TREDICI

Il tempo era mutato di colpo. Le montagne che circondavano la valle erano abbracciate da soffici nuvole grigie, cariche di umidità e promesse di pioggia. Il cielo si era fatto cupo, rischiarato solo in parte dai raggi di fuoco del sole che stava lentamente tramontando. L'intera pianura aveva assunto sfumature vibranti, che cozzavano con le lunghe zone di oscurità. Era arrivato pure il vento, abbastanza impetuoso da smuovere le fronde degli alberi, da giocare con i fiorellini di campo, che parevano piegarsi sotto una danza frenetica.

Abel rabbrividì e si scostò i capelli dal viso, per poi legarli in una coda bassa.

-Se non rientri subito, ti verrà un accidenti-

Sussultò appena nell'udire la voce di Geert. Si girò verso di lui, trovandolo fermo sulla soglia della portafinestra che introduceva alla terrazza.

Si volse ancora verso il paesaggio incontaminato, che si spalancava dinanzi a sé, trasmettendogli una strana sensazione di panico. Si sentiva come se, continuando ad osservare la natura sconfinata, corresse il rischio di vedersi risucchiare nel suo incognito. -Il tempo è cambiato in fretta-

Geert gli si fece vicino, scrollò le spalle e poggiò i gomiti sulla ringhiera. -È la primavera italiana. È imprevedibile-

-Hai vissuto qui?- chiese dopo un po', sentendosi incuriosito da quella intuizione che gli aveva sfiorato la mente.

Geert annuì. -Per qualche tempo. Un paio di anni fa-

-Non lo sapevo-

-Ti eri parecchio allontanato dal Clan, in quel periodo-

-Come mai stavi qui?-

Geert tornò in posizione eretta, mise le mani nelle tasche dei pantaloni e tornò a scrollare le spalle. Abel seguì i suoi movimenti con lo sguardo, in attesa che si decidesse a parlare – detestava le persone che parevano prendersi una vacanza tra una parola e l'altra. Suspence equivaleva a dire ansia e lui era già ansioso di suo, molto, senza bisogno di alcuna suspence. -Diciamo che a Saul non sono mai piaciuti i disertori. E voleva schiodarsi da Magda. Hauke doveva proteggere te- e nel pronunciare il nome del suo defunto compagno la sua voce ebbe un tremito. -Quindi mandò me qui, visto che lui non poteva muoversi da Idstein senza attirare le attenzioni spiacevoli dell'A.S.S.S., esattamente per fare quello che stai tentando di fare tu-

Abel si morse un labbro e rabbrividì ancora. Quindi, non ha solo Balthasar dalla sua parte, oppure Balthasar è così accondiscendente con lui perché sa che Geert ha dalla sua la fiducia di Saul. Si strinse di più nella felpa e tornò a fissare il paesaggio, provando ancora di più la sensazione di poter essere inghiottito da un momento all'altro. -Sei stato molto qui?-

-I Greci non sono gli unici sul territorio italiano. Ho avuto parecchio da fare. Sono rimasto per quasi un anno e mezzo. Senza successo. Poi le cose a casa sono cambiate, e Saul ha spedito Hauke da me, per aiutarmi a concludere qualcosa. Non ci siamo riusciti e siamo tornati a Idstein-

Abel annuì. E i brividi si fecero più intensi. Non solo per via del freddo. -E siete tornati... compagni- sussurrò.

Geert sorrise triste. -L'unica cosa positiva di tutto quel casino, immagino-

Annuì ancora. -Questa volta, però, sembra diverso-

-Non farti ammaliare da Valerio, nanerottolo-

Abel aggrottò la fronte. -Vi aveva proposto lo stesso tipo di accordo?-

-No. Però è sempre meglio non fidarsi dei capi immortali. Pianificano su tempistiche lunghe, ponendosi obiettivi che vadano sempre a loro vantaggio. Hanno pazienza, tempo, dalla loro parte, ma rimangono degli egoisti del cazzo. È una caratteristica che accomuna tutti i capi-

-Già- mormorò Abel.

Geert gli si fece più vicino e gli passò un braccio intorno alle spalle. Abel si irrigidì per quel contatto troppo intimo, ma rimase immobile, indeciso se scappare, se farlo tornare al suo posto con una battuta sagace o se lasciarlo fare – correva il rischio di offenderlo, e non aveva alcuna intenzione di ferirlo subito dopo aver parlato di Hauke.
Immaginava che parlarne avesse aperto in lui ricordi e sensazioni tristi, magari destabilizzando il suo umore. Non voleva litigare con lui o infierire ulteriormente nel suo stato d'animo.

-Non mi riferivo a te- sussurrò in suo orecchio e ciocche dei suoi lunghi capelli color miele gli solleticarono una guancia.

