Una serata diversa
I lampioni si erano accesi da ore, illuminavano i marciapiedi bui, i ragazzi ben vestiti che camminavano verso il centro nascondendo le camicie bianche e i vestitini corti sotto grossi giubbotti. Quella mattina aveva nevicato con insistenza, ma aveva smesso dopo pranzo e i cumuli di neve si erano ridotti a poltiglia scura che rendeva la zona ancor più triste. Era sera inoltrata, ma l'imponente grattacielo dal quale uscì Min Yoongi era ancora illuminato dalle luci artificiali. Il trentenne dai capelli neri scuro uscì dalla porta principale, aspettando che questa si aprisse e lasciasse che il freddo entrasse al posto suo.
L'impiegato chiuse meglio la propria giacca, si legò intorno al collo la sciarpa che teneva nella grossa tasca, fece un profondo respiro, il suo fiato si trasformò in una nube grigiastra, congelata nel freddo.
Sollevò il braccio destro, che teneva la ventiquattro ore; con la mano opposta si spostò le maniche per osservare il proprio orologio da polso, sospirò nel notare quanto fosse in ritardo: «Mi terrà il muso tutta sera.» commentò leggermente agitato tra sé e sé. Prese il proprio pacchetto di sigarette, ne estrasse una e la intrappolò tra le labbra, accendendola e dando il primo tiro con tutto il fiato che aveva in corpo, sperando che l'agitazione e la tensione che provava sia per la giornata lavorativa burrascosa appena finita che per la serata che doveva ancora venire venissero calmate.
Prese il telefono, lesse gli ultimi messaggi e sbuffò istintivamente: «È già incazzato.» commentò bruscamente facendo scossare la lingua al palato.
Rimise il telefono in tasca e si incamminò verso l'ingresso della metro dove venne investito dalla caotica ora di punta: lavoratori che rientravano a casa, giovani studenti che volevano raggiungere qualche locale per fare aperitivo, anziani che non avevano niente da fare, mendicanti, suonatori. Min Yoongi si mise gli auricolari, ascoltò qualche minuto musica jazz, ma la interruppe presto per rispondere all'ennesima chiamata di lavoro, parlando con la mano davanti alla bocca, allontanando con un gesto infastidito il clochard di turno che chiedeva qualche spicciolo.
Quando arrivò alla sua fermata quasi non se ne rese conto e dovette alzarsi di scatto dalla propria seggiola per scendere prima che le porte si chiudessero: «Senti, ti devo lasciare, domani ne parliamo meglio insieme al direttore Kim, così decidiamo direttamente come suddividere le fasi.» aveva voglia di mandarlo a fanculo, ma sorrise senza volerlo, abituato a fingere di persona «Buona serata anche a te.» interruppe la telefonata «Questo coglione».
Salì le scale, raggiunse l'esterno, di nuovo fu investito dal freddo ma, questa volta, venne inondato anche dal rumore del centro, dal vociare, dalle risate, dagli odori dei profumi e del cibo, dalla musica dei locali, dall'immensa folla che sembrava volerlo spintonare a tutti i costi: «Odio questa zona».
E Jimin lo sapeva che il suo ragazzo non la sopportava, ma aveva comunque mandato un messaggio in cui lo invitava – sebbene sembrasse più un'imposizione – ad uscire con lui, quella sera, in uno dei locali che frequentavano quando avevano cominciato ad uscire assieme, dieci anni prima. Probabilmente la gestione non sarebbe stata nemmeno la stessa, probabilmente non si mangiava più così bene o era rimasto il solito bar con cocktail scadenti e cibo a buffet decente pieno di ragazzini. Probabilmente avrebbe stonato, ancora vestito con abiti da ufficio, tra tutti gli studenti universitari intenti a cominciare serata, mentre per loro sarebbe stato il primo e ultimo locale della serata, prima di andare verso casa morti di sonno.
Si fece spazio tra la folla, usando la valigetta come scudo portandola al petto, finché non raggiunse la strada e, aspettando che uno dei tanti taxi lo lasciasse passare, oltrepassò raggiungendo la parte opposta; camminò una decina di minuti finché non raggiunse il posto. L'insegna al neon illuminava la fila non ancora chilometrica – dato che non erano neanche le nove di sera – di ragazzi, in fondo, sotto la lettera elle di Milk and Cereal – il nome del locale -, c'era una chioma bionda che riconobbe immediatamente.
«Finalmente!» si lamentò Jimin sollevando gli occhi al cielo e sbattendo le mani sui fianchi.
Yoongi sospirò desolato, annuì e gli fece segno di mettersi in fila: «Tesoro, lo sai che è un periodo del cazzo.» si piegò per salutarlo con un bacio a stampo, l'altro ricambiò senza pensarci «Il progetto sta per cominciare».
Jimin portò le braccia al petto, serrò la mascella: «C'è sempre un progetto che deve cominciare».
Il fidanzato non rispose, aveva ragione e non poteva farci nulla, ormai erano anni che lavorava in quell'ambiente e sebbene avesse avuto i suoi momenti di gloria e i suoi aumenti, doveva ammettere che era stancante uscire sempre oltre l'orario normale. Avrebbe potuto scusarsi, ma in fondo perché farlo? Quello era lavoro, non poteva certamente andarsene a metà riunione perché voleva andare a fare aperitivo con il suo fidanzato.
Rimasero quindi silenziosi per qualche minuto, facendo qualche passo in avanti quando qualche gruppo a inizio fila veniva fatto entrare: «Com'è andata la tua giornata?» chiese improvvisamente Jimin.
Dieci anni insieme. Dieci anni. Dieci.
Yoongi cominciò a raccontare cosa aveva fatto, riformulò la domanda, ascoltò pigramente il fidanzato. Era così che andava, ormai. A nessuno dei due succedeva niente di emozionante, ma quando si ritrovavano a casa loro, nel loro piccolo appartamento in affitto, parlavano del proprio lavoro, delle cose successe. A nessuno dei due interessava davvero, ma dovevano farlo. Così facevano le coppie.
Altrimenti ci sarebbe stato silenzio.
Yoongi non faceva altro che pensarci negli ultimi mesi: la noia aveva coperto ogni cosa. Le loro cene, i film che vedevano e che non riuscivano a finire perché si addormentavano sul divano, i loro weekend, le loro notti assieme, ripetitive. Il giovedì facevano l'amore. Ogni giovedì sera, perché sapevano che il giovedì era quella sera. All'inizio era piacevole, avere quella serata, poi era diventato ripetitivo, ma nessuno dei due aveva fatto nulla, avevano continuato ad averla, a portarsi nel loro letto matrimoniale finché, combattendo il sonno, uno dei due non si avvicinava per prima alla ricerca di un bacio, uno di quelli più audaci che mai si davano il resto dei giorni, lasciando che il tocco delle loro labbra fosse semplicemente un saluto, un bravo, un grazie, un ti amo.
