TRENTACINQUE

Saul era rimasto in silenzio così a lungo che Abel temette si fosse pietrificato – morto, in procinto di un infarto, ibernato... qualcosa. Di certo non appariva normale – anche se la normalità non rientrava di sicuro tra le sue caratteristiche naturali.

-Sei ancora tra di noi?- chiese e suo padre rimase in silenzio.

Rivolse l'attenzione verso Reik, poi su Florian.
Tante statue di sale.

Che fosse stato troppo precipitoso nel raccontare quanto era accaduto solo nelle ultime ore?

Avrebbe dovuto edulcorare le parole per evitare un infarto collettivo?

Non gli era passato neanche di mente.
Non era di certo nel suo stile.
Non gli sembrava di aver reagito con lo stesso shock dei presenti, ma lui restava Divina.

Una Divina in ferie... esaurita.

Scosse la testa. Lo shock lo aveva subito pure lui, inutile negarlo, solo che lo aveva dimostrato a modo proprio: diventando più molesto del solito.

Non sono molesto, ma schietto!

Questo perché non stai dalla parte di chi subisce...

Subire il mio fascino? Dovrebbe essere qualcosa per cui bisognerebbe pagare! Invece sono così magnanimo che lo distribuisco gratis.

Benissimo, stai iniziando a parlare da solo.

Altro che shock.

Sono al capolinea.

Scosse di nuovo la testa e si passò entrambe le mani sul volto.

Preferirei di gran lunga essere convocato da John su una scena del crimine in questo preciso istante, che continuare a stare qui.

Per sicurezza, recuperò il proprio cellulare, lo scosse un po', ma lo schermo rimase oscurato. L'apparecchio continuava a rifugiarsi in un ostinato silenzio. Nessuna telefonata in arrivo.

Dannazione

-Bene- esclamò all'improvviso, ma non suscitò nessuna reazione tra i suoi ospiti. -Mentre voi continuate a sniffarvi zucchero filato nel Regno arcobalenoso degli unicorni, io tornerei in ospedale- continuò, e batté le mani per richiamare la loro attenzione – o almeno, sperava di riuscirci con il rumore, visto che la sua sola fantastica e divina presenza sembrava continuare a non bastare – e la cosa lo disturbava non poco.

-Tu non vai da nessuna parte- sibilò Saul e quelle sue poche parole, appena sussurrate, ebbero il potere di sciogliere la malia che pareva aver incantato anche gli altri due.

Ma tu guarda un po'! Ed io che sto qua a spremermi le meningi per trovare un defibrillatore alternativo per rianimarli da tipo mezz'ora...

Reik aggrottò la fronte e Florian si mosse nervoso sui piedi, incrociando le braccia sul petto. Non furono grandi movimenti, ma dei movimenti, seppur minimi.

-Oh, io credo invece di essere ancora un uomo libero, e indovina un po'? Vado dove cazzo voglio- rispose atono, percependo un principio di tensione cominciare a serpeggiare tra di loro.

No, che fino a quel momento fosse filato tutto liscio come l'olio, ma era pronto a scommettere che correvano il rischio di vedere la situazione tra di loro precipitare da un secondo all'altro. Dopotutto, ci stava di mezzo Saul e quello non era mai un buon punto di partenza.

-No- ribatté suo padre, ancora più impassibile e privo di emozioni manifeste di lui, ed Abel sentì chiaramente la rabbia iniziare a sfrigolare nel petto.

Piano, poco per volta, un lieve mormorio di sottofondo.

Aveva già superato il punto di partenza.

Era certo che sarebbe bastata una parola di troppo per far esplodere la fiamma e lui era stanco, avvilito, disilluso e preoccupato. Un pericolo pubblico a piede libero: un metro e sessanta per cinquanta chili di pura dinamite.

-E chi dovrebbe impedirmelo? Tu?-

Saul corrucciò la fronte. -Dovresti impedirti da solo di metterti ancora in pericolo-

-Che cosa intendi dire? Sto andando in un ospedale sorvegliato speciale del Clan- disse, iniziando a muoversi verso l'ingresso.

Recuperò la giacca e, per un attimo, pensò pure di contattare lui stesso John: sarebbe stato disposto a farsi arrestare pur di non restare lì dentro, con Saul, un minuto di più.

-Appunto per questo non dovresti metterci piede!- urlò Saul e Abel trasalì.

-Adesso stai esagerando- si intromise Florian, parlando per la prima volta da dopo la sua improvvisa comparsa.

-Io? E voi che non vedete più in là del vostro naso? Così amate mio figlio?- tuonò, muovendo le braccia con estremo nervosismo: sembrava pronto a menare qualcuno e Abel percepì il cuore schizzargli in gola.

Non era sicuro che il suo appartamento sarebbe riuscito a sopravvivere a uno scontro sovrannaturale tra un mannaro, un licantropo e un vampiro.

No. Decisamente no.

-Questi non sono affari tuoi...- si intromise Reik, ma Saul si volse verso di lui, fulminandolo con lo sguardo.

