10 ~ Amnesia

Dopo essere entrate in casa di Sophos, che ancora dormiva tranquillo, le due elfe si sedettero per terra vicino al focolare, unico elemento in pietra che il vecchio possedeva. Si era ormai fatta sera e, nonostante fosse quasi giunta l'estate, la temperatura stava cominciando ad abbassarsi. Ardith prese un ciocco di legno da uno dei tanti cesti di vimini che il nonno amava intrecciare e gli diede fuoco immediatamente, gettandolo poi nel focolare. Prese altri rami, più fini, e li gettò a loro volta sulle fiamme perché alimentassero il fuoco. Soddisfatta, tornò al suo posto e diede una rapida occhiata a Sophos. Dormiva ancora.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, con il fuoco che scoppiettava davanti a loro e gettava riflessi luminosi su ogni superficie.
««Da dove comincio?» chiese Ardith, schiarendosi la voce.
«Dall'inizio» rispose candidamente l'altra.
Ardith raccontò nei dettagli di come, nelle ultime ventiquattro ore, si fosse sentita nel venire a conoscenza dell'uccisione dei propri genitori e di come fosse scappata, di come avesse incontrato Grifus e di come si fosse sentita giù di morale alla sua partenza. Euthalia ascoltò l'amica in silenzio e, quando questa finì di parlare, la abbracciò per confortarla. Al dolce tocco dell'amica, Ardith crollò emotivamente e cominciò a singhiozzare. In poco meno di un giorno aveva dovuto affrontare troppe cose, che nel loro complesso erano riuscite a logorarla, nonostante lei non fosse debole di carattere. Il suo sfogo, però non durò molto. Sophos si stava rigirando nervosamente nel suo giaciglio e sbuffava in continuazione. Ardith si riscosse subito dal proprio turbamento e si avvicinò al vecchio. Euthalia la seguì a ruota.

«Ehi, nonno» chiese con un fil di voce «Che succede?».
L'anziano brontolò irritato, voltando le spalle alla nipote.
«Guarda che mi sto preoccupando» continuò, sempre più in apprensione.
«Che c'è?» sbottò lui, alzandosi di scatto e guardando negli occhi l'elfa «Chi sei tu? Cosa vuoi?».
Ardith ebbe un tuffo al cuore.
«Nonno? Sono io, tua nipote» disse lei, prendendogli una mano.
«Lasciami stare!» esclamò imbronciato, divincolandosi dalla presa della ragazza e tornando a distendersi «Fatti gli affari tuoi. Non ti conosco».

L'elfa guardò Euthalia. Non sapeva più che fare. Si sedette al tavolo lì vicini e prese la testa tra le mani.
«Cosa devo fare adesso?» chiese demoralizzata all'amica «Sembra davvero essere preda di un'amnesia».
«Magari potresti vedere se tra i suoi libroni c'è qualcosa che possa fare al caso tuo» rispose l'altra speranzosa.
Gli occhi di Ardith si illuminarono.
«Hai ragione!» esclamò, saltando in piedi per abbracciarla «Come ho fatto a non pensarci prima?».
Per fortuna che ci sono io, pensò Euthalia alzando gli occhi al cielo.

L'elfa cominciò subito a rovistare tra i libri del nonno, scorrendo con lo sguardo i vari titoli sugli scaffali. "Parlare con gli animali", "Un cervo per amico", "In cucina con l'elfo goloso", "Magia per principianti".
«Ma perché non c'è niente di utile?» esclamò, frustrata dal fatto che non riuscisse a trovare nulla che potesse servirle.
«Guarda qua, Ardith» disse l'altra, indicando un grosso tomo impolverato che se ne stava in un angolo. "Cure magiche", c'era scritto a caratteri cubitali.
Ardith si fiondò a raccogliere il libro e lo appoggiò sul tavolo con un gran tonfo, sollevando un gran polverone. Tossì.
«Sto cercando di dormire!» gridò «Smettetela con quel baccano, voi giovinastri».
«Scusa, nonnino» rispose divertita l'elfa.
Aprì l'indice del libro e cercò la sezione che le interessava. Fortunatamente, sembrava ci fosse un capitolo a proposito delle amnesie. Sfogliò con attenzione le pagine ingiallite e consumate, per non rovinare un libro che pareva avere secoli di vita.
«Ecco qua!» esclamò, puntando la pagina con il dito.
«Shhh!» si sentì dall'altra parte della stanza.
Ardith lesse velocemente ciò che c'era scritto. Non sembrava poi un incentesimo così difficile. Raccattò delle foglie di melissa e di menta, trovate per caso in un contenitore di legno. Sminuizzò le foglie e le versò nell'acqua, che intanto Euthalia aveva fatto bollire in una ciotola.
Ardith rilesse a voce alta la pagina del libro, spiegando all'altra cosa dovesse fare.
Euthalia fece mettere a sedere Sophos, promettendogli che se ne sarebbero andate da lì solo se lui avesse bevuto l'intruglio.
Diede la ciotola al vecchio e, non appena questi cominciò a bere, Ardith pronunciò la formula dell'incantesimo gesticolando nel modo mostrato nel libro.
«Memento» disse.

