VENTITRÉ

-Oh, oh. Ti sei fatto male?-

-Rudi!- tuonò Abel, afferrando la mano che Hauke gli porgeva. -Che diavolo ci fai qui?- e fu di nuovo in piedi, intento a massaggiarsi un gluteo dolorante.

Rudi sorrise, non gli rispose, fece una piroetta sul posto e poi corse nella sua direzione, saltandogli al collo. Abel si irrigidì e gli diede un paio di goffe pacche su una spalla, tentando di ricambiare la sua solita esagerata manifestazione di affetto.

Si sentiva sempre in colpa in quei momenti, dato che non aveva motivo di non ricambiare tutto l'amore di Rudi, anche se, nei fatti, gli risultava difficile mostrarsi altrettanto affettuoso. Era più un tipo da sottintesi, che da azioni dirette. Voleva bene a Rudi, ma il suo voler bene si traduceva perlopiù in pensieri, ansie, abbracci fugaci, paure. E qualche goffa pacca.

-Ero in pensiero per te- disse Rudi, strofinando la punta del naso contro il suo collo.

Altre due pacche, sempre alla stessa spalla. -Sto bene...- prese a dire, ma poi si fermò di colpo, mentre uno strano pensiero gli attraversava la mente.

Fugace, confuso, così fumoso da non permettergli di comprendere appieno cosa gli aveva appena fatto storcere il naso, tuttavia, qualcosa dentro la sua testa stava per prendere forma – qualcosa di spiacevole, senza ombra di dubbio – per cui Abel iniziò a percepire una certa ansia riempirgli il petto e porre in allerta i sensi.

-Hai trovato Krista? Per questo sei qui?- Rudi non rispose e Abel iniziò a percepire odore di nuovi guai in arrivo. -Io sono più preoccupato per Krista, ad essere onesti- aggiunse, sperando che suo fratello si decidesse a vuotare il sacco. Gli aveva affidato una missione e sperava che l'avesse portata a termine, che fosse lì, a causargli un mezzo infarto, per quel motivo e non per qualsiasi altra possibile novità catastrofica.

Sono così fortunato... ma preferirei che mi si desse tregua dalle "sorprese". -Non ho sue notizie da quando è morto Gideon. Tu hai avuto modo di scoprire che fine ha fatto?- e si voltò in direzione di Hauke, che, in risposta, si limitò a stringersi nelle spalle. -Tu?- chiese rivolgendosi a Rudi, abbassando lo sguardo su di lui.

Suo fratello socchiuse gli occhi e rinserrò la presa intorno ai suoi fianchi, riprendendo a strofinare il naso contro la sua pelle. Inspirò profondamente ed espirò sorridendo. -Rudi?- lo incalzò. -Ti avevo chiesto di trovare Krista-

-Hai fatto pace con Telsa e Roberto?- 

Abel aggrottò la fronte e sciolse il loro abbraccio. Rudi protestò e tentò di acciuffarlo di nuovo, ma, captando l'ostinazione del fratello, alla fine decise di smetterla e rimase fermo alla distanza che gli era stata imposta. -Telsa è di nuovo in giro con Roberto per portare avanti la nostra missione. Diciamo che abbiamo fatto pace, anche se con Roberto non avevo litigato-

-Erich è stato arrestato?-

Abel annuì. -È passato in custodia alla polizia, così come gli altri due sospettati. Sono licantropi e, nonostante la nuova Legge, anche se solo sospettati di un crimine rimane d'obbligo la detenzione preventiva-

Sospirò. Magari se avessi coinvolto la polizia fin dal principio Gideon sarebbe ancora vivo, pensò con rammarico. Era consapevole del fatto che, con le prove che avevano avuto all'inizio di quella storia, non sarebbe riuscito a convincere John ad attivare il programma di detenzione preventiva, ma continuava a sentirsi in colpa per la sorte di Gideon. Era probabile che se avesse informato il commissario fin dal principio, molti risultati ottenuti, lontani dalle sue regole, non si sarebbero neanche potuti concretizzare. Era probabile che alcuni dei sospettati sarebbero finiti per fuggire prima che loro potessero anche solo trovare una prova a loro carico.

Avrebbe dovuto convivere con la certezza di aver lasciato a piede libero dei mostri?

Ma Gideon, forse, sarebbe ancora vivo.

E se invece era proprio arrivata la sua ora? Se quei tre fossero rimasti liberi di fare del male a chi volevano, chi mi assicura che Gideon si sarebbe potuto salvare?

Era orribile, il senso di colpa. Devastante.
Scosse la testa. Terrificante, e anche quando avesse avuto la certezza assoluta che tutte le strade percorribili avrebbero condotto allo stesso risultato era sicurissimo che ciò non gli sarebbe bastato per darsi pace. -Krista...- mormorò.

-È tornata da Magda- Abel sgranò gli occhi. -Mi avevi chiesto di cercarla...-

-Sia a te che a lui- lo interruppe, puntando un dito contro Hauke.

-Io sono stato un tantino impegnato- protestò Hauke e tornò a incrociare le braccia sul petto.