-Disse la fanciulla indifesa che non serve a un cazzo!-

-Ma che problemi hai? Io sono ridotto così per colpa tua!-

-E scappi a ogni schiocco di dita nella tua piccola e inutile cella per nascondere il mostro che sei!-

-La mia è una maledizione!- urlò Reik. -Nascondermi in una prigione durante le fasi di luna piena è un mio dovere per tutelare le persone che amo!- gridò ancora e Saul distolse lo sguardo da lui. -Poi non posso essere presente quando Abel ha bisogno di me?-

-Se solo tu fossi stato più intelligente e ti fossi impegnato per controllare il mostro che ti tieni dentro...-

-Non è controllabile!-

Se i loro vicini, fino a quel giorno, non si erano accorti delle stranezze dei suoi coinquilini, Abel era certo che lo avrebbero scoperto entro pochi istanti, grazie alle urla del suo compagno.

-Dite tutti così solo perché siete dei pigri!-

-Pigri?! Ti sei drogato per caso?-

-La droga su di me non ha nessun effetto. La mia circolazione sanguigna è così veloce, rispetto a quella umana, da smaltire quasi simultaneamente ogni tipo di sostanza stupefacente-

-Hai tutte le fortune del mondo e sei un idiota!-

-Bada come parli, Wagner!- lo zittì Saul, puntandogli addosso lo stesso sguardo assassino che era, di solito, in grado di fare accapponare la pelle di Abel istantaneamente.

-La mia è una maledizione. Se potessi controllarla non sarebbe più tale, non credi?-

-E tu pensi che rinchiuderti nell'ex covo di Magda a ogni luna piena basti? Ti sembra di fare abbastanza?-

-Meglio che ucciderlo per sbaglio, non credi? Come ho già rischiato di fare lo scorso anno!- Reik iniziò ad ansimare, sembrava sul punto di piangere e Abel percepì i propri occhi farsi lucidi. -Poi arrivi tu e mi riduci così- urlò di nuovo. -Rendendomi inutile pure fuori dai capricci della cazzo di luna!-

-Se tu non ti fossi intromesso nelle nostre vite...-

-Che cosa pretendi da me? Io amo tuo figlio, lo amo davvero. Non mi sono intromesso...-

-Sei un poliziotto! Lo avete buttato dentro tutta questa merda e poi hai confuso il lavoro con il sesso!-

-Non parlare a me di confusione, Saul!-

-Adesso basta!- tuonò Florian e Abel trasalì: era certo che quella fosse la prima volta in assoluto che lo sentiva urlare. Non era da lui.

Non andava bene. Stava andando tutto a puttane troppo velocemente.

-Cosa cazzo ti immischi tu?- sibilò Saul, utilizzando ancora quel tono di voce, tagliente più di una lama, sottile, lacerante, spaventoso. -Sei solo un burattino nelle mani di una stronza egoista-

Abel si irrigidì. Cosa sapeva suo padre che lui non sapeva – che sospettava e a cui non voleva assolutamente trovare una conferma in risposta?

Florian fece un passo indietro e Abel lo maledì mentalmente. Quel suo atteggiamento servile sarebbe potuto costargli caro, Saul non era di certo un tipo clemente. Avrebbe potuto approfittarsi dell'indole del vampiro, rigirarselo come un calzino e buttarlo via alla prima occasione. A poco valeva il fatto che Florian fosse diretto discendente di Magda, a poco valeva che fosse innamorato di Abel, che fosse una creatura inoffensiva per sua natura. Restava un burattino, suo padre aveva ragione: pericoloso solo e quando chi manovrava i suoi fili decideva di renderlo tale.

E se anche il suo amore per me fosse solo una... manovra politica?

No, non voleva risposte.

-Mi sembra che questa sia proprio la caratteristica di tutti i capoclan- disse Reik e Saul parve trasalire, forse ricordandosi in quel momento che aveva lasciato in sospeso un litigio con il mannaro, prima di puntare alla giugulare del vampiro.

-Quale caratteristica?-

-L'egoismo, Saul, l'egoismo- sospirò Reik, aggiustandosi gli occhiali sulla radice del naso, poi incrociò le braccia sul petto e la sua espressione si fece cupa, meno tesa, ma più triste. -Il mio amore non ha nulla da invidiare alla tua visione malata e perversa di amore, te lo posso assicurare-

-Non è amore tra uomini-

-Wow- esclamò Reik, senza entusiasmo. -Direttamente dalle viscere delle convinzioni più malsane e deviate che animavano il Kalmenhof settant'anni fa-

-Mi stai paragonando a quelli dell'A.S.S.S.?-

-A tutte le masse di ignoranti e ai loro leader che li conducevano allegramente sotto una dittatura d'odio-

L'espressione di Saul si fece truce.
Abel sentiva di dover intervenire, ma pareva che tutta la sua rinomata spavalderia si fosse esaurita. La lingua gli si era seccata, accartocciata contro il palato. Il cuore batteva all'impazzata, rimbombandogli nelle orecchie e nella gola, mozzandogli il respiro. Il sangue bolliva nelle vene a temperature tali da fargli temere di potersi sciogliere dall'interno.

