9."Andiamo via".
"Mi manca l'ossigeno."
"Perché?"
"È partito."
"A te non manca l'ossigeno?"
"No."
"Sei un'insensibile."
"Dio, Marco questa era squallidissima."
Iniziò a ridere. Era così bello quando rideva: gli si formava una fossetta sulla guancia sinistra e una piccola sotto l'occhio destro.
Era così strano, imperfetto e al tempo stesso speciale.
Mi voleva un bene dell'anima, adesso non so più a cosa pensare.
Lo so, so di essere io la causa di quei tagli sulle braccia che non si cura di nascondere, di quelle occhiaie profonde e di quello sguardo spento.
E sì, mi sento un mostro, ma adesso non so cosa fare, insomma, posso guardare il mio corpo sul letto, insultarlo, odiarlo perché non osa riprendersi, ma poi? Non posso fare null'altro che questo.
Lo guardo mentre stringe il jeans tra mani, mentre fissa il mio corpo in silenzio in attesa di qualcosa.
Di un miracolo.
Mi avvicino a lui e da dietro lo abbraccio, lui si scosta leggermente, si guarda intorno, "Io lo so che sei qui dentro, in qualche modo... Ti amo."
Gli bacio le labbra con le mie da fantasma e lui se le sfiora con le punte delle dita.
Aveva provato a baciarmi una volta, o almeno così mi è parso.
Era un lunedì notte d'estate, avevamo bevuto una bottiglia di Jack sulla spiaggia, io non ero così ubriaca, ma mi piaceva che lui lo pensasse.
I nostri capelli cosparsi di sabbia e salsedine e il suo sguardo perso nel mio, lo ricordo come fosse ieri.
"Guarda il cielo." Mi aveva detto, e io ascoltai il suo consiglio, guardai il cielo ed era meraviglioso. Le stelle vegliavano su di noi come avrebbe fatto una madre amorevole, il manto notturno ci copriva e la spiaggia, ancora calda a causa della temperatura della giornata, ci rassicurava.
"Non ti piacerebbe scappare?"
"Sì." Avevo ammesso.
"E allora facciamolo, andiamo via."
Si girò totalmente verso di me, poggiò due dita sulla mia bocca e mentre con i suoi polpastrelli tastava le mie labbra provò ad avvicinare le sue.
"Vorrei che fossimo più di questo." Disse e iniziò a baciarmi il collo mentre io guardavo in estasi la sua figura colma di alcol e passione.
Arrivò alla mascella, continuava a baciare con le sue labbra vellutate e poi si soffermò a guardare le mie labbra per un momento.
"Un giorno le bacerò. Ma non ora. Aspetteranno ed io aspetterò." Mi diede un piccolo bacio sull'orecchio destro e si addormentò sulla mia spalla.
"Ti amo." Avevo sussurrato e le mie parole furono trascinate via dal vento.
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