-Era un favore che vi avevo chiesto, capisco perché tu non sia riuscito a soddisfarlo, ma tu! Rudi! Che cazzo! Perché non me lo hai detto subito? Come hai fatto a scoprirlo? Perché diavolo me lo dici solo ora e proprio qui? Come facevi a sapere che ero qui?-

-Ti seguo- rispose candidamente il licantropo, battendo le palpebre sui suoi occhioni bicromi.

Abel deglutì a vuoto.

Saul.

Si volse in direzione di Hauke e comprese dalla sua espressione che anche lui doveva essere arrivato alla stessa conclusione.

E i fumi nella sua mente presero forma. Una forma chiarissima, inquietante.

-Sei tu che tieni Saul informato delle cose che succedono a me e agli altri del Clan?- domandò a bruciapelo, tornando a fissare Rudi negli occhi.

Rudi distolse lo sguardo, fissò un punto imprecisato del soffitto, poi a destra, sul pavimento. Scrollò le spalle e gli rivolse uno sguardo di sottecchi. -Ti arrabbi?-

-No- sussurrò Abel con un filo di voce, Ma forse non posso più fidarmi neppure di te.

In casa regnava un silenzio innaturale. Abel si tolse gli abiti e rimase in slip. La pelle madida di sudore, i capelli fradici, incollati alla fronte e al collo; li sciolse e si grattò nervosamente la cute, per poi iniziare a girovagare per casa, in cerca dei suoi uomini.

Trovò Reik, seduto sul letto, un libro tra le mani e un lenzuolo che gli copriva le gambe.

-Bentornato- lo accolse e subito sul viso di Abel si formò un sorriso. Corse verso di lui, balzò sul letto, ma mantenne una certa distanza fisica mentre gli rubava un bacio. -Tutto bene?-

Annuì. -Sono sudatissimo-

-Non dirmi che hai indossato la giacca...-

-Ovvio che sì! È la mia divisa da consulente- e scese dal letto.

Reik fece una smorfia e subito Abel si mise sull'attenti. -Che cos'hai? Che cosa ti fa male?-

L'uomo si passò una mano tra i capelli, rivolgendogli un sorriso stanco. -Tutto. Ho tutto il corpo indolenzito, ma non è niente di cui ti devi preoccupare. È normale-

-Quel medico non mi piace- disse e gli volse le spalle, correndo verso il bagno. -Mi faccio una doccia-

Reik non rispose e Abel si chiuse la porta alle spalle con un tonfo.

Florian, come al solito, non era in casa.
Reik, come al solito, continuava a tenere i propri pensieri per sé.
Hauke era Hauke.
Rudi... Dannazione. Rudi!
E anche lui decise di tenere i suoi casini per sé.

Scosse la testa e si infilò in doccia. Gli dispiaceva sapere che Krista aveva preferito scappare da lui e tornare da Magda. Non che avesse fatto chissà cosa per lei nel momento in cui la lamia aveva scoperto di aver perso il suo Gideon. Certo era che lui non era stato presente mentre a lei veniva data la tragica notizia, non aveva potuto essere al suo fianco, tentare di consolarla, aiutarla, ma che fosse scappata e tornata da Magda senza dirgli nulla...
Era una cosa che lo aveva ferito.

Così come era rimasto deluso nell'apprendere che Rudi era entrato in combutta con Saul. Saul, che suo fratello aveva sempre considerato alla stregua dell'ultima ruota del carro della loro famiglia.

Chissà che cosa gli ha promesso, chissà che cosa gli ha detto per convincerlo a schierarsi dalla sua parte.

Aggrottò la fronte, chiuse il rubinetto dell'acqua e uscì dalla doccia. Il tempo di asciugarsi approssimativamente, pettinarsi i capelli e indossare un paio di pantaloncini, e tornò in camera da letto.
Si sentiva meglio, più fresco.
Più confuso.

I poteri di una doccia...

-Meglio?- domandò Reik e lo vide sfilarsi gli occhiali da lettura e riporre occhiali e libro sopra al comodino di fianco a lui.

Annuì. -Non puzzo più-

L'uomo rise e batté una mano sul materasso. Abel scelse di accettare il suo invito e si accoccolò al suo fianco sul letto, poggiando la schiena contro la testata. Si aggrappò a un suo braccio e, per un attimo, gli tornò alla mente Rudi. Aprì bocca con l'intenzione di confidarsi un po' con Reik, quando la porta della stanza venne aperta e Florian comparve sulla soglia.

-Sei tornato- disse il vampiro con tono lapidario e Abel aggrottò la fronte.

-Ah, io. Non tu che sparisci senza dire dove vai...?-

-Perché?- lo interruppe. -Tu ci fornisci sempre indicazioni precise su dove vai e con chi?-

-Cosa vorresti dire? Io esco per lavoro, lo sapete...-

-E la tua giacca puzza di lupo-

Trasalì. -Ho incontrato Rudi, non era previsto. Mi ha sorpreso e...-

-Non mi riferivo a lui. Sulla tua giacca c'è l'odore di Hauke-

Abel sgranò gli occhi. -Avevamo un appuntamento di lavoro-

Reik sciolse la sua presa sul proprio braccio, allontanandosi da lui. Abel si stupì del suo gesto, ma era troppo distratto dall'incalzare rabbioso di Florian per riuscire a dare retta pure a lui. Avrebbe dovuto rimandare a un altro momento la ricerca del perché di quel gesto così strano da parte del suo amante.

