QUATTRO
Abel aprì la porta della stanza e imprecò. Si tolse le scarpe, i vestiti, restando presto in biancheria intima, e imprecò ancora.
-Ti sento un tantino agitato, amore- disse Reik con tono ironico.
Si girò a guardarlo e lo fulminò con lo sguardo. Scosse la testa e chiuse gli occhi, tentando di regolare la respirazione, nella speranza che si rimettesse presto su binari più tranquilli. Ma tranquillo non si sentiva neppure un po'. Riaprì gli occhi. Mura di roccia nuda, l'assenza di finestre. I mobili pochi, spartani, spostati lì chissà da dove, vissuti e pronti per la rottamazione. Persino il letto, seppure ampio, sembrava promettere la garanzia di sonni agitati e decisamente scomodi. Odiava quella stanza.
Si trovavano ancora nel covo del Clan. Gli era stata riservata quella camera a suo uso e consumo, ma Abel era stato abbastanza impegnato, nelle ultime settimane, da poter vantare di non averci ancora dormito. Si apprestava a farlo, però, e non ne aveva nessuna voglia.
Fece una smorfia. -Mi auguro che, almeno, abbiano cambiato le lenzuola-
Florian sospirò piano. -Sembra ben tenuta-
Gli rivolse uno sguardo severo. -Smettila di mentire pure davanti l'evidenza- sbottò irato, e corse sopra al letto. Rimase in piedi al suo centro. -Incredibile! Mantiene il mio peso- sedette e incrociò le gambe.
-Almeno qui ci sta una temperatura confortevole- disse Reik, togliendosi il cappotto e lanciandolo con poca grazia sulla spalliera di una sedia.
Abel annuì. -Non credo che sia naturale-
-Lo penso anch'io- disse Florian. -Immagino che sia il calore dei suoi abitanti a rendere questo posto così-
-Beh. Magia o quello che è, è l'unica cosa che apprezzo di questo stupido posto-
Reik scosse la testa. -Non andrai da nessuna parte se continui a scontrarti con loro- e si tolse la giacca, gettandola sopra il cappotto.
Abel aggrottò la fronte. -Da che parte stai?-
-Dalla tua, amore, come sempre- disse con un sospiro e cominciò a sbottarsi i polsini della camicia. A quel punto, pure Florian si tolse giacca e cravatta. -Però, ammetto di non essere d'accordo con te per quanto riguarda la scelta di non avere un Krieger-
-Perché no?- lo stupore lo destabilizzò. Abel non si era aspettato da lui un pensiero divergente dal suo su quel punto.
-Sconvolgere gli equilibri di una comunità antica e fondata sui propri valori, che siano questi condivisibili oppure no, non è una cosa che bisognerebbe fare così alla leggera-
-L'ho già detto: non voglio un Krieger per non far sentire in vantaggio quelli che vorrebbero farmi fuori-
-Ma tanto lo sanno già che farti fuori, per loro, sarebbe facile come schiacciare una zanzara-
-Addirittura!- esclamò indignato.
-Amore...-
-Non osare chiamarmi amore! Sono abbastanza incazzato con te-
Reik sospirò e si sporse sul letto, premendo le mani sul lenzuolo intorno a lui. -Sei fortunato, addestrato. Ma sei un umano. Un delizioso umano- disse, accarezzandogli una caviglia. -Pregi e difetti di essere umano-
Abel sapeva che il suo amante aveva ragione – ragione da vendere, ma non era affatto intenzionato a dargliela vinta. -Resta di fatto che pretendo la pace, nessuna istigazione alla violenza gratuita in cui, di solito, al Clan piace sguazzare. Ho deciso che per ora siamo in pace e non abbiamo bisogno di un combattente-
-Non è per questo che si elegge un Krieger- disse Florian.
Abel imprecò e si batte le mani sulle cosce, con stizza, mentre Reik si allontanava di nuovo da lui. -E tu lo sai bene perché sei cresciuto dentro un clan di licantropi! E io che credevo tu fossi un vampiro!-
Florian rilassò i muscoli del viso, piegando le labbra in un labile sorriso. -Conosco bene la tua cultura. La conoscevo prima, nella versione che la mia regina ci aveva insegnato... imposto. E ho avuto modo di conoscerla in maniera più ampia e completa quando Magda si è alleata con Saul, e ha messo da parte le bugie per te-
Abel scrollò le spalle – sapeva di doversi scusare con lui, ma non ne aveva molta voglia. Aveva ragione, Florian: dalla sua possedeva secoli di conoscenze pratiche e dirette, aveva avuto modo di scoprire verità a cui Abel non si sarebbe mai lontanamente neppure avvicinato nell'arco di tutta la sua vita. Vero pure che Magda – la sua regina lamia – disprezzava ogni genere di "pelosi", ma Florian non era un vampiro di seconda generazione come gli altri. Lo aveva intuito nel momento in cui aveva scoperto che era tornato alla sua forma originaria prima ancora di essersi legato a lui tramite il Primo Morso. Non sarebbe dovuto succedere, Florian non sarebbe dovuto ringiovanire, non avrebbe potuto riacquisire i suoi poteri indipendenti senza legarsi a qualcuno al di fuori del rapporto che aveva con la sua regina.
