TRENTACINQUE
-Perché hai addosso il pullover di Reik?- chiese l'Ispettore Baker, guardandolo con una certa ritrosia.
Abel si morse un labbro, sentendosi arrossire. -Bella domanda. Vuoi una risposta carina e coccolosa, oppure vuoi spiattellata in faccia la verità?-
-Temo di aver già compreso da me, la verità- borbottò John.
-Bene. I miei vestiti li ha rubati l'unicorno che avevo evocato e Reik si è sacrificato per la causa e mi ha prestato i suoi-
-Sacrificato per la causa?!- esclamò John, tossicchiando, mente la saliva gli andava di traverso.
-Non voleva farti sconvolgere troppo nel vedermi nudo-
-Sei incredibile, Schmidt!- sbottò l'uomo, entrando in casa.
-Ci sono novità?- chiese Abel, aggrappandosi a un suo braccio, e la sua voce si fece di colpo tesa.
John lo fissò per qualche istante in silenzio, indossando la sua solita maschera impenetrabile. -Hai pianto-
Abel lo lasciò andare immediatamente. -Possibile- mormorò, mentre venivano raggiunti da Reik – che si era rivestito a metà, visto che gli aveva, per caso, rubato il maglione.
John spostò lo sguardo sul suo collega, trovandolo in jeans e a petto e piedi nudi.
Era palese.
Assolutamente lampante che o avevano condiviso il letto da bravi lupacchiotti privi di malizia, oppure avevano fatto sesso.
Abel era certo che l'ispettore si fosse dato per risposta la seconda opzione – così, a intuito.
John sbuffò e incrociò le braccia sul petto, tornando a ricambiare il suo sguardo. -Ci stiamo muovendo per cacciarlo fuori da lì. Non è facile. Tu devi mantenere i nervi saldi, però. Dei giornalisti, pro la comunità, hanno ricevuto una segnalazione anonima da me e hanno puntato gli occhi sul caso. Gli stanno con il fiato sul collo e stanno documentando tutta la storia. Vogel si trova in una delle loro prigioni, ma non gli hanno torto un capello...-
-Non ancora- lo interruppe.
-Non credo lo faranno. Sarebbe da stupidi e poi a loro non interessa farlo. A meno che...- e l'ispettore si interruppe, lasciando la frase in sospeso.
-A meno che questo non li aiuti a far uscire allo scoperto Saul-
-Wagner!- tuonò il poliziotto, voltandosi a guardare il proprio partner.
-Non è cretino. Ci è arrivato da solo- ribatté l'agente.
-Come no!- disse John, con tono ironico, e scosse la testa, rassegnato.
-Io sono un cazzo di genio. Reik mi ha solo dato due indizi...-
-Magari mentre scopavate-
-Avevo bisogno di un diversivo- ribatté Abel e incrociò anche lui le braccia sul petto.
Era pronto allo scontro. Si sentiva bisognoso di uno scontro. Di un altro "diversivo", di un altro mezzo con cui tentare di scaricare la tensione orribile che aveva accumulato negli ultimi giorni.
John scosse ancora la testa, passandosi una mano sugli occhi. Poi sollevò la stessa nella sua direzione, puntadogli contro un dito accusatore. -Sei un civile- disse, scandendo parola per parola. -Sei un mucchietto di ossa alto meno di un puffo. Non ti azzardare...!-
-Io sono membro di un clan di licantropi!- lo interruppe Abel. -Stai fuori? L'hai dimenticato?-
-Resta di fatto che non puoi metterti in mezzo, in nessun modo-
-Ancora con questa scusa dal cazzo!-
-Non è una scusa! Tu non hai alcuna autorizzazione per indagare fuori da quelle che ti sono state concesse in quanto consulente per il caso. Nessuna! Sei già in pericolo, e sai benissimo per le intenzioni di chi-
-Ma...!-
-Come hanno buttato dietro le sbarre Vogel, potrebbero rischiarsi di fare con te, con qualche scusa costruita ad arte-
-Io sono umano!-
-E rimani sempre il figlio di Lorenz, Abel. Vogel può sopportarlo. Vogel è in grado di difendersi dagli umani-
-Non mi sembra affatto-
-Invece sì. Non dimenticare che è un licantropo-
-Un lupo in gabbia-
-Che si sta comportando in modo impeccabile, ma che al pericolo potrebbe rispondere di conseguenza, per salvarsi la pelle. Tu cosa potresti fare al posto suo? Tirare fuori dall'armadio un boa di piume?-
Abel aggrottò la fronte. -Le mie armi di seduzione sono ineguagliabili-
John roteò lo sguardo e sorprese Reik intento a nascondere un sorriso. -Il prossimo, per cortesia, meno stronzo- disse, rivolgendosi al collega.