-Siamo tutti egoisti. Hai detto bene. Sono qui per cercare di pararmi il culo. E sono molto propenso ad accettare la richiesta di Valerio solo perché intravedo in questa delle possibili conseguenze positive anche per noi-

-Beh- fece Geert, e sciolse l'abbraccio. -Se davvero la sua richiesta fosse quella di limitarsi a chiedere aiuto per eliminare l'Associazione...-

Abel sospirò. -Non immaginavo fosse così potente da essere riuscita a insediarsi pure qui-

-È ovunque. È come un morbo che infetta buona parte del mondo. In altre parti del mondo ha un nome diverso, ma la sostanza non cambia. E la testa rimane sempre una, anche se i suoi infiniti tentacoli portano nomi diversi-

Abel si morse un labbro. -Come si fa a distruggere qualcosa di così immenso?- disse con un filo di voce, e pose quella domanda più a se stesso che a Geert, o a qualcun altro in particolare.

Era certo che da soli non sarebbero stati in grado di debellare il pericolo fin dalla radice e in modo permanente. Ma restava l'enorme problema per cui creature diverse, seppur ostacolate dallo stesso nemico, finivano per dare maggior importanza alle proprie differenze, anziché fare fronte comune per debellare il pericolo comune. Rivalità, ostilità interne alla comunità sovrannaturale mondiale impedivano loro di allearsi, anche a discapito della propria esistenza. Pur di non collaborare – sul serio – gli uni con gli altri, erano disposti a portare avanti una battaglia in solitudine, con il rischio di rimetterci.

È assurdo.

Scosse la testa. -Non mi interessa sapere quali sono le reali intenzioni di Valerio. Lui è immortale, io no-

-Sono problemi che lasceresti in eredità-

-Che magari potrebbe risolvere qualcuno migliore di me. Te l'ho detto: hai ragione. Siamo tutti egoisti e io voglio mio padre fuori dalle mani dell'Associazione. Per farlo ho bisogno di sostegno, e se il Clan è troppo impegnato a escogitare modi sempre più creativi per ammazzarmi, allora accetterò l'aiuto di altri. Alle conseguenze penseremo dopo-

-Perché non hai chiesto a Magda?-

Abel sospirò e scosse la testa. Il freddo stava cominciando a gelargli i pensieri. -Magda è fedele al suo credo. Sostiene che per me sarebbe in grado di fare qualsiasi cosa, ma mi ha già dimostrato che non è proprio così-

-A che cosa ti riferisci?-

Abel ripiegò verso l'interno dell'albergo e aspettò che Geert lo raggiungesse prima di chiudersi la portafinestra alle spalle. -Ha tentato di lasciar morire Reik perché mannaro, anche se sapeva che io ne sono innamorato. E non sta facendo nulla per aiutarmi a salvare Saul, perché le sta sul cazzo. Con la scusa di proteggermi dall'A.S.S.S. è sparita dal mio radar. Soltanto perché sa che non potrebbe garantirmi il suo aiuto per qualcosa che non vuole fare-

Geert tornò a scrollare le spalle e si allontanò una ciocca di capelli dal viso. Abel osservò ammaliato la tensione muscolare di collo e braccia, mentre i suoi movimenti parevano caricarsi di erotismo puro.

Distolse lo sguardo da lui. Aveva litigato con Reik e Florian, lo avevano – ancora – lasciato da solo in un momento tanto delicato. Era arrabbiato con loro. E si sentiva solo.

Altrimenti col cazzo che mi lascerei incantare da uno come Acido.

-Quindi hai già deciso?-

Abel sospirò e si premette una mano sulla fronte. Mal di testa in arrivo. -Valerio vuole quello che vogliamo noi...-

-No. A Saul, e a tutti gli altri, non è mai importato veramente dell'A.S.S.S.-

-Che cosa intendi dire?-

Geert gli si fece vicino. Prese una ciocca dei suoi capelli tra le dita di una mano, giocherellandoci un po', senza ricambiare il suo sguardo stupito. -Potere. Credono di poter neutralizzare l'Associazione dimostrano loro di essere delle creature superiori- Abel si morse un labbro e Geert azzerò quasi del tutto la distanza che li separava, accostando il suo profilo a una sua guancia. -Ma tu non vuoi il potere. Non l'hai mai voluto- sussurrò in suo orecchio.

La pelle di Abel si ricoprì di brividi, si sentì arrossire e ansimò senza fiato. In un attimo, tutte le fisime mentali che lo avevano spinto a evitare di aggredirlo verbalmente si erano già esaurite – dimenticate del tutto. Ma non riusciva ad allontanarsi da lui, né a decidersi di picchiarlo.