Eppure era successo.
Non stentava a credere che fosse riuscito a maturare un proprio pensiero critico, nel corso dei secoli, nonostante questa non fosse una facoltà comune tra i vampiri di seconda generazione – dato che, di solito, erano sempre soggiogati al volere di terzi.
Tuttavia, Abel era Abel e restava un gran testardo. Senza contare che si trovava con un punteggio di zero a due per i suoi amanti.
Inconcepibile! Da quando sono diventati così saggi? Più saggi di me! E mi fanno pure la ramanzina. Cazzo. -Avete visto chi mi si è proposto per farmi da Krieger, no? Lo so da me che questa è sempre stata una figura importante per il Clan. E se voglio cominciare a cambiare qualcosa, se voglio che le loro menti si aprano a nuove possibilità, eliminare i... "pilastri" in un colpo solo, beh, capisco che possa risultare controverso-
-Devi continuare a garantire loro dei punti di riferimento-
Annuì sentendosi un po' sconfitto. -La verità...- fece una smorfia. -Beh, la verità è che non mi fido di nessuno, qui dentro. Le uniche due persone di cui mi fido, dentro al Clan, non sono più qui...- la sua voce ebbe un fremito e scosse la testa. Si passò una mano tra i capelli, come a voler estirpare i pensieri spiacevoli, ma non ci riuscì. -Ed è assurdo, penso, riporre fiducia assoluta nelle persone che più sono riuscite a ferirmi in passato. Riporre fiducia in una persona che non so se è ancora viva. Riporre fiducia in una persona che... non c'è più- deglutì a vuoto, tentando di ricacciare indietro il nodo che gli aveva serrato la gola.
-Amore- sussurrò Florian con tono dolce, e sedette al suo fianco. Gli allontanò i capelli dalla fronte, sistemandogli una ciocca dietro un orecchio. Abel sollevò appena lo sguardo su di lui, sentendosi troppo debole per fronteggiarlo apertamente – non voleva piangere e non avrebbe pianto. -Riuscirai di nuovo a fidarti della tua famiglia. Devi darti tempo-
Sospirò e scosse la testa. -Non mi sono mai fidato di nessuno di loro, e ho capito di aver sbagliato. Ho sbagliato a non fidarmi di Saul-
-Tuo padre...- disse Reik e agitò una mano per aria, come se stesse fisicamente mescolando tra i suoi pensieri per pescare le parole giuste.
-So che lo odi- lo pervenne Abel. -E hai ragione. Ha tentato di ucciderti. Mio padre viaggia su binari differenti da quelli comuni-
Reik annuì.
-Ma non ti farebbe mai del male- disse Florian.
Abel si strinse nelle spalle. -Me ne ha fatto tanto. Però ho capito che lui ha sempre agito pensando di proteggermi. Magari se avessi instaurato con lui un rapporto, anziché scappare... avrebbe imparato a conoscermi e capirmi meglio. Non so...-
Florian gli accarezzò il labbro inferiore con un pollice. -Avrete tempo per recuperare-
-Lo spero- disse Abel e si premette le mani sulla fronte, sentendosi a pezzi.
Non era sicuro di voler recuperare – non era sicuro di avere ancora la possibilità di recuperare il proprio rapporto con Saul, non dopo tutti i loro trascorsi. A modo suo, però, Saul lo amava. Tra le altre cose, si era beccato pure un proiettile al posto suo. Avrebbe tentato di salvarlo, sapendolo in pericolo, pure se lui non gli avesse fatto da scudo contro Ada – ne era certo.
Proprio perché, a modo suo, Abel amava suo padre.
Percepì il materasso cedere di fianco a lui, a destra, e comprese che pure Reik li aveva raggiunti sul letto. -Per oggi così- sospirò e liberò il viso dalle proprie mani. -Domani torniamo a casa-
-Come preferisci- disse Florian e con le carezze scese lungo il suo collo, ridisegnando con un dito la muscolatura sotto pelle, e continuò a scendere piano.
-Preferireste restare qui?-
-Basta che stiamo insieme. Qui o altrove non ha importanza- rispose il vampiro e accostò il viso al suo.
Abel sorrise e socchiuse gli occhi, accogliendo il suo bacio. Lento, dolce, rassicurante. Florian era la sua bussola della calma, l'unico in grado di mettere a tacere il suo malcontento per davvero. Gli bastava essere se stesso, con tutta la sua gentilezza e pazienza. Due ingredienti fondamentali per la loro relazione. Perché Abel non era paziente mai, gentile ancor più di rado. Si compensavano.
