Epilogo: Eredità e Investitura
Kalyos rinvenne di soprassalto, madido di sudore e con il cuore che batteva a mille.
"Che diavolo di sogno ho appena fatto?" pensò, mentre ogni rallentamento del battito spingeva frammenti e dettagli di quell'assurda scena nell'oblio.
Non fece in tempo a riprendersi del tutto che avvertì un buffetto sulla tempia, la stessa sensazione che aveva provato un attimo prima di addormentarsi. L'analizzò con l'ausilio di un incantesimo e la sua voce prese a recitare un messaggio che scaturiva direttamente dal suo spirito.
"Kalyos! Il tuo nome significa Re dell'Arbitrio ed è lo stesso del primo warlock che padroneggiò il fuoco infernale nell'era ancestrale. Potresti riuscire dove io ho fallito e acquisire il potere supremo, ma scegli liberamente quale strada seguire. Non ti ho mai raccontato nulla sulle tue origini per non influenzare il lascito di tua madre Josephine: la libertà, nutrimento vitale che io e lei non abbiamo mai potuto assaporare appieno. Sappi che ti ho sempre voluto bene come un figlio, o forse più. Addio!"
La fine della declamazione provocò in Kalyos una fitta lancinante al cuore e la sua coscienza si rivolse verso l'Eremo, la sua vecchia casa sperduta tra i monti.
«Maestro Balthier!» urlò d'istinto.
Il grido rimbombò nella radura montana in cui era accampato. A capo chino, Kalyos soffrì in silenzio come mai aveva sofferto prima, ma percepì anche il ridestarsi della forza oscura nelle viscere. Gradualmente essa assorbì il dolore, liberandolo dal peso del lutto.
Terminato l'impeto, levò la testa e aprì gli occhi. Sobbalzò e piombò a terra un attimo dopo, stupito e spaventato: un vecchio dal viso cadente lo fissava a pochi centimetri di distanza. Era glabro, raggrinzito, con la mandibola perennemente oscillante a causa di uno strano tic. Kalyos aveva sempre faticato a credere che quell'individuo fosse un essere vivente, specialmente quando appariva dal nulla all'improvviso.
«Bobby! Ma che diavolo?»
L'uomo replicò con un risolino infantile, gli gettò una lettera sul petto e parlò con voce piatta: «Porto la notizia che il tuo cuore ha già avvertito: il mio signore Balthier è morto. Gerfith, il nuovo guru dell'Eremo, mi ha congedato per sempre, affidandomi come ultimo compito di contattare tutti i warlock per consegnare loro l'invito alla sua commemorazione».
«Perché Balthier desiderava che presenziassi? Ho abbandonato l'Eremo in contrasto con la sua decisione di trasformarlo nel rifugio dei warlock profughi.»
«Credi davvero che quella faccenda gli importasse tanto da cambiare attitudine nei tuoi confronti? Ha soltanto agito da capogruppo e da padrino consapevole, mettendo da parte i sentimenti e lasciandoti andare per la tua strada. Se non ci credi, ripensa al suo ultimo atto: ti ha donato qualcosa non potevi avere prima dei dieci anni. Fossi in te, lascerei perdere le divergenze mondane e mostrerei un minimo di gratitudine.»
«Quel sogno era un ricordo?» replicò Kalyos, sbalordito.
«Se vorrai, sarai tu a scoprirlo. Nel frattempo, spero che verificherai l'ipotesi finale sui warlock che soffrono di blackout mnestico, che è costata decenni di ricerche a me e a Balthier, ovvero che l'amnesia infantile è causata dal vostro stesso potere. Esso, quando è particolarmente sviluppato, finisce per assorbire perfino la coscienza di sé di un bambino. Perciò, i warlock che ne soffrono sono in realtà i più dotati, potenzialmente in grado di acquisire fuoco infernale, un potere pari a quello di Baal, che lo spietato imperatore Gerohim non riuscì nemmeno a sfiorare. Se troverai il modo di raggiungerlo, tornerò da te e sarai il mio signore come lo è stato Balthier, così potrò finalmente studiare l'unico potere warlock in cui non mi sono ancora imbattuto.»
«Non verrai all'Eremo per rendergli omaggio insieme a me?»
«Le emozioni non m'interessano, desidero soltanto completare il mio compendio magico. Addio, oppure arrivederci, Re dell'Arbitrio.»
Bobby ghignò e sparì con uno schiocco delle dita, lasciando Kalyos disorientato dal flusso di notizie e suggestioni che aveva tratto in quel brevissimo lasso di tempo.
Raggomitolò i pensieri insieme agli averi e si mise in marcia nella direzione da cui era venuto. Avrebbe avuto modo di soppesarli con tutta calma durante i due mesi di cammino che lo attendevano. Tuttavia, comprese fin da subito l'inestimabile valore dell'eredità che aveva ricevuto: un nome, un'origine e la possibilità di plasmare liberamente il proprio destino.
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