DICIASSETTE
Nevicava, faceva freddo.
Dannatamente freddo.
Così freddo che Abel rimpianse di non avere a portata di magia – o quel che era – la possibilità di trasformarsi in un lupo e auto-riscaldarsi con la propria pelliccia.
Aveva passato buona parte della propria infanzia a tormentarsi per non essere un licantropo, per non essere un figlio vero di Saul e Gesche. In quel momento gli sembrava inconcepibile non esserlo e rischiare di crepare a causa del freddo.
Evidentemente le sue priorità erano cambiate nel corso del tempo.
No, mi sto solo rassegnando a non cambiare quello che non può essere cambiato.
-Stupidaggini- sussurrò Magda affiancandolo con un paio di falcate, lasciandosi alle spalle il resto del gruppo.
Abel aggrottò la fronte. -Credevo che il plurale maiestatis non includesse anche te- borbottò.
La donna rise con fare sensuale, rovesciando la testa all'indietro. La pelle candida parve assorbire i raggi lunari e brillare di riflesso, mentre i vaporosi capelli rossi le moleggiavano intorno al viso. Abel spostò lo sguardo da Magda ad Ada, beccando la sorella intenta in una smorfia.
-Tranquilla, ragazzina. Ci sono ancora speranze anche per te- disse Magda.
Ada irrigidì le spalle e affiancò Abel dall'altro lato.
-In che senso?-
-Di diventare una donna appena affascinante- ribatté la lamia e Abel allungò un braccio istintivamente per bloccare gli eventuali attacchi della sorella nei confronti dell'altra.
-Non me ne bastava uno! Devo pure avere a che fare con la versione centenaria e femmina di mio fratello!- esclamò Ada.
Magda rise ancora.
-Fa freddo- sbottò Abel, tentando di troncare il battibecco tra le due.
Improvvisamente un giovane si palesò a pochi passi davanti a loro. Lo riconobbe subito, evitandosi così un urlo colmo di paura. Rachitico, dalla pelle di un malaticcio grigio, Roberto lo fissava con espressione indecifrabile, porgendogli il proprio cappotto.
-Oh, caro! Come sei gentile!- disse Magda e gli strappò l'indumento dalle mani per drappeggiarlo sulle spalle di Abel.
-Con due cappotti addosso non mi posso più muovere-
-Sei un lamento continuo!- esclamò Ada indignata.
-Roberto potrebbe prendersi un accidenti-
-Non ha bisogno di un cappotto in mezzo al bosco. Non ci sono molti umani in giro che potrebbero insospettirsi del suo abbigliamento inadeguato al clima, e lui non sente freddo- disse Magda.
-Ah- fece Abel atono.
Roberto non sentiva freddo, mentre a lui il freddo stava intorpidendo i sensi. Aveva deciso di non indossare il suo delizioso cappotto da lavoro, optando per un indumento più pratico. Tuttavia, era riuscito a pescare dal proprio armadio soltanto un piumino non proprio pesante – ma era l'unica opzione sobria e priva di ambiguità che possedeva, quindi si era accontentato.
Se ne era già pentito.
Per sua fortuna, Roberto gli aveva passato il proprio cappotto e lui poteva anche approfittarne senza farsi venire sensi di colpa inutili.
Dopotutto i vampiri hanno freddo solo quando devono fingere di essere umani tra gli umani, in inverno.
-Esatto- disse Magda.
-Potresti anche smetterla di leggermi tra i pensieri-
-Non potrei mai! È così divertente! A differenza dei pensieri di tua sorella che sta lì a deprimersi per stronzate-
-Come?!-
-Magda!- tuonò Ada e la lamia ridacchiò.
Abel comprese che non avrebbe ottenuto risposte riguardo quello che frullava tra i pensieri di sua sorella, perciò tentò di riportare l'attenzione di quella scampagnata polare sugli obiettivi che si erano prefissati. -Dobbiamo camminare a vuoto ancora a lungo? Non abbiamo dei mezzi meno da ipotermia a cui ricorrere?-
Ada scrollò le spalle. -Avresti fatto meglio a non venire-
-Sono l'unico che conosce tutte le facce di quelli che fanno parte di questa storia-
-È probabile che tu non conosca la faccia dell'assassino, però- disse Magda.
