XXXV. L'esecuzione
La notte volgeva al termine e già l'aurora tingeva d'oro la superficie del mare quando Mess, tornata a bordo dell'Argon con un volo che l'aveva prosciugata delle ultime forze rimaste, entrò nella cucina.
«Cosa stai facendo?»
Old Tom sobbalzò e il cranio pelato sbatté contro il bordo dell'oblò. Sarebbe stata una scena comica se non fosse stato per lo sguardo infuriato del cuoco e per la velocità con cui le sue mani cercarono il moschetto appeso sulla parete accanto. D'istinto, Mess fece un passo indietro. Poi scosse la testa, incredula:
«Scusami, sono state giornate difficili per tutti. Non avrei dovuto sorprenderti alle spalle in questo modo.»
«Ragazza saggia» borbottò il cuoco con un sorriso, chiudendo la finestra. «Sin?»
«Sta dormendo.»
Mess si lasciò cadere sull'unico sgabello della cucina e rimase in silenzio a lungo, percorrendo con i polpastrelli le spaccature e le irregolarità della superficie di legno.
Sembrava passata un'eternità dalla prima volta che vi si era seduta per pelare patate.
La vista le si fece sfocata e senza quasi rendersene conto la ragazza si ritrovò stretta in un abbraccio da orso, mentre Old Tom tentava di rassicurarla e fermare i singhiozzi che le sconquassavano il petto.
«Sei ancora decisa ad assistere?»
Messalina si stropicciò gli occhi e le guance, tentando di recuperare almeno una parvenza di compostezza.
«Il solo pensiero mi spezza il cuore, ma non voglio che muoia da solo. Lyon non lo saprà, ma noi saremo lì con lui. Fino alla fine.»
Il cuoco borbottò qualcosa di incomprensibile e quando la lasciò andare la ragazza vide che anche lui si stava asciugando furtivamente gli occhi.
«Tu lo ami, è così?» domandò poi, di punto in bianco.
Le labbra di Mess si piegarono in un sorriso triste e tremulo:
«La verità è che io non ho idea di cosa sia l'amore, al di là di quel che si legge nei romanzi. Conosco così poco il mondo e me stessa... Dirti che Lyon è il grande amore della mia vita suona come una bugia. Però so che la mia esistenza sarà più vuota senza di lui e che incontrarlo è stata forse la cosa più bella che mi sia mai accaduta: tutta la gioia, l'entusiasmo e le conoscenze che mi ha regalato... E anche tutte le volte in cui mi ha fatto andare su tutte le furie... Ecco, non gli sarò mai abbastanza grata per questo.»
Le lacrime avevano ripreso a scorrere, ma questa volta Mess si scoprì incapace di fermarle:
«Oh, Old Tom! Mi ha offerto un'altra vita e io avrei tanto voluto scoprirla insieme a lui. Senza non è... Io non la voglio questa vita senza Lyon! E avrei tanto voluto dirglielo, l'altra notte, fargli cambiare idea... Ma non ho avuto né il tempo né il coraggio e ora dovrò conviverci per il resto dei miei giorni!»
Old Tom sospirò, accarezzandole i capelli con fare paterno:
«Che il Cielo ti aiuti, Messalina!»
La Plaza de Bib-Rambla, situata nel cuore antico di Granada, era famosa per due motivi.
Uno era la fontana di Nettuno completata appena un anno prima del Crollo: il tridente si era spezzato durante uno dei maremoti che avevano devastato la Spagna e quel dio imbronciato dall'arma spuntata era diventato il simbolo dell'umanità impotente di fronte a tanto caos.
La seconda ragione era quella che aveva portato Messalina, Trix, Bart e Wes ad accalcarsi all'entrata. Sin dai tempi dell'Inquisizione spagnola, infatti, quella piazza era stata eletta come luogo d'esecuzione e quel giorno dieci cappi pendolavano da altrettante forche costruite su una pedana di legno sopraelevata.
