QUATTORDICI
-Dove diavolo stiamo andando?- Abel lo ignorò e continuò a percorrere il lungo corridoio scarsamente illuminato all'interno del quale stavano procedendo già da un po'. -Sembra il covo di Magda-
-Ci sei mai stato?-
-Solo una volta, ma stavo messo parecchio male e ricordo ben poco-
Abel si voltò di scatto verso di lui, studiando il suo viso. Si fermò al centro del corridoio e alzò il volto, accarezzando con lo sguardo uno degli zigomi di Hauke, coperto da un ampio livido che scendeva fino al mento. Sotto l'occhio opposto sfoggiava un taglio di diversi centimetri, i cui lembi della ferita erano tenuti insieme da della graffette. -Prima o dopo il Kalmhenof?-
Hauke si strinse nelle possenti spalle, e i muscoli sotto pelle si contrassero, muovendosi come piccole montagne sotto la superficie. Indossava solo una canotta sopra degli ampi jeans sbiaditi, ma restava un gran pezzo d'uomo.
Affascinante.
Sensuale.
E – sapeva – dannatamente passionale.
Deglutì.
-Sto parlando di anni fa. Una scazzottata tra ragazzini finita male. All'epoca potevamo riporre fiducia solo nelle doti da curatrice di Magda, visto che non avevamo curatori nel Clan-
Abel si morse un labbro e riprese a camminare, tentando di mettere a tacere gli ormoni. -Siamo nel covo di Magda-
-Cosa?!- tuonò l'altro e lo afferrò per una spalla, costringendolo a voltarsi di nuovo verso di lui.
-Aveva un debito con me. Enorme-
-Pensavo che i vostri rapporti si fossero incrinati...-
-Demoliti proprio: non siamo più amici. Lei ha tentato di lasciar morire il mio Reik, quando io ero andato da lei per chiedere il suo aiuto per salvarlo. Mi ha tradito solo perché è chiusa, ottusa esattamente come voi, anche se ha sempre sostenuto di essere una creatura evoluta- Hauke gli rivolse l'ennesima occhiataccia, ma lo lasciò andare. -Il mio Reik. Non un mannaro qualsiasi! Ma lei ha agito da stronza, altro che amica. Quando l'ha capito, però, era troppo tardi. Ha cercato di chiedermi scusa cedendomi metà di questo posto. Io ho fatto costruire un muro per separare le due parti-
-Hai accettato il dono, ma non le scuse-
Abel scrollò le spalle e riprese a camminare. -S'è per questo, mi sono portato a casa anche alcuni dei suoi-
-Certo che sei rancoroso...-
-Non immagini quanto- sbottò. -E lo stesso vale per te. Stai attento- aggiunse, senza riuscire a tenere a freno la lingua.
Era indeciso se sperare che Hauke comprendesse o meno la sua frecciatina, ma, prima ancora di darsi tempo per decidere, Hauke decise anche per lui.
-Sei ancora arrabbiato con me-
Abel si fermò di nuovo, ma preferì non girarsi e restò fermo nel punto in cui si trovava, fissando il nulla cosmico.
Tutto era più accattivante, in quel momento, dell'idea di tornare a guardare il licantropo negli occhi. -Non sono arrabbiato-
È colpa di Saul.
-Mi porti rancore. Non hai creduto a nulla di quello che ti ho detto l'altro giorno...-
-Ti ho creduto- lo interruppe, Saul mi ha messo addosso troppi dubbi. -Per questo sei qui. Perché mi fido di te-
Percepì Hauke muoversi e il suo calore corporeo incombere su di lui. Pochi istanti dopo si sentì abbracciare. Hauke poggiò il mento sulla sommità del suo capo e Abel si trattenne con tutte le proprie forze per non ricambiare il suo abbraccio.