-E quindi sono qui solo per morire assiderato. Potevate trovare una soluzione meno glaciale per farmi fuori-
-Con tutto l'acido bollente che ti scorre in corpo saresti in grado di surriscaldare il Pianeta da solo-
Magda ridacchiò alla battuta di Ada, mentre Abel rivolse un'occhiataccia in direzione della sorella. Trasse un profondo sospiro, decidendo di ignorare le sue parole. Rivolse lo sguardo in direzione del Monte Galgenberg. Alle spalle si estendeva la brughiera di Dasbach e si domandò quanto effettivamente si trovassero vicini al resto del Clan. Non aveva idea di dove si nascondessero di preciso, ma gli sarebbe piaciuto mollare tutto e rifugiarsi con loro lontano dai casini della città. Era un pensiero che lo tormentava da tempo e che si era fatto più insistente nell'ultimo mese. Non c'era nulla ad Idstein che gli facesse desiderare di restare, che fosse abbastanza importante per lui da creargli dubbi a riguardo. Né Hauke, né il proprio lavoro.
Assolutamente nulla.
L'unica cosa che gli impediva di lasciare Idstein era Mama Gesche, che aveva convinto Saul a mollarlo lì, lontano da loro. Nonostante quello che gli aveva detto Magda un paio di sere prima, Abel continuava a non capacitarsi del perché della decisione di sua madre.
-Ormai ci siamo- sussurrò Magda.
-Qualcuno ha mangiato i croccantini che avevate lasciato in giro come esca?- chiese e Ada gli diede una gomitata su un fianco. -Ahio- disse atono, massaggiandosi il fianco offeso.
-Parlavo della Legge. Il Bundestag e il Bundesrat voteranno dopodomani per la revisione della Legge-
-Mi sorprende che la stampa non abbia ancora lanciato neanche uno dei suoi stupidi altisonanti titoli per fare affossare la revisione della Legge-
-Non ti deve sorprendere, Abel. È probabile che, se la notizia è arrivata alle loro orecchie, tireranno fuori dal cilindro la storia proprio il giorno del voto-
-Così la Federazione sarà tanto sconvolta da decidere di correre ai ripari lasciando inalterata la Legge- disse una voce di uomo e Abel si girò, guardandosi alle spalle.
Aveva quasi dimenticato i due che li seguivano.
Quasi.
Non era stato Roberto a parlare, ma il tizio al suo fianco. Meno rachitico del primo, dalla pelle nera e leggermente avvizzita sulle guance e intorno agli occhi. Florian – questo era il nome con cui gli si era presentato in precedenza – allargò le braccia, come a volersi scusare di essersi intromesso nello loro discussione.
-Hai ragione- disse Magda e il vampiro rilassò le spalle visibilmente.
-Che ne sa un vampiro? Da quando ci capite qualcosa di politica?- chiese Ada con fare sprezzante.
Abel rabbrividì e tornò a guardare la sorella.
-Si sente che hai vissuto a stretto contatto con tuo padre durante l'ultimo anno, tesorino- ribatté Magda e dal tono di voce che usò, Abel iniziò a preoccuparsi di essere in mezzo alle due.
-Mio padre non c'entra nulla- disse Ada con tono sempre più alterato. -È la realtà dei fatti. I vampiri hanno una coscienza totalmente soggiogata dal volere di chi li ha creati, quindi...-
-Un po' come te che sei cresciuta all'interno di un ambiente tossico, misogino e razzista- la interruppe Magda.
Abel si bloccò di colpo. Fece un passo indietro, poi un altro, mentre le donne si fermavano a loro volta. Scorreva tra le due un'elettricità ostile così forte da essere quasi palpabile. Abel fece un ulteriore passo indietro, finendo per urtare accidentalmente Florian. Il vampiro gli sorrise teso, scoprendo le punte delle zenne, che premettero sul suo labbro inferiore.
