4 misteri

Rose

Stavo accanto a Ellie, il viso della mia piccola incorniciato dalla luce fioca della lampada.

Lei era malata, e mi faceva male vederla così: febbricitante, pallida, quasi trasparente.

Non riusciva a stare tranquilla, si muoveva nel letto come se non trovasse mai una posizione comoda, e ogni tanto gemeva, sospirando.

La sentivo senza parole, ma capivo quello che non diceva. Forse stava cercando di nascondere il dolore, cercando di sembrare forte per non farmi preoccupare troppo.

Io però avevo capito, troppo bene, che non era il caso.

Era un giorno come tanti altri, eppure tutto sembrava diverso.

Come se l’aria fosse cambiata senza preavviso, come se ci fosse qualcosa nell’atmosfera che non riuscivo a definire.

Forse era la febbre di Ellie, forse il suo malessere che mi turbava così tanto, ma io sentivo che c’era altro. Una sensazione strana che mi faceva tremare ogni volta che guardavo Jack.

Jack.
Non sapevo cosa fosse successo a lui.

Si comportava in modo strano, da qualche giorno, ma non ne volevo parlare con nessuno.

Non volevo farlo pesare a Ellie, e nemmeno a Tommy, che in quel momento era troppo preso a disegnare la nave della storia di Jack.

Tommy era così concentrato che non se ne accorgeva di nulla.

Il suo piccolo mondo fatto di colori e linee gli dava una forma di sicurezza, un rifugio dal caos che a volte si nascondeva tra le mura di casa nostra.

Improvvisamente, la porta si aprì. Jack era tornato dal lavoro.

Non lo vidi subito.

La sua ombra apparve per prima, poi, lentamente, il suo volto.

C’era qualcosa in lui che non andava. Non so come spiegarlo.

Vidi la sua postura rigida, il suo passo pesante, come se avesse portato su di sé tutto il peso del mondo. Non lo riconoscevo più.

"Come stai? Che succede sei strano" chiesi, cercando di non far trasparire la mia preoccupazione, ma la sua risposta fu immediata e gelida.

"Bene...non è successo...Nulla… nulla..." Le sue parole erano secche, come se stesse respingendo qualsiasi tentativo di avvicinamento.

"Jack"

Poi, improvvisamente, cambiò tono. "Che cavolo ti importa?!"

Mi sentii congelare all'istante.

Non avevo mai visto Jack così, mai.

Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo.

Volevo chiedere di più, volevo sapere, ma il mio cuore batteva forte, come se qualcosa di brutto stesse per accadere.

Io rimasi in silenzio, cercando di capire se davvero era arrabbiato o se stava solo cercando di proteggermi, come aveva fatto tante volte prima.

Ma non riuscivo a farcela. Le parole non mi uscivano, il nodo alla gola mi impediva di dire qualsiasi cosa.

Jack sembrò accorgersi del mio silenzio, forse aveva notato il mio volto più triste del solito.

Si fece più vicino, mi guardò con una sorta di smarrimento negli occhi.

Non sapevo come interpretare quello sguardo, ma non era il Jack che conoscevo.

Non era lui, e non capivo il perché.

Poi, in un attimo, mi si avvicinò e mi abbracciò, come se cercasse un rifugio, come se tutto quello che aveva detto prima non avesse mai avuto significato.

“scusa,” mormorò, con una voce spezzata. “Non so cosa mi sia preso. Mi hanno licenziato, Rose. Mi hanno licenziato senza motivo. Non capisco perché.”

Era come se il mondo intorno a noi fosse crollato.

Il suo respiro era pesante, e ogni parola sembrava un peso che stava cercando di liberarsi di dosso.

Ma quello che mi colpì più di tutto fu l'incertezza nei suoi occhi. Non riuscivo a capire come potesse essere successo.

Jack non era mai stato uno da licenziamenti improvvisi.

Era sempre stato competente, sempre così sicuro. Ma ora era diverso.

“Mi dispiace,” disse, come se dovesse giustificarsi.

“Non so cosa farò… Mi hanno mandato via senza una ragione, e ora non so più cosa fare.”

Gli strinsi la mano, ma non trovavo le parole giuste.

Il suo dolore mi entrava dentro, ma non riuscivo a consolarlo. Non capivo, come potevo farlo? Come si fa ad accettare che qualcuno che ami possa perdere tutto senza motivo?

Ci fu un silenzio pesante, uno di quei momenti in cui non sai cosa dire, dove tutto sembra perduto.

Ma poi, come sempre, Jack trovò la forza di sorridermi, anche se non sembrava davvero sorridere.

Era un sorriso stanco, ma c’era ancora qualcosa di familiare in lui, qualcosa che mi faceva pensare che, nonostante tutto, ci sarebbe stato un modo per andare avanti.

Poi, con un gesto improvviso, si voltò verso Ellie, che era ancora nel letto, febbricitante.

Si avvicinò e, senza dire una parola, l'abbracciò. La piccola si rannicchiò contro di lui, e in quel momento sembrava che tutto potesse tornare alla normalità, anche se sapevo che non sarebbe stato così.

C'era un'aria di incertezza che non potevo ignorare.

"Non ti preoccupare, Ellie," sussurrò Jack, accarezzandole i capelli. "Tutto andrà bene, te lo prometto."

Guardai entrambi.

Non sapevo più cosa pensare, cosa credere. Eppure, in quel momento, provai un'incredibile tenerezza. Sapevo che avremmo trovato una soluzione, anche se tutto sembrava così confuso e fuori posto.

La febbre di Ellie, la disoccupazione di Jack… ma forse c’era ancora qualcosa che potevamo fare insieme.

"Rose," disse Jack, mentre si girava di nuovo verso di me. "Lo prometto, troveremo un modo."

Ma io non ero sicura di come potesse essere così fiducioso. C'era qualcosa di misterioso in tutto questo, qualcosa che non riuscivo a spiegare. Eppure, dentro di me, speravo che avesse ragione.

Il mistero che aleggiava intorno a Jack, alla sua perdita del lavoro, era solo l'inizio di qualcosa di più grande, qualcosa che ci avrebbe costretto a fare i conti con verità nascoste e con la nostra stessa vulnerabilità.

Non sapevo dove ci avrebbe portato, ma non potevo fermarmi ora.

Ciao raga!
Allora?
Iniziano i misteriiiii

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