EPILOGO
Alla fine, Keller non lo aveva arrestato.
Aveva riso un po' di lui, lo aveva preso in giro ancora un po', ma John era riuscito a far mantenere la calma, a sedare la lingua biforcuta di Abel e Abel, per affetto nei confronti di John, per via del caos emotivo che stava patendo nel portare avanti quella discussione, con il cuore colmo di dolore, aveva preferito tacere.
Una scelta saggia – ma lui non era saggio, quindi non era poi così certo di aver agito nel modo migliore. Si era sentito come prosciugare di colpo di ogni forza belligerante.
Più Keller aveva continuato a rivolgergli smorfie e sorrisi soddisfatti, maligni, più Abel si era sentito spegnere.
Sconfitto.
Si sentiva a pezzi.
L'andatura modesta dell'auto in cui si trovava pareva cullarlo dolcemente, promettendogli un sonno privo di sogni se solo si fosse deciso ad addormentarsi. O forse era lui a sperare di non essere tormentato da incubi se solo si fosse arreso a chiudere gli occhi e dormire.
Alla guida stava Roberto, al suo fianco Telsa. Accanto a sé Abel poteva vantare una duplice compagnia femminile: a sinistra sedeva Magda, a destra Gesche. Lui nel mezzo tra le due donne che detenevano il potere dei due gruppi sovrannaturali più grandi di Idstein - e, forse, di tutta la Germania. Eppure, non si sentiva neanche un po' in soggezione, anzi. Stava cominciando a infastidirsi nel percepire il gomito di Magda piantato contro un fianco, mentre la lamia sedeva sensuale, con le gambe accavallate e le braccia incrociate, rigida e in posa – forse si aspettava di essere paparazzata da qualcuno ed era del tutto intenzionata ad apparire al meglio di sé, ci avrebbe scommesso.
Gesche, dall'altro canto, pareva l'esatto opposto di Magda: pallida più del solito, i lunghi capelli bianchi spenti, crespi, informi, a incorniciale il volto su cui spiccavano i suoi rossi occhi da albina, segnati da profonde occhiaie. Improvvisamente pareva aver compiuto i cinquant'anni che fino a quel giorno non aveva mai dimostrato.
Ma non se la sentiva di giudicarla, Abel sapeva di avere un aspetto addirittura peggiore del suo. Non osava neanche guardarsi e cercava di fuggire via da tutte le occasioni che gli si presentavano per incontrare il proprio riflesso nello specchietto retrovisore dell'auto.
-Telsa, tutto okay?- chiese Gesche all'improvviso e la licantropa sobbalzò sul posto, mentre lei fissava il paesaggio oltre il finestrino con sguardo assente.
-Erich è stato arrestato- disse Telsa e tirò un lungo sospiro. -Mi auguro che questa volta la polizia non se lo faccia sfuggire di nuovo-
Gesche annuì e tornò a tacere.
-Hanno arrestato anche Krista- disse Magda e Abel le rivolse uno sguardo di sottecchi.
Roberto prese una curva stretta senza piantare freni e Abel finì addosso alla lamia. Imprecò, mentre lei ne approfittava per passargli un braccio intorno alle spalle e stringerlo a sé.
Si rilassò subito e il modo repentino in cui i suoi muscoli si distesero, abbandonando la tensione, gli fece sospettare di stare subendo qualche effetto calmante dei suoi poteri.
Rabbrividì e si fece piccolo contro di lei, chiuse gli occhi e percepì Gesche muoversi dall'altro lato con un certo disagio. Se si aspettava che avrebbe abbracciato pure lei si sbagliava di grosso. Era troppo arrabbiato con sua madre: gli aveva impedito di vedere Hauke prima che morisse. Non sapeva se quell'incontro avrebbe potuto cambiare qualcosa tra di loro prima che fosse troppo tardi, ma era certo che avrebbe vissuto il resto della propria vita portandosi dentro il rammarico di aver perso l'occasione di chiarirsi davvero con lui.
-Hai soggiogato Florian- disse Abel con voce impastata dal sonno, strofinando una guancia contro un seno della lamia.
-Oh- fece Magda e le sfuggì una risatina imbarazzata. Tutta scena: Abel ne era assolutamente certo. Non era affatto pentita delle proprie azioni, non era da Magda pentirsi. -Sì- ammise candidamente e lui aggrottò la fronte.
Riaprì gli occhi e si scostò da lei, rabbrividendo. -Perché?-
-Nulla di personale, zuccherino-
-Volevi che mi innamorassi di lui per far sì che lasciassi Reik?-
-No. Se fosse successo, ammetto che non mi sarebbe affatto dispiaciuto, ma no. Non era quello il mio piano-
-Qual era il tuo piano?- chiese con voce priva di emozione.