Ora si ammazzano, pensò Abel con sgomento e Florian allungò una mano verso di lui, stringendogli una spalla – forse per confortarlo, forse per trattenerlo. Non aveva idea se anche lui fosse un telepate oppure no, ma era certo che il proprio sgomento trasparisse con chiarezza dall'espressione che doveva avere stampata in volto.
Il bosco parve tremare e un boato crepitante squarciò il silenzio gelido di quella notte. Abel guardò in direzione delle due, tappandosi le orecchie istintivamente, seppur il suo gesto sapeva non sarebbe stato in grado di rendere quel rombo meno devastante.
Ada tremava da capo a piedi, mentre Magda la fronteggiava, rigida, imperscrutabile, con un sorrisino odioso stampato sulle labbra carnose e rosse.
Il tremore di Ada mutò presto in qualcosa di visibile e pure l'aria intorno a lei tremò.
-Dovresti calmarti- sussurrò Magda, così piano che Abel riuscì a intuire le sue parole soltanto perché ne aveva letto il labiale.
Ada scattò in avanti, ma si trattenne, evitando così di finirle addosso. -Hai esagerato. Quello che hai detto è sintomo di una tua enorme mancanza di rispetto nei confronti del Clan-
-Addirittura!-
-Mio padre ha mandato me e Abel. Come ti è venuto in mente di portare con te dei vampiri di seconda generazione?!-
Magda trasse un profondo respiro e la sua espressione si fece di colpo triste. Squadrò Ada e scosse la testa senza dire nulla. Ad Ada non piacque affatto quella sua muta risposta e si fece sfuggire un grugnito di frustrazione che risuonò alle orecchie del fratello come un ringhio minaccioso.
Abel riportò lo sguardo su Magda, mentre Florian stringeva un po' di più la mano su una sua spalla. La stretta ruppe il precario equilibrio della giacca che teneva sulle spalle, difatti questa scivolò al suolo, attirando l'attenzione fulminea di Ada che aveva sicuramente captato quell'infentesimale rumore. Abel deglutì, percependo Florian farsi ancora più vicino. Ne poteva captare la fisicità a un palmo dal proprio corpo. Lo superava in altezza – non era un energumeno, ma di certo non poteva vantarsi di essere un nano da giardino così come invece avrebbe potuto fare lui – e, diversamente dal solito, tale differenza fisica tra di loro lo fece sentire quasi protetto, invece che suscitargli soggezione.
Deglutì sonoramente nel notare le iridi di Ada farsi sanguigne. La giovane compì un altro passo verso di loro e Abel arretrò ancora, finendo per sbattere contro Florian.
Ada ringhiò e balzò nella loro direzione. Atterrò esattamente ai suoi piedi mentre le ossa si muovevano sotto pelle. Movimenti inumani e impossibili. Parve aprirsi come un fiore, producendo però lo stesso rumore di carta strappata. Urlò. Abel rabbrividì e chiuse istintivamente gli occhi. Si sentì afferrare in vita – probabilmente da Florian – e quando riaprì gli occhi si trovò a debita distanza dalla sorella.
-State esagerando- la udirono brontolare con una voce che non le apparteneva più.
Abel si sentì impallidire. Il cuore prese a battergli forte nel petto per la paura.
Aveva paura di sua sorella.
Come ne aveva avuta di suo padre, di suo fratello. Ed era quello il motivo per cui aveva smesso di giocare con Rudi e taceva dinanzi le decisioni di Mama Gesche anche quando non le condivideva.
Perché aveva paura persino di lei.
Strinse di più a sé un braccio di Florian – non gli importava assolutamente nulla se ciò avrebbe potuto farlo apparire come un debole.
Ada ringhiò ancora e un instante dopo il profilo del suo naso era stato sostituito da quello del suo muso, lungo, affusolato, ricoperto di ispida pelliccia grigia.
-Ce la caveremo benissimo anche senza il tuo aiuto- disse Magda.
Ada distolse la propria attenzione dal fratello, voltandosi verso la lamia. Quest'ultima aggrottò la fronte e il lupo dinanzi a lei parve accogliere quel suo movimento facciale come un segnale: scattò in avanti e poi di lato, scomparendo tra la fitta vegetazione del bosco.
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