Lo amava, se ne rendeva conto quando si svegliava la mattina e lo aveva a fianco, quando al lavoro era un periodo peggiore dell'altro e Jimin gli massaggiava le spalle e lo accarezzava tra i capelli ricordandogli che era il migliore, quando tornava dopo di lui – sebbene uscisse prima dal lavoro – perché era passato in qualche negozio a comprargli qualcosa che aveva visto e pensava avrebbe potuto fargli comodo o sarebbe potuto piacergli. Lo amava, e se ne rendeva conto perché tutti gli altri non sembravano la metà di lui, perché nessun uomo gli sembrava tanto bello, tanto simpatico o intelligente.
Ma era così annoiato.
«Finalmente!» esclamò Jimin, di nuovo, ma questa volta con il sorriso stampato in faccia, prendendolo a braccetto e trascinandolo nel locale.
Era rimasto pressoché invariato, forse solo la musica era leggermente più alta di come lo ricordava – o forse gli dava solo più fastidio. Scesero le scale, si ritrovarono nella folla di uomini già intenti a ordinare al bancone, a sedersi ai tavolini bassi con un piattino stracolmo. Al centro della pista da ballo – sebbene la serata danzante non fosse ancora cominciata – un lungo tavolo imbandito mostrava ogni tipo di cibo possibile tra tipi di pasta, salumi e focacce.
Yoongi e Jimin trovarono un posto e si sedettero, Jimin gli disse di rilassarsi, che sarebbe andato lui a prendere da mangiare e da bere, l'altro annuì stanco, donandogli un bacio a stampo come grazie.
L'ora successiva fu la solita noia: si tolsero i giubbotti, si misero comodi, parlarono di vecchie serate in quel locale, della qualità del cibo, di dover uscire più spesso. Lo dicevano sempre, ogni volta che uscivano, ma non lo facevano mai.
La musica si alzò leggermente, il tavolo del buffet venne tolto dalla sala, Yoongi guardò di nascosto l'orario dell'orologio sbadigliando, si chiese quanto ancora poteva far finta di voler stare lì e quando avrebbe potuto chiedere a Jimin di tornare a casa, senza risultare scortese. Si rispose da solo, mentalmente, che neanche un minuto andava più che bene.
«Penso che sia ora di ballare.» disse avvicinandosi all'altro per farsi sentire meglio.
Jimin lo guardò confuso: «Cosa? Vuoi ballare?» lo chiese stupito, quasi spaventato.
«Sei pazzo?» rispose ironicamente l'altro «Intendevo che ora si metteranno a ballare...»
Jimin schiuse le labbra per rispondere, ma nessuno dei due ebbe tempo di fare nulla: una terza figura si palesò tra loro sedendosi sul divanetto, facendosi spazio proprio tra i corpi di entrambi e mettendosi in mezzo, dividendoli.
«S-scusa?» chiese Yoongi spalancando gli occhi a quella maleducazione.
Il ragazzo tra loro si girò con un sorrisetto beffardo verso Yoongi: «Tranquillo, ti perdono per rendere questo locale una vera noia, sono venuto in tuo soccorso». Jimin rimase in silenzio a guardare la scena. Yoongi boccheggiò a vuoto.
«Ma chi ti credi di essere?» borbottò in imbarazzo il trentenne, fissando la figura del nuovo arrivato ancora incredulo.
«Giusto, presentiamoci.» il terzo fece un grosso sorriso malizioso e allungò una mano verso Yoongi «Sono Jungkook.» ma questo non rispose né ricambiò la stretta di saluto. Jungkook fece spallucce e si girò verso Jimin, mostrando a lui la mano tesa. Il più piccolo abbassò lo sguardo sulle sue dita per poi, con il volto imporporato di rosso, alzare la propria mano e rispondere un debole: «Jimin».
«Non dare confidenza a questo ragazzino.» borbottò il maggiore dando un colpetto leggero alla spalla del nuovo arrivato «Vedi di levarti, a-anzi...» si girò, prese il suo giaccone tra le mani «Andiamocene noi, Jimin».
«M-ma Yoongi...» il più piccolo non aveva nessuna voglia di andarsene, così come Jungkook non aveva nessuna voglia di farlo scappare via. Le grosse mani del nuovo arrivato trattennero il trentenne per le spalle, il suo busto si girò del tutto verso di lui, un sorriso dolce gli spuntò sul volto.
«Dai Yoongi, stavo solo scherzando, sono venuto qui per cuccare, ma non mi si incula nessuno e voi eravate gli unici a non pomiciare senza pietà.» gli occhi scuri e sottili del maggiore si guardarono intorno senza volerlo, constatando che effettivamente la situazione si era trasformata velocemente nel solito porcaio da discoteca, ma tornò con gli occhi su Jungkook quando la sua voce tornò forte alle sue orecchie «Vi offro da bere e mi tenete compagnia? Non voglio tornare ora a casa, mi deprimerò da solo.» arricciò il naso in modo carino, quasi chiedendoglielo con gli occhi.
Yoongi sollevò il sopracciglio, incerto, poi spostò la visuale sul suo ragazzo che, con volto leggermente spaesato, fece spallucce e sollevò il pollice, mimando con le labbra alcool gratis.
Chi poteva rifiutare una bevuta?
I tre si ritrovarono da lì ad una mezz'ora a chiacchierare allegramente, scoprendo che Jungkook non era poi così male: era simpatico, sapeva tenere una conversazione accesa senza monopolizzare la scena, facendo spesso domande ad uno dei due, e aveva consigliato loro due ottimi drink, spiegando che fosse stato un barista anni prima, durante il suo anno sabatico prima di cominciare l'università.
Sembrava un ragazzo dolce, pieno di passione, una ventata d'aria fresca per una serata diversa.
Il primo giro offerto susseguì un secondo, poi furono i due fidanzati ad offrire il terzo e a metà bicchiere tutti e tre già ridevano a battute senza senso e a racconti sbiascicati, asciugandosi le lacrime e sentendosi leggeri grazie all'alcool.
Jimin si portò i capelli biondi indietro, mostrò la fronte rossiccia e leggermente sudata, soffiò aria sofferente: «Vado in bagno a pisciare...» arricciò il naso e si alzò leggermente barcollante «Che palle ci sarà una fila assurda, ci metterò una vita».
Gli altri due risero, lo presero in giro e lo seguirono con lo sguardo fino a che non girò l'angolo, tornando poi a guardarsi nello stesso istante, sorridenti. A Yoongi, Jungkook era sembrato un ragazzino invadente e fastidioso, ma si ritrovò a pensare che forse si era semplicemente trovato da solo in un posto pieno di gente, sentendosi fuori luogo; forse li aveva notati e aveva pensato per minuti interi a come approcciarsi per fare amicizia.