Bussarono alla porta. Trasalì e si allontanò di un passo dal licantropo. Si sventolò il viso con una mano. -I caloriferi sono sparati a mille, qui dentro. Mi faranno venire davvero un accidenti- borbottò imbarazzato, mentre il profumo della pelle di Geert pareva non volersi schiodare dalle sue narici.

La porta venne aperta ed Else comparve sulla soglia. -Siete qui- disse con espressione contrita. -Hias?-

-L'ho lasciato nella sala ristorante con Telsa e Roberto. Aspettavano il dolce-

-Tu niente dolce?- domandò Else e incrociò le braccia sotto al seno, reclinando il capo da un lato. -O preferisci un altro tipo di... dolciumi?-

Le rivolse un'occhiataccia. -Ho solo sonno. Sono salito prima per mettermi a letto-

-Vedo- e annusò l'aria.

Abel trasalì, anche se sapeva già che, a parte l'odore dei suoi ormoni impazziti, non sarebbe stata in grado di fiutare altro. -Non ti devo spiegazioni-

-Ah, sì?- fece lei, visibilmente infastidita. -Allora perché ci hai voluto con te?-

Abel sospirò. Il mal di testa era arrivato portandosi dietro una carica micidiale. Sembrava del tutto intenzionato a fargli esplodere il cranio dall'interno. -Siete i miei nuovi Krieger-

Geert boccheggiò senza fiato, stupito. -E quando avresti avuto intenzione di informarci della cosa?-

-Al rientro. A casa. In maniera ufficiale-

-Sei impazzito? Hai battuto la testa troppo forte mentre eri in macchina con Roberto?- esclamò Else.

Abel le rivolse l'ennesima occhiataccia. -Era una cosa che avevo già deciso-

-Perché? E perché entrambi?- domandò Geert. -Non era mai successo prima. E chi di noi sarà a capo della Guardia? O vuoi mettere entrambi pure per quel ruolo?-

-Oh, no. Non ho cambiato idea a riguardo. Non voglio che la stessa persona ricopra entrambi i ruoli. Non voglio che succeda come è successo con Hauke: troppa responsabilità-

-Per questo due Krieger?- domandò Else, sciogliendo la posa rigida delle braccia.

Annuì. -Anche. Vi dividerete i compiti: a uno spetterà il Clan e all'altro me. Decidete voi- borbottò, sentendosi arrossire. -A capo della Guardia metterò Hias-

-Uhm- disse soltanto Geert e si grattò il mento, stuzzicandosi la barba. -Ha senso-

-Incredibile- aggiunse Else. -Ha davvero senso-

Abel aggrottò la fronte. -Grazie, eh. Per l'alta considerazione che avete di me in quanto capoclan, il vostro stupore n'è proprio la prova!-

Else ridacchiò. -È una mossa intelligente. Non sono proprio stupita che l'abbia partorita tu, ma che l'abbia pensata una persona che non si è mai immischiata davvero negli affari del Clan. È una buona soluzione. Permette di proteggere davvero il Clan...-

-Riuscirete a collaborare?- la interruppe Abel.

Else si morse un labbro e assunse un'espressione colpevole. -Non andiamo molto d'accordo, vero. E parlo di tutti i presenti- Abel annuì. -Però abbiamo a cuore lo stesso obiettivo. Voi per un motivo, io per altri. Mi porto addosso un marchio che fa male. Geert ha perso Hauke. E tu...- aggiunse, lasciando la frase in sospeso.

Io ho fatto jackpot. -Sì. Stai dicendo che ci capiamo e che, anche se ci detestiamo, possiamo collaborare?-

-Io non vi detesto- borbottò Geert.

Abel gli rivolse uno sguardo tagliente. Non gli credeva neppure un po', ma lasciò correre. -Sono stanco. Ho davvero sonno- mormorò. Mosse la testa da una parte e dall'altra, facendo schioccare le ossa del collo. Al termine si trovò con un blando capogiro a fare da sottofondo al mal di testa.

-Vieni a dormire con noi- disse Else e gli porse una mano.

-Noi?-

La ragazza annuì. -Me, Telsa ed Hias-

-Perché proprio voi?-

-Perché io ed Hias siamo tuoi cugini e Telsa è pronipote di Gesche. Anche se alla lontana, anche lei fa parte del branco. E tu hai bisogno di noi, adesso. Hai aspettato anche fin troppo-

Abel trasalì e aggrottò la fronte. Rivolse uno sguardo furtivo in direzione di Geert, ma lui si limitò a scrollare le spalle. Prese la mano di Else in una delle proprie – era calda, morbida. Accogliente, e percepì subito la tensione abbandonare le spalle, il sonno farsi incombente.
Socchiuse gli occhi e annuì. 

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