Quiete e confusione

Sei sempre la quiete e la confusione del mio cuore.
Frank Kafka

La stanza che gli è stata assegnata per il tempo della sua permanenza nella nuova scuola, è spaziosa e funzionale. Un letto singolo appoggiato di traverso ad una parete in tinta chiara, una bella scrivania in legno naturale, un armadio di media grandezza ed un bagno privato corredato da una doccia abbastanza grande.

Insomma, nulla da invidiare alla sua vecchia camera della casa in cui ha vissuto fin ora.

All Might lo ha lasciato solo da appena alcune ore dicendogli che sarebbe tornato presto a trovarlo per sapere come si stava adattando alla nuova sistemazione.

Izuku è sempre stato un ragazzo di poche pretese, non ha mai domandato nulla che non fosse di fondamentale importanza: addirittura anche il cibo gli è sempre sembrato essere tutto identico, non ha una pietanza che lo faccia impazzire.

Percorre con i polpastrelli i muri della stanza, socchiudendo le iridi e cercando di percepire quante altre persone siano passate prima di lui da quel luogo.

Pareti immacolate e candide, arredi apparentementi nuovi, nessun segno di graffi, ammaccature o sbucciature negli spigoli in nessun mobile, come se fossero appena stati acquistati.
Un'altra particolare coincidenza da aggiungere a quelle che si stanno susseguendo da quando è arrivato in questa scuola.

Afferra la valigia ancora chiusa e la sistema all'interno dell'armadio chiudendocela dentro prima di uscire dalla camera, cacciarsi le mani in tasca ed iniziare a girovagare incuriosito per i vari corridoi.

La preside gli ha espressamente detto che può farlo, anzi gli ha persino consigliato di usare il giorno libero per andare alla scoperta delle varie aule della scuola e per conoscere anche i suoi nuovi compagni di classe.

Con passo lento ed occhi attenti attraversa i vari corridoi, leggendo le targhette che indicano le varie ubicazioni, obbligandosi con tutto se stesso di non voltarsi per osservare ossessivamente i quadri che continuano a catalizzare la sua completa attenzione, distogliendo in fretta lo sguardo in particolar modo da una rappresentazione di un albero che sembra richiamare la sua vista in modo quasi brutale.

... e la mia testa è appoggiata al petto di qualcuno. Non lo vedo, ne percepisco il calore che emana la sua pelle a contatto con la mia nuca, lo stesso calore che sto emanando anche io. Sono felice... sto leggendo un libro mentre che lui mi tiene stretto al suo corpo e mi accarezza i capelli con le dita...

Izuku stringe le nocche delle mani agitato, arricciando il naso infastidito.
Cosa diavolo gli sta succedendo? Questi continui déjà-vu di momenti che non ha mai vissuto veramente lo stanno facendo seriamente preoccupare. E' vero che normalmente la sua mente viaggia altrove ma da quando ha messe piede qui dentro la sensazione si è amplificata.

Che forse..?

Tutti i pensieri evaporano all'istante e la bocca gli si spalanca nel momento in cui entra all'interno della biblioteca: altissimi scaffali che traboccano di libri di ogni tipo, zone di letture suddivise per generi, odore di antico ed una meravigliosa finestra enorme che rende il posto soleggiato e piacevole.

Si muove verso il genere che lo ha attratto come una calamita da tutta la vita, prendendone un volume a caso tra i palmi e portandoselo verso il naso.

Al tatto è ruvido, poroso e traspare il profumo di antico e di... misterioso.

-Ciao, sei il nuovo arrivato?-

Le mani lasciano all'istante il libro che stavano stringendo facendolo atterrare per terra con un tonfo sordo.

-Scusa! Non volevo spaventarti!-

Una ragazza con un caschetto castano corto e tenere guance colorate di rosa lo sta guardando sorridendo.
Izuku si abbassa sulle ginocchia per prenderlo da terra prima di farle di rimando un pallido sorriso.

-Sono io che non mi aspettavo di trovare nessuno all'interno della biblioteca. Dalle mie parti è un posto che rimane sempre vuoto.-

-Non dimenticarti che adesso sei arrivato in una scuola di artisti... Comunque piacere di conoscerti, io sono Ochaco Uraraka.-

Dichiara ancora sorridendo e scrutandolo intensamente. Socchiude gli occhi come se stesse esaminandolo senza voler dare troppo nell'occhio.