Mess respinse per l'ennesima volta l'istinto di voltare le spalle al patibolo e fuggire, rintanandosi sull'Argon come aveva fatto mastro Bell, in compagnia della sua fida bottiglia; Old Tom invece si era nascosto dietro la scusa di dover badare a un inconsolabile Sin e Mary Jane, dopo aver mantenuto la sua parte del patto, aveva mollato gli ormeggi e aveva ripreso il largo, facendo tirare un sospiro di sollievo agli inquieti ufficiali portuali. Solo l'Argon era rimasta indietro, per permettere all'equipaggio di dare un ultimo saluto al suo capitano.
Accompagnati dalle risate e dalle grida di scherno della folla, i condannati fecero il loro ingresso nella piazza scortati da un piccolo reggimento: con le manette ai polsi e alle caviglie e le ali – per chi ne era dotato – immobilizzate da robuste corde di canapa, la fuga era impossibile.
Anche perché dopo la tentata evasione della notte prima, che aveva quasi distrutto le prigioni, tutti i gendarmi erano tesi e all'erta.
Mess ne vide un paio scacciare in malo modo una vecchia che, piangendo, aveva cercato di accostarsi a uno dei prigionieri: quella scena penosa si sarebbe ripetuta molte volte nelle ore successive, dato che per ovviare alla distruzione di gran parte delle celle era stato deciso di sfoltire il numero dei carcerati.
«Credevo che ci sarebbe stata, come dire, più gente di un certo ceto» bisbigliò Bart.
Wes rispose con una scrollata di spalle:
«Lasciarlo morire in mezzo ai criminali comuni è l'ultimo affronto, per rimarcare i suoi natali. E poi, con tutto il caos di ieri notte... Nessun nobile si arrischierebbe a mettere il naso in questa piazza, neanche per alzarlo sdegnato alla vista di un corsaro inglese che viene impiccato!»
Messalina, ritta in un angolo a braccia incrociate, strinse la presa fino a lasciare i solchi delle unghie nell'avambraccio:
"Bel lavoro che abbiamo portato a termine: volevamo evitare l'esecuzione, e invece abbiamo ottenuto solo di anticiparla!"
Si rese conto di star tremando, nonostante la cappa d'afa che era scesa sulla città: una parte di lei la stava implorando di agire, di escogitare uno dei suoi colpi di testa che tante volte l'avevano tirata fuori dai guai. Invece rimase immobile mentre si consumava la sua sconfitta – la prima e di gran lunga la più amara della sua vita, pensò tra le lacrime.
All'improvviso Wes le fece un cenno, indicandole uno dei prigionieri: da quella distanza era impossibile distinguerne appieno i lineamenti, ma la figura snella e i capelli corvini che brillavano sotto il sole di metà mattinata erano inconfondibili.
«Oh, non ci riesco!» singhiozzò Trix, torcendosi le mani. «Dobbiamo fare qualcosa! Non possiamo semplicemente guardarlo morire!»
Mess l'attirò a sé, borbottando inutili parole di conforto, ma il suo sguardo rimaneva fisso su Lyon che, con compostezza incredibile, prendeva posto sul patibolo e lasciava che il boia gli stringesse il cappio attorno al collo.
Un uomo in uniforme – forse il capitano delle guardie, ma data la scarsa rilevanza dei prigionieri era più probabile che fosse un suo sottoposto – iniziò a declamare i nomi dei condannati, mentre un prete cattolico amministrava loro l'estrema unzione. Alcuni prigionieri presero a strillare come vitelli, a piangere, a invocare Dio, la Madonna, la grazia del Re e il perdono della madre; volarono un paio di bestemmie, sputate sulla folla che godeva di quel macabro spettacolo come se fosse stato un teatrino di burattini.
La nausea che Mess avvertiva alla bocca dello stomaco aumentò.
Lyon rimaneva zitto, docile e sereno, almeno da quanto si poteva giudicare dalla loro postazione.
Poi, a un gesto del proclamatore, il prete si fece indietro e le botole si aprirono con uno scatto secco, trascinando i condannati verso la morte.
Ai più si spezzò bruscamente il collo, ma alcuni, come Lyon, rimasero qualche istante sospesi a scalciare come indemoniati prima di spirare, il viso cianotico e gonfio.