Magari non si era neanche accorto che erano una coppia.
«Jimin è proprio carino».
Sul volto di Yoongi si spende il sorriso. Le sue labbra rimasero incurvate verso l'alto, ma i suoi occhi non erano più così felici, complice l'alcool a rendere il suo volto un libro aperto.
D'altronde loro non si tenevano più per mano, non si guardavano maliziosamente, non si baciavano più giusto per il gusto di farlo. Chiunque, ad occhio esterno, avrebbe potuto prenderli per semplici amici intimi.
Yoongi decise di chiarire subito la questione, si avvicinò al suo orecchio per farsi sentire bene – dato che il volume della musica era solo aumentato – e disse: «È il mio ragazzo».
Jungkook rise, il suo naso si arricciò dolcemente: «Lo avevo capito, volevo solo fargli un complimento.» i suoi occhi neri si legarono a quelli ancor più scuri di Yoongi, poi tutto cambiò.
La sua espressione dolce mutò all'improvviso, trasformandosi in seria e affascinante «Anche tu sei carino, sai?» la mano che non teneva il drink si appoggiò sulla sua gamba, a pochi centimetri dal cavallo dei suoi pantaloni «Sei molto carino».
Yoongi si immobilizzò all'improvviso, deglutì. L'alcool sembrò aiutarlo ad abbassare gli occhi sul corpo del giovane seduto al suo fianco, osservò velocemente le cosce muscolose fasciate dai jeans neri strappati, le grosse braccia mostrate dalle maniche della camicia bianca tirate fino al gomito, il collo teso, la mascella ben delineata, i capelli neri e mossi che gli cadevano lungo le guance coprendogli le orecchie, il taglio degli occhi affascinante.
Il trentenne non si ritrovava spesso in luoghi del genere, non beveva spesso e sempre non tanto spesso qualcuno gli faceva complimenti guardandolo in quel modo, toccandolo vicino alla sua voglia.
In quel preciso istante pensò che se non ci fosse stato Jimin avrebbe volentieri provato a baciarlo.
Ma Jimin c'era, e lui lo amava davvero. Appoggiò la mano su quella dell'altro, semplicemente appoggiata e immobile sulla sua gamba, e la spostò: «Jimin è il mio ragazzo.» lo ripeté, più sicuro.
Jungkook si morse il labbro inferiore, respirò a fondo, osservò la bocca dell'altro: «E io ti ho già detto che lo trovo davvero carino?» si spostò leggermente sul divano, avvicinandosi ancora di più con il corpo a quello del più grande, si sporse verso il tavolino per appoggiare il suo drink, poi tornò da lui, poggiò un braccio sullo schienale, dietro Yoongi, e l'altra mano tornò alla sua gamba, sempre nello stesso punto «Vi trovo, entrambi, davvero sexy».
Yoongi si paralizzò nuovamente sul posto, questa volta più confuso che altro, senza capire che stesse succedendo, cosa volesse dire. Ci stava provando con lui? O gli stava chiedendo di poterci provare con il suo ragazzo? Perché dirgli che trovava Jimin carino per poi toccarlo così? Perché gli aveva detto di trovare sexy anche il suo ragazzo se ora muoveva la sua mano sempre più internamente, sempre più vicino alla sua ormai ben formata erezione? Yoongi non riusciva a non sentire un brivido lungo la schiena mentre le labbra del nuovo conoscente gli sfioravano l'orecchio e gli respiravano il suo fiato caldo addosso: «Perché non continuiamo tutti e tre la serata in modo più...» la sua mano continuò a muoversi, trovò la sua voglia sotto i pantaloni, la massaggiò senza vergogna, con possessione «...soddisfacente».
Yoongi non riuscì a non chiudere gli occhi, allargare leggermente le gambe, lasciargli più spazio per farsi toccare, piegare leggermente la testa quando la lingua di Jungkook gli accarezzò la mascella e scese sul collo. Respirava in affanno, eccitato come mai si ricordava di essere stato e, soprattutto, come neanche lontanamente era stato negli ultimi anni.
Jungkook era bello, era affascinante, era sexy e giovane, gli stava mordendo il collo, lo stava toccando in mezzo alle gambe: «N-non è il tipo...»
La lingua dell'altro tornò al suo orecchio, i suoi denti gli mordicchiarono il lobo: «E tu? Tu sei il tipo?» la sua mano continuò a sfiorare la sua lunghezza, che via via si faceva più dura, Yoongi sembrò non riuscire a rispondere «Yoongi...» soffiò il suo nome leggermente in affanno «Tu sei il tipo?» lo ripeté «Ci faresti godere?»
A Yoongi mancò il fiato, sentì il petto stringersi, il volto andare a fuoco alla sua voce erotica all'orecchio, alle sue carezze, ma improvvisamente tutto finì. Il trentenne riaprì gli occhi aprendo e chiudendo la bocca, con le gambe ancora ben aperte, l'erezione ben visibile sotto i pantaloni, la scia di saliva sul collo. Girò la testa verso Jungkook e lo osservò avvicinarsi al proprio drink, riprenderlo e girare il volto verso il corridoio, tornando a sorridere dolce: «Sei tornato! Ci hai messo una vita!»
Yoongi chiuse le gambe istintivamente, girò il volto anch'esso e ritrovò la figura del fidanzato con il volto rosso intenta a barcollare tra le persone, con il suo stupendo sorriso stampato in faccia, l'espressione allegra, lo sguardo basso mentre stava attento a non poggiare le scarpe su alcool caduto a terra: «Però sono pronto per il prossimo giro!» esclamò sollevando i pugni in aria.
Il trentenne deglutì a sforzo, portò i capelli all'indietro, sudati, fece profondi respiri, si chiese cosa stesse facendo, cosa aveva lasciato che succedesse, diede la colpa all'alcool, ma si rese conto anche da brillo che forse la colpa era solo sua e della noia.
Si obbligò a girare il volto verso il proprio fidanzato seduto dall'altra parte, separato da lui da un ragazzo così tanto bello da togliere il fiato, si chiese se davvero avesse provato a trovare qualcuno e non avesse trovato nessuno, se non avesse semplicemente voluto andare da loro a portarli alla rovina, per divertimento.
Yoongi si rese conto di doversene andare, di dover prendere Jimin per mano e scappare da lì, di non voler rovinare nulla perché per quanto tutto ciò che avevano fosse diventato tanto quotidiano da essere sempre uguale, preferiva mille volte averlo al suo fianco senza emozioni che non averlo e soffrire tremendamente.
Yoongi si rese conto di doversene andare, se ne rese conto, ma quando Jungkook alzò la mano verso Jimin e gli spostò i capelli dietro l'orecchio e il suo ragazzo ridacchiò guardando il loro nuovo amico, portando la cannuccia alle labbra, girandoci la lingua intorno, facendo salire e scendere il suo pomo d'Adamo, il suo fidanzato non riuscì a dire nulla, rimanendo a guardarli mordendosi il labbro inferiore.