Sophos smise di bere, come colpito da un qualche pensiero, e guardò negli occhi la nipote, che continuava a tracciare segni nell'aria.
«Cosa stai facendo, Ardith?» disse lui.
A queste parole si bloccò anche lei e disse «Ha funzionato! Ti ricordi ancora chi sono?».
«Ci mancherebbe altro!» rispose lui, sorridendo «Ti ho tra i piedi da quando eri una nanerottola. Ma perché me lo chiedi?».
Ardith spiegò la situazione e il nonno la guardava confuso, non capacitandosi inizialmente di come fosse potuto accadere tutto ciò.
Riprese però a bere la brodaglia, sorseggiandola con calma.

«Nonno, riesci a ricordarti cos'è successo esattamente prima che arrivassimo io e il mio amico?» chiese lei.
«Mi sembra...» rispose lui, interrompendosi qualche volta per bere « Mi sembra che fossero in due. Erano coperti da un mantello nero e avevano un cappuccio calato sul viso. Da come parlavano, sembravano stranieri. Però avevano anche un accento che mi è familiare. Se solo riuscissimo a capire la loro provenienza, sarebbe una buona cosa.».
«Ricordi altro?» chiese Ardith.
«Ecco, sì. Ho avuto come la sensazione che cercassero qualcosa di preciso. Hanno frugato ovunque, ma sono usciti infuriati» rispose Sophos «Sembrava quasi non avessero trovato ciò che​ cercavano».
«E cosa avrebbero potuto rubarti, scusa?» continuò l'elfa.
«Io non ho niente di prezioso in questa casa, lo sai bene anche tu» rispose lui, pensieroso «A meno che...».
«A meno che?» insistette lei.
«Adesso che mi ci fai pensare, forse qualcosa di prezioso ce l'ho. Ma in pochi sappiamo della sua esistenza. In genere, solo chi ha studiato molti anni, come me, o chi governa una città conosce questa storia» disse il vecchio, alzandosi in piedi e dirigendosi verso uno scaffale «Mi sembra strano che questi briganti sapessero che ce l'avevo io in custodia, ma è l'unica spiegazione logica».
Estrasse, dal ripiano più alto, un libro piuttosto stretto e sottile, uno di quei libri che passano spesso inosservati.
«Se vuoi nascondere qualcosa, nascondilo sotto gli occhi di tutti» sentenziò solenne.

Appoggiò il libriccino sul tavolo e chiamò a sé le due ragazze.
«Venite a vedere» disse, con gli occhi che brillavano dall'emozione.
Le due si avvicinarono e attesero con impazienza. Sophos aprì il libro, che si rivelò essere il contenitore di un piccolo oggetto.
«Ma questo...» disse Ardith, meravigliata «È davvero quello che penso io?».
«Sì» rispose il nonno.
L'inconfondibile forma di fiamma del pendente e il brillante colore rosso della pietra con cui era stato realizzato non lasciavano spazio a dubbi. Era il talismano degli Antichi.
«P-posso toccare?» chiese timidamente Euthalia, affascinata dall'amuleto.
«Sì certo» disse Sophos, porgendo l'oggetto alla ragazza.
«È bellissimo» disse lei, accarezzando le venature della fredda pietra «Ma, esattamente, cos'è?».
Il vecchio spiegò pazientemente alla fanciulla, che al contrario di Ardith non aveva mai sentito parlare del talismano, cosa fosse l'oggetto che teneva in mano e le spiegò che poteva essere usato solo da un Prescelto.
«Giustamente» disse Euthalia annuendo, d'accordo con il vecchio «Non oso immaginare tutto questo potere nelle mani sbagliate».
«Posso vedere anch'io?» chiese Ardith, curiosa di toccare con mano un tale amuleto.
«Ecco qua» sorrise l'altra, cedendo l'oggetto all'amica.

Appena sfiorò la pelle di Ardith, il talismano emise un bagliore accecante e cominciò a riscaldarsi, facendo aumentare la temperatura nella stanza. La pietra era diventata quasi incandescente e brillava come fiamme vere ma, stranamente, l'elfa non sentiva la mano bruciare. Dopo pochi istanti, però, tutto tornò normale.
Le due si guardarono, stupite da ciò che era appena avvenuto.
Quando finalmente si voltarono verso Sophos, videro che il vecchio aveva gli occhi sbarrati dalla sorpresa.
«Nonno, cos'è successo?» chiese flebilmente Ardith.
«Credo...» disse lui, schiarendosi la voce «Credo tu sia una Prescelta».

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