-Io cerco solo di proteggere la mia famiglia dal male- mormorò Saul e di nuovo Abel temette che fosse diventato in grado di uccidere con la voce. La sentiva penetrargli nella pelle come un veleno, espandersi in ogni fibra del corpo.

-Hai appena scoperto che il tuo stesso branco ti è contro, che sta provando a uccidere tua moglie per spodestare te...-

-Cassius non ha mai condiviso le mie idee politiche, le ha sempre trovate troppo liberali-

-Addirittura- disse Reik senza alcuna allegria, anche se il tono avrebbe potuto far fraintendere le sue intenzioni, infatti pareva stesse facendo dell'ironia, ma la sua espressione era tutt'altro che scherzosa. -Quindi lo sapevi di aver mollato la tua famiglia in una situazione di pericolo-

-Viviamo in un mondo dove ognuno è libero di pensare a modo suo-

-No, non credo che sia affatto così. Credo piuttosto che viviamo in un mondo egoista, dove alcuni si sentono in dovere di sottolineare di essere più forti di altri e questo potere, che si auto-attribuiscono, fa credere loro di essere migliori degli altri-

-È la legge della natura-

-È la legge delle bestie senza umanità. È quello che ti ha fatto accettare uno come Cassius, che adesso ti sta muovendo contro l'intero Clan, spargendo sangue e morte. È quello che ti fa vergognare ancora oggi di avere un figlio come Abel...-

La tensione esplose.

Abel percepì chiaramente il cambio d'aria, l'onda d'urto delle emozioni che parvero traboccare dai corpi e scontrarsi visibilmente nell'ambiente.

La reazione di Florian fu istantanea e si mosse nello stesso istante in cui Saul scattò verso Reik. I due uomini si scontrarono a metà strada dal terzo e caddero di lato. Florian si rialzò subito, ponendosi come ostacolo tra Saul e Reik, ma il primo era rimasto immobile, in ginocchio.

Quando sollevò il viso, Abel urlò.

Lo sguardo di suo padre non aveva nulla di umano, di logico. La sua rabbia bruciava, gli occhi di lupo si incastravano all'interno di un volto dalla fisionomia bestiale. Si mosse in avanti, mentre le sue braccia mutavano forma, puntando le mani verso Florian. Mani disumani, scheletro ed ossa in movimento sotto pelle, artigli al posto delle unghie.

Abel osservò la scena atterrito, percependo ogni cosa come se fosse stata cristallizzata nel tempo, ma il tempo scorreva così veloce che non ebbe neppure un secondo per battere le palpebre e Saul fu addosso al vampiro.

Reik si protese in avanti, in modo istintivo, probabilmente per proteggere il compagno, ma cadde pure lui a terra, mentre Saul puntava alla gola di Florian con le fauci spalancate.

Urlò, e rimase sul posto, mentre la vista perdeva stabilità, le lacrime e la paura gli soffocavano i respiri.

Urlò, e rimase ancora fermo, mentre i suoni intorno a lui si facevano agghiaccianti, terrificanti.

Urlò, mentre la ragione si esauriva e restava solo la paura.

Batté le palpebre e riuscì a individuare Florian in un angolo della stanza, ansante, il collo e la camicia imbrattati di sangue, lo sguardo colmo dello stesso intenso colore, le pupille inghiottite dalle iridi scarlatte.
Pareva uscito fuori da un incubo.

-Basta!- gridò e quella volta la sua voce prese forma di parole, parole che stava continuando a sciorinare senza essere in grado di capire lui stesso cosa diavolo stava dicendo.

Si mosse. E commise l'errore più grande: attirò l'attenzione di Reik e l'uomo si protese verso di lui, forse con l'intenzione di tenerlo distante dalla quella mostruosa rissa. Ma Reik continuava ad avere difficoltà nel muoversi e Saul ne approfittò per tentare di sopraffarlo. Florian scattò in avanti, anche lui fece altrettanto, d'istinto.

Incredibile, ma vero, Abel arrivò per primo e agì senza riflettere, incassando il pugno destinato al compagno.

Fu come essere presi in pieno da un tir: non che fosse mai stato investito da un mezzo di tali dimensioni, ma era certo che, se fosse successo, l'effetto sarebbe stato lo stesso. Percepì i muscoli come esplodere, il dolore espandersi in tutto il corpo, mentre pareva che gli organi si frammentassero in tanti piccoli pezzi dentro di lui.
Gli salì la bile in gola e sputò, piegandosi in avanti, sentendosi accogliere dall'oscurità.

Un buio profondo e denso, terrificante, colmo di tutte le paure che animavano i suoi incubi più devastanti. Sembravano aver preso vita, e lo accolsero con un abbraccio che sapeva di morte.

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