-Sono un tipo romantico. Mi auguro che non ci sia un prossimo- ribatté Reik e Abel si sentì arrossire ancora, mentre il cuore gli balzava in gola per l'emozione.
-Non mi sorprende affatto scoprire che state perdendo tempo-
Abel trasalì e si girò in direzione della soglia della cucina.
La dannata finestra che dà sul vicolo, fu il suo primo pensiero nello scorgere i due intrusi che gli si erano appena palesati davanti agli occhi. -La porta fa troppo schifo, vero?- chiese e notò i poliziotti muoversi cautamente verso di lui, ponendosi su entrambi i suoi lati.
Com'era che ancora non avessero estratto le pistole e sparato, per Abel restava un mistero. Di certo lui lo avrebbe fatto, se fosse stato armato e si fosse trovato d'improvviso faccia a faccia con gente estranea in casa propria.
-Ci sono le telecamere nell'ingresso. Nel vicolo no-
-Le telecamere?-
-È il tuo primo pensiero, Wagner?!- tuonò John, rivolgendosi al collega. -Chi diavolo sono questi due e perché tu sei così tranquillo?- continuò l'ispettore, spostando la propria attenzione su Abel.
-Davvero non lo sai? Non avete loro foto all'interno dei vostri super mega segretissimi fascicoli?-
John si irrigidì e fece un passo indietro. -No- rispose lapidario.
Abel sollevò un sopracciglio con scetticismo. Gli sembrava assurdo, ma era pure vero che aveva già avuto modo di comprendere quanto l'A.S.S.S. tenesse in pugno le forze dell'ordine – stritolandogli proprio le palle a discapito delle loro stesse vite.
-Esiste al mondo un idiota. Uno solo che è in grado di presentarsi alla porta dei cattivi che lo cercano per farlo diventare arrosto di lupo e toh! Eccolo qui!-
-Abel...-
-Ciao, papà- lo interruppe e Saul si fece cupo.
-Mi hai appena dato dell'idiota?-
-Non è affatto rispettoso- si intromise Ada.
-Neanche tentare di farmi venire un infarto sbucando all'improvviso in casa, tipo apparizione divina-
Saul scrollò le spalle. -Mi sembri in salute-
-Anche tu. Ma mi dicono che il fuoco tende a ingrossarsi velocemente. Non senti già, anche tu, puzza di carne bruciata?-
-Smettila- sibilò Ada, compiendo un passo nella sua direzione.
Saul sollevò un braccio, poggiandone la mano sulla pancia della figlia, impedendole di farsi avanti.
-È...?- domandò John, titubante.
-Assolutamente sì. Saul Lorenz in tutto il suo splendore. Vi consiglio di lanciarvi subito in un servizio fotografico alla sua persona perché l'A.S.S.S. sta già brindando davanti il suo falò-
Saul sorrise. Un sorriso macabro. La cicatrice sul suo viso si mosse in contemporanea alle labbra, deformandogli ancora di più i lineamenti.
Era spaventoso.
Ma era anche suo "padre" e vederlo lì, vivo, in realtà gli fece tirare un sospiro di sollievo.
-Sei stato preoccupato per me, a quanto pare- disse Saul.
Abel scosse la testa, assumendo un'espressione infantile. -Furioso con te. Hai mandato Rudi- ribatté, rivolgendo uno sguardo di sottecchi in direzione di Reik.
Saul scrollò di nuovo le spalle. -Ci sono doveri che sono poco piacevoli, non per questo posso rifiutarmi di portarli a compimento-
Si morse un labbro. Avrebbe voluto poter urlare, prenderlo a pugni, ma si trattenne. Non voleva finire per farsi arrestare dal poliziotto con cui faceva sesso e dal suo partner. -Non oserai...-
-Sono qui per Hauke- lo interruppe Saul e, di riflesso alle sue parole, l'espressione di Ada si fece di colpo triste.
-È assurdo che tu sia qui tranquillo, mentre il mio Hauke si trova in pericolo. E puzzi pure di sesso!-
Abel sospirò mesto, ma preferì tacere. Non aveva alcuna intenzione di litigare anche con Ada.
-Ha commesso un errore nel tornare, signor Lorenz- disse Baker, spostando l'attenzione di tutti i presenti su di sé. -È stata una mossa poco saggia-
-Non avrete mica intenzione di arrestarlo?!- tuonò Ada.
-Non ha detto questo- si intromise Reik, affiancando il collega.