-Ma non mi hai perdonato-
-No. E non penso che lo farò mai. Sono rancoroso, lo so, lo ammetto. E non dimentico-
-Lo trovo un controsenso-
-Io sono l'uomo dei controsensi. Ma sono fatto così. È più... una speranza, ecco, sì- sciolse il loro abbraccio e si decise a girarsi verso di lui. Gli strinse entrambe le mani, con forza, fissando un punto imprecisato sul suo ampio petto. -Non dimentico. Non ce la faccio, ma spero sempre che il passato rimanga nel passato e che una persona possa migliorarsi. Io ho commesso tanti errori, eppure fanno parte di me e...- si umettò le labbra e chiuse gli occhi, mentre sollevava il viso. -E spero che questi non convincano le persone ad abbandonarmi-
Sentì sulle labbra il calore di quelle di Hauke e un fremito gli attraversò la schiena, andando ad accumularsi tra le meningi, esplodendogli in testa, riempiendolo di un fuoco saturo di passione. Riaprì gli occhi quando il bacio si concluse e sorprese Hauke intento a leccarsi il labbro inferiore.
-Ma continuerai a dubitare di me?-
-Tu continuerai a fare il doppio gioco per Saul?-
Hauke aggrottò la fronte. -Che cosa intendi dire?-
-Sei in contatto con Saul? Gli fai da spia? Puoi essere sincero con me: queste pareti non hanno orecchie e io non lo dirò a nessuno-
-E se non volessi risponderti?-
-Potrei invocare qualche unicorno e farti minacciare da loro-
-Che minaccia...-
-I loro corni sono molti duri, non solo carini-
Hauke scosse la testa e gli accarezzò il dorso di una mano con un dito. -Cosa vuoi sapere?-
-Sei ancora in contatto con lui?-
-No-
-Non gli stai passando informazioni da dentro il Clan...?-
-Non so neppure se Saul sia ancora vivo- lo interruppe e Abel si morse un labbro.
Credergli o non credergli?
Sembrava tutto frutto di una coincidenza troppo grande: Hauke che cambiava di colpo e diventava gentile e disponibile, Saul che lottava per proteggere lui e Hauke, preferendo addirittura nascondersi dal Clan... No, quello lo sta facendo per se stesso, per non mettersi in pericolo.
-Non mi hai risposto- Abel tornò ad aggrottare la fronte, non comprendendo cosa l'altro intendesse dire. -Dubiti ancora di me?-
-No- sciolse la presa sulle sue mani e riprese a camminare. -Solo che continuerò a rinfacciarti il tuo passato comportamento di merda-
-Come sono fortunato...- mormorò l'uomo, con tono ironico, ma lui preferì non controbattere e spalancò una porta alla propria sinistra.
Preferì non approfondire ulteriormente quel discorso, lasciando tutto in sospeso.
Hauke lo aveva baciato.
E visto che era un tipo dannatamente romantico, non trovava alcuna attenuante nel fatto di non aver avuto la sua lingua in bocca.
Era stato un bacio.
Un bacio vero e pieno di passione, nonostante l'apparente castità che lo aveva accompagnato.
Si sentiva sconvolto.
Arrabbiato.
Come se mi mancassero sesso e baci.
Nonostante tutto, si era acceso subito come un fiammifero con un suo semplice bacio. I pensieri su tutti gli altri casini che affollavano la sua vita relegati sullo sfondo, come se avessero perso di colpo ogni valore. Perché Hauke lo aveva baciato, nonostante gli avesse preferito Geert.
Geert.
Hauke sta con Geert.
-Stiamo insieme da poche settimane, ma l'abbiamo già resa una cosa ufficiale-
Dannazione.
Doveva sentirsi in colpa?
Geert, se avesse saputo, avrebbe inteso quel bacio come un tradimento?
E lui?
Aveva tradito Reik e Florian facendogli credere che con Hauke fosse finita per sempre?
È finita per sempre, si disse e si morse un labbro, mentre entrava nella stanza, Ma per sempre è un tempo troppo lungo, imprevedibile.
-Ciao- salutò e l'uomo dentro la stanza si mosse verso di loro.
Hauke fece un passo indietro e Abel si trattenne dal rimproverarlo per quella sua reazione alla vista del loro ospite.
Alto, snello, dalla pelle di un giallo malaticcio – che lo faceva apparire come se fosse costantemente sul punto di vomitare –, Gideon li accolse con un sorriso tirato, facendosi forza con evidenza per mantenere lo sguardo su Abel, tentando di ignorare Hauke.
