matita in un occhio, così da monocolo farebbe meno il gradasso. Si sentirebbe meno figo, proverebbe cosa vuol dire sentirsi vulnerabile. Come me.
«Se per vedere avessi avuto solamente i miei occhi non sarei certo sopravvissuto.»
Cazzo. Questo tizio è in grado di leggere nella mia testa. Sono doppiamente esposta, alla mercé di un babbeo che a quanto pare si ritiene invincibile.
«Tutt'altro, Aria. Non mi ritengo affatto invincibile. Ma non sono io a dovertelo dire, te ne accorgerai da sola.»
Questo tizio è davvero indisponente.
«Vedi, Aria, quando tu mollerai la presa e io ti stringerò di più capirai che sono con te. Allora non sti sembrerò più indisponente. Sarò quello che ti sosterrà lungo un percorso pieno di ostacoli. Ora devi riposare.»
Perché puoi leggere dentro di me? Cioe... Sei in grado di leggere solo la mia mente, vero? Chiedo mentalmente, tremando all'idea che mi dica che può curiosare nelle aree più remote della mia anima come se stesse leggendo il tabellone di un fast food.
«No. Posso leggere anche nel tuo cuore.» Abbassa lo sguardo, quasi sentendosi colpevole della sua ultima affermazione. Okay, sono spacciata. Scoppia a ridere. Sarebbe il momento giusto per un gancio di quelli tosti.
«Non sei spacciata, Aria. Non hai nulla da temere. Non da me almeno. E comunque tranquilla, conosco i tuoi piccoli segreti da molto, molto tempo.» mi lancia un'occhiata enigmatica. Cosa diavolo intende? No, scusa, vuol dire che questo tizio conosce i fatti miei da un pezzo? Da quanto esattamente? Chi è? Cosa vuole da me? Merda, mi esplode il cranio. Chiudo gli occhi, sopraffatta. Sento la sua mano che mi sfiora i capelli.
«Aria... Ciò che gli altri pensano di te è importante solo quando tu non sai chi sei. Io so bene chi sei, tu non ancora. Ti sorprenderà scoprire di quali risorse disponi. Ora riposa. Arriverà presto il momento in cui dovrai fare i conti con la tua vera essenza.» Apro gli occhi e lui è sparito, in compenso la televisione appesa al muro si è accesa sul telegiornale. Un altro dei ragazzi che mi hanno aggredita è scomparso nel nulla. Volto la testa verso la finestra e sul davanzale compare un altro mucchietto di cenere fumante. Inizio a temere di essere finita all'inferno e di non esserne stata consapevole fino a questo momento.
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