Si sentiva sempre più spento, anestetizzato, infreddolito.
Stanco.
-Solo mettere al tuo fianco qualcuno in cui riponevo piena fiducia, qualcuno che sapevo ti avrebbe difeso al posto mio come avrei fatto io-
-Lui è ringiovanito, però. Era convinto che ciò stesse accadendo perché mi aveva legato a sé con il Primo Morso, ma non mi aveva affatto legato a sé, non in quel senso, prima del mese scorso-
-Ti ha morso?- chiese Magda, stupita. Abel tacque. Gesche tornò a muoversi a disagio al suo fianco. -Ora siete legati davvero-
-Lo sapevi già-
Magda rise. Il suo finto stupore si stemperò nell'ilarità. Annuì. -Ho percepito la tua presenza, quella notte-
Abel tornò a tacere. Sapeva già a quale notte si stava riferendo. Si era convinto di essere sfuggito ai suoi sensi iper-sviluppati, quando l'aveva sorpresa in un vicolo con Florian, ma si era sbagliato. Sospirò.
Gesche allungò cauta una mano nella sua direzione, corteggiandogli una porzione di coscia con un dito, facendogli delle carezze circolari sulla pelle. Abel avrebbe voluto scacciare il suo tocco come avrebbe fatto con una mosca fastidiosa, ma gli scocciava non poco sciogliere la posa rigida delle braccia che teneva incrociate sul petto. Stava troppo comodo per muoversi. -Com'è possibile che lui abbia subito gli effetti di un legame che non esisteva?-
-È molto semplice- disse Magda con vocina squillante e compiaciuta. -Si è davvero innamorato di te. È diventato tuo succubo. Florian adesso è tuo amante, ma anche tuo schiavo. L'amore rimane l'incantesimo più forte di tutti-
Abel aggrottò la fronte. Un moto di nausea gli strinse la gola in una morsa, facendogli percepire sulla lingua di nuovo il sapore della bile. -Non osare mai più parlare di lui a questo modo-
Magda si strinse nelle spalle. -Ti sarà fedele in eterno- disse con tono solenne.
Roberto, alla guida, gli rivolse uno sguardo fugace, girandosi per pochi secondi verso di lui.
-Mi fido di tutte le persone che sono rimaste al mio fianco- mormorò Abel e si decise a sciogliere la posizione comoda che aveva assunto per allungare una mano verso Telsa, accarezzandole un braccio.
La licantropa gli rivolse un breve sorriso e i suoi occhi si fecero lucidi di commozione. Doveva essere stato difficile, per lei, accettare che suo fratello, che Erich, fosse "irrecuperabile".
Abel la capiva benissimo: provava i suoi stessi sentimenti, il suo stesso sgomento, la sua stessa confusione emotiva nei confronti di Ada.
Sospirò e tornò a incrociare le braccia sul petto, poggiando la nuca contro il poggiatesta.
Ada è stata arrestata.
Cassius è morto.
Erano le informazioni che era riuscito a carpire da John quando erano spuntati fuori Roberto e Telsa dalla folla: il primo con diverse escoriazioni in viso, l'altra con metà del corpo imbrattato di sangue. In quel momento aveva scoperto che anche loro avevano raggiunto l'ospedale, insieme ad altri del Clan, scontrandosi con i nemici.
Nemici.
Era inaccettabile che i nemici che avevano combattuto quel giorno, un tempo, erano stati la loro famiglia.
Non sarebbe dovuta finire così.
Non è giusto.
Roberto fermò l'automobile davanti il vicolo che introduceva al MoonClan. Abel lo riconobbe subito e un moto di tristezza lo soffocò, mozzadogli il respiro.
Erano mesi che Hauke non lavorava più al MoonClan.
Adesso era certo che non lo avrebbe mai più accolto nell'ingresso del locale, non lo avrebbe più preso in giro nel vederlo sfoggiare la Divina, nel vederlo procedere verso di lui traballando suoi tacchi, mentre quelli si incastravano tra le fessure dei mattoni che ricoprivano il suolo del vicolo.
Gli doveva un paio di Louboutin. In quel preciso istante fu grato a se stesso di non aver buttato quelle che aveva accusato Hauke di avergli rovinato per via indiretta. Sapeva già che si sarebbe attaccato ad ogni più piccolo ricordo di lui, persino a quelle stupide scarpe.
Non gli era rimasto altro di lui: ricordi e oggetti stupidi pieni di ricordi.
E faceva male, dannatamente male.
Non avrebbe mai permesso a quelli dell'Associazione di fargli provare, ancora una volta, un dolore tanto devastante. -Dobbiamo liberare Saul-
-Devi restarne fuori, Abel- mormorò sua madre, ma lui la ignorò.