Tra licantropi e vampiri di seconda generazione non scorreva buon sangue – soprattutto perché i primi non accettavano proprio l'esistenza dei secondi. Era stupido, davvero insensato, agli occhi di Abel, ma capiva pure che a certe tarature mentali non vi era soluzione.
-E lui?- sbottò Hauke, senza neppure sorprenderlo per il tono acido che utilizzò nel pronunciare quelle uniche due parole.
-Lui sorveglia i nostri prigionieri-
-Non va in giro, alla luce del sole, con i tuoi piccoli detective, perché rischia di diventare cenere?-
-Cazzate. E tra i miei "detective", come li chiami tu, ci sono altri vampiri che sfidano tranquillamente la luce del sole senza patire alcuna ripercussione- Hauke tacque. -Lui sta qui perché sorveglia i nostri... uhm... ospiti-
-Prigionieri-
-Quello che sono- disse, agitando una mano per aria con fare annoiato.
La stanza in cui si trovavano era ampia e vi si affacciavano sei celle, tetre, caratterizzate da sbarre di metallo, spesse, e dall'aspetto decisamente solido. Tre di queste erano occupate: uno degli occupanti dormiva – o stava facendo finta di dormire –, un altro sedeva rivolto verso una parete e un terzo stava leggendo una rivista.
Tutti e tre li stavano ignorando.
Hauke trasalì nel vedere il terzo prigioniero e compì un altro passo indietro, come se stesse cercando di nascondersi alla sua vista.
-Lo conosci?- gli chiese in un sussurro.
-Certo che mi conosce- disse l'uomo e chiuse con stizza la rivista, sfregandosi le mani. Annusò l'aria e socchiuse gli occhi. -E io conosco te-
Hauke sbuffò e si grattò la testa. -È un gran casino- borbottò.
-Eh, no! Dannazione! Il gran casino l'hanno combinato questi qui...!-
-Se si venisse a sapere che tieni prigioniero lui...-
-Cosa?!- tuonò Abel. -È un assassino!-
Udirono un tonfo agghiacciante alle proprie spalle. Si girarono di scatto, sorprendendo il prigioniero contro le sbarre, il volto schiacciato, gli occhi di colore chiaro spalancati e colmi di espressioni raccapriccianti. La bocca schiusa, tra le cui labbra si intravedevano i profili delle zanne, mentre le sue mani, strette intorno alle sbarre, mutavano, la loro ossatura si modificò sotto pelle, rendendolo le sue dita più lunghe, terminanti in artigli dall'aspetto decisamente affilato.
Abel deglutì sonoramente.
-Questo lo dite voi- sibilò il loro prigioniero e quella volta toccò ad Abel fare un passo indietro, scattando in automatico con l'intenzione di porre più distanza possibile tra sé e l'altro, nonostante l'altro fosse, appunto, rinchiuso in una cella.
Tuttavia, d'improvviso la cella gli parve meno solida di quanto gli era apparsa in un primo momento, ed era assolutamente certo che, come avrebbero ceduto delle sbarre di metallo, sicuro il suo piccolo cranio si sarebbe sbriciolato in un battito di ciglia tra le dita del prigioniero.
-Chi è?- chiese in un sussurro, stringendo con forza uno dei bracci di Hauke.
Il licantropo al suo fianco sospirò e si passò una mano sugli occhi. -È Erich. Non lo riconosci?-
-Erich... Erich?-
Il prigioniero li interruppe, squarciando la tensione con una risata che risuonò agghiacciante persino per Gideon, che Abel notò trasalire visibilmente.
Non era da Gideon.
Non c'era di che stare sereni se pure le creature sovrannaturali intorno a lui si facevano spaventare dalla risata di un prigioniero.
E lui cosa avrebbe dovuto fare?
Darsi alla corsa e fuggire via da lì a gambe levate? Era certo che non sarebbe mai riuscito a battere un licantropo in una competizione del genere.
Invocare un unicorno e sperare in un passaggio alato il più lontano possibile da lì?
Che velocità possono raggiungere gli unicorni in volo?
-Erich. Proprio io!- disse il prigioniero, con tono beffardo. -Era parecchio tempo che non ci vedevamo, cugino-
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