Di colpo Abel non riuscì a vedere più i suoi inattesi ospiti, dato che la sua visuale era stata oscurata dai due Poliziotti Energumeni. Batté un piede a terra con stizza e si spostò di lato, ma venne ostacolato da Reik, che continuò a frapporsi tra lui e gli altri due. Abel aggrottò la fronte e gli strinse una mano. -Non devi proteggermi da loro- disse e non si prese pensiero di fare in modo di non farsi sentire dai licantropi, perché era certo che lo avrebbero udito anche se avesse sussurrato quelle parole direttamente in un orecchio del suo amante.
-Non mi piace- mormorò Reik.
Saul reclinò il capo da un lato, assistendo in silenzio ai loro gesti e al loro scambio di battute. Abel comprese che li stava studiando – ed era pure sicurissimo che avesse già indovinato chi fosse Reik, tramite l'odore, senza saperne il nome, senza aver avuto bisogno di averlo presentato. Dopotutto, se pur non avevano avuto un rapporto completo, Reik si portava addosso il suo profumo in un modo del tutto inequivocabile per un licantropo.
-Non ti devo piacere- disse Saul. -Tu non mi piaci per niente, ad esempio- aggiunse con un tono di voce carico di sfumature talmente inquietanti che Abel percepì la pelle ricoprirsi di brividi. -E non mi piace che ti scopi mio figlio-
-Per fortuna sono un trentenne indipendente e con chi faccio sesso non è affar tuo- borbottò Abel e fu difficile portare a termine la frase, con le corde vocali che tremavano, scosse dalla paura che gli stava sconvolgendo l'intero corpo.
Saul gli rivolse un'occhiataccia. Una di quelle spaventose che lo avevano portato a considerare tutte le altre occhiatacce alla stregua di acqua fresca, ponendo quella in cima alla sua classifica personalissima di cose spaventose.
-È tornato per questo?- chiese John con tono sprezzante.
Che fegato, pensò Abel, stupito dal fatto che il poliziotto non si stesse contorcendo dal dolore sul pavimento, implorando perdono dopo aver assistito allo sguardo assassino di Saul.
-Siamo qui per Hauke...- ribadì Ada.
-Questo non toglie che io possa interessarmi anche alle altre faccende che riguardano mio figlio- la interruppe Saul.
-Oh, paparino caro, non c'è bisogno che ti prendi pena per me, puoi benissimo farti i cazzi tuoi-
-Sono cose personali tra me e Abel- disse Reik e le sue parole furono in grado di trasfigurare l'espressione di Saul, abbastanza da farlo apparire come un mostro pronto a uccidere.
Abel fece un balzo in avanti, ingannando i riflessi del proprio amante, battendolo sul tempo. Se Saul avesse voluto portare a compimento le sue minacce, si sarebbe dovuto scontrare prima con lui ed era ancora abbastanza sicuro che quello fosse un limite insuperabile, per l'uomo.
-Sono tutte cose personali che riguardano anche me- ribatté Saul. -Perché Abel è mio figlio,- Quando ti conviene. -Hauke il mio vice. E non posso sopportare l'idea che loro ci vadano di mezzo per proteggere me-
-Quindi Vogel non è solo un licantropo del vostro Clan- disse John, stupito.
Saul sorrise compiaciuto. -Bello sapere che non hai rivelato loro ogni cosa del Clan-
Abel fece una smorfia e puntò gli occhi sui piedi di Ada, per avere una scusa per cui non dover ricambiare lo sguardo di nessuno. -Non ho avuto tempo di rivelargli tutti i nostri segreti segretissimi- sollevò appena la testa e vide Saul contrarre la mascella.
-Sei in pericolo. Sono qui anche per questo. Potresti essere così gentile da evitarci almeno la tua ironia del cazzo?-
-Siamo tutti in pericolo...-
-Tu sei mio figlio-
-Solo quando ti conviene-
-No. Per la legge lo sei-
-Per la legge, appunto-
-Non abbiamo tempo per queste cazzate-
-Cazzate?!- tuonò Abel.
Saul contrasse ancora la mascella e incrociò le braccia sul petto. I suoi muscoli guizzarono così tanto che ciò risultò visibile pure sotto il sottile tessuto della T-shirt a maniche lunghe che indossava. Spaventoso. -È ormai evidente che qualcuno ci sta attaccando. Qualcuno che sa troppo di noi. Questo è importante. Questo è pericoloso. Tutto il resto sono cazzate-
Incredibile, ma vero, ma anche quella volta, nonostante la situazione che stavano vivendo, Abel si trovò in disaccordo con lui.
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