-Non permetterò a nessuno di portarmelo via. Non pure lui, Gesche-
-Tuo padre ti ama. È un uomo forte- disse la donna, sgranchendosi e aprendo la portiera dell'auto. -E farà di tutto per tornare da te, per tornare a proteggerti-
-Era ferito. Ada gli ha sparato-
Gesche scese dall'auto, lui fece altrettanto, e anche gli altri li seguirono all'esterno.
Si fermarono davanti l'ingresso del MoonClan. Roberto passò a capo del gruppo con una smorfia, tirando fuori da una tasca le chiavi del locale, iniziando a scendere la stretta e ripida scalinata che conduceva nel seminterrato.
E Hauke non era lì.
Non ci sarebbe stato mai più.
Distolse lo sguardo dall'ingresso e si premette una mano sulle labbra, soffocando un urlo.
-Sei gelosa?- domandò con voce sprezzante, strattonando Gesche per una braccio.
Rischiava di prendersela con lei. Sapeva di diversi calmare, ma, quella volta, John non era lì con lui.
-Non dire assurdità. È tuo padre-
-È anche tuo marito. Ada ha innescato una strage per molto meno-
-Tua sorella è pazza-
-Oh, no. Non la giustificarai a questo modo!- disse, scuotendo la testa con convinzione. -È lucida. Lucidissima. Da persona lucida ha deciso da che parte stare: ha scelto il male, ha tentato di uccidere me, ha quasi ucciso nostro padre. Senza dimenticare che lo scorso anno ha quasi fatto fuori pure uno dei miei compagni! Ada è lucida, ragionava benissimo quando ha fatto le sue scelte. È una persona orribile, ma non è pazza-
Gesche trasse un lungo sospiro e socchiuse gli occhi, fuggendo dal suo sguardo. Si strinse nel lungo cappotto bianco, immacolato, che indossava. Ovviamente, non aveva partecipato allo scontro, anche se si era trovata in ospedale quando tutto era esploso nella violenza.
Non aveva fermato Hauke.
-Non hai impedito ad Hauke di raggiungermi-
-Era il Krieger del Clan, Abel. Difendere il branco era suo dovere...-
-Stava già male!- urlò in preda alle lacrime.
-Sai meglio di me che, alla fine di tutta questa storia, proprio per via degli scontri che ha combattuto al posto mio, senza volere il posto di capoclan, sarebbe stato bandito dal Clan. E lui avrebbe di certo preferito morire che essere bandito-
Abel si asciugò malamente il volto con una mano. La rabbia si riaccese istantaneamente in lui, come una fiamma pronta a divorare tutto. -Non ti permetterò di far passare l'accaduto come una scelta suicida di Hauke!- tuonò e Gesche compì un passo indietro, allontanandosi da lui, forse spaventata dalla sua furia. -Lui mi amava. Per questo si trovava lì, nonostante tutto. Avrà percepito il mio odore, qualcuno gli avrà detto che ero lì. Era lì per difendere me! È vero, era andato avanti. Era andato avanti sul serio. Aveva scelto Geert, si sarebbe costruito una vita con lui, dopo il Clan. Non voleva morire. Voleva solo proteggermi- un nodo gli serrò la gola. -Non doveva morire-
-Abel- mormorò Magda, poggiandogli una mano su una spalla. -Devi andare avanti anche tu. È quello che pure Hauke vorrebbe per te- disse con dolcezza e lui annuì poco convinto.
Tornò a girarsi verso il locale. Roberto e Telsa avevano aperto la porta d'ingresso, ma erano rimasti fermi sulla soglia in sua attesa.
Annuì di nuovo. -Rivoglio il mio titolo- sibilò.
Gesche sussultò visibilmente. -Hai rinunciato al tuo titolo-
-Saul non ha mai accettato la mia rinuncia. Quindi sono ancora l'Erede del Clan e rivoglio il mio titolo-
-Ma questo...- il volto di Gesche si fece ancora più pallido. Ridusse le labbra esangui a una linea sottile. -Questo significa che...-
-Che sarò capoclan al posto di mio padre. Tu tornerai a ricoprire il tuo ruolo di Mama del Clan-
Gesche scattò in avanti e lo afferrò per la giacca, scuotendolo fino a farsi sbiancare lo nocche, fissandolo dal basso con sguardo disperato. -Ti metterai in pericolo! Il Clan non è un luogo sicuro, adesso, per te... per me! Per nessuno!-
-Potrò contare su Rudi, sul mio clan, sulle persone che mi sono rimaste leali nonostante tutto- Gesche fece per riaprire bocca, ma lui sciolse la sua presa su di sé, scrollandosela di dosso. La mise a tacere con uno sguardo severo. -E la prima cosa che farò, da capoclan, sarà riportare mio padre a casa-
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