Anche a Mess parve di aver perso la capacità di respirare, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e dalla bocca le sfuggivano singhiozzi incontrollati.
«Che Dio l'abbia in gloria.» mormorò Bart al suo fianco, ma la ragazza quasi non lo udì.
Le ginocchia le cedettero senza preavviso e si sarebbe ritrovata in ginocchio se Wes non l'avesse prontamente sostenuta per le spalle.
La perdita era annunciata, eppure il dolore non accennava a scemare: la colpiva a ondate, riempendole il cuore, la gola, la mente, al punto che tutto ciò che riusciva a visualizzare era il volto di Lyon, perduto per sempre.
Il viaggio di ritorno verso il porto fu per lei confuso e agitato: si lasciò strattonare lungo le vie di Granada come una bambola di pezza, troppo prostrata per prendere una qualsiasi iniziativa.
Solo una domanda, espressa da Trix tra i singhiozzi, riuscì a penetrare il suo cordoglio:
«Cosa ne sarà dell'Argon?»
Fu per rispondere a quella domanda, che vedeva nascosta negli occhi di tutti a bordo, che non appena mise piede sull'aeronave Messalina si diresse a passo spedito verso la cabina di Lyon.
Con grande sollievo, vide che nessuno accennava a fermarla o a chiederle qualcosa: la sua mente ovattata e sconvolta non avrebbe retto il confronto con il lutto di un'altra persona.
"Eppure lo conoscevo da meno tempo di tutti loro... Ah, Blackraven! Mi hai sedotta, mi hai fatto innamorare e poi mi hai lasciata da sola in balia di queste emozioni che non so controllare! Se questo è l'amore, io non lo voglio!"
Ma la morsa gelata che le stringeva il petto non accennò a farsi più leggera e Mess percorse barcollando gli ultimi passi che la separavano dalla sua meta.
La stanza era esattamente come Lyon l'aveva lasciata quando si era precipitato fuori a gettare in mare la calamita piazzata da Sylvia Bouyer: la libreria era vuota, libri, mappe e fogli di vario genere erano sparpagliati sul pavimento e la poltrona del capitano si era rovesciata, dato che i blocchi di ferro che la assicuravano al pavimento si erano rotti durante l'attacco di York.
Mess la raddrizzò, accarezzando distrattamente la stoffa damascata dello schienale e osservando quel disordine con occhi vacui.
"È tutto così irreale..."
Le sembrava che Blackraven potesse rientrare da un momento all'altro e riempire la cabina con il suo sorriso da mascalzone, per poi baciarla di nuovo come aveva fatto sul tetto della prigione.
Il suo cuore cedette senza preavviso a quel ricordo e nuove lacrime calde le corsero lungo le guance mentre la ragazza si piegava su sé stessa, le spalle scosse da tanti, piccoli singhiozzi silenziosi. Una mano gentile le sfiorò i riccioli, che la sera prima erano stati acconciati in larghi boccoli e che ora pendevano flosci lungo la sua schiena: a quel tocco Messalina si ricompose all'istante e scrollò le ali, voltandosi con cipiglio severo a redarguire l'inopportuno tentativo di consolazione.
La sua sorpresa nel trovarsi davanti Lyon Blackraven vivo e vegeto fu tale che si lasciò scappare un urlo terrorizzato: in un lampo l'uomo le fu addosso, premendole una mano sulla bocca per zittirla e al tempo stesso abbracciandola stretta come se anche lui non credesse alla realtà dei propri sensi.
«Piano, Messalina, piano» bisbigliò, asciugandole le lacrime col pollice. «Non vogliamo far prendere un colpo all'intero equipaggio, no?»
Dopo qualche minuto, il colore tornò sulle guance della ragazza e lei si liberò dall'abbraccio, continuando a fissarlo smarrita ed euforica al tempo stesso.
"Mi sta per cedere il cuore, ne sono sicura!"
D'istinto si chinò in avanti per baciarlo, poi si vergognò e si nascose dietro alle guance arrossate e a un sorriso tremulo, la mente persa dietro a mille pensieri, uno più confuso dell'altro.
«Io vi ho visto morire!» esclamò infine, quando riuscì a tirar fuori un filo di voce. «Come... Chi...»