-Lavoro? Da quando Hauke lavora con la polizia? Perché di certo non eravate al MoonClan, dato che lui non ci mette più piede e oggi tu non hai serata-

-Visto? Sapete tutto di me, e sapete così tanto da poter pure prevedere le mie mosse-

-Perché ti sei visto con Hauke?-

Abel sbuffò. -Perché avevo bisogno del suo aiuto per il caso-

-E non potevi chiederlo a me o a Reik?-

-A Reik non potevo chiederlo per ovvi motivi e tu...- Tu ti sei comportato troppo stranamente, nell'ultimo periodo. -Con te sono ancora incazzato-

Florian ridusse le labbra a una linea sottile. -E quindi sei tornato a buttarti su Hauke-

-Buttarmi?! Non mi butto sopra nessuno!- urlò, balzando giù dal letto. -Avevo bisogno di aiuto...-

-E l'hai chiesto al tuo primo amore, nonostante abbia passato gli ultimi mesi a darti della puttana-

Abel trasalì. -Stai esagerando. Tra me e Hauke non c'è più nulla. So che persona è, nel bene e nel male...-

-Vi siete baciati-

Abel si sentì impallidire, mentre Florian lo fissava con uno sguardo saturo di rabbia.

-È vero quello che dice?- domandò Reik.

Si era quasi dimenticato della sua presenza – quasi. Figurarsi se non doveva ricordargli di essere lì proprio nel momento peggiore di quella discussione.

-Non ho idea di chi te l'abbia detto, né per quale motivo...-

Florian scacciò quelle sue parole con il cenno di una mano. -Non ha importanza. È vero o no?-

-Anche se fosse?- ribatté, sollevando il mento in segno di sfida. -Sapete come sono fatto-

-Hauke... no-

-Lo so, Reik, dannazione! So benissimo che Hauke...-

-Non intendevo questo- lo interruppe Reik, facendo perno sulle braccia per sistemarsi meglio contro la testata del letto.

Si girò a guardarlo, mentre Florian gli si faceva più vicino e gli accarezzava i capelli, con gentilezza – forse si stava preoccupando per lui proprio mentre inveiva contro Abel.

-Che cosa intendevi dire, allora?-

Florian baciò una tempia di Reik e corse via dalla stanza.

Abel si batté le mani sui fianchi, esasperato. Tra di loro tutte moine e a me solo frecciatine... anzi! Pugnalate. -Prima lancia la bomba e poi scappa?-

-È fatto così. Non voleva lanciare la bomba, è arrabbiato e ferito, ma preferisce chiuderla qua per evitare di farti arrabbiare ancora di più-

-E tu come fai a saperlo, eh?-

-Perché io e Florian passiamo molto tempo insieme. È una cosa che avresti potuto scoprire pure tu, su di lui, se invece di passare il tuo tempo dietro Hauke...-

-Questo non è vero!- tuonò. -Io lavoro e mi divido tra lavoro, lavoro, Clan, casa. Due lavori. Due famiglie. Miliardi di casini!-

-L'altra tua famiglia siamo io e Florian?-

Abel si morse un labbro. -È evidente-

-No, che non lo è-

-Pensavo di essere stato chiaro con voi, su tutto. E vi amo-

-Però poi continua a tornare il fantasma di Hauke-

-Sai che amo pure lui-

-Anche se lui non ti vuole, sì- disse Reik e si strinse nelle spalle.

-Perché ce l'avete tanto con Hauke?-

-Perché ti fa soffrire, di continuo. E tu lo ami ancora, nonostante tutto-

-Sono poliamoroso-

-Benissimo, lo sappiamo. Ma Hauke no, non è tollerabile per me e Florian-

-Perché no?!- sbottò Abel, battendo un piede contro il pavimento, con stizza.

Un atteggiamento davvero infantile, il suo, ma si sentiva attaccato in modo altrettanto infantile dai suoi amanti. Florian che scappava, Reik che continuava a ripetere "no" come se fosse un mantra. Stava solo rispondendo di conseguenza – più o meno.

-Perché... Hauke è il tuo primo amore. È un tipo di amore che non eguaglia il nostro, con cui non possiamo competere. E Hauke ti fa male. Non è sopportabile saperlo al primo posto nel tuo cuore e vederlo trattarti in questo modo-

Abel si fece di colpo triste. Una tristezza profonda che parve penetrare nella pelle, dentro i muscoli, arrivando a stritolare le ossa in una morsa dolorosa. -Non è il primo. Non esiste nessuna classifica dentro il mio cuore. Siete tutti allo stesso livello, per motivi diversi. Se però continuate a non capirlo e a vedere Hauke come un rivale... temo che non andremo molto lontano-

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