Continuarono a bere, continuarono a chiacchierare, ma qualcosa era cambiato improvvisamente: i loro sguardi non erano più così divertiti, si erano fatti tutti e tre più vicini, ridevano sfiorandosi le braccia a vicenda, Jungkook aveva appoggiato le braccia sulle spalle di entrambi, li teneva attaccati al suo fianco, girava lo sguardo da uno all'altro fissandosi intensamente negli occhi eccitati di Yoongi, in quelli piacevolmente confusi di Jimin. Il nuovo arrivato cominciò a sfiorare il collo del biondo, cominciò ad accarezzargli la mascella mentre gli parlava, ad avvicinarsi sempre di più con la scusa del volume alto per parlargli all'orecchio, per lasciare che le sue labbra gli sfiorassero la pelle per sbaglio; Jimin sembrava tremare ogni volta, sollevando lo sguardo verso il proprio fidanzato con il viso imporporato.
«Dai passiamo alle domande più interessanti.» propose Jungkook guardando prima uno e poi l'altro, ben appoggiato allo schienale e lasciando che fossero gli altri due a staccarsi da esso per farsi guardare entrambi «Visto che state assieme, chi bacia meglio tra i due».
Yoongi e Jimin si guardarono velocemente poi tornarono a fissare Jungkook e, insieme, risposero: «Io.» tornando a guardarsi con un sorrisetto divertito, complice, come erano sempre stati. Si amavano, amavano scherzare, prendersi in giro.
«Ah!» esclamò Jungkook scoppiando a ridere «L'eterna sfida dei fidanzati! Chi bacerà meglio?»
Yoongi fece scoccare la lingua al palato: «Io ho avuto un sacco di ragazzi, Jimin prima di me è stato solo con un paio di sfigati.» commentò divertito, buttando un'occhiatina al proprio fidanzato che, indispettito, incrociò le braccia al petto.
«Solo perché eri un cazzone e io uno serio, bello.» distolse quell'incrocio, poggiò le mani sul divanetto sotto di loro, si avvicinò a Jungkook «Io bacio meglio e ho delle labbra bellissime».
Gli occhi scuri del nuovo amico le osservarono silenziose per qualche istante, per poi commentare con un: «Questo è vero, sembrano fatte per baciare.» si morse le proprie, rialzò lo sguardo su quello dell'altro, improvvisamente in imbarazzo, ma piacevolmente colpito.
«Grazie.» ridacchiò, abbassando la testa, e l'avrebbe ritirata su solo dopo tanto, perché gli girava un po', se non fosse per le parole successive che pronunciò Jungkook.
«Posso deciderlo io chi bacia meglio».
Jimin sollevò il volto, con bocca spalancata e occhi liquidi e tremendamente confusi fissi in quelli del giovane universitario, Yoongi rimase immobile a guardarli.
«I-in che senso?» chiese con voce flebile, sebbene tutti e tre avessero capito.
Jungkook allargò il sorriso piano, mostrò tutta la sua malizia, si leccò le labbra: «Ti bacio e ti dico se le tue labbra sono davvero fatte per baciare, poi bacio il tuo fidanzato e...» si staccò dal divanetto, si allungò leggermente verso Jimin, fermandosi a pochi centimetri da lui «Poi decido».
La musica di sottofondo fu l'unica cosa che si sentì, tutti e tre trattennero il fiato, aspettando che qualcuno facesse qualcosa. Jungkook aspettava un assenso, Jimin aspettava che il suo fidanzasse si incazzasse, Yoongi aspettava solo che l'uomo che amava baciasse un altro.
Nessuno fece nulla. Poi Jungkook decise che tutti volevano la stessa cosa, decise per loro, e eliminò i centimetri che lo separavano dalle labbra del biondo, lasciandogli un bacio a stampo giocoso.
Jimin si ritrasse immediatamente, si girò di scatto verso Yoongi, ma questo non sembrava avere nessuna reazione, semplicemente respirava più profondamente, deglutendo di tanto in tanto. Jimin tornò a guardare Jungkook, rosso in volto.
«Mi aspettavo un bacio migliore da quelle labbra.» sollevò le spalle e lo guardò prendendolo in giro.
La voce di Yoongi parlò per il fidanzato: «Ma quello non era neanche un bacio...» non sembrava divertito né arrabbiato, semplicemente constatò quello che sembrava un fatto, serio, sollevando lo sguardo verso quello del fidanzato «Vero Jimin?»
Il biondo deglutì, sbatté le ciglia più volte, come per mettere a fuoco, poi guardò il nuovo amico, così dannatamente bello, e si riavvicinò a lui con foga: poggiò le labbra su quelle dell'altro, piegò la testa di lato, schiuse la bocca. La mano sinistra di Jungkook si alzò all'improvviso sulla sua testa, si infilò tra i suoi capelli, lo tirò a sé più forte; la mano destra si appoggiò subito alla gamba di Yoongi, queste si aprirono di nuovo, le dita trovarono presto alla cieca la sua erezione, ricominciando a giocarci da sopra i pantaloni.
Yoongi guardava il suo fidanzato ansimare sulla bocca di un altro, guardò le sue labbra morse da denti che non erano i suoi, la lingua che aveva avuto sul proprio corpo legata a quella di uno sconosciuto che lo stava toccando; Yoongi non era mai stato così eccitato prima d'ora.
Jimin sembrò colpito da un'ondata improvvisa di coraggio, sembrò riempirsi di voglia, sembrò non riuscire quasi a fermarsi: spinse le labbra di più su quelle di Jungkook, lasciò che la saliva colasse lungo gli angoli della bocca tanto bagnato stava diventando quel bacio, lasciò che una mano gli stringesse i capelli, che un'altra che conosceva a memoria gli accarezzasse la schiena, che la bocca di Yoongi si posasse sul proprio collo mentre baciava un altro davanti a lui.
Il biondo si mise improvvisamente a cavalcioni su Jungkook, poggiò una mano sul suo petto, accarezzandoglielo, e l'altra mano sulla testa del suo fidanzato, spingendolo sul proprio collo.
Quel bacio durò a lungo, mutò senza volerlo, confusamente, facendo ritrovare le labbra di Jimin su quelle del proprio fidanzato e le mani dello sconosciuto sul suo sedere, la sua lingua prima sulla sua mascella poi sul collo di Yoongi, riassaggiandolo di nuovo. Tutto diventò strano e bello, e nessuno dei tre continuò a chiedersi cosa stesse succedendo, dando per scontato che fosse giusto, che a tutti andasse bene.
E tra un bacio, un ansimo, un andiamocene, un prendersi per mano a vicenda, ancora leggermente ubriachi, i tre si trovarono ad entrare nella stanza di un motel, prendendo una doppia con un solo matrimoniale, perché nessuno aveva intenzione di dormire.
