7 ~ Casa

«Adesso cosa farai?» chiese Grifus, disteso a guardare il soffitto roccioso.
«Tornerò a casa» rispose l'elfa, anche lei sdraiata a terra «Che altro posso fare? Il nonno sarà di certo preoccupato per me, sono scappata senza dire niente».
«E la tua caviglia, scusa? Come pensi di poter arrivare ad Akraholt?» disse il ragazzo, alzando gli occhi al cielo.
«Andrò a passo lento. Arriverò quando arriverò» rispose lei, rassegnata.
«Non pensarci nemmeno» disse lui «Vieni con me, ho la soluzione. Ce la fai a camminare?».
«Certo che sì, per chi mi hai presa?» esclamò Ardith, visibilmente offesa.
Si alzò in piedi, ma un dolore lancinante le colpì la caviglia slogata.
«Ahi» disse. Provò ad accennare qualche passo, ma niente: il dolore che provava le impediva di muoversi.
«Ecco, forse non è il caso che io mi metta a camminare» si corresse, chinando la testa per la delusione.
«Aspetta, sali qua » disse lui, avvicinandosi ad Ardith e chinandosi un poco per far in modo che lei potesse agilmente salire sulla sua schiena.
La ragazza saltò in groppa a Grifus e si avvinghiò al suo collo per non cadere.
«Oddio, scusami» disse, accorgendosi di star soffocando l'altro.
«No, fa niente» rispose lui, massaggiandosi il collo con una mano. Si sistemò la ragazza sulla schiena in modo che non potesse cadere e poi iniziò a camminare.

Ardith si sentiva così bene vicina a lui. Lo conosceva solo da un paio d'ore, ma le sembrava di conoscerlo da una vita intera. Nonostante le poche parole che avevano scambiato, erano già entrati in sintonia e andavano molto d'accordo. Avevano creato una sorta di forte amicizia che sembrava destinata a durare per molto tempo. Aggrappata al ragazzo, sentiva una pace interiore immensa e una serenità che mai aveva provato. Appoggiò le testa vicino al collo del ragazzo, in modo da godersi appieno il momento.

«Ehi, sveglia, siamo arrivati» disse una voce calda che la svegliò dal sonno in cui era caduta, cullata dall'andatura regolare di Grifus.
«Dove siamo?» chiese lei con la voce ancora impastata. Dovevano essere passati al massimo cinque minuti da quando erano partiti, ma il viaggio, nel sonno, le era sembrato molto più lungo.
Si guardò intorno. Erano all'aperto, vicino a un fiumiciattolo gorgogliante e a degli alberi carichi di frutta. Il cielo era terso, non una nuvola a sporcare l'azzurro.
Grifus depose delicatamente a terra la ragazza e le indicò un punto all'orizzonte, non ben definito.
«Guarda là!» disse, entusiasta.
«Ma dove? Io non vedo proprio niente» disse lei accigliata.
Il ragazzo infilò due dita in bocca e fischiò.

Dopo pochi secondi, si udì un verso stridulo in risposta: per un momento, sulle loro teste passò una creatura enorme. Grifus fischiò di nuovo. La creatura atterrò poco lontano da loro con un tonfo pesante e iniziò a rassettare con il becco le candide piume del collo. Aveva un paio di ali piumate e il corpo era muscoloso ma senza alcun rivestimento di piume.
«Posso avvicinarmi?» chiese Ardith intimidita.
«Certo, ma evita i movimenti bruschi. Potrebbero spaventarlo» rispose lui.
Seguendo le indicazioni del ragazzo, l'elfa si avvicinò cautamente all'ippogrifo. La caviglia le doleva ancora molto, ma non come prima. La creatura si avvicinò incuriosita all'elfa e prese ad osservarla.
Ardith tese una mano in direzione dell'ippogrifo e, dato che questi sembrava non rifiutare, gli accarezzò la testa piumata.
«È bellissimo» disse meravigliata l'elfa, voltandosi verso l'altro«È tuo?».
«Diciamo di sì. L'ho trovato nella foresta quando ancora era un cucciolo smarrito e da allora non me ne sono mai separato» rispose Grifus, orgoglioso della creatura.
«Piacere, io sono Lyel» esclamò una voce potente.
Ardith si voltò di scatto e chiese spaventata «Chi è stato?».
«Io» disse l'ippogrifo «Qualcosa in contrario?».
«No, certamente» rispose lei, stupefatta «È solo che non pensavo che gli ippogrifi potessero parlare».
«E invece eccomi qua» disse Lyel, alzando tronfio la testa «Io sono l'unico della mia specie a poter parlare. E sono anche il più bello, non trovi?».
Ardith e Grifus risero, divertiti dalla creatura vanitosa.
«Certo, sei bellissimo» rispose lei, ridendo a crepapelle e continuando ad accarezzare la soffice testa di Lyel.

Grifus si avvicinò all'ippogrifo e gli diede una pacca amichevole sul dorso.
«Ehi, amico, piano con le smancerie. Il mio cuore non potrebbe reggere tutto questo amore» disse altezzoso Lyel.
«Suvvia, so bene che ti piacciono le mie coccole!» esclamò l'elfo mentre abbracciava l'animale.
«Manteniamo le distanze, prego» replicò stizzito Lyel«Ho una dignità da difendere, io».
Ardith e Grifus risero alle parole dell'animale, che sembrava davvero scocciato del trattamento affettuoso che gli veniva riservato.

«Bene Ardith, ti portiamo a casa» disse l'elfo, sollevando la ragazza e adagiandola sulla schiena dell'animale.
Grifus, agilmente, saltò in groppa alla maestosa creatura e, dopo essersi stretto alla ragazza, ordinò di partire.
Lyel spalancò le possenti ali piumate, che brillavano alla luce del sole, prese una breve rincorsa e spiccò rapidamente il volo.
Ardith si aggrappò saldamente al collo dell'ippogrifo per sentirsi più sicura e guardò in basso. Il suolo si stava allontanando velocemente da loro e ogni cosa stava diventando sempre più piccola. L'altura rocciosa su cui si trovavano fino a poco prima ormai non si vedeva più e si confondeva tra le altre montagne. Sotto di loro scorreva un grande fiume limpido, attorno al quale fremeva la vita. Piante e animali prosperavano nei pressi dell'acqua e popolavano i prati verdi.
Nel cielo senza nuvole, illuminato da un sole accecante, l'elfa si sentiva libera e non avrebbe mai più voluto scendere a terra, dove non avrebbe provato emozioni così forti. Purtroppo però, Akraholt si stava avvicinando all'orizzonte e già si riuscivano a distinguere nettamente le candide torri del Palazzo Reale.

Dolcemente, Lyel modificò la traiettoria di volo, dirigendosi verso il terreno piano che sotto di loro scorreva velocissimo.
«Signore e signori, prepararsi all'atterraggio» annunciò. Pochi istanti dopo, gli zoccoli duri dell'ippogrifo colpirono il suolo e finalmente la comitiva poté tornare con i piedi per terra. Grifus saltò giù per primo e allungò le braccia in direzione di Ardith per aiutarla a scendere.
«Bentornata a casa» disse.

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