-Che libro hai scelto da leggere?-

Un'altra domanda curiosa, ancora lo stesso modo di guardarlo e di soppesarlo.
Izuku si chiede come mai non abbia domandato il suo di nome.
Già'...perchè non lo ha fatto?

-Io sono Izuku Midoriya... comunque...-

-Oh ma certo, che sbadata! Non te l'ho neppure chiesto.- Ribatte arrossendo colpevolmente sulle guance.

-Ho preso un libro che parla di leggende. Sono molto affascinato dal mondo antico.-

-Certamente.- Risponde lei improvvisamente seria e guardandolo fisso negli occhi.
-Fuori ci sono altri ragazzi, e visto che domani inizieremo le lezioni tutti insieme magari potresti venire con me a conoscerli. Ti andrebbe?-

Izuku segue la ragazza senza dire più nulla, come sempre qualcuno ha già deciso cosa fare per lui.
Non ha atteso una sua risposta, ma si è recata fuori sicura che lui l'avrebbe seguita, come infatti è stato.

Il parco esterno alla struttura è bellissimo, distese sconfinate di prato all'inglese, fiori colorati e alberi carichi di fiori.
I ragazzi sono tutti seduti per terra, vicini uno all'altro, intenti a ridere e a parlare tra di loro.
Quando lo scorgono arrivare in compagnia di Uraraka alzano gli sguardi incuriositi, smettendo di farlo all'istante.

-Ragazzi lui è Izuku Midoriya, il nuovo arrivato.-Lo presenta la ragazza lanciando un'occhiata eloquente verso un ragazzo che si alza di scatto avvicinandosi con il braccio teso verso di lui e la mano aperta.

E' alto e magro con stranissimi occhi di due colori diversi, e capelli dello stesso tipo: sul viso gli aleggia un sorrisino misterioso.

-Piacere di conoscerti, io sono Shoto Todoroki e sono a tua disposizone per farti vedere il posto e raccontarti ogni singola informazione di quello che succede qui dentro.-

-Ti ringrazio.- Risponde Izuku osservandolo in viso distratto vista la sua attenzione che è tutta calamitata verso il resto della classe che sta fissando la scena trattenendo il fiato.

-Allora intanto ti racconto chi siamo e ti faccio un pochino di presentazioni:
io sono uno studente di musica, suono vari strumenti e compongo melodie.

Ochaco, che hai già conosciuto, è appassionata di teatro.

Il biondo per terra alla sua destra si chiama Denki Kaminari e studia moda, il rosso con i denti aguzzi, Kirishima Eijiro, è un'esperto di scultura, il ragazzo con espressione molto seria e sempre corrucciata si chiama Tenya Ida e si occupa di regia cinematografica, la ragazza con i capelli violetti Kyōka Jirō è una bravissima ballerina di danza classica, il ragazzo moro al suo fianco Sero Hanta è un fotografo, la ragazza dai capelli rosa, Mina Ashido studia recitazione ed infine la ragazza bellissima al suo fianco, Momo Yaoyorozu, studia architettura.- Termina riprendendo fiato.
-Siamo in pratica, tutti artisti diversi, visto che tu sei un letterato, giusto?-
Domanda indicando verso il libro che è ancora stretto tra le sue mani.

Izuku lascia vagare lo sguardo su ognuno di loro pensando che domani non si ricorderà neppure un nome di quelli che ha sentito oggi, prima di riposizionare le iridi verdi in quelle eterocromatiche dell'altro.

-Non c'e' nessuno tra di voi che dipinge?- Il leggero chiacchiericcio prodotto dagli altri si blocca di scatto, come del resto il sorriso sui loro volti.
Izuku li vede, si lanciano di soppiatto occhiate agitate senza cercare di lasciar trasparire nulla.

-Si, l'unico altro studente che adesso non è qui presente tra di noi. Non sapevo che fossi appassionato di pittura...-

-E come avresti potuto saperlo, visto che non mi conosci?-

Occhi negli occhi, Izuku ci vede qualcosa al loro interno che non riesce a comprendere, una voglia trattenuta di dire altro, una rabbia inespressa ma che non può uscire.

-Midoriya hai voglia di sederti con noi a conoscerci meglio?-

Sbatte le ciglia scure alcune volte cercando di mostrare sul viso un sorriso pacato ed ingenuo.