Yoongi aprì la porta, lasciò che gli altri due entrassero, che facessero cadere i giubbotti a terra, gli diede le spalle per richiuderla velocemente dietro di loro e si rigirò a guardare lo squallido posto nel quale erano capitati: il color marrone predominava la scena, le grosse tende coprivano l'esterno, il letto fatto dava l'idea di essere stato usato così tanto da sembrare sporco, sebbene ancora non lo avessero disfatto. Le sensazioni che quella stanza emanava erano sporche, segrete, legate al sesso e, forse, proprio per quello la rendeva ancor più perfetta.
Yoongi appoggiò la schiena alla porta, guardò Jungkook prendere il suo fidanzato per le mascelle, baciarlo con possessione, leccargli le labbra, il mento, spingendo il suo corpo e facendolo camminare all'indietro, finché le gambe di Jimin non toccarono il letto matrimoniale e i due si lasciarono cadere sul materasso. Jimin si spinse fino al centro, Jungkook si mise su di lui, a cavalcioni, ma non ritornò sulla sua bocca, lo guardò dall'alto, eccitato, per qualche secondo, poi si girò verso Yoongi: «Vuoi solo guardare?»
Il trentenne fece un profondo respiro, osservando i capelli scompigliati di entrambi, gli occhi lucidi, le labbra gonfie e i volti bagnati: «No.» non si sentiva di tante parole, aveva solo voglia di fare, di guardare, di vivere. Si incamminò piano verso di loro, osservato da entrambi ancora sul letto: Jungkook lo fissava malizioso, si mordeva il labbro, lo squadrava da capo a piedi, Jimin, invece, lo osservava confusamente eccitato, quasi felice, forse sollevato.
Yoongi raggiunse il letto, poggiò un ginocchio sul materasso, portò le mani alla giacca che ancora indossava, la fece cadere a terra, sotto lo sguardo silenzioso degli altri due. Appoggiò le dita al bordo del proprio maglione, lo sollevò e lo tolse di dosso, buttandolo senza cura insieme all'altro indumento sul pavimento. Yoongi fece per sbottonarsi la camicia, ma Jungkook fece più in fretta a portare le mani sulle sue, a bloccarlo: «Lo facciamo noi...» parlò per entrambi, ma Jimin non dispiacque.
Dopo pochi secondi entrambi furono in ginocchio, davanti a trentenne, Jungkook gli leccava il collo da sinistra, portando le dita affusolate sui bottoni e spogliandolo con velocità, Jimin gli mordeva l'orecchio da destra, le sue mani già sulla fibbia della cintura per levargliela. Le mani dello sconosciuto gli tolsero la parte sopra, la lasciarono scivolare a terra, Jimin fece sfilare il cuoio dalle asole dei pantaloni, la appoggiò sul materasso delicatamente, passando poi ai bottoni dell'ultimo capo rimasto.
Le mani del maggiore sfioravano le loro schiene, li tiravano a sé, gli accarezzavano i glutei ancora coperti, desiderando di toccare la pelle di entrambi, di assaggiare il sapore del loro corpo, senza però voler interrompere quella straziante e lenta danza erotica dei preliminari.
Venne accompagnato il suo corpo sul letto, la sua schiena venne fatta adagiare sulle coperte ancora ben tirate, sebbene si stessero sgualcendo ogni movimento sopra di esse. I suoi pantaloni vennero tirati dal basso, venne spogliato del tutto, rimanendo in mutande, accaldato, sebbene fuori facesse freddo.
Yoongi mise le braccia dietro la testa, sopra il cuscino, osservando gli altri due intendi a spogliarsi a vicenda, tornati con la bocca uno sull'altra, assaporandosi in morsi quasi volessero mangiarsi, quasi non riuscissero a fermare la loro voracità. Gli occhi neri e sottili del maggiore si fissarono sul corpo del fidanzato, da mani che non erano le sue che lo spogliavano, gli accarezzavano gli addominali, gli stringevano la pelle, sulla sua bocca aperta che respirava affannosamente, dagli occhi semi chiusi, dall'espressione eccitata, dal volto arrossato. Jimin era la cosa più sensuale che esisteva, per Yoongi, e vederlo sotto le mani di un altro non riusciva a far scaturire in lui gelosia, non quando sembrava così appagato.
I tre rimasero presto in mutande, si buttarono sul letto, avvinghiati tra di loro: Yoongi in mezzo, Jimin e Jungkook al suo fianco, gli baciavano il collo, lo accarezzavano ovunque, facevano scivolare le loro dita sul suo petto, sopra le mutande per accarezzargli l'erezione già ben formata; le bocche di entrambi gli lasciavano scie di baci, di morsi, le loro lingue gli disegnavano nuove strade bagnate dal collo alle mascelle, alle labbra. Si trovarono entrambi a mordergli le labbra, le lingue di tutti e te vennero fatte fuoriuscire dalle bocche per giocare insieme, scoprirsi in un nuovo bacio che i fidanzati non avevano mai provato, una danza erotica fatta di saliva che si scambiavano tutti in un momento confusionario ma appagante.
La mano destra di Yoongi scivolò dalla schiena di Jimin fino alle sue mutande, si infilò nel suo intimo, gli strinse i glutei e lo tirò sul suo fianco, gli accarezzò lo spacco tra le natiche, trovò facilmente la sua apertura, ci giocò, ci entrò con due dita sentendo gli ansimi del fidanzato, pregustando quando sarebbe stato pieno di lui o dell'altro. La mano sinistra salì sulla schiena di Jungkook, arrivò alle sue spalle, al suo collo, si infilò tra i suoi capelli lunghi, li tirò, lo tirò a sé poi li tirò di nuovo allontanandolo leggermente. Yoongi piegò la testa di lato e si impossessò da solo della bocca di Jimin, spinse la testa di Jungkook sul proprio petto, chiedendogli silenziosamente altro.
La lingua di Jungkook lasciò spazio alle altre due di amarsi da sole, passò alle sue clavicole, scese sui capezzoli del trentenne, li mordicchiò appena, giocoso, poi continuò a scendere lasciando morsi e succhiotti sulla sua pelle, finché i suoi denti non raggiunsero l'elastico delle mutande e lo tirarono verso il basso, aiutato dalle mani. Yoongi venne fatto spogliare del tutto, lasciando che la sua erezione si alzasse vistosamente, lasciata libera solo per poco perché la bocca del loro nuovo amico la inglobò in un sol gesto, rapido, sicuro e capace, portando la sua saliva e quella degli altri ancora nella sua bocca sul suo membro. Yoongi ansimò, strinse la mano tra i suoi capelli che mai avevano lasciato la sua nuca, lo aiutarono a trovare il ritmo che più lo appagava, scendendo rapido ma risalendo lentamente, molto lentamente.