Lyon l'accompagnò ad accomodarsi sul letto, poi si lasciò cadere sulla poltrona mentre cercava le parole adatte; a scrutarlo più attentamente sotto la luce che filtrava dall'oblò, Mess si rese conto che la prigionia, seppur breve, aveva lasciato segni profondi sull'uomo. La pelle aveva una sfumatura verdastra sotto l'abbronzatura, i lineamenti si erano fatti più duri e affilati per la fame e gli occhi colmi di inquietudine erano contornati da delle profonde ombre scure.
«La storia che vi sto per raccontare ha dell'incredibile, tanto anch'io rimango stupito nel pensare che sia accaduta davvero. Ha anche un risvolto oscuro, un mistero nel mistero, per così dire, che non ho ancora compreso appieno; e per questo vi chiedo di non parlarne nel dettaglio con gli altri, a cui più tardi darò una versione più succinta dei fatti. Ma a voi, mia cara amica, voglio dire tutta la verità...»
Le rivolse un sorriso pieno di calore.
«Chissà che con il vostro aiuto non riusciamo a venirne a capo!»
Messalina annuì e si appoggiò più comodamente sul materasso, col cuore che batteva ancora all'impazzata: non riusciva a distogliere lo sguardo da Lyon, quasi volesse ubriacarsi della sua immagine, ma la sua mente era già al lavoro, incuriosita da quella premessa.
«Dopo essere scampato all'incendio delle prigioni, sono stato rinchiuso insieme a diversi altri prigionieri nei sotterranei dell'Alahambra, dove ho trascorso il resto della notte insonne, come penso sia comprensibile per un condannato a morte. Quando stamane ho sentito il cambio della guardia, ho compreso che il sole stava per sorgere e che in poco tempo sarebbero venuti a prenderci per condurci sul luogo dell'esecuzione; ma il gendarme che venne ad aprire la cella ne tirò fuori me solo, per poi portarmi in fondo a un corridoio buio e dileguarsi, prima che io avessi il tempo di dire una parola o tentare la fuga.»
«Assurdo!»
«È quel che ho pensato anch'io, almeno finché non mi accorsi delle due figure incappucciate che erano lì ad aspettarmi.»
«Volete dire che qualcuno ha corrotto la guardia per incontrarvi prima dell'esecuzione?»
«Esatto. Purtroppo da quei due figuri ho ottenuto ben poco, ovvero solo quello che avevano intenzione di dirmi e niente più, quindi non so chi ha mosso le fila per la mia liberazione. Il più alto dei due mi annunciò, in maniera del tutto inaspettata, che il mio destino attendeva a Baltia e che non era previsto che io morissi a quel modo. Disse proprio così, senza presentare né sé stesso né il suo compagno.
E io allora chiesi come pensavano di tirarmi fuori da quei sotterranei, e dove fosse questo posto chiamato Baltia, e soprattutto loro chi accidenti fossero – perdonate il linguaggio. Per tutta risposta l'altro incappucciato, che fino a quel momento non aveva parlato, buttò indietro il cappuccio e rivelò un viso abbronzato, un paio di occhi verdi e dei capelli neri come i miei. Non mi somigliava molto, ma del resto nessuno conosce il vero volto dei corsari dell'aria: ci si basa su ritratti approssimativi, dicerie, tratti caratteristici. Il suo aspetto avrebbe tratto in inganno i carcerieri, che mi avevano visto solo la sera prima alla luce delle fiaccole, o chi pur conoscendomi avrebbe assistito all'esecuzione da lontano, come presumo abbiate fatto voi.»
Mess annuì di nuovo, affascinata da quel piano azzardato eppure così efficace.
«Compresi subito che volevano far passare quel poveraccio per me e ovviamente non ero incline a permetterlo, perciò misi bene in chiaro che non avrei fatto impiccare un innocente per salvarmi la pelle e che avrebbero dovuto trovare qualcun altro da usare nei loro intrighi. Ma stupidamente voltai loro le spalle per tornarmene nella mia cella: l'ultima cosa che ricordo è un tremendo colpo alla testa che mi ha fatto perdere i sensi. Quando mi svegliai dovevano essere passate già diverse ore e il mio sostituto era di certo già morto, quindi mi incamminai verso la fine della galleria e come pensavo mi ritrovai in riva al mare, fuori dalle mura della città.