-Sinceramente sono molto stanco e penso che tornerò in stanza.-

Il fastidio è un emozione che solitamente lui non prova eppure gli sembra di percepire qualcosa di molesto che si smuove nello stomaco. C'e' qualcosa che lo indispone, qualcosa che non afferra, qualcosa che gli altri sembrano voler nascondere.
Ma non è possibile, non li ha mai visti e non si sono mai conosciuti prima.

-Cosa stai disegnando?-
-Sto dipingendo...-
-Non è la stessa cosa?-
-No. Sto usando dei pennelli e delle vernici liquide, quindi a livello semantico il verbo non è corretto.-
Un silenzio, un  risatina che non è riuscito a trattenere ed il ragazzo che si gira, il volto nascosto dalla luce accecante dal sole che risplende in mezzo ai suoi capelli color oro.
-Perchè adesso ridi?-
-Perchè ti arrabbi sempre troppo facilmente... e poi sei così bello quando lo fai.-

I piedi si fermano di colpo ed il cervello riprende a funzionare correttamente: ancora un altro flash di un qualcosa che gli deve essere già successo, un altro inaspettato ricordo di questo misterioso ragazzo che riesce a smuovergli nel petto un sentimento che non ha mai provato prima.

Sospira tristemente guardandosi attorno e non riconoscendo nulla di dove si trova: come diamine è possibile percorrere metri e metri di corridoio senza avere la percezione di farlo, senza sapere dove si trova, così a mente spenta.
Sta diventando pazzo, sta peggiorando, non c'è nessun altra spiegazione plausibile.

Sbuffa muovendosi a gran falcate verso una scala che vede davanti a lui ma bloccandosi di colpo nel trovarsi a destra una porta spalancata e moltissime tele dipinte al suo interno.

Sgattaiola silenziosamente oltre la porta notando un ragazzo con selvaggi capelli biondi fermo in un angolo: ha delle cuffie nelle orecchie ed è perso a guardare rapito qualcosa raffigurato davanti a lui.

Tra le mani stringe un pennello: lo intinge nei colori prima di muoverlo furioso su quella tela che sembra gli abbia fatto qualcosa di male. I bicipiti sono tesi e i movimenti delle braccia sono fatti a scatti, con nervosismo e cattiveria.

Eppure...

Izuku non riesce a togliergli gli occhi di dosso: é bellissimo... il modo in cui si trattiene il labbro tra i denti, la fronte aggrottata, le note di musica rock che escono da quei padiglioni appoggiati sulle orecchie.

Quando alza gli occhi cremisi che vanno ad inserirsi nei suoi verdi sobbalza spaventato, prima di togliersi le cuffie e sbatterle in un angolo violentemente.

-Che cazzo fai tu qui?- Gli ringhia addosso alzandosi e avvicinandosi a lui.

Izuku deglutisce la saliva senza riuscire a distogliere lo sguardo.

-Scu.. scusami mi sono perso. Stavo cercando la mia stanza.-

-Che per ovvie ragioni non può essere qui. Esci e vattela a cercare.-

Dichiara incrociando le braccia davanti al petto e attendendo impaziente che si giri e che se ne vada.

Ma Izuku non vuole mollare, è la prima volta che sente il cuore battere così forte, la gola seccarsi e qualcuno, o qualcosa, interessargli veramente.

-Posso vederlo?- Domanda indicando la tela che essendo girata dalla parte opposta nasconde cosa ci sia dipinto sopra.

-No, non puoi.-
Risponde categorico.

-Ma a me piacciono moltissimo i disegni.-

-Non direi, visto che non ne capisci un cazzo. Io non sto disegnando, ma sto dipingendo. A livello semantico il verbo è totalmente differente.-

Un altro déjà-vu.

La testa gli gira forte, i colori sgargianti si mischiano e si confondono nelle sue iridi che vedono ad un tratto solo nero, mentre che le gambe non reggono e si sente cadere per terra.
Non tocca il pavimento però, una mossa velocissima ed il ragazzo di prima lo sta trattenendo vicino a lui, e Izuku si lascia andare tra le sue braccia, un sorriso che si apre sereno nel sentire quel profumo che non capisca bene come mai, ma gli ricorda casa.

-Kacchan...-

Mormora a bassa voce mentre il buio dei sensi lo avvolge.

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