Jimin continuava a baciarlo, a godere delle cure delle dita del fidanzato nel suo corpo, strusciandosi sulla sua gamba, facendogli sentire la voglia che aveva di continuare, senza fretta di finire subito quella nuova esperienza che tanto lo stava facendo star bene. Si teneva leggermente sollevato, il biondo, mettendo il peso del corpo sull'avambraccio, l'altra mano libera di vagare sul collo dell'uomo che amava, di scendere sul suo petto, di trovare la testa dell'altro, di infilarsi nei suoi capelli, di sentirlo scendere e abbassarsi: «Voglio farlo io.» si ritrovò a dire ad alta voce i suoi pensieri sconnessi, le sue voglie improvvise. Nessuno dei due capì, troppe le cose che stavano succedendo in quel momento, ma Jimin si staccò dalle labbra di Yoongi, si abbassò velocemente interrompendo il giocar delle dita dell'altro tra i suoi glutei, si ritrovò poco un istante vicino al volto di Jungkook con le labbra.
Lo sconosciuto lo guardò curiosamente, osservò le sue labbra gonfie e bagnate, pensò a quanto doveva essere bello farselo succhiare da quella bocca, che aveva scoperto saper baciare effettivamente così bene da morirci. Arrivò alla base con le labbra, risalì svuotando d'aria la bocca, arrivò alla punta e fece scoccare le labbra sul membro dell'altro: «Vieni.» ma non lo disse a Yoongi, lo disse a Jimin, lo invitò a giocare insieme a lui. Entrambi si misero a leccare la lunghezza dell'altro, a inglobarlo e lasciarlo libero, si ritrovarono sulla punta ad incrociare le lingue sul suo glande, si diedero l'ennesimo bacio, senza fiato, tirandosi a se con ardore. Jungkook si sollevò in ginocchio, lasciò che Jimin assaporasse la sua saliva, la scambiasse con la sua sull'erezione di Yoongi, che ora poggiava entrambe le mani tra i capelli biondi del suo ragazzo. Jungkook scese dal letto, si tolse velocemente le mutande e risalì in ginocchio sul materasso, guardandoli con affanno; portò una mano al suo membro, lo accarezzò con voglia, senza però toccarsi davvero, preferendo che fosse qualcun altro a farlo: si avvicinò a gattoni al viso di Yoongi, gli prese una mano, la portò sul suo membro: «Toccami».
Il trentenne non perse tempo, la circondò con le dita, cominciò a muovere il polso, osservò la testa dell'altro buttarsi all'indietro, osservò il collo già segnato dai loro succhiotti, dalle loro attenzioni al suo corpo così mascolino. Jungkook rimase sollevato per poco, con gli occhi chiusi, ascoltando gli scocchi della bocca di Jimin e gli ansimi del suo nuovo conoscente, poi si piegò su di lui, ritornando con la bocca su quella dell'altro e tornando a baciarlo con passione, godendosi quella mano grande intenta a dargli piacere.
Yoongi gli morse le labbra, portò la bocca al suo orecchio e gli sussurrò: «Prenditelo.» e nessuno dei due dovette parlare oltre perché entrambi capirono il senso di quell'unica parola. Nell'esatto momento in cui Jungkook si risollevò, Yoongi tolse la mano dal suo membro, tornò con entrambe le mani alla testa del suo ragazzo, accarezzandogli i capelli, spostandoglieli per guardarlo negli occhi mentre succhiava, leccava, scendeva e saliva.
Jungkook scese dal letto, ci girò intorno, si portò alla base, dietro Jimin, e ci risalì lentamente. Si avvicinò al biondo da dietro, appoggiò le mani sui suoi fianchi, sui bordi delle mutande, le fece scivolare piano fino alle sue ginocchia. La bocca di Jungkook venne fatta appoggiare delicata sul suo gluteo, lo morse, lo leccò, spostò le labbra fino al centro. Le mani grosse dello sconosciuto separarono i glutei, la lingua leccò la sua pelle liscia fino ad arrivare all'interno, giocando con la sua apertura, di nuovo. Jimin inarcò la schiena, chiuse gli occhi e mugugnò soddisfatto alle sue premure, ma ben presto i suoi lamenti leggeri divennero gemiti incontrollati: Jungkook portò una mano al suo membro, cominciando a toccarlo mentre leccava approfonditamente ciò che voleva prendersi da lì a poco. Jimin aveva le lacrime agli occhi da quanto gli stesse piacendo, mentre continuava a succhiare sempre più veloce, mentre Yoongi allargava le gambe e lo guardava eccitato, gemendo sommesso.
Jungkook lasciò il biondo improvvisamente, sentendo i suoi lamenti, ridendo di essi; scese dal letto, cercò rapido nei suoi pantaloni, estrasse un profilattico e lo indossò con rapidità, tornando ai fianchi dell'altro: osservò il suo sedere, tondo, morbido, liscio.
«Hai una bocca da baciare e un culo da scopare, Jimin». Non perse tempo affatto, appoggiò la punta della sua voglia sull'apertura del biondo, separando le natiche con la mano stretta sul suo gluteo, e spinse dentro di lui. Jimin sembrò strozzarsi, andando con il primo affondo dentro di lui troppo avanti, trovandosi la punta della lunghezza di Yoongi a toccargli la gola; si spostò indietro, lasciò la voglia del fidanzato, cominciò ad ansimare a bocca aperta mentre Jungkook lo teneva per i fianchi e spingeva con forza, sbattendo il suo corpo sulle sue natiche rumorosamente.
«Ti piace?» chiese Jungkook quasi con rabbia, stringendo i denti tra loro, respirando con foga dal naso. Jimin non rispose, continuò a gemere. Yoongi portò la mano alla sua erezione, cominciò a toccarla da solo, veloce, osservando quello che era a tutti gli effetti il suo fidanzato preso da un altro uomo. Gli occhi neri e sottili del trentenne osservarono l'espressione completamente assuefatta del fidanzato, poi si posarono su quella imponente dello sconosciuto: i suoi capelli lunghi appiccicati in parte al volto sudato, le spalle e le braccia possenti, quella vita stretta che aveva voglia di stringere.
Yoongi si spostò sul posto a fianco, continuando a guardarli da un'altra prospettiva: osservò il corpo di Jimin stendersi completamente sul materasso, quello di Jungkook spalmarsi sulla schiena dell'altro, intento ad affondare dentro di lui, a mordergli la spalla, a stringergli i fianchi. Yoongi osservò il corpo muscoloso e nello stesso istante delicato dello sconosciuto, si avvicinò a lui continuando a toccarsi, gli accarezzò la pelle con la mano libera, gli sfioro le natiche, gli osservò il volto, trovò i suoi occhi a guardarlo, le sue labbra si aprirono e tra un ansimo e l'altro gli dissero: «Yoongi scopami come sto scopando il tuo fidanzato».
Avrebbe dovuto ingelosirsi, invece fu solo preso da un'insensata voglia di fare come gli era stato detto: scese dal letto, cercò nei pantaloni di Jungkook, trovò un profilattico e lo indossò velocemente; si portò poi dietro di loro, ancora intenti a dimenarsi a tempo, mentre Jungkook si muoveva dentro Jimin, entrambi ansimanti. Le mani di Yoongi si fiondarono sui glutei del loro nuovo amico, li aprirono, senza chiedere si abbassò su di lui e se lo prese, entrando nel suo corpo con foga.
La stanza si riempì di gemiti incontrollati, Jimin sembrava sul punto di urlare, continuava a chiedere di più, ancora di più, più forte, mai contento; Jungkook non riusciva neanche a parlare, pieno, e dentro l'altro, completamente appagato, con la fronte poggiata alla schiena del biondo, gli occhi chiusi, intento a godersi il momento; Yoongi spingeva con forza, si dava del tempo e scoccava la sua erezione dentro l'altro con cura, fino in fondo, godendosi uno spazio mai provato.
La voce di Jungkook, dopo qualche minuto, interruppe il tutto: «Basta! Basta...» ma non era arrabbiato, non era dolorante, era solo eccitato «Sto per venire, basta». Yoongi uscì da lui all'improvviso, intenzionato a non far finire tutto così velocemente, sebbene fosse almeno un'ora che fossero arrivati non gli bastava affatto. Voleva continuare a godere tutta la notte, voleva che quel giorno infrasettimanale fosse tanto devastante da dover chiedere un giorno di ferie, non gli importava nulla voleva solo continuare a provare piacere con il suo ragazzo e uno sconosciuto tutta la notte.
Jungkook gemette quando si sentì svuotato all'improvviso, uscì dal biondo subito dopo, sentendo i suoi lamenti insoddisfatti.
Jimin si girò sulla schiena, li guardò quasi in lacrime, boccheggiando e respirando con affanno: «V-vi prego...» supplicò di essere fatto venire, supplicò di possederlo, di toccarlo, di baciarlo. Voleva solo che entrambi si dedicassero al suo piacere, egoisticamente, non gli importava di nulla in quel momento che non fosse venire con un orgasmo mai provato prima, con due bocce e quattro mani solo sul suo corpo.
Jungkook e Yoongi si buttarono su di lui, gli morsero il collo, lo baciarono a turno, lo toccarono su tutto il corpo; Jimin inarcava la schiena, ansimava, chiudeva e riapriva gli occhi senza sapere che fare. Jungkook infilò le dita dentro di lui, Yoongi cominciò a toccarlo, Jimin cominciò a urlare di non fermarsi, di non smettere, di dargli ancora di più.
Preso da un'insensata voglia di lui Yoongi poggiò la schiena sul materasso, lo tirò a sé senza delicatezza, si portò il fidanzato addosso, lo strinse tra le braccia, cercò la sua bocca; Jimin si mise a cavalcioni su di lui, ricambiò quel bacio focoso che gli stava donando, fecero scontrare le loro lingue e le loro voglie, le piccole mani del biondo si infilarono nei suoi capelli, li strinsero con possessione, con dolcezza: «Ti amo.» lo sussurrò appena sulla sua bocca, i loro cuori batterono più veloci, Yoongi lo tirò più forte a se, chiuse gli occhi, spinse la bocca sulla sua in un bacio d'amore e passione.
Jungkook prese le spalle del biondo, lo separò dall'altro dopo che il momento romantico terminò, lasciandoli per un paio di istanti da soli in quella stanza; Jimin sollevò il busto, si sollevò appena e prese con le mani l'erezione del suo ragazzo, tolse il profilattico, poi scese e si lasciò riempire da lui buttando indietro la testa. Yoongi lo teneva per i fianchi, lo faceva muovere, Jungkook gli accarezzava il petto, gli baciava il collo, poi scese per toccarlo e dargli piacere doppio.
Jimin piegò la testa di lato cercando le labbra dello sconosciuto, questo fece per baciarlo, ma la voce di Yoongi li interruppe: «No!» esclamò sollevandosi appena, prendendo il proprio fidanzato per il polso e ritrascinandolo sulla sua bocca, senza che l'altro smettesse di toccarlo «Sei solo mio, bacia solo me.» di nuovo le lingue si incontrarono, i morsi si scambiarono tra i due amanti, mentre la bocca del terzo passò solo sulla schiena dell'altro, mentre la sua voglia di strusciava sui suoi glutei, insoddisfatta.
Jimin abbracciò le spalle dell'uomo che amava, sentì la sua voglia dentro di sé, la bocca di un altro sulla pelle, la mano di un altro sulla lunghezza; si sentiva bene, ma voleva ancora di più, sempre di più.
Lo disse: «Ancora, di più, vi prego.» si lamentò, si lagnò, leccò il collo di Yoongi, poggiò la mano su quella di Jungkook stringendogliela.
Yoongi si lasciò cadere di nuovo sul matrimoniale, portò con sé Jimin, osservò Jungkook che li guardava già con malizia, già conscio che ciò che avrebbe fatto avrebbe completamente appagato il biondo, sé stesso e Yoongi. Lo sconosciuto si mise dietro Jimin, abbassò la bocca sulla sua apertura piena, osservò la lunghezza del trentenne scivolare dentro di essa senza mai uscire del tutto ma colpendo il fondo con forza con scoccate cadenziate. Appoggiò la lingua sulla voglia di Yoongi, scese sui testicoli, li succhiò, poi morse il gluteo di Jimin e, alla fine, si rimise in ginocchio; Jungkook prese la sua voglia bisognosa e coperta dal preservativo, la indirizzò verso l'entrata di Jimin, la appoggiò un istante, poi spinse con forza insieme a Yoongi.
Jimin urlò, si accasciò sul corpo del fidanzato, gemette senza fiato: «Sì, sì, ti prego.» imprecò, ringraziò il signore e imprecò nuovamente.
I due entravano insieme dentro di lui, le voglie si strofinavano tra di loro, il tutto si fece più caldo, più stretto. Le mani di Jungkook e Yoongi si toccarono spesso mentre stringevano con possessioni i fianchi del biondo, completamente assuefatto dal sentirsi tanto pieno, eccitato, dominato completamente, sebbene l'avesse chiesto lui stesso.
Gli animi di Jimin si univano a quelli di Yoongi sulle loro bocche a contatto, completamente aperte, impossibilitate dal baciarsi per poter respirare con affanno. Jungkook portò una mano alla voglia di Jimin, cominciò a toccarlo, cominciò a colpirlo più forte che poté, il biondo sentì di non aver mai provato tanto piacere prima di allora. Le dita di Jimin si strinsero tra i capelli neri di Yoongi, gli fecero male, cominciò a urlare, non riuscì a trattenere le lacrime da quanto stesse godendo, fu scosso da un brivido lungo il corpo, si zittì per un attimo, poi dalla sua voglia cominciò ad uscire il seme della sua soddisfazione, riversandosi sullo stomaco di Yoongi, che cominciò a colpirlo più forte, lasciandosi andare a quel momento.