Il resto si deve a un colpo di pura fortuna: vagavo senza meta quando in lontananza mi parve di scorgere, ancorata in questa cala nascosta, l'Argon... E non mi sbagliavo infatti. Sono salito a bordo arrampicandomi sulla catena dell'ancora e sono entrato di soppiatto qui dentro.»
«Perché?» esclamò Mess, con la voce venata di rimprovero. «Perché nascondervi dal vostro stesso equipaggio?»
Lyon parve imbarazzato:
«Ero troppo scosso, capite? Ero scampato per un pelo alla forca e volevo un po' di tempo per riflettere su questa strana giornata.»
«Oh, beh, dopotutto noi vi stiamo piangendo solo da ieri notte!» replicò la ragazza, stizzita. «Mi dispiace aver interrotto la vostra meditazione privata!»
Lui le lanciò uno sguardo divertito, chinando il capo di lato e abbozzando un cenno di scuse:
«Voi siete libera di interrompermi quando volete, Mess!»
Due ricordi, accomunati dall'attrazione silente che serpeggiava tra loro, affiorarono alla mente di Messalina e la fecero arrossire: il giorno in cui l'aveva sorpreso seminudo in quella stessa cabina e il bacio che si erano scambiati la sera prima e che, ora lo sapeva con certezza, Lyon non aveva dimenticato. C'era qualcosa, nel fondo dei suoi occhi verdi, che le suggeriva che la questione fosse tutt'altro che chiusa e che il corsaro aveva ritenuto più opportuno rimandarla – forse per lasciarle il tempo di riprendersi dalla sorpresa, forse perché anche lui non riusciva a scrollarsi di dosso la brutta avventura.
La ragazza aggrottò la fronte e sviò la conversazione su un altro argomento.
«Quindi abbiamo a che fare con degli uomini che preferiscono agire nell'ombra, non rivelano il loro nome né il loro volto e dispongono delle vite umane come se fossero sassolini sotto la pianta dei piedi!»
Blackraven assentì con un cenno del capo:
«Eppure non è questa la cosa più spaventosa di quegli individui incappucciati. No, la cosa che più mi ha inquietato è che non credo che quel ragazzo... Quello impiccato al mio posto... Fosse stato drogato o in qualche modo costretto a essere lì. Aveva uno sguardo lucido e attento e pareva consapevole di ciò a cui stava andando incontro.»
«Si è immolato di sua sponte? Ecco, questo sì che mi fa venire i brividi...»
Tacquero entrambi per un po', ma Mess era troppo irrequieta per restare in silenzio a lungo.
«Quindi ora che avete intenzione di fare? Torniamo a Londra? Vostro padre e vostra sorella impazziranno dal dolore quando giungerà la notizia che siete stato impiccato a Granada!»
Lyon liquidò la questione con una scrollata di spalle.
«Manderò loro una lettera per rassicurarli. No, noi abbiamo una questione più urgente da sbrigare: il viaggio verso Baltia impiegherà almeno un paio di settimane!»
Messalina sgranò gli occhi:
«Quindi sapete dove si trova!»
Con un sogghigno furbo sul viso, l'uomo sfilò un foglio stropicciato dalla tasca interna della giacca:
«I miei misteriosi salvatori sono stati così gentili da tracciarmi una rotta. Dovremo far scorta di provviste e vestiti pesanti: nelle Terre Bianche l'estate non è meno rigida dell'inverno!»
Questo capitolo ha avuto una gestazione lunga e complicata: ho più volte cambiato idea su come e se presentare l'esecuzione vera e propria e come far comparire di nuovo Lyon... Insomma, non ne sono pienamente soddisfatta, mi sembra che qualcosa non funzioni :/
Comunque, il succo è che ora l'Argon sta voltando la prua verso Baltia: curiosi di scoprire cosa vi troveranno? 😏
Enjoy ❤️
Crilu
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