Il bacio si fece più profondo, e la tensione abbandonò le sue spalle quasi del tutto. Percepì Reik muoversi dietro di sé, le sue labbra sulla pelle. Gli spostò i capelli, liberando il collo, salendo in punta di dita sulla nuca, massaggiando piano, facendogli ricoprire la pelle di brividi. Sorrise e interruppe il bacio con Florian, girandosi nella sua direzione.
-Sei sicuro?- domandò e Reik annuì. -Non sei arrabbiato con me?-
-Se non esistesse il perdono, Abel, io non sarei qui, non credi?-
Si morse un labbro. -Non eri cosciente quando mi hai attaccato, lo scorso anno. Saul, invece, ...-
-Sapevo che quella notte ci sarebbe stata luna piena, ma anziché cacciarti via, ti ho invitato nel mio letto- e lo attirò a sé, aderendo con il proprio petto al suo. Gli strinse il sedere con entrambe le mani, spingendolo ancora di più verso di sé.
-Come avresti potuto fare altrimenti?- Abel accostò le labbra alle sue. -Sono così irresistibile-
Reik gli morse piano il labbro inferiore. -Potrebbero sentirci- sussurrò sulla sua bocca.
-Ti interessa davvero?- domandò e con una mano gli accarezzò una coscia, salendo piano verso il suo inguine.
Reik rispose ricambiando le sue carezze e Abel, a differenza di quando si erano trovati nel suo camerino, al MoonClan, lo lasciò fare. Si aggrappò a lui, stringendo tra le mani il tessuto sottile della sua camicia, e lo baciò. Gli sfilò gli occhiali, Florian glieli tolse dalle mani, e lui tornò a esplorare il suo corpo, sfilandogli la camicia dai pantaloni.
-Non strappargliela, che poi tocca a me cucire i bottoni- soffiò il vampiro in un suo orecchio.
Abel si irrigidì e si volse verso di lui, riservandogli un'occhiataccia. -Prima tentate di sedurmi e poi vi aspettate che reagisca come una principessina alla sua prima volta?-
Reik rise. -Non ha mica detto questo!- esclamò, e gli morse il lobo di un orecchio, strappandogli un gridolino di stupore.
Poi si allontanò subito da lui, schivando la sua mano, pronta a rispondergli con uno schiaffo. Rise ancora e, con movimenti fluidi, sensuali, balzò giù dal letto.
-Così non vale- borbottò Abel, indispettito, gattonando sul letto nella sua direzione.
Venne catturato da Florian, che lo attirò a sé, bloccandolo contro il proprio petto. -Che diavolo...- tentò di dire, ma l'altro lo mise a tacere con una mano, cominciando a stimolargli l'arcata esterna di un orecchio, con la punta della lingua.
Abel tornò a irrigidirsi. L'altra mano di Florian scese sulla sua pancia, corteggiandogli la pelle in punta di dita, facendolo fremere di aspettativa. Si introfulò nei suoi slip, e Abel mugugnò di piacere.
Reik sorrise malizioso. Piano, con estrema lentezza, fece scivolare un bottone alla volta fuori dalla sua asola. Si scoprì il petto, passò ai polsini, mentre le carezze di Florian si facevano più intense. Abel ansimò contro il suo palmo, tentò di liberarsi, mentre gli occhi gli si riempivano delle immagini di Reik, che scopriva il proprio corpo, poco per volta. Avrebbe voluto potergli saltare addosso, strappare via gli ultimi vestiti, ma Florian gli impediva ogni movimento e annientava la sua lucidità mentale con le sue sensuali carezze.
-Oddio!- mormorò, proprio nel momento in cui il vampiro gli liberava la bocca, gli afferrava il mento, avvicinando le labbra alle sue.
Lo sentì farsi strada nel suo corpo e tremò da capo a piedi, interrompendo il loro bacio, in cerca d'aria. Finì per premere la fronte contro il petto di Reik, che soffocò i suoi ansiti con la propria bocca. Abel si aggrappò alle sue braccia, assecondando i movimenti di Florian, che si fecero sempre più incalzanti, fino a fargli perdere il fiato. Gli scoprì una parte del collo e Abel si preparò mentalmente al dolore. Arrivò subito dopo, lancinante, accecante, accompagnato da un'ondata di piacere che lo fece urlare. Ricadde sul letto, ansando, le palpebre pesanti, il corpo scosso da tremori.
Percepì le sue mani sulle gambe prima ancora di aprire gli occhi e, quando li riaprì, Reik era già sopra di lui. Sorrise contro una sua guancia. -Ti amo- sussurrò e irrigidì le spalle.
Abel si morse le labbra. -Rilassati- disse con un filo di voce, e gli accarezzò la schiena, mentre Florian prendeva possesso del suo corpo.
Era il vantaggio di essere un vampiro, quello di poter continuare anche dopo essere arrivato all'apice del piacere tramite un morso. Lui si sentiva già abbastanza a pezzi – forse stava invecchiando. Però in quel momento aveva davvero poca importanza: non esisteva spettacolo più bello al mondo del vedere i propri uomini amarsi.
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