Jimin poggiò la testa sulla spalla dell'amato, gli altri due si lasciarono andare senza più contenersi e dopo poche scoccate vennero anch'essi: urlarono, riempirono la stanza di gemiti, di imprecazioni, strinsero più forte la pelle del ragazzo già del tutto appagato che rimaneva immobile a prendere aria, a lasciar che anche gli altri due lo usassero per arrivare all'apice.
Yoongi buttò la testa all'indietro, arricciò le dita dei piedi, si riversò dentro di lui, sporcando anche l'erezione dell'altro, coperta dal lattice. Il caldo del seme del trentenne eccitò ancor di più Jungkook, spinse con più foga, il sudore sul suo mento e i suoi capelli cadde come pioggia sulla schiena del biondo. Lo sconosciuto urlò, si sentì arrivato, strinse il corpo di Jimin, gli leccò la schiena salata, poi gorgogliò e si riverso dentro di esso anch'esso, sebbene il liquido della sua goduria rimase intrappolato dal preservativo.
Uscì da lui, facendolo mugugnare sfinito, mentre l'altro rimase all'interno del suo ragazzo, aspettando che la sua erezione smettesse di pulsare, scemasse, e uscisse da sola.
Jungkook si buttò sul letto sfinito, alla base del materasso, sotto i loro piedi; Jimin e Yoongi rimasero abbracciati, ansimandosi addosso, per poi portare le loro labbra vicine cominciando a darsi piccoli baci d'amore, dolci e protettivi.
Ci vollero un paio di minuti prima che Jungkook si potesse riprendere: si sollevò, si alzò dal letto e andò a buttare il profilattico nel cestino.
«Beh ragazzi, siete davvero carini e interessanti.» si complimentò verso gli altri due, ancora teneramente abbracciati che solo allora posarono i loro sguardi sul terzo «Ma ora devo andare.» fece un grosso sorriso dolce, sebbene fosse ancora nudo e sudato e il suo corpo non sembrava dolce affatto.
I due si guardarono confusi, tornarono a fissarlo, boccheggiarono nel vuoto: «P-perché non rimani a dormire?» chiese incerto Yoongi, più per gentilezza che altro. Era stato bello, ma avrebbe preferito effettivamente che li lasciasse soli. Aveva voglia di stare con il suo Jimin, il suo ragazzo, l'unico uomo che amasse.
Jungkook sorrise teneramente, si avvicinò ad entrambi, risalì sul letto e si piegò su di loro: diede due baci dolci e caldi sulle guance di entrambi, senza far scoccare le labbra, solo come ricordo di quella sera, poi si risollevò e riscese, cominciando a vestirsi.
I due lo guardarono in silenzio, continuando a tenersi stretti, ad accarezzarsi piano le braccia a vicenda.
Lo sconosciuto si mise la giacca, non la allacciò e tornò a guardarli: «Buona serata, amici miei.» fece un occhiolino ad entrambi «Grazie per la scopata.» gli altri due arrossirono appena, ma trattennero una risata, cosa che Jungkook non fece «Ci si vede in giro, magari.» uscì dalla stanza, richiuse la porta dietro le sue spalle e lasciò la stanza ai due fidanzati.
Yoongi e Jimin si strinsero, si baciarono con dolcezza, accarezzandosi la pelle: le loro lingue non si sfioravano mai, ma non erano i soliti baci a stampo, erano pieni di d'amore, pieno di sentimento, di voglia di parlare di loro.
«Ti amo.» rispose finalmente Yoongi, che non era riuscito a dirglielo mentre facevano l'amore, perché con lui era stato quello «Ti amo con tutto me stesso».
Jimin sorrise, lo guardò dritto negli occhi commosso, poi sospirò: «Questa cosa che abbiamo fatto, penso abbia un perché. Penso che ultimamente ci siamo un po' raffreddati e so che lo sai anche tu.» l'altro fece per rispondere, ma l'indice di Jimin si posò sulle sue labbra, chiedendogli silenzioso di farlo parlare «Non c'è bisogno che tu mi dica che non è vero né che a tutti succede. A me non importa degli altri, importa di noi, e voglio che stiamo sempre bene, ogni giorno e per sempre».
Jimin trovò la mano dell'altro, fece intrecciare le dita con le sue: «Smettiamola di fare l'amore il giovedì sera, di raccontarci per forza ogni santa cosa che ci succede, di uscire per forza a mangiare la pizza il sabato, di guardare quella stupida serie tv che non ci piace più da due stagioni ormai...» sorrise tiepido, gli regalò un sorriso d'amore «Viviamo senza farci problemi uno per l'altro, viviamo davvero e quando ci sentiamo annoiati diciamocelo, partiamo per un weekend insieme da qualche parte o separiamoci per una settimana e torniamo ancor più innamorati di prima. Se abbiamo voglia di fare qualcosa di strano facciamolo, non aspettiamo che uno sconosciuto ci faccia ubriacare e ci proponga una cosa a tre.» gli diede un bacio a stampo, poi riappoggiò la bocca sulla sua e fece scivolare la lingua tra le sue labbra, si baciarono ancora, con passione, poi si staccò di nuovo «Ti amo, Min Yoongi, ti amerò per sempre e non voglio nessun'altro, ma non voglio che ci troviamo a stare insieme senza sapere perché».
Solo allora, dopo una lunga pausa, Yoongi capì che aveva finito il discorso: sorrise, gli accarezzò le guance, gli baciò gli occhi, la punta del naso, lo strinse a sé.
«Ti amo anche io amore, non pensavo ti sentissi anche tu così, scusami, avevo paura di parlartene, avevo paura fosse solo una cosa mia e di farti soffrire».
Jimin scosse il capo. Si baciarono ancora e ancora, si baciarono per minuti interminabili, stringendosi forte.
«Hai fatto un ottimo discorso, non sapevo sapessi parlare così bene.» si complimentò Yoongi per le parole dette poco prima.
«Forse me le sono preparate.» sussurrò l'altro.
«Ah sì?» ridacchiò l'altro prendendola come battuta «E hai preparato tu anche il ragazzo sexy che ci ha abbordato in un locale?»
Jimin sorrise criptico, si avvicinò al suo volto, poggiò le labbra su quelle del fidanzato e sussurrò: «Buon anniversario».
Yoongi strabuzzò gli occhi: «Anniversario?»
Jimin sorrise malizioso, Yoongi si portò una mano sul volto: «CAZZO! MI